Omelia nella XXII domenica del Tempo Ordinario
Pennabilli (RN), Santuario B.V. Grazie, 29 agosto 2021
Gemellaggio dei Giovani con i Giovani della Diocesi di Imola
Dt 4,1-2.6-8
Sal 14
Giac 1,17-18.21-22.27
Mc 7,1-8.14-15.21-23
Questa pagina del Vangelo è di grande attualità. Anche noi abbiamo norme, come quelle anti-Covid, che osserviamo e con cui giudichiamo gli altri. Al tempo di Gesù c’era una infinità di norme che riguardava l’igiene. Erano norme giuste, assolutamente prudenti, ma presentavano due problemi: diventavano ossessive, esagerate, e venivano legate alla religione, per cui l’osservanza o meno delle norme igieniche aveva una ricaduta nel campo morale, per cui si veniva giudicati puri o impuri. Altro motivo di attualità di questa problematica è la paura generalizzata su ciò che mangiamo e su come mangiamo. Consapevolmente o inconsapevolmente siamo tutti preoccupati di ciò che entra nel nostro corpo. In parte è giusto. Ma Gesù propone un capovolgimento radicale. Gesù dice: «Forse sei troppo preoccupato di te, sei ripiegato su te stesso, ti preme molto come ti senti». E invita ciascuno a pensarsi destinato all’avventura della relazione. Che cos’è, secondo Gesù, ciò che rende puri o impuri? È il modo in cui si vive la relazione. Se la relazione è la cosa più importante allora si è sicuramente in un’ottica di giustizia, di verità, di purezza. In sostanza è come se Gesù dicesse: «Non preoccuparti di quello che mangi, perché devi farti, metaforicamente, cibo per gli altri».
Secondo gli esegeti questa pagina sulla questione del puro e dell’impuro viene ad introdurre una svolta nella vita pubblica di Gesù. Fino ad ora Gesù ha evangelizzato gli ebrei nelle città e nei borghi attorno al lago, ora si appresta ad un’azione evangelizzatrice ad extra, fuori. Tant’è vero che subito dopo, al capitolo 7 del Vangelo di Marco, ci sarà l’incontro con la donna siro-fenicia che chiede la salute per la sua bambina. Fare memoria dell’incontro di Gesù con i non ebrei risultava opportuno per i primi cristiani che leggevano il Vangelo di Marco, perché cominciavano ad accostare quei pagani, che sentivano una grande attrattiva verso Gesù e avevano cominciato a frequentare il Vangelo ed a far parte della comunità. A quel punto non si potevano più osservare tutti quei precetti alimentari che dividevano. «Adesso – potevano dire i primi cristiani – il nostro modo di mangiare è diverso: il Vangelo ci permette di mangiare con tutti, cioè di fare comunione; il pasto che condividiamo non segna più una separazione, ma deve esprimere la relazione con gli altri: non è più escludente, ma inclusivo».
Che cos’è che rende impuro, cattivo, il nostro cuore? Gesù fa un lunghissimo elenco di cose che escono dal cuore dell’uomo: l’impurità, cioè l’uso sbagliato della propria fisicità e della fisicità degli altri; il furto: rubare è togliere all’altro qualcosa che gli è dovuto; l’omicidio: Gesù insegna che omicidio che non è soltanto l’uccisione fisica, si uccide anche con la lingua; l’adulterio, cioè l’ingannare, il violare il patto, il mentire sull’amore; l’avidità, il tenere tutto per sé, anzi il fare degli altri “una cosa” per sé; la malvagità, cioè la strategia per ottenere potere, per essere “di più”; l’inganno, cioè l’incapacità di avere buone relazioni, ecc.
Tutta questa pagina, al fondo, ha per argomento la nostra libertà. La radice delle nostre azioni, buone o cattive, sta nel nostro cuore. Nessuno può costringere. Ma se nessun cibo penetra nel cuore, numerosi condizionamenti esterni vi entrano. Allora si può giungere ad una prima conclusione: dobbiamo custodire con cura il nostro giardino interiore. Far crescere bene i fiori è un’arte: occorre dedicare tempo, dare attenzione, riparare, difendere…
Poi, Gesù si esprime in un modo che ci rende pensosi: «Invano mi rendono culto». Le liturgie dell’Antico Israele erano meravigliose con i sacerdoti, i leviti, i suonatori del corno, delle trombe… Gesù non rivolge tanto un rimprovero al tempio, quanto un grido d’amore, perché vede che il suo popolo sta sovraccaricando la Legge di tanti precetti che lo liberano dalla fatica del discernimento. Durante la “tre giorni” di studio dei presbiteri era stato messo all’ordine del giorno il tema dei padrini e delle madrine dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Qualcuno ha pensato: «Com’era bello quando c’erano le leggi e bastava osservarle! Non c’erano problemi e non c’erano discussioni, bastava fare quello che era scritto». Un altro tema che ci ha coinvolto è l’accompagnamento, il discernimento e l’integrazione delle famiglie ferite. Che fare? Il Signore ci chiede di fare la fatica del discernimento. Ciò non vuol dire buttare all’aria le regole, la Legge di Dio, ma mettere in evidenza il comandamento grande, il comandamento nuovo, il comandamento suo (cfr. Gv 13,34): «Amare Dio con tutto il cuore e amare i nostri fratelli come noi stessi» (cfr. Mc 12,29-31).
Un’altra conclusione: Dio non lo si inganna. Non si può andare davanti a lui esibendo i meriti e le leggi accuratamente osservate. Il Signore chiederà: «Dov’è il tuo cuore?». Non vuole atti obbedienti, vuole un cuore obbediente! Un cuore obbediente è certamente docile, pratica la giustizia e la verità.
La trasgressione si colloca a livello del cuore. Riconosciamo le nostre trasgressioni e diamo a Dio la gioia di purificarci, di lavarci nell’acqua della sua misericordia infinita. È come ricevere il dono di un cuore nuovo: «Togliere un cuore di pietra, mettere un cuore di carne» (cfr. Ez 36,26).
È molto opportuno leggere questa pagina di Vangelo nella settimana nella quale ci prepariamo a celebrare la Giornata per la Custodia del Creato. A Pennabilli ci sarà una Summer School organizzata dalle Monache Agostiniane, dalla Diocesi di San Marino-Montefeltro e dalle realtà culturali del territorio. L’argomento centrale sarà l’ecologia. Entreremo nella Summer School con il messaggio di Gesù: l’ecologia del cuore.