Omelia nella XVII domenica del Tempo Ordinario
Pennabilli (RN), Santuario B.V. Grazie, 25 luglio 2021
Celebrazione eucaristica con i Referenti della Camminata del Risveglio
2Re 4,42-44
Sal 144
Ef 4,1-6
Gv 6,1-15
Quest’anno nel Programma pastorale della Diocesi è in evidenza il fatto che ogni battezzato è missionario. Quando ascoltiamo i missionari, rimaniamo impressionati dal loro ardore, dal loro coraggio e dalla loro predicazione: sono un dono e diciamo grazie.
Non c’erano, quel giorno, che cinque pani e due pesci. Niente di più. Cibo davvero irrisorio per cinquemila persone, ma tra loro era presente colui che è il Pane di vita. «Chi viene a me – dirà Gesù – non avrà più fame» (cfr. Gv 6,35). Con questo niente offerto da un ragazzino Gesù ha sfamato la folla. Ha rotto quei pani, li ha spezzati in piccole porzioni e li ha condivisi. Nel Vangelo di Giovanni, a differenza dei Vangeli sinottici, Gesù non consegna il pane ai discepoli perché lo distribuiscano: è lui stesso che lo dà. Ma lui, in fondo, si è lasciato a sua volta spezzare offrendo la sua vita come cibo. Questo segno – i teologi dicono che è un segno prolettico, cioè anticipatore – annuncia la croce. Sul Golgota Gesù è stato spezzato come questi pani per essere condiviso, per dare la vita al mondo. E tutto questo ci rinvia a quelle che sono le nostre ferite. Anche noi a volte ci sentiamo un po’ spezzati; la vita assomiglia ad uno sbriciolamento, ma può essere presa anche come una Eucaristia. Sì, Signore, ci uniamo alla tua offerta. Accettiamo di essere consegnati, spezzati, offerti, perché viviamo la tua Pasqua. In noi vive la tua vita e noi possiamo dire che non viviamo per noi, ma tu vivi in noi.
C’è un altro dettaglio significativo nel Vangelo. Gesù torna ad andare di qua e di là dal lago. Propone una traversata, ma la vera traversata a cui invita Gesù non è di tipo nautico: è il passaggio dalla superficialità di una esistenza dove tutto si compra – «Dove compreremo così tanto pane?» –, alla dimensione della gratuità e della fiducia. Siamo di fronte alla sproporzione tra la nostra disponibilità e le necessità del mondo: ciò che abbiamo a disposizione è veramente poco, però, se non ci fossero quei cinque pani e due pesci, non ci sarebbe la moltiplicazione. Gesù ci dice che la nostra vita così piccola, così modesta, ha risorse infinite. Il problema è che a volte non ci crediamo, non ci fidiamo. Eppure, quel poco è indispensabile perché Dio lo possa moltiplicare.
A volte ci capita di guardare solo o soprattutto la nostra pochezza, la nostra insufficienza e questo pensiero produce amarezza, un avvitamento su noi stessi e non si considerano, invece, le necessità degli altri e l’invito del Signore: siamo ripiegati su di noi e non crediamo abbastanza al dono ricevuto. Bisogna crederci. Mi riferisco soprattutto alla vostra vocazione ad essere referenti della Camminata del Risveglio. Siamo appassionati del mattino della Pasqua, del mattino della Pentecoste: la Camminata del Risveglio ha anche questo rimando. Ciascuno di voi ha a che fare con la sua comunità, il suo borgo, e col grappolo di persone da accompagnare non solo alla Camminata del Risveglio, soprattutto durante questo mese che la precede, ma anche durante l’anno. Il 22 agosto saremo all’Eremo di Carpegna. Dovremo essere persuasi noi e persuadere le persone a noi affidate della bellezza di convergere tutti verso la Madonna del Faggio.
Concludo riferendomi ad una legge della geometria: tutto ciò che sale verso un unico punto converge. Buon convergimento e buona conversione!