Per un nuovo umanesimo del lavoro. SI’, MA INSIEME.
Domenica 1° maggio 1955 papa Pio XII istituì la festa liturgica di san Giuseppe lavoratore, dando una prospettiva religiosa alla giornata del 1° maggio la cui origine risaliva al 1890, anno in cui i lavoratori di vari paesi per la prima volta chiedevano pubblicamente condizioni di lavoro più eque. La Chiesa volle illuminare questa festa con l’esemplarità di san Giuseppe, affidando ogni uomo che lavora alla custodia dell’umile artigiano di Nazareth, che «impersona presso Dio e la Santa Chiesa la dignità del lavoratore» (Pio XII).
Oggi purtroppo il dato prevalente è che il lavoro manca, con la conseguenza che sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, condividono l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano. E’ diffusa la “incapacità di fermarci e tendere la mano a chi è rimasto indietro. Intimoriti e atterriti da un mondo che non offre certezze, scivoliamo nel disinteresse per il destino dei nostri fratelli e così facendo perdiamo la nostra umanità, divenendo individui che esistono senza trascendenza e senza legami sociali… Oggi più che mai c’è quindi bisogno di educare al lavoro… Il lavoro deve tornare a essere luogo umanizzante, uno spazio nel quale comprendiamo il nostro compito di cristiani, entrando in relazione profonda con Dio, con noi stessi, con i nostri fratelli e con il creato” (Vescovi italiani per il 1° maggio 2016).
Per costruire un futuro in cui il lavoro contribuisca a creare una società più giusta e vicina ai bisogni dell’uomo, Papa Francesco ci invita a “FARE INSIEME”: “Come sarebbe diversa la nostra vita se imparassimo davvero, giorno per giorno, a lavorare, a pensare, a costruire insieme! … “fare insieme” significa investire in progetti che sappiano coinvolgere soggetti spesso dimenticati o trascurati. Tra questi, anzitutto, le famiglie, focolai di umanità… le categorie più deboli e marginalizzate, come gli anziani, … i giovani, prigionieri della precarietà…Tutte queste forze, insieme, possono fare la differenza per un’impresa che metta al centro la persona, la qualità delle sue relazioni, la verità del suo impegno a costruire un mondo più giusto, un mondo davvero di tutti. “Fare insieme” vuol dire, infatti, impostare il lavoro non sul genio solitario di un individuo, ma sulla collaborazione di molti… Al centro di ogni impresa vi sia dunque l’uomo: non quello astratto, ideale, teorico, ma quello concreto, con i suoi sogni, le sue necessità, le sue speranze, le sue fatiche…Dinanzi a tante barriere di ingiustizia, di solitudine, di sfiducia e di sospetto… il mondo del lavoro è chiamato a fare passi coraggiosi perché “trovarsi e fare insieme” non sia solo uno slogan, ma un programma per il presente e il futuro.” (Papa Francesco agli imprenditori italiani, 2016)