Omelia per la Festa di San Francesco Saverio
Omelia S.E. Mons. Andrea Turazzi
Santuario S.Guido Maria Conforti (Parma), 3 dicembre 2014
Siamo felicissimi di trascorrere qualche ora con tutti voi, nella vostra casa, nel santuario dedicato a S. Guido M. Conforti.
Care Sorelle saveriane, mi rivolgo anzitutto a voi: nelle nostre comunità ha avuto una forte risonanza la testimonianza delle sorelle che, appena qualche mese fa hanno concluso col sangue la loro missione, la missione di Gesù: suor Bernardetta, suor Lucia, suor Olga.
Siamo qui per onorarle, per pregare per loro con voi. “Nessuno può rubare loro ciò che hanno già dato”.
Cari Padri, a più riprese e in diversi incontri con la mia gente, impegnata nella meditazione della Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, ho raccolto la proposta di metterci alla vostra scuola, alla scuola di voi missionari, per rendere effettiva e sapiente quella conversione pastorale in uscita di cui ci parla papa Francesco: “Dare impulso alla Chiesa in un’audace uscita fuori da sé per evangelizzare” (EG 261). Lo vorremmo fare tenendo contatti con le vostre persone. Prima di tutto coi Padri che hanno tanto faticato per il Vangelo. “Il vero missionario – scrive papa Francesco – non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui” (EG 266).
Vorremmo poi tenere contatti con i Padri che in terre lontane e tra noi, col carisma saveriano, portano il Vangelo con parole e opere e, prima di tutto, col proposito di “essere Gesù”. Perché affascinati da lui i missionari “si inseriscono a fondo nella società, condividono la vita con tutti, ascoltano le preoccupazioni, collaborano materialmente e spiritualmente nelle necessità dei fratelli”. Permettetemi di proseguire la citazione dall’Evangelii Gaudium: “A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri” (EG 270).
Grazie perché ci mettete a parte della scintilla ispiratrice del vostro carisma, non la conservate gelosamente per voi: è un segreto condiviso. La scintilla ispiratrice è scaturita dall’incontro personale con l’amore di Gesù che salva. Invito gli amici presenti (soprattutto chi è nuovo in questa casa) a sostare in silenzio, dopo la Messa, davanti al Crocifisso davanti al quale il fondatore Guido Maria Conforti sostava e del quale diceva: “Mi pareva che mi dicesse tante cose”. La contemplazione è anima della missione, ma c’è una contemplazione del Signore verso colui che ha chiamato. Così scrive papa Francesco: “Posti dinanzi a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci contempli, riconosciamo questo sguardo d’amore che scoprì Natanaele il giorno in cui Gesù si fece presente e gli disse: «Io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (Gv 1,48). Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! (EG 264).
L’invito di papa Francesco è l’esegesi attuale dell’esortazione di San Paolo ai Corinti: “Mi son fatto debole per i deboli per guadagnare i deboli, mi son fatto tutto per tutti per salvare ad ogni costo qualcuno” (1Cor 9,22). Ognuno di noi ricordi: “Annunciare il Vangelo è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16). È dal Battesimo che scaturisce la responsabilità dell’annuncio del Vangelo. Lo si annuncia con parole e opere e, prima ancora, con l’offerta di una testimonianza che, pur silenziosa, suscita in chi sta accanto “domande irresistibili” (Evangelii Nuntiandi 21). Non per proselitismo ma per condivisione e per attrazione (cfr. EG): “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura”. Senza timore di trovarsi a corto di parole, senza paura di veleni, di serpenti e di demoni . Perché il Signore agisce insieme al missionario e conferma la Parola coi segni che l’accompagnano (cfr. Mc 16, 15-ss).
Una proposta: aiutiamoci a percorrere i luoghi dell’Avvento, sono altrettante periferie da raggiungere.
Affiancarsi alla carovana dei Magi. Sono i cercatori di verità che scrutano il cielo, le antiche Scritture e le parole dei saggi. Una ricerca a volte drammatica e inquieta. Si mettono in cammino. Cercatori di verità, in fondo cercatori di Dio.
Sostare nel campo dei pastori. Sono i poveri del tempo di Gesù, figura dei “marginali” e degli emarginati di tutti i tempi, alle prese con la fatica di sbarcare il lunario.
Scendere al fiume Giordano. Sulle rive del Giordano si è raccolta la folla dei peccatori, di chi ha sbagliato, di chi è inseguito dai rimorsi, di chi è oggetto delle critiche e persino del disprezzo della gente.
Entrare nel silenzio della “casetta di Nazaret”. A Nazaret, un piccolo villaggio in un territorio di confine, annidato fra i monti, vive una fanciulla nella forma di vita più semplice e comune, trepidante di fronte ad un compito smisurato.
San Francesco Saverio, che festeggiamo insieme in questo giorno, è sicuramente felice della nuova luce che spinge la Chiesa a vedere i semi che lo Spirito continua a suscitare tra i popoli e nelle varie culture. Sarà felice per la strada che oggi la Chiesa sta percorrendo.