Omelia V Domenica del Tempo Ordinario
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Basilica di San Marino (RSM), 7 febbraio 2016
Giornata della vita
Is 6,1-2.3-8
Sal 137
1Cor 15,1-11
Lc 5,1-11
Il lago, la folla, Gesù. Entusiasmo e voglia di ascoltare il Maestro: quasi un assalto. Non lontano due barche dondolano, ormeggiate alla riva, dopo un ennesimo fallimento. Barche vuote e pescatori che fan su le canne – come suol dirsi – intrappolati nelle loro reti vuote, indifferenti a quanto sta succedendo a pochi passi da loro. Eppure è proprio di quelle barche che il Maestro ha bisogno: ne vuol fare il pulpito dal quale risuonerà la Parola di Dio. E’ il primo miracolo che vediamo in questa giornata di prodigi. Gesù cerca la mia povera barca. Anzi, cerca me. Anche la barca della mia vita può diventare un punto di partenza, ma devo cederla a Gesù come ha fatto Simone: «Ecco quel poco che ho e quel poco che so fare». E’ interessante notare come Gesù parli stando su una barca dondolante sull’acqua, mentre la gente preferisce stare coi piedi ben piantati a terra… Chi ha fede è sicuro, non teme stare con Gesù su una piattaforma che appare insicura e non teme la navigazione al largo.
Segue un prodigio ancora più grande allorché viene ceduta non una barca, ma la propria volontà: sulla tua parola getterò le reti. Farò quello che vuoi tu, anche se mi vien da pensare che tu, Signore, di pesca non te ne intendi (non si va a pescare in pieno mezzogiorno!). Faccio quello che mi chiedi anche se, come vedi, non sono un gran pescatore e i pesci non han voglia di abboccare… Ci provo ancora.
Chi non si sente provocato da questo racconto così lontano eppure così vicino? Affiorano alla coscienza i fallimenti, le delusioni, le inconsistenze: una barca vuota. Vuota perché piena dei «secondo me», piena della mia volontà. Eppure è successo e succederà ancora, se lo voglio: ceduta al Signore quella barca tracimerà di pesci. Il pescatore di Galilea, salpato per altri mari, ben più profondi e vasti, diventerà pescatore di uomini. Quella Parola risuona anche per me: Non temere. «Segui Gesù a costo di lasciare tutto (o meglio: quel poco che sei e quel poco che hai). A te che, a mala pena, hai messo fuori il naso dal tuo cortile, darà in eredità le genti (cfr. Sal 2)»! Gesù non si lascia impressionare dai miei difetti e dai miei limiti e neppure da quello che a me pesa di più: la mediocrità. La mediocrità è riscattata quando si fa per amore.
Gesù mi affida persino il suo vangelo: anch’io posso fare qualcosa per gli altri e per Dio. Dalle mie parti, sulle rive del Po, c’è un vecchio barcone ben ancorato all’argine. L’hanno trasformato in un ristorante galleggiante; lo chiamano “Il mulino sul Po”. Gesù non pensa la sua Chiesa come un barcone ancorato, ma come un’agile barca che risale le acque del mondo.