Omelia nella VI domenica del Tempo Ordinario
Mercatino Conca, 17 febbraio 2019
Chiusura della Visita Pastorale alla parrocchia di Mercatino Conca
Ger 17,5-8
Sal 1
1Cor 15,12.16-20
Lc 6,17.20-26
(da registrazione)
Rivolgo un caloroso saluto al signor Sindaco, perché salutando lui, è come se rivolgessi il saluto alla parte di paese che non ho potuto incontrare o che è di altra convinzione o di altra cultura. Desidero che anche a queste persone arrivi il mio saluto e il mio ringraziamento per la cortesia che mi è stata riservata in tutti gli ambienti in cui sono stato.
Inizio dedicando un minuto ai bambini. All’episodio del Vangelo letto da don Marino ero presente anch’io. Preciso: non c’ero proprio io, ma c’erano i miei “colleghi”, gli apostoli. Il Vescovo, come successore degli apostoli, in un certo senso fa parte del gruppo dei Dodici. Quella mattina Gesù aveva attorno a sé poveri, piccoli, adulti, anziani, persone tristi, ecc. Gesù ci ha sorpreso perché ad un certo punto – eravamo in un luogo pianeggiante – si è alzato e ha detto: «Beati voi». Come? Proprio noi così sfortunati, che abbiamo motivi di pianto, che siamo poveri, che a volte veniamo maltrattati. «Sì, proprio voi siete beati», dice Gesù. Ma chi sono i poveri? La parola “povero” contiene, di per sé, ogni uomo. Povero sono io quando ho bisogno di altri per vivere, povero sono io ogni volta che mi rendo conto che non basto a me stesso. Allora, perché sono povero, mi affido, chiedo aiuto, chiedo perdono. Vivo perché vengo accolto.
Chi sono questi sfortunati con cui Gesù si congratula? Sono i discepoli, quelli che quel giorno erano davanti a lui… Siete voi, lo sono anch’io che, prima di essere apostolo, sono discepolo. E mi sento dire da Gesù: «Beato te, Andrea. Beato te, con i tuoi limiti, con le tue insufficienze, con le tue prediche mediocri… ». Chi sono invece i fortunati che Gesù mette in guardia con una parola durissima, «guai a voi…»? Sono quei discepoli che vivono un cristianesimo appagato, autosufficiente. Quelli che pensano di essere a posto, che vogliono solo star bene, che cercano l’applauso della gente…
Perché Gesù si felicita con i più svantaggiati? Sono beati perché sono poveri? Sono beati perché i poveri hanno più chance dei ricchi di entrare in paradiso? Nulla di tutto questo, perché Gesù non si occupa, in questo caso, della situazione sociale; la povertà non è la causa della benedizione… Ma è nella promessa: con voi posso costruire il Regno di Dio – dice Gesù –, perché siete guardati con occhi diversi dal Padre. Beati non perché poveri, ma perché discepoli.
Quando Dio creò Adamo, prese del fango e della polvere e con questi elementi creò una meraviglia, l’uomo e la donna. Ecco, adesso Gesù prende noi e riparte da capo; siamo – per così dire – il nuovo Adamo: con noi si propone di fare grandi cose. Lui ci dice dov’è la felicità. La felicità è dov’è Dio. Ma dov’è Dio? Dio è anche dove c’è la croce, la sofferenza. Beato chi segue Gesù sulle strade della Galilea, ma anche su quelle del mondo di oggi. Anche lui allora, questo nuovo Adamo che siamo noi, farà ciò che fa Dio. Egli va incontro ai fratelli: dona, consola, accoglie. Sarà sempre una vita povera quella del cristiano, forse marginale, eppure ricca, felice, consolante.
Sono stato una settimana a Mercatino Conca e ho sconfinato anche nelle piccole parrocchie d’intorno: Rivalta, Piandicastello, Montealtavellio. Mi sono reso conto della vocazione che ha la vostra comunità: è racchiusa nel nome stesso, “Mercatino Conca”. È luogo d’incontro, di scambio, di intense relazioni. Non solo mercanzie, manufatti, bestiame, come una volta, ma incontro di volti, tradizioni, conoscenze, di fatiche condivise e di tutto ciò che costituisce il mercato nel suo significato più profondo: luogo dell’incontro. A Mercatino ho trovato una piccola fraternità sacerdotale, che è un esempio per il futuro, perché i sacerdoti fanno risplendere il loro celibato facendo famiglia tra loro. Ho vissuto una settimana con questi fratelli: don Erminio, don Flaviano, don Marino. Li ringrazio in modo speciale.
Ho notato che a Mercatino c’è un buon servizio educativo verso i giovani: i “Giovani Valconca” e gli Scout. C’è una Caritas attenta alle necessità della Valle. Mercatino ha anche la vocazione ad essere luogo di accoglienza. Penso allo stile di vita del vostro parroco, alla presenza “bonificante” della Casa della Pace e alla presenza di tanti amici, laici e religiosi, che vengono da fuori e che fanno di questo centro una finestra aperta sul mondo. Percorrendo le strade mi sono accorto, con sorpresa, che c’è una via dedicata a mons. Oscar Romero, canonizzato recentemente, con scritto: martire della giustizia.
Un paese ricco di stimoli, dunque, che si educa alla mondialità. Mercatino ha poco più di mille abitanti, eppure qui fioriscono associazioni, iniziative di ispirazione cristiana ma anche laiche come l’AVIS, il Centro culturale “Il fiume”, la Pro Loco, la Croce d’Europa, le associazioni sportive. Bella la collaborazione tra Municipio e Parrocchia: non solo tolleranza, ma cortesia; non solo cortesia, ma amicizia, fino alla corresponsabilità per il bene comune e nella distinzione degli ambiti e dei ruoli. Ho goduto nell’incontrare tutte queste realtà. Indimenticabile la visita alle scuole, dal Nido alla scuola d’Infanzia, alle Scuole Elementari e alle Medie. Simpatico l’incontro con le persone per strada, nei bar e l’incontro con le attività produttive, per conoscere e incoraggiare. Significativo lo scambio di idee con i Carabinieri che presidiano il territorio, si prendono cura della nostra sicurezza, ci ricordano di avere a cuore la legalità e di essere bravi cittadini. Commovente e umanissima la visita agli anziani e agli ammalati. Pregano molto. Ho affidato loro la richiesta delle vocazioni al sacerdozio, di cui abbiamo tanto bisogno.
Infine, l’incontro con i catechisti, i bambini e i ragazzi del catechismo, i genitori, il coro, i Consigli parrocchiali, il gruppo di preghiera “Padre Pio”, la comunità eucaristica quotidiana. Sono stato anche in un luogo di memoria, di pietà, di preghiera: il campo santo. Abbiatene cura sempre così.
Mercatino ha anche i suoi problemi, le sue fatiche, le sue tensioni. Questo è il campo del nostro impegno.
Vi lascio un messaggio. Tocca a voi approfondire. Mi affido soprattutto al gruppo dei giovani che possono aiutare la comunità a ricordarlo: «Abbiate cura dei rapporti». Le relazioni sono molto importanti. Sviluppate voi questa proposta. La relazione autentica esige che io faccia “il vuoto” dentro di me, mi faccia “conca”, perché l’altro possa darsi. Occorre che io faccia silenzio perché l’altro possa dirsi. Per creare rapporti occorre che io sia accogliente. Sono sicuro che Dio regala gioia a chi produce amore. Sia lodato Gesù Cristo.