Omelia nella S. Messa per le Esequie di don Luigi Giannotti

Sartiano (RN), 12 marzo 2022

Is 25, 6a.7-9
Sal 22
Gv 14, 1-6

Anzitutto desidero, a nome di tutti, fare le condoglianze ai famigliari di don Luigi e dire grazie a tutti voi qui presenti. Non è vero che il sacerdote è senza famiglia! Oltre a quella naturale, carissima, ci siete tutti voi, quanti sono nelle parrocchie dove don Luigi ha svolto il suo ministero e i tanti amici che l’hanno avuto come direttore spirituale e confessore.
Don Luigi è nato 90 anni fa a Soanne. Ancora piccolo si è trasferito qui a Sartiano al seguito dello zio che era qui sacerdote. Il piccolo Luigi entrò in Seminario a Pennabilli, ha fatto gli studi ginnasiali e poi è passato al Seminario di Fano per il liceo e la teologia. Venne ordinato sacerdote proprio a Sartiano dal vescovo Antonio Bergamaschi, il 14 luglio del 1957. Appena ordinato sacerdote esercitò il servizio di Cappellano a Novafeltria, Talamello, Antico e Maiolo e in seguito andò come parroco a Molino di Bascio, Miratoio, Ca’ Romano e quindi Talamello. Ha lavorato per un periodo nell’archivio della Diocesi, dimostrando la sua passione per la storia locale (come sa chi l’ha conosciuto, conservava con cura anche piccoli ritagli di giornale). Ha concluso il suo servizio come Amministratore parrocchiale a Sartiano, sua parrocchia di origine, con la quale ha sempre mantenuto un rapporto di predilezione. Qui ha curato i lavori di restauro della chiesa, i restauri dell’organo e delle tele, di notevole pregio, presenti in chiesa. Nel contempo ha svolto il servizio pastorale anche nella parrocchia di Soanne. I parrocchiani di Sartiano lo ricordano come sacerdote ricco di fede e di umanità, apprezzato per le sue doti di servizio. Proprio nel periodo in cui ha fatto servizio a Sartiano e a Soanne l’ho potuto conoscere da vicino. Insieme abbiamo organizzato serate indimenticabili di lettura del Vangelo. Non gli pareva vero di trovarsi in cerchio con 30/40 persone disposte ad imparare l’alfabeto del Vangelo, parola per parola: quell’incontro si chiamava “Parola di vita”. In seguito, siamo passati alla lettura degli Atti degli Apostoli. Vivace, ironico e poi improvvisamente serio: temeva che il carattere esperienziale di questi incontri “narrativi” (si raccontava la propria vita alla luce del Vangelo) ci facesse dimenticare la dimensione veritativa: da qui le sue improvvise impennate… Ma era veramente felice!
Ricordo i suoi viaggi da un pendio all’altro della Val Marecchia, da Sartiano a Soanne, andata e ritorno… con Gesù Eucaristia in automobile con lui. I parrocchiani ricorderanno la sua uscita di strada con l’auto capovolta, quella mattina alle prime luci dell’alba… Dopo qualche ora passò un samaritano che scendeva sulla stessa strada… «Stavo con Gesù – ripeteva – ma lo smarrimento era tanto!». Certamente migliore come guida spirituale che come automobilista! Era cercato da tante persone per le Confessioni, metteva a proprio agio: mai un giudizio, sempre un incoraggiamento, un’accoglienza sorridente. Per un periodo fu incaricato del delicato ministero di esorcista diocesano.
Riascoltiamo le parole forti di Gesù: «Nella casa del Padre mio vi sono molti posti… vado a prepararvi un posto». C’è un posto che Gesù promette a ciascuno di noi: è per me. C’è un posto che Gesù assegna al suo sacerdote don Luigi. Il “posto” di cui Gesù parla non è un luogo in senso spaziale. Noi veniamo collocati – per così dire – nella “cubatura” dell’amore ricco di misericordia del Padre. Un luogo di cui Paolo scrive nella Lettera agli Efesini e di cui vorrebbe dire «la lunghezza, l’altezza e la profondità…» (cfr. Ef 3,18).
Cari amici, nel colloquio intimo della preghiera e nelle situazioni più svariate della vita, come di fronte a questa bara bianca, lasciamoci toccare dalle parole di Gesù, come se le sentissimo per la prima volta, perché riguardano noi che adesso siamo vivi: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me». Parole così opportune anche per quello che stiamo vivendo in questi giorni di ansia e di sofferenza.
Parole necessarie, per colmare le nostre solitudini… ma non è vero che siamo soli, perfino i capelli del nostro capo sono contati (cfr. Mt 10,30). «Io sono ancora con te» (cfr. Sal 138,18), dice il Signore, e come ci assicura nel Salmo: «Se dovessi camminare per una valle oscura, tu sei con me» (cfr. Sal 22).
Parole utili, per curare le nostre fragilità; ci distolgono dall’inconcludente ripiegamento su noi stessi, ci aiutano ad andare oltre le nostre fragilità.
Parole belle, per il tempo della nostra Pasqua, del nostro passaggio: il giorno sconosciuto, ma non lontano, della nostra morte.
Gesù ha indirizzato queste parole ai discepoli per prepararli al distacco da lui. Sono parole pronunciate per ciascuno di noi, lette chissà quante volte da don Luigi, come da noi sacerdoti per ogni commiato.
Permettete una sottolineatura, un dettaglio di straordinaria tenerezza e misericordia: Gesù sale al Padre, ma non prenota stanze all’inferno, perché non sa immaginarsi senza di noi, senza don Luigi.
Ognuno, riascoltando quelle parole, può dire: Gesù è andato a preparare un posto per me; mi aspetta nella sua casa; mi vuole con lui. Non gli basta l’esercito di angeli che sono nel cielo, l’assemblea candida dei martiri e delle vergini. Non gli bastano! Sentite le parole che il Signore pronuncia per ciascuna delle sue creature: «Se dovrai attraversare le acque, sarò con te… se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai […], perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima ed io ti amo» (cfr. Is 43,2.4). Ci incoraggia a guardare il Cielo come patria. La liturgia ci fa pregustare la compagnia degli angeli e dei santi in ogni Messa, al momento della conclusione del prefazio.
È una casa vera quella nella quale siamo attesi, luogo di intense relazioni, non un regno di ombre. Una casa bella, non meno di quella dove è tornato il figliuol prodigo, tra buona musica e danze (cfr. Lc 15,24-25). La casa nella quale il Signore stesso prepara «un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati, dove eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto» (cfr. Is 25, 6.8).
Permettete che legga una pagina di san Gregorio di Nazianzo, un grande maestro e padre della Chiesa. Mi sembrano molto opportune in questo momento: «Se non fossi tuo, o Cristo, sarei soltanto polvere. Mangio, dormo, cammino e sosto, mi assalgono senza numero brame e tormenti, cado e mi rialzo e torno a cadere, godo del sole e di quanto la terra fruttifica. Poi muoio e la mia carne diventa polvere, come quella degli animali, che non hanno peccati. Ma io che cosa ho più di loro? Nulla se non i peccati e Cristo. Se non fossi tuo, Cristo, sarei come loro, solo polvere» (San Gregorio di Nazianzo, 329-390).
Diciamo grazie al Signore, insieme, per averci dato don Luigi, per tutto il tempo che ce l’ha lasciato. Non è stato facile il distacco nell’ultimo periodo. Ricordo il giorno in cui sono andato in casa da suo nipote e da sua cognata per dire a don Luigi che sarebbe stato meglio si ritirasse.
Voglio dire grazie a chi lo ha assistito, in primis i famigliari, poi le persone della nostra Casa di Talamello. Voglio dire un grazie particolare a mons. Vicario, che gli ha fatto visita costantemente, a volte facendo il braccio di ferro con chi dirigeva la struttura (in questi anni non era consentito andare per le restrizioni anti-Covid).
Lo affidiamo alla misericordia del Signore che l’ha amato e l’ha fatto suo sacerdote.