Penitenza e conversione
Fra i numerosi appelli della Madonna a Fatima, c’è quello alla penitenza, al digiuno e alla conversione, poiché, come abbiamo ricordato, la Madonna non ha messaggi propri, se non quelli del Vangelo di Suo Figlio. In questo richiamo della Vergine, non possiamo non cogliere l’appello di Gesù che iniziando la vita pubblica, nel Vangelo di Marco, comincia così il suo annuncio al mondo: Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo. Oppure l’altro invito di Gesù che, parlando della presenza di satana nel mondo, avverte i suoi discepoli: Questa specie di demoni non si può cacciare in nessun altro modo, se non con la preghiera e il digiuno. Dunque preghiera, digiuno, penitenza, conversione sono le armi per sconfiggere il male e per restituire all’uomo la sua libertà e dignità di figlio di Dio e per ottenere la vita eterna. E precisamente è quanto chiede la Madonna ai tre pastorelli a Fatima. Il mondo rifiuta Dio, incamminato nella propria strada corre verso la perdizione; la Madonna ammonisce: o il ritorno a Dio o le tenebre dell’odio, della violenza del peccato e il rischio della dannazione eterna. E chiede ai tre Pastorelli la loro collaborazione, per potere invertire questo rischio, questa corsa dell’umanità verso l’autodistruzione. La richiesta di Maria a Fatima è valida anche in questo periodo storico, tanto turbato dai venti di guerra, dal terrorismo, dall’odio. Lei, la Donna Vestita di Sole, ci dà una risposta storica. Non esiste un destino immutabile; fede e preghiera, digiuno e penitenza sono potenze, che possono influire nella storia; alla fine la preghiera è più forte dei proiettili, la fede più potente delle divisioni. E solo il ritorno al Signore Gesù e al suo vangelo può cambiare il corso della storia e del destino personale di ciascuno di noi, per un fine di pace e di salvezza. E i tre pastorelli, nonostante la loro tenera età, avevano capito perfettamente il messaggio della Madonna, tanto che dopo le apparizioni la loro vita sarà sempre dominata da questa preoccupazione: pregare e fare penitenza per i peccatori. E infine per questo ritorno la Madonna ha chiesto la consacrazione del mondo al suo Cuore Immacolato.
San Giovanni Paolo II, così aveva parlato della consacrazione: Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarci, mediante l’intercessione della Madre, alla stessa sorgente della vita, scaturita sul Golgota… significa ritornare sotto la croce del Figlio. Di più: vuol dire consacrare questo mondo al Cuore trafitto del Salvatore, riportarlo alla fonte stessa della sua Redenzione… Consacrarsi al Cuore di Maria vuol dire quindi arrivare a Gesù per la via più breve, al Figlio attraverso la Madre, per poter vivere con Lui una personale esperienza di amicizia e di amore. Quindi consacrarsi alla Madonna vuol dire, in sostanza, accoglierla come vera madre nella nostra vita, sull’esempio di Giovanni, perché lei per prima prende sul serio la sua maternità su di noi: ci tratta da figli, ci ama da figli, ci provvede tutto come a figli: perché una madre è parte di noi, della nostra vita, e non la si cerca solo quando se ne sente il bisogno. Ecco perché non è fuori luogo né fuori tempo celebrare l’anno centenario delle apparizioni e rimeditare il messaggio che da esse scaturisce: anche per noi c’è una speranza, possiamo ritrovare vie di pace e di fraternità, di giustizia e d’amore se c’è un vero cammino di conversione a Cristo e al suo Vangelo.
Anche noi come Chiesa diocesana il 13 maggio prossimo rinnoveremo la consacrazione al cuore Immacolato di Maria, il nostro desiderio di essere completamente suoi, di camminare come lei sulla strada che il Vangelo ci indica per essere realmente suoi figli e figli del Padre che è nei cieli e per ritrovare una speranza per questa vita e per l’eternità. (Mons. Elio Ciccioni)