Omelia nella Santa Messa di chiusura della Visita Pastorale alla parrocchia di Borgo Maggiore

Borgo Maggiore, 3 dicembre 2017

Is 63,16-17.19; 64,2-7
Sal 79
1Cor 1,3-9
Mc 13,33-37

Prima domenica di Avvento

(da registrazione)

1.
Sorpresa! Oggi ritroviamo la stessa lettura che ha aperto la Visita Pastorale (1Cor 1,1-9). Ricordate?
Questa pagina si apre con un indirizzo affettuoso di saluto (e io di affetto ne ho sentito tanto in questi giorni in cui ho abitato con voi). Prosegue poi con un rendimento di grazie per i doni di cui gode la comunità cristiana, doni di parola e di conoscenza; sono doni dati dal Signore che opera in questa comunità; una comunità nella quale si parla molto di Gesù e a lui si dà lode, a lui si canta. Soprattutto di lui si vuole vivere: l’ho percepito.
La pagina della Prima Lettera ai Corinzi si conclude con una foto della comunità di Corinto. Anche questa, come Corinto, è una comunità che è in attesa di un incontro nuovo con Gesù. Io sono qui, come ho detto tante volte durante la settimana, per testimoniare Gesù, non per sentito dire, ma perché – spero – l’ho incontrato e sento che devo incontrarlo ogni volta di nuovo.
Gesù è venuto (al Natale ci stiamo preparando a partire da oggi). Gesù verrà: questo alimenta la speranza, ci tiene desti (egli viene a recuperare la storia e a fare giustizia). Gesù viene: adesso è già il momento dell’incontro (è confermata la sua fedeltà: non manca di parola).

2.
I giorni della Visita Pastorale sono stati una grazia per il Vescovo e spero per molti di voi. Negli incontri ho imparato tanto e mi sono venuti dal cuore e dal dialogo una serie di messaggi-consegna. Ad esempio:
– agli Scout (piccoli e grandi): «Non esistono bocce perse!».
– ai Consigli pastorale e degli affari economici, agli impegnati in parrocchia: «Gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rom 12,10).
– agli adulti della Lectio divina e della Catechesi degli adulti: «Se tu leggi il Vangelo e lo vivi ti trasforma in Gesù».
– ai medici, ai professionisti, ai volontari che si dedicano ai malati e ai disabili: «Continuate a combattere contro le sofferenze, a sollevare le fragilità e intanto insegnate che chi è fragile e soffre è un dono per la comunità, perché attorno a lui si apre un campo di umanità, di umanesimo, solidarietà, perché fa scattare il desiderio di aiutare e si capisce ciò che vale davvero».

Ci sono stati molti incontri con le istituzioni presenti sul territorio della parrocchia: cortesia, riconoscenza, collaborazione, mai – da parte nostra – richiesta di privilegi.
Il “sistema San Marino” è in crisi? Ma ci sono anche tante energie positive e persone disponibili.
Ci sono pericoli e tentazioni? Non chiudersi nell’individualismo, non smarrire valori preziosi; ci sono risorse e talenti:
– la qualità dell’impegno per l’infanzia
– il servizio e l’attenzione alle fragilità (disabilità)
– i politici borghigiani: sono consapevoli che la politica è una delle forme più alte della carità, perché non si fatica per interessi personali, non per interessi di famiglia, non per interessi di gruppo, ma per il bene di tutti; con la dialettica (dialogo e amicizia) non con l’ideologia.
– il volontariato: il volontario è colui che fa, fa liberamente, fa volentieri.

Il Vescovo ha passato giornate intere con don Marco e con i sacerdoti che svolgono il ministero in parrocchia: don Stefano, don Pino, padre Honorio, con il diacono Giovanni. Ci siamo proposti di volerci bene e che si possa percepire che siamo uniti. E siamo stati ospiti dai frati e dalle monache clarisse di Valdragone. Sono state giornate nelle quali ho visto da vicino il servizio della segreteria parrocchiale, del gruppo “Marta-Maria”, del Centro Don Bosco.
Ho frequentato le vostre associazioni: Scout, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione. Gruppi che provano a non camminare paralleli, pur avendo una propria identità, ma convergenti nella comunione, disposti a costruire un’unica comunità.

3.
Questa parrocchia non è fatta per vivere per sé, per trattenere i doni ricevuti e metterli sottoterra (cfr. Mt 25,24-28).
Ha luce? È per illuminare: «Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro…» (cfr. Mt 5,15).
Ha calore? È per scaldare: «Sono venuto a portare un fuoco sulla terra; e come vorrei fosse già acceso» (cfr. Lc 12,49).
Ha vitalità? È per animare.
Dico alla parrocchia: sii anima! Fai da anima per tutto Borgo Maggiore e San Marino!
Non trovi amore? Metti amore! Ognuno deve essere consapevole che, ovunque si trova, è la Chiesa che porta Gesù: come ogni punto sulla superficie della sfera la regge tutta.
Dico ai bambini: non dire “sono troppo piccolo”; tu puoi penetrare dove noi adulti non riusciamo (persino i bambini che ho avuto l’onore di battezzare sabato scorso: hanno portato tanti a Gesù… Hanno aperto strade senza saperlo, cfr. Giud 15,4-5).
Scriveva così un autore antico ad un certo Diogneto per parlare dei cristiani nel mondo: «I cristiani né per lingua, né per costumi sono da distinguersi dagli altri. Non abitano in una città propria, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. Si adeguano agli usi del luogo nel vestito, nel cibo e in tutto il resto; ma testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con la loro vita superano le leggi. Vivono nella loro patria, ma come forestieri (perché tutti i luoghi sono patria loro). Si sposano come tutti, generano figli, ma non gettano i neonati… Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Amano tutti anche se da tutti vengono perseguitati […]. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani» (cfr. Lettera a Diogneto, V,1-VI,1).
Siate così. Siate anima. Così sia!