Omelia nella XXIII domenica del Tempo Ordinario
Monte Cerignone, 9 settembre 2018
S. Cresime
Is 35,4-7
Sal 145
Gc 2,1-5
Mc 7,31-37
(da registrazione)
Si narra nella Bibbia che un grande re – forse il più grande re d’Israele – la notte precedente la sua incoronazione si mise in preghiera. Sentì un’ispirazione interiore, un suggerimento dell’anima, proveniente da Dio, che diceva: «Che regalo vorresti per la tua incoronazione?». Il re rispose: «Signore, donami la sapienza, donami un cuore che sa ascoltare». Il Signore Dio lo apprezzò molto e gli disse: «Siccome non hai chiesto né oro, né ricchezze, né fama… ti farò dono della sapienza» (cfr. 1Re 3,5-15). Quel re era Salomone. Venne addirittura dall’Africa la famosa regina di Saba a rendergli omaggio, tanto era celebre la sua sapienza. Salomone dimostrava la sua sapienza elargendo pareri e sentenze colme di saggezza. Da dove gli veniva un parlare così sapiente? Gli veniva da un cuore che sa ascoltare.
Accade così anche nella struttura delle nostre persone: chi è sordo non riesce a parlare; emette suoni, fonemi, farfuglia, ma non può pronunciare parole. Come metafora, ciò vale per la nostra vita, per i rapporti tra noi. Sai ascoltare veramente? Allora ti verranno parole adeguate o silenzi veri, cioè pieni di verità, sapienti.
I primi anni che ero parroco, una sera dopocena, mi telefonò una persona in lacrime per darmi una notizia terribile: suo figlio aveva perso la vita in un incidente stradale. Quando le dissi che sarei andato subito a trovarla, si arrabbiò con me e mi disse che l’indomani avrei dovuto spiegarle perché era successo. Quella sera andai a dormire molto turbato, mentre provavo continuamente a mettere in fila i pensieri che avrei dovuto dirle. La mattina successiva chiesi al Signore di rendermi capace di ascoltare profondamente e di accettare come rivolte a me le parole che, eventualmente, avesse detto contro di lui. Lasciai da parte pensieri, concetti, parole e andai da lei solo per ascoltare il suo dolore. Quando la signora mi venne incontro l’abbracciai e lei mi raccontò quanto era successo e cosa provava. Se si ascolta profondamente, ci si coinvolge. Penso ai figli: ascoltano veramente i loro genitori? Anche al di là delle parole? E i genitori, ascoltano veramente? In qualche famiglia si parla tra sordi… un piccolo corridoio di tre metri sembra un labirinto. Quanti figli perduti nelle nostre case! Si possono perdere i figli anche in un piccolo appartamento, se non si ascoltano. Così insufficiente sono tante volte il nostro ascoltare e le nostre comunicazioni.
Dalla metafora passiamo al racconto evangelico. Ecco un uomo – racconta il Vangelo –prigioniero del silenzio. Una vita chiusa, accartocciata su se stessa, come la sua lingua. Però, è un uomo fortunato, perché ha degli amici che lo portano da Gesù e gli dicono: «Trova un rimedio, perché vivere senza relazioni, senza poter sentire, senza poter parlare, è un non vivere. Ci vuole qualcosa di straordinario… Signore, fa qualcosa!». È bellissimo vedere il procedimento col quale Gesù restituisce quell’uomo alla relazione, al rapporto, che è vitale. Gesù lo porta fuori dalla folla e dalla confusione. Stabilisce un rapporto “a tu per tu” con lui, intimo. Poi, gli accarezza orecchi e bocca: c’è un contatto corporeo, quasi indiscreto. In bocca abbiamo solo tre cose: il respiro, la parola, la saliva. Ebbene, in questo contatto corporeo, il Signore Gesù mette la sua saliva sulle labbra del sordomuto. C’è, inoltre, un coinvolgimento empatico di Gesù: Gesù alza gli occhi al cielo, sospira, si coinvolge; ha di fronte un uomo che è privato della cosa più necessaria, il rapporto, e pronuncia la parola aramaica, «Effatà», che vuol dire: «Apriti!» (Mc 7,34). «Apriti!», come una finestra che riceve il sole, come uno scrigno dentro al quale c’è un tesoro, come una conchiglia che mostra una perla. Questo è il nostro cammino per diventare credenti.
Dico a voi ragazzi: «Ascoltate le parole dei vostri genitori, dei catechisti, del parroco, dei vostri insegnanti, affinchè possiate incontrare Gesù, che vi renderà persone capaci di ascolto. Allora saprete dire parole sapienti, come il grande re Salomone». Questa è la Cresima: verrete qui davanti, anch’io compirò un gesto con un contatto fisico (traccerò un segno sulla vostra fronte), sentirete il profumo del sacro crisma (segno del bacio dato dal Signore sulla vostra fronte). Dopo mezz’ora non si sentirà più niente, ma quel bacio rimarrà per sempre. In qualsiasi posto andrete, qualsiasi cosa farete nella vita, quel bacio sarà indelebile. Auguri, per il vostro cammino e per il vostro incontro con Gesù.