Omelia nella XXVIII domenica del Tempo Ordinario
#FlashdiVangelo
Is 25,6-10a
Sal 22
Fil 4,12-14.19-20
Mt 22,1-14
Con la parabola dell’invito alle nozze si conclude l’insieme delle parabole dette “del giudizio”. E il “giudizio” è questo: tragicamente Gesù viene rifiutato dal suo popolo, ma nasce un popolo nuovo, tale non per l’appartenenza etnica, ma per l’adesione di fede. Ecco il significato profondo di questa parabola. Sottolineo altri due aspetti.
Il primo. L’invito del re è “ad una festa”: spesso viviamo la fede cristiana, come qualcosa di pesante e frustrante, che tarpa le ali. No, è l’invito ad una festa, ad una festa di nozze. Il Signore non tollera che, nella sua casa, ci siano posti vuoti. Si direbbe quasi – consentitemi – che è un inguaribile ostinato: vuole a tutti i costi riempire la sala. Dopo il primo round di inviti, passa al secondo: «Andate nei crocicchi delle strade, fate venire…». La chiamata è per tutti. Nella libertà. Ma succede che non tutti aderiscono. Gesù non ha mai pensato, mai promesso, che la sua Chiesa avrebbe goduto di chissà quali folle. Dovrà vivere sempre nella logica del lievito.
A proposito di crocicchi delle strade e di persone chiamate, racconto un’esperienza di qualche settimana fa. Avevo dato appuntamento ad un amico che doveva passare a prendermi a San Marino. Mi trovavo ad un incontro in centro storico, dove le auto non possono entrare. Sono sceso alle porte della città per aspettare il passaggio. Quell’attesa si è fatta più lunga del previsto e mi sono messo ad osservare la gente che passava: coppie di fidanzati, mamme con il bimbo nella carrozzella, vigili urbani, ragazzi che portavano le pizze in qualche famiglia con una bicicletta assistita… Vincendo il mio malumore per questa attesa ho iniziato a pensare ad ognuna di quelle persone come amata da Dio. Via via che passavano i minuti, la mia osservazione al crocicchio della strada diventava preghiera. Sentivo che ogni persona era chiamata. Del resto, tutta la Sacra Scrittura la si può leggere sotto la parola “chiamata”, “vocazione”. Non era forse il popolo d’Israele il popolo “eletto”? Gesù, poi, ha promesso il suo Regno agli Ebrei, ai pagani, a tutti… Tutti candidati al suo banchetto!
Concludo con un invito: anche noi abbiamo crocicchi quotidiani dove incontriamo persone e viviamo relazioni. Proviamo ad avere lo sguardo del Padre che veglia, che fa crescere, che accompagna con simpatia, che vuole tutti nella “sala del banchetto”, che non tollera posti vuoti.
Quella sera, tornando a casa, ho scritto sul mio diario alcune frasi che condivido con voi: «Sono anch’io ad un incrocio decisivo per la mia vita: con la mia fretta (non ho mai tempo), con la mia sbadataggine (arrotolato sui miei pensieri non mi accorgo di nulla), con le mie incertezze (libero davanti al bivio delle scelte). Eppure, sono chiamato all’affare più grande: il Regno di Dio! Mi capita di esitare: metto mille scuse, sono troppo impegnato per aver tempo d’ascoltare… Metto perfino il Signore in condizione di non riuscire a combinare un appuntamento con me, perché non trova una data libera sulla mia agenda. Ma è tanto grande il suo desiderio di avermi, anzi, di averci. Neanche Dio può stare solo!».