Udienza con i Capitani Reggenti per presentazione nuovo Vescovo e congedo Vescovo Andrea

San Marino Città (RSM), 27 maggio 2024

Ringrazio gli Eccellentissimi Capitani Reggenti per aver concesso questa Udienza pubblica nella quale si presenta il nuovo Vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Domenico Beneventi, e nella quale mi congedo dalle Istituzioni sammarinesi dopo dieci anni di episcopato.
Saluto gli onorevoli membri di questo Consiglio Grande e Generale, tutte le autorità e gli ospiti.

1.
La successione episcopale, al di là della vicenda personale piuttosto coinvolgente e non indolore per quanto mi riguarda (si sa, il cuore è il cuore!), testimonia il grande dono della presenza della Chiesa nella nostra Repubblica. E la Chiesa non è solo il Vescovo, ma un’anima (il Vangelo e la grazia) e un corpo (persone e istituzioni). Vorrei dirlo con le parole della Lettera a Diogneto (celebre testo della prima metà del II sec. dell’era cristiana): «I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi, sono da distinguere dagli altri uomini […], vivendo in città greche o barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi […]. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo così nel mondo sono i cristiani […]. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo […]. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare» (A Diogneto, V-VI passim).
Il Vescovo ha ricevuto il compito di confermare i suoi fratelli nella fede, di vegliare e animare le relazioni nella comunità ecclesiale e di stimolare la presenza dei cristiani nella società (sollecitare partecipazione). La presenza dei cristiani si pone come dovere civico, come atto di amicizia e dialogo, dove ogni componente della società mette in campo le proprie risorse in termini ideali, di collaborazione e di creatività (nei diversi ambiti), nello spirito di un’autentica laicità. I cattolici ci stanno, senza rinunciare alla loro propria identità e al loro messaggio. Non vale dire: «Vivetelo liberamente, ma tenetelo per voi». I cattolici amano troppo la loro Repubblica per rinchiudersi nei loro circoli. Desiderano – senza arroganza – proporre ciò che, secondo ragione, ritengono il meglio per la società.
Del resto, le radici e l’ispirazione cristiana sono evidenti nella nostra Repubblica fondata dal santo Marino, innestate nel carattere di questa gente schietta e laboriosa, saggia e tenace. Alzo gli occhi e vedo nei cartigli dipinti sulle pareti di quest’aula le regole del buon vivere: «Honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere»; «Pax et concordia civium quo nihil in republica salubrius»; «Salus populi suprema lex esto».
Ricordate certamente il celebre discorso, così inclusivo, di san Paolo all’Areopago di Atene. Anche oggi la Chiesa chiede la libertà di annunciare il Vangelo (diritto alla libertà religiosa), che si pone oltre “le regole del buon vivere”, annuncio dell’amore di Dio Padre di tutti, della risurrezione di Gesù e della pienezza di vita oltre la morte: «Annuncia questo perché credendo speri, sperando ami!» (Sant’Agostino).

2.
Dieci anni qui a San Marino…
Ho iniziato nella primavera del 2014. In uno dei miei primi messaggi mi ponevo questa domanda: «Ce la farà la nostra Repubblica a superare la crisi morale di cui tutti sussurrano?». Lanciai una parola che, a mio parere, scioglieva l’interrogativo. La parola era “rigenerazione”. Esprimeva la stima e la fiducia nelle persone che via via andavo incontrando.
«Rigenerazione – scrivevo – è saper trarre insegnamento dagli sbagli e ripartire. Rigenerazione è mostrare ai giovani la politica come servizio e far ritrovare fiducia nella gente. Rigenerazione – continuavo – è disponibilità al perdono, altra cosa dal colpo di spugna, ma giustizia e riparazione. Rigenerazione – infine – è l’opera di bonificazione delle relazioni: insieme per il bene comune, diversi per convinzioni, collaborativi nella convivenza delle ragioni».
Sfoglio rapidamente il diario di questi dieci anni. Ho cercato d’essere sempre presente nelle ricorrenze istituzionali: Corpus Domini, auguri per il nuovo anno e consegna del Messaggio del Santo Padre per la Giornata Internazionale per la Pace, apertura dell’anno accademico nella nostra Università, Festa di San Marino, eventi culturali… Soprattutto non sono mai mancato alla cerimonia di investitura degli Ecc.mi Capitani Reggenti. Ogni volta stupito ed entusiasta.
La prima volta rimasi particolarmente colpito dall’attenzione, dallo stile, dall’eleganza dell’assemblea. Solo dopo fui informato d’essermi trovato di fronte ad ambasciatori, rappresentanti di ambasciate, corpo diplomatico di molti Paesi accreditati presso la Serenissima Repubblica di San Marino. L’incontro successivo – sei mesi dopo – faticai a trattenere la commozione: capivo e gustavo interiormente di trovarmi di fronte ad un “bozzetto di mondo unito”, ciò che ognuno di noi sogna, per cui, spendendosi, prega e vive. Quanto accade solo per qualche ora è appena una scintilla, ma può far scaturire un incendio ed è un segno che esprime efficacemente la nostra vocazione. L’incontro, ogni volta, si arricchisce di nuovi contatti, nuovi scambi, nuove strette di mani e di cuori, ben oltre la semplice cortesia: tutti impegnati nel cantiere della fraternità; tutti collocati saldamente nella profezia per la pace, riconoscendo che la pace è persa solo nel momento in cui smettiamo di sperarla.
Continuo… Nel 2018 è stata firmata l’Intesa fra Santa Sede e Repubblica di San Marino per un nuovo assetto dell’Insegnamento di Religione Cattolica e l’introduzione di un insegnamento alternativo e di pari dignità. Esperienza da valutare (secondo la verifica contemplata dall’Intesa stessa).
Nel 2020 la pandemia: mesi di emergenza, di sofferenza, di lutti, ma anche di tanta solidarietà e professionalità. Poi, nel 2021, il referendum popolare cui è seguita la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Ci si è messi dalla parte delle donne, si diceva: «Davanti ad una gravidanza indesiderata, davvero l’opzione “interruzione” giova e soccorre la domanda, il grido di vita che è proprio della donna?».
Ci si è messi dalla parte delle donne e più che giustamente: portano la gioia ma anche la fatica del grembo e soprattutto portano secoli di prepotenze e abusi. Ma non sono l’unico soggetto: che dire del nascituro? Che dire del padre? Che dire della società, famiglia umana? Questo è il momento per rinnovare il nostro impegno a favore di una cultura della vita e della famiglia; tra l’altro non è secondaria la questione demografica e soprattutto quella educativa: accompagnare i giovani alla comprensione dell’affettività e della procreazione. Si è cercato di scrivere una legge attenta ai valori morali, ma nessuna legge che ammette la soppressione della vita nascente è buona: la vita è sacra e inviolabile. Sempre. Molto si è lavorato attorno a questa legge e si è fatto il possibile per recepire istanze morali. Rimane il principio secondo il quale ciò che è legale non sempre è morale. Un esempio: la schiavitù ai tempi di san Paolo era legalizzata, ma l’apostolo chiede a Filemone (un discepolo) di considerare Onesimo non uno schiavo, ma come un fratello in Cristo (cfr. Filemone).
E poi – rapidamente – la guerra, anzi le guerre, l’accoglienza dei profughi e le collaborazioni solidali.
Concludo rivolgendo un sincero augurio. Ci stiamo preparando ad una nuova tornata elettorale e siamo chiamati ad una grande responsabilità: la crisi economica è solo un aspetto, più drammatica quella valoriale che attraversa relazioni, famiglie, giustizia e coscienze. Guardo con rispetto tutti i candidati, indipendentemente dall’appartenenza partitica. Di tutti apprezzo il desiderio di dare il proprio contributo alla comunità e il proposito di cercare il bene comune.
L’esempio di chi scende in campo incoraggia ad uscire da ogni forma di chiusura e indifferenza. L’individualismo è una tentazione sempre in agguato.
Politica è anche confronto, scontro, passione. Peggio è l’egoismo, secondo la celebre frase di don Lorenzo Milani: «Affrontare i problemi da soli è l’egoismo, sortirne insieme è la politica». Se confronto, scontro e passione devono esserci, non scadano mai in mancanza di rispetto, in chiusura nella trincea del proprio interesse.
Avversari sì, nemici mai! Grazie.

+ Andrea Turazzi
Vescovo emerito di San Marino-Montefeltro