Omelia nella Solennità dell’Epifania

Maciano (RN), Convento Santa Maria dell’Olivo, 6 gennaio 2021

Is 60,1-6
Sal 71
Ef 3,2-3.5-6
Mt 2,1-12

Sono molti i temi di questa liturgia e tutti si concentrano sul Bambino. Non dico il Bambino di Betlemme, perché, secondo il Vangelo di Matteo, Gesù viene trovato dai magi sì a Betlemme, ma in una semplice casa.
Annuncio alcuni di questi temi solo con una pennellata, affidandoli poi alla meditazione di ciascuno.

1. IL PRELUDIO DELLA PASQUA
Gesù manifesta ai magi la sua vera identità di Figlio di Dio, Salvatore, Messia; identità che sarà veramente visibile solo con la sua morte e risurrezione. Per questo solitamente, nella Messa dell’Epifania, si canta la data della Pasqua, come a dire che tutto il tempo è centrato sul mistero di Gesù morto e risorto. La Chiesa vorrebbe abbracciare il mistero di Cristo tutto in una volta, tutto insieme, ma non è possibile… Allora quel mistero viene, per così dire, vissuto nel corso dell’anno e poi viene ripreso l’anno successivo, come in una spirale ascensionale, di luce in luce, di grazia in grazia.

2. IL TEMA DELLA LUCE
Una stella luminosa porta alla casa dove si trova il Bambino in braccio a sua mamma, una stella veduta dai magi, annunciata dall’oracolo di Balaam (cfr. Num 24,17). «Luce delle genti» (Lc 2,32), come dirà Simeone riferendosi a Gesù; «luce che vince le tenebre» (Gv 1,5), come canta il Prologo di Giovanni. Anzi, «la sua luce era la vita degli uomini» (Gv 1,4). E Gesù dirà: «Io sono la luce» (Gv 8,12). La Chiesa, nella sua professione di fede, lo proclama: «Luce da luce». Dunque, necessità della luce, bellezza della luce. Ecco il grande annuncio dell’Epifania: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te» (Is 60,1).

3. EPIFANIA, FESTA DEI BAMBINI
Gesù è il grande amico dei bambini e di ciascuno di noi, desiderosi di vivere l’infanzia spirituale, che vuol dire abbandono nel Signore e umiltà perché tutto riceviamo da lui. Questo lo diciamo contro gli Erode di turno che vedono i bambini come clienti interessati. Vogliamo dire ai bambini che li amiamo davvero, li rispettiamo, li ascoltiamo e vogliamo aiutarli. In questo giorno nelle famiglie si fanno doni ai bambini.

4. IL TEMA DEL CAMMINO
I magi vengono da lontano. Fanno un cammino non metaforico, ma reale. Hanno messo in moto piedi e gambe, mente e cuore. Ultimi ad arrivare al nostro presepio, preceduti da tanti altri che camminano verso Gesù: Giovanni ed Elisabetta, che danzano di gioia davanti alla madre del Signore che porta in grembo il Figlio dell’Altissimo, l’Emmanuele; Simeone e Anna, che prendono tra le braccia Gesù e lo proclamano Luce delle genti, gloria d’Israele; i pastori, che vanno a Betlemme per vedere il Salvatore, Cristo Signore. E ora i magi che lo adorano come Re Messia. Categorie di persone – quelle che popolano il presepio – per lo più disprezzate, tenute in nessun conto. Elisabetta è una donna sterile, Giovanni un profeta inascoltato, i pastori rozzi pecorai, i magi astrologi pagani… Ma hanno in comune il Cielo. Elisabetta e Giovanni, Simeone e Anna, riconoscono il Messia non perché colti, ma perché mossi dallo Spirito Santo. I pastori giungono a Betlemme non perché sono buoni e pii, ma perché obbediscono alla voce degli angeli. I magi non sono partiti dalla loro terra per spirito d’avventura, ma perché videro la stella e le sono stati fedeli. Al loro di mettersi in cammino corrisponde il farsi trovare del Signore. Il Signore si manifesta a quelli che lo cercano. La ricerca di Lui esige un esodo personale, faticoso, a tratti anche doloroso, perché bisogna mettere in questione se stessi, le proprie convinzioni, i propri pregiudizi, le proprie abitudini. Chi è che non trova il Bambino? Erode. Forse perché non lo cerca? No, lo cerca eccome! Consulta esperti, si documenta, incarica i magi di una missione ricognitiva: «Dove deve nascere il Messia?» (Mt 2,4). «A Betlem di Giuda» (Mt 2,5), gli dicono. Ma è troppo attaccato al suo palazzo, al suo trono. Lo cerca, ma è sconvolto dalla paura di dover cambiare. Si sente minacciato nel suo potere che lo fa ricco e rispettato.

5. LA MISSIONE
Nella Prima Lettura sentiamo di una carovana che sale fino a Gerusalemme: «Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro, incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,6). I magi giunsero da lontano, da Oriente… Ma non è l’Oriente la terra di tutte le grandi religioni? Anche i popoli del centro Africa praticavano forme religiose, come anche i nativi delle Americhe, ma le grandi religioni, strutturate e configurate, con testi sacri ed organizzazione, per lo più sono nate nell’Oriente. I magi vengono a cercare il Re dei Giudei. Viene da chiedersi il perché: le loro religioni non li soddisfacevano? Evidentemente no. Eppure, le grandi religioni sono scrigni di saggezza, di spiritualità. Parafrasando il Vangelo dico che insegnano l’oro della compassione, del rispetto della vita, della “regola d’oro” («non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te»), l’incenso della meditazione profonda e della preghiera, la mirra del martirio, della fortezza nel dolore, della relatività dei beni terreni. Noi cristiani dobbiamo essere i primi a rifiutare l’intolleranza verso le religioni, i primi a rispettarle, a conoscerle in profondità, con simpatia, a batterci anche per il loro diritto ad avere i propri luoghi di culto. Dobbiamo evitare di incolpare tutta una comunità degli eccessi di una minoranza e prendere, anche unilateralmente, iniziative di dialogo, perché l’amore parte per primo. Penso all’incontro di papa Francesco con il grande Imam, Ahmad Al-Tayyib, avvenuto nell’università islamica di Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 per esprimere fraternità, amicizia.

Perché, dunque, i magi fecero quel lungo cammino alla ricerca di Cristo? Perché il loro cuore si portava dentro un desiderio più grande; la loro saggezza e spiritualità davano sicuramente serenità ed armonia al loro cuore, ma non toglievano la loro sete di incontrare Cristo. Oggi noi, figli del relativismo, siamo tentati di pensare che tutte le religioni si equivalgano, che i loro adepti vadano lasciati in pace, che le missioni della Chiesa siano un’invadenza… Invece la stella della loro religione li ha guidati, la Scrittura degli Ebrei li ha annientati, ma solo l’incontro con Gesù li ha colmati di grandissima gioia. Come far sì che i pagani di oggi incontrino Cristo? Non con i metodi della propaganda o del proselitismo. «I magi, entrati nella casa (il luogo della quotidianità), videro il bambino e sua madre» (Mt 2,11). Una domanda provocatoria per la nostra meditazione personale: se dei “lontani”, dei “forestieri” entrassero nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità, troverebbero l’accoglienza? Troverebbero il clima di Betlemme, di Nazaret? Facciamo riti solenni, abbiamo le nostre tradizioni, ma alla fine quello che conquista è l’amore: «Il mondo sarà di chi saprà amarlo di più» (San Giovanni della Croce). Vivere il Vangelo, vivere Gesù: questo il messaggio che ci viene dalle festività natalizie. Così sia.