Omelia nella Solennità dell’Assunzione di Maria
Soanne (RN), Lago di Andreuccio, 15 agosto 2023
Ap 11,19; 12,1-6.10
Sal 44
1Cor 15,20-26
Lc 1,39-56
Nella speranza di non scandalizzarvi vi confido un pensiero di ieri. Guardando l’agenda, ho visto che avevo tre momenti molto belli in questa giornata di ferragosto: stamattina qui al lago, insieme con voi, nel meraviglioso tempio del Creato; alle 11.15 la Messa solenne nel Santuario della Madonna delle Grazie di Pennabilli; nel pomeriggio a Pieve Corena (vicino a Chiesanuova – RSM). Tre appuntamenti desideratissimi, ma con una preoccupazione: della Madonna non si dice mai abbastanza («de Maria numquam satis», diceva san Bernardo) e non si esaurisce mai quello che si deve dire di lei. Ma, per onorare la Madonna, mi piacerebbe poter dire qualcosa di originale. Sono andato un po’ in crisi: sono 9 anni che vengo con voi qui al Lago e ogni volta ho cercato di dire una parola nuova… Cosa dire questa volta?
Mi sono aiutato in questo modo. Innanzitutto, quello che conta non è dire “cose nuove” (anche se ce ne sono: basta navigare su Google o sfogliare enciclopedie, o lasciarsi ispirare da arte, musica, letteratura), ma dire con novità del cuore le cose di sempre, con la partecipazione profonda di noi stessi.
Mi fermerò su due punti.
Nessuno di noi dubita dell’amore di Dio. Ma ci sono momenti di disgrazia o di prova nei quali discutiamo col Signore e ci viene da assumere un atteggiamento polemico con lui. Poi, pian piano, si rientra nell’accoglienza della sua volontà che, a volte, ci appare misteriosa. Qualche altra persona – è capitato anche a me – non avendo il riscontro di qualcuno che voglia bene, davvero si domanda: «Dio è proprio vicino?». La percezione della prossimità di Dio passa anche attraverso l’amicizia, l’amore delle persone che abbiamo attorno. Una persona che non ha avuto un’infanzia bella, che non ha gustato l’amore di una mamma o di un papà si chiede: «Da dove vedo che Dio mi ama?». In realtà Dio ci ama immensamente e nel suo disegno ha previsto, per ciascuno di noi, un amore materno, una carezza femminile: ha scelto Maria, una donna, per farci sentire la sua tenerezza. Ripeto: noi sappiamo che Dio ci ama immensamente, che è tenero verso ciascuno di noi, ma ha voluto donarci una presenza così umana e tangibile: la prossimità di Maria.
Questa mattina un caro amico, un collega, mi ha confidato che, durante la lettura di un libro che documenta le apparizioni di Maria (la Chiesa è molto prudente nell’approvazione dei fenomeni soprannaturali, ma poi li riconosce se sono autentici), ha sentito fortemente che Dio ha voluto che accanto a noi ci fosse questa presenza e questa tenerezza. Dio ha affidato questo ministero di maternità alla Madonna. Quando è avvenuto? Il Venerdì Santo, ai piedi della croce, Gesù dice alla Madonna: «Madre, ecco tuo figlio», indicando Giovanni. E a Giovanni dice: «Ecco tua madre». «E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19,26-27). Prendiamo anche noi Maria a casa nostra, perché Dio gli ha affidato questa missione, questo ministero. Grandezza di Maria!
Un’altra suggestione che incoraggia la nostra preghiera ce la offre san Bernardo di Chiaravalle. San Bernardo, commentando l’Annunciazione, crea una sorte di sospensione del tempo fra le parole dell’Angelo e la risposta di Maria. In quella sospensione implora il “sì” di Maria. Possiamo fare così anche noi, immaginando entrino in scena il lebbroso, che incoraggia Maria a dire il suo “sì” perché, se non lo dice, lui non sarà guarito; poi Maria di Magdala che dice: «So di essere peccatrice, ma se tu, Maria, dirai il tuo “sì”, sarò redenta… Possiamo immaginare, nella preghiera, che entrino via via tutti i personaggi del Vangelo e con loro anche noi: «Maria, di’ il tuo “sì”, non indugiare, non farti condizionare dalla tua umiltà; abbiamo bisogno della tua audacia». La preghiera ha di questi ardimenti. Possiamo confidare a Maria il nostro essere peccatori, il peso dei limiti, l’ansia per le preoccupazioni, il nostro grido del cuore… «Maria, se dici “sì”, Gesù viene a salvarci».
Gesù è venuto, diciamo grazie alla fanciulla di Nazaret, Maria.