Omelia Solennità di Cristo Re

Omelia di S.E.Mons. Andrea Turazzi

Cattedrale di Pennabilli, 22 novembre 2014
Candidatura al diaconato permanente di Massimo Cervellini

1. Quando ero ragazzo, la solennità di Cristo Re mi entusiasmava. Veniva celebrata, nel mio piccolo paese, con grande festa; mi sentivo fiero di essere al servizio del Re. “Cristo regni” – era il saluto in AC col quale si iniziavano i raduni – “Ora e sempre!”, la risposta.
Ricordo una delle dieci regole che avevamo nell’associazione: “L’aspirante è primo in tutto per l’onore di Cristo Re”. Onore a Gesù, fierezza d’appartenergli, entusiasmo di schierarsi con lui.
2. Spesso, nel Vangelo, i contemporanei avrebbero voluto farlo re ma, ogni volta, Gesù si è sottratto. Allora, qual è il significato, in questo giorno, dell’affermazione della Chiesa: “Il Cristo è re dell’universo”?
Ciò che definisce la funzione regale è la responsabilità del re di unire ciascuno dei membri del suo popolo e creare tra tutti un’armonia nella quale ognuno trovi il suo posto. Proclamare il Cristo re è affermare con solennità che in lui si compone l’unità fra Dio e gli uomini e degli uomini fra loro, pur nelle differenze. Dire di Gesù che è “re” è riconoscerlo come colui che restituisce ognuno alla sua vocazione di figlio di Dio, e colui che fa nuova la società, una società accogliente che fa posto anche agli ultimi e ai piccoli. Un re siffatto non lo raffiguriamo paludato, ma in tenuta da lavoro, con l’asciugamano cinto ai fianchi per servire e consolare il suo popolo, mentre consegna il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1Cor 15, 23.28).
3. Cari amici, è molto bello quanto sta per accadere questa sera nella nostra Cattedrale. Stiamo per accogliere e benedire il desiderio di Massimo di essere diacono permanente, cioè servo nella Chiesa di Gesù. Suo desiderio è corrispondere affermativamente a quella che sembra un’intima chiamata del Signore: «Vuoi regnare con me, cioè servire?». Massimo è accompagnato dalla buona testimonianza del suo parroco e della sua comunità, incoraggiato da tanti amici e dal favore della sua famiglia e della sua sposa. Torno a sottolineare come sia provvidenziale che questa candidatura si celebri proprio oggi, solennità di Cristo Re. Ecco la regalità del pastore premuroso di cui ci parla la prima lettura: con dodici verbi viene precisata la sua servizievole (diaconale) cura verso le pecorelle: cerca, cura, passa in rassegna, raduna, ritira, riconduce, fa pascolare, conduce, fa riposare, fascia, giudica. Un programma minuzioso per chi, al seguito del Re, si mette a servizio. Per sempre!
4.Caro Massimo, ti assicuriamo la nostra preghiera, ti auguriamo un ricco cammino di preparazione col collegio dei diaconi e con la guida di Mons. Ciccioni, ti aspettiamo come collaboratore del Vescovo e dei presbiteri. Già da stasera pronuncia dal profondo del cuore questa parola al tuo Signore: “Io sono tuo”! (cfr. Sal 118, 94), a lui il “Re di cuori”. Ricorda come, nel Vangelo che abbiamo proclamato, Gesù non dice: «Guarda, hanno fame; guarda, hanno sete…», ma: «Io ho fame; io ho sete…». La fame, la sete, la nudità, l’emarginazione che patiscono i poveri, lo riguardano personalmente. Anzi, essi sono lui!
A te che presenti la tua disponibilità e a tutti noi che ti siamo vicini Cristo Re domanda: «Che cosa fai per il tuo fratello?».