Omelia nella Solennità del Corpus Domini a San Marino
San Marino (Basilica del Santo), 20 giugno 2019
Es 24,3-8
Sal 115
Eb 9,11-15
Mc 14,12-16.22-26
Eccellenze,
Cari confratelli,
Carissimi tutti,
permettete che dia un saluto speciale ai bambini della Prima Comunione della parrocchia di Ponte Cappuccini che ho incontrato durante la Visita Pastorale.
Il racconto evangelico è situato ormai all’imbrunire. Come accade ogni volta al calar del giorno è inevitabile tracciare bilanci sulla giornata. Per gli amici di Gesù è stato affascinante stare tutto il giorno con lui, quasi un “bagno” nelle sue parole, nella sua profezia. È stato proprio come calare un vaso in una soluzione d’oro, da cui ne esce splendido e luminoso. Ma è anche il momento della concretezza. Gli apostoli affrontano così la situazione: «Maestro, congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne per alloggiare e trovar cibo. Qui siamo in zona deserta, non siamo attrezzati, non c’è servizio di catering… ». La replica di Gesù è immediata e perentoria. Sentiamola rivolta a noi adesso, adatta alla nostra ricerca: Gesù non parlava solo ai Dodici, parla per noi. È una risposta in due tempi. «Dategli voi stessi da mangiare. Tanto per cominciare fateli sedere a gruppi, poi non sottraetevi alla vostra responsabilità, incuranti dei vostri “cinque pani e due pesci”».
Cari amici, ecco un pane che viene posto sull’altare e poi mostrato solennemente alla città. È una risposta alla nostra inquietudine, alle perplessità di fronte al momento presente. Il pane è dono suo, ma anche nostro, frutto del nostro lavoro, ed è veramente una risposta alla grande preghiera che Gesù ci ha insegnato: «Padre Nostro, dacci oggi il pane quotidiano… » (cfr. Mt 6,9), a ricordarci che «non di solo pane vive l’uomo» (Mt 4,4). Il gesto miracoloso di Gesù, i pani moltiplicati, ci provoca. Non possiamo passar sopra all’ingiunzione di Gesù: «Dategli voi stessi da mangiare. Siate mie mani che sanno spezzare pani, siate mio sguardo che sa giudicare, siate mio cuore che dona misericordia».
Permettete un accenno alla nostra situazione sammarinese. Anni difficili, si dice, segnati da una crisi economica progressiva, da un’esposizione mediatica che imbruttisce il volto del nostro Paese – dal di dentro e dal di fuori – ma, soprattutto, caratterizzata da una litigiosità e conflittualità interna profondamente divisiva sul piano sociale. Corrono tempi in cui, a livello politico e istituzionale, stanno crollando i “ponti” del dialogo e del buon senso e vengono innalzati “muri” di separazione. Parlo a tutti indistintamente; sono il pastore posto in questa Repubblica. Provvidenzialmente, una buona parte del tessuto sociale – quello “vero”, quello delle persone che vivono il quotidiano, quello che ho incontrato nella Visita Pastorale – è ancora vitale, onesto ed orientato verso l’altro. L’elevatissimo numero di associazioni, molte delle quali di volontariato, ne è la prova. Insieme a ciò, la continua richiesta delle imprese, dalle più grandi alle medio-piccole, di poter esercitare la propria attività in maniera trasparente e corretta evidenzia il buono stato di un comparto che offre ancora lavoro alla cittadinanza. L’economia reale sta riprendendo il proprio posto all’interno di un sistema che si era troppo sbilanciato verso il modello di “paradiso fiscale” e di cui oggi stiamo pagando il prezzo.
Inoltre, non si può tralasciare tutto lo sforzo che San Marino, con i suoi «cinque pani e due pesci», ha fatto negli ultimi anni per accreditarsi in Italia e a livello internazionale, attraverso un percorso normativo e relazioni sempre più strette con i piccoli ed i grandi Stati d’Europa.
Una delle peculiarità della Repubblica di San Marino è la presenza di una sinergia tra le istituzioni pubbliche e la realtà ecclesiale, che ne ha permeato profondamente la cultura e le tradizioni fino ad oggi, nella piena riconoscenza della laicità dello Stato. Una presenza che, recentemente, ha visto le associazioni laicali della Diocesi impegnarsi insieme, oltre ai propri ambiti di volontariato, per proporre iniziative pubbliche e progetti di legge a sostegno della famiglia e per la promozione della vita umana, in antitesi a quella che papa Francesco chiama “cultura dello scarto”, che si fa sempre più viva e che sta cercando di portare anche a San Marino la legalizzazione dell’aborto.
Al di là di appartenenze o schieramenti politici la Chiesa è disponibile al confronto, chiara nella sostanza delle cose, a partire dal terreno comune della ragionevolezza e di un umanesimo basato su valori permanenti (perché si fondano sull’uomo, che è sempre il medesimo); non bisogna fare gran conto delle mode culturali del momento – passano –, magari si prendano in considerazione i paradigmi epocali. Non vorrei che si dica che la Chiesa ha taciuto, che è stata timida nella difesa della vita. Siamo di quelli che, non importa se minoranza in Europa e persino in Repubblica, non si rassegnano alle legislazioni contro la vita. Vogliamo essere quelli del “pane di vita”.
La stessa Repubblica ha confermato il proprio legame con la Santa Sede, ratificando l’Accordo per l’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, confermando il valore di questa disciplina e di chi la insegna per una crescita culturale dei ragazzi e della gioventù, proprio a partire da quella Speranza che ci fa sempre guardare oltre.
È riduttivo presentare l’Accordo Santa Sede-Repubblica di San Marino semplicemente come introduzione di un’ora di lezione alternativa. Tutti, indipendentemente dal Credo professato, o non professato, devono essere messi in condizione di capire ed apprezzare la dimensione religiosa dell’umano, insieme agli splendori delle sue creazioni musicali, artistiche, giuridiche, sociali, comprese le sue fragilità e patologie, sempre possibili. Forse non del tutto congrua è la dizione “ora alternativa”: non esprime appieno lo spirito dell’Accordo firmato dalla Repubblica di San Marino e dalla Santa Sede. Come si fa ad ascoltare Bach, a capire l’arte di Michelangelo ̶ ma anche l’arte semplice delle nostre chiese ̶ senza una conoscenza? Denuncio l’analfabetismo religioso che c’è non solo nei giovani ma anche in noi adulti.
Siamo il popolo del “pane di vita”, contenti di esserlo. Consapevoli e fieri delle nostre radici siamo aperti al nuovo: profezia e concretezza. Così sia.
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Discorso sulla piazza davanti al Palazzo Pubblico
Carissimi,
due parole costituiscono il messaggio centrale di questo nostro convenire: profezia e concretezza.
La profezia senza concretezza può diventare illusione; persino la fede senza le opere è vana (cfr. Gc 2,26). La concretezza senza profezia è attivismo. Due parole diverse, ma inscindibili: sono programma. Sono il mio augurio agli impegnati in politica in vista del bene comune.
Sabato prossimo, 22 giugno, nella “Sala Montelupo” di Domagnano, alle ore 20:45, il Presidente dei Vescovi Italiani, il Card. Gualtiero Bassetti, ci presenterà la figura di un cristiano impegnato in politica: Giorgio La Pira. Cristiano e laico. Ha fatto parte dell’Assemblea Costituente italiana ed è stato Sindaco di Firenze. Instancabile artefice del dialogo e della pace. La serata non sarà solo commemorazione di questa nobile figura. Sarà l’opportunità per interrogarci sul nostro impegno di società, portati dalla nostra fede. Profezia e concretezza. Auspico la partecipazione di ciascuno: che tutti si sentano interpellati da questo appuntamento.