XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Sante Cresime
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Pietracuta, 5 ottobre 2014
Is 5,1-7
Sal 79
Fil 4,6-9
Mt 21,33-43
(da registrazione)
Compiendo su di noi il segno della croce e dicendo “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” abbiamo iniziato la Santa Messa nel modo più semplice ma anche più ricco possibile. Abbiamo sintetizzato l’essenziale della nostra fede: noi crediamo che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo. Mentre eseguiamo questo gesto è come se Dio Trinità Santa ci avvolgesse, ci stringesse forte nel suo seno.
A volte si sente dire che i cristiani, i musulmani, gli ebrei hanno, in fondo, lo stesso Dio… Sì, Dio è uno, e uno solo e, chi lo nomina, nomina l’Altissimo; ma noi sappiamo che Dio, come ce l’ha presentato Gesù Cristo, è qualcosa di straordinariamente unico e originale. Dio è comunione: un Dio solo (non siamo politeisti!), ma in tre Persone, un grande mistero.
Invito ad immaginare un’intervista al Padre. Alla domanda: “Chi sei?”, sorprendentemente risponde: “Io non sono, sono vuoto di me; sono tutto rovesciato verso il «tu» che mi sta di fronte, quello che voi chiamate il Figlio”. Chiediamo la stessa cosa al Figlio e lui risponde: “Io non vivo per me, sono rivolto in uno slancio d’amore verso il «tu» che mi sta di fronte che voi chiamate il Padre” e lo Spirito Santo dice altrettanto: “Io non vivo per me, vivo per il Padre e il Figlio”. Il fatto che lo Spirito sia inimmaginabile, invisibile, sta a dire la trascendenza della divinità. Usiamo delle metafore, delle similitudini per parlare di lui, perché è necessario avere codice per raccontare. Gli antichi avevano inventato anche una formula; dicevano che ciascuna delle tre divine Persone non ha l’inseitas. Le tre divine Persone vivono una per l’altra, trovano la loro consistenza, l’inseitas, nella relazione. È il grande mistero dell’unità nella diversità delle tre divine Persone. Ebbene il Signore vuole introdurre anche noi in quella vita trinitaria. La vigna di cui abbiamo sentito il canto nelle letture è il grembo della Trinità santa.
Dopo aver visto i tramonti nel Montefeltro ho un’altra immagine per raffigurarmi la Trinità. Un giorno ero sulla rupe di Pennabilli all’ora del tramonto e ho visto il disco solare che, dopo il temporale, stava per scendere giù nell’orizzonte; è sparito pian piano, finché non l’ho più visto, ma i suoi raggi, sparati nel cielo, nel contrasto con le nubi, erano luminosissimi. Poi mi sono guardato le mani e le ho viste rossastre. Questa è una bella metafora della Trinità: il Padre, che è la prima Persona della Trinità (per questo lo chiamiamo Padre) – come il disco solare – si spegne nel «tu» che gli sta di fronte e il suo «tu» (che noi chiamiamo il Figlio) è lo splendore della sua gloria, della sua luce – i raggi sparati nel cielo – ed io mi sentivo avvolto da un’aura che mi colorava e trasfigurava (la terza divina Persona, lo Spirito Santo). Mi sento parte di questo mistero. Allora ho guardato il Padre – l’ho guardato con la fede – e gli ho detto: «Tu sei l’amante, colui che ama»; Dio non è altro che amore. Il Verbo, splendore del Padre, il riflesso della sua bellezza (quello che noi chiamiamo il Figlio), è l’amato; in lui noi siamo; siamo una cosa sola con lui, quindi amati dal Padre con lo stesso amore col quale ama il Figlio. Lo Spirito Santo è il bacio. Tra poco la vostra chiesa di Pietracuta diventerà un cenacolo dove la Trinità santa vi avvolgerà e il Padre e il Figlio imprimeranno sulla vostra fronte il Bacio. Vorrei che vi svegliaste domattina con questo pensiero: “A svegliarmi è la forza di questo Bacio; l’amore di Dio mi renderà capace di affrontare nuove sfide”. C’è una sorta di alchimia: il corpo cambia, si trasforma e cresce, si va forgiando il vostro io. Succede di assaporare la bellezza di essere liberi: la libertà “da”; volete emanciparvi. Guai se non ci fosse questa tensione centrifuga, ma scoprirete, per la forza di quel Bacio, che è lo Spirito Santo su di voi, che c’è una libertà “per” che vi porta ad impegnare tutta la vostra persona, liberamente, per un progetto di vita. Penso alla preziosità dello studio che vi impegna, alla vita di famiglia e di parrocchia che vi aspetta. Vi ricordo l’appuntamento della Messa domenicale: sceglierla! Non si è liberi perché si fa quello che si vuole, la libertà è volere quello che si fa.
Vi auguro di saper accogliere in voi la potenza dello Spirito Santo che vi conferirò compiendo alcuni gesti; con l’imposizione delle mani invocherò la discesa dello Spirito. Con la fede vedremo come una colata di lava che scenderà dal cielo e vi avvolgerà. Poi prenderò il profumo del crisma (profumo per indicare lo Spirito che non si vede ma riempie con la sua fragranza tutta la vostra persona). Vi darò infine un piccolo schiaffo (una carezza!) per dirvi che ora siete adulti, è finito il percorso dell’iniziazione cristiana; adesso andate! Andate come le volpi che Sansone aveva catturato per sconfiggere i Filistei. Fece così: prese delle torce, le legò alle code delle volpi, le accese e le mandò ad incendiare i campi di orzo e di grano dei Filistei che furono sconfitti. Voi siete le nostre volpi… finita l’iniziazione cristiana, andate ad incendiare il mondo… d’amore! Siete adulti missionari.