Omelia nella S.Messa in suffragio di suor Maria Raffaella Vincenzi
Valdragone (RSM), Monastero “Santa Chiara”, 30 marzo 2021
Martedì Santo
Is 49,1-6
Sal 70
Gv 13,21-33.36-38
L’evangelista Giovanni ci riferisce gli ultimi momenti della vita di Gesù insieme agli apostoli. Loro intuiscono che Gesù è in pericolo e, in fondo al cuore, provano paura. In questo brano Giovanni riferisce due episodi: un tradimento (affare di soldi) e un rinnegamento (a motivo della paura). I discepoli che stanno con Gesù sono fragili, sono come bambini in ansia. Eppure, proprio in questo momento di tristezza e di turbamento, Gesù proferisce parole di intensa solennità: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in Lui». Gli avvenimenti tristi che ormai stanno per accadere, in realtà, sono un mistero di gloria. La Trasfigurazione è al cuore stesso – permettete il termine – della “sfigurazione” di Gesù. Noi sappiamo che dopo la morte e risurrezione di Gesù ogni dramma umano rivestirà una sorte luminosa nella quale ogni disperazione è vinta.
Ci sono realtà che, perfino tra i cristiani, non vengono mai nominate. Per esempio, normalmente non si nomina la morte e, se si nomina, si cambia presto discorso. Eppure: «Per me il vivere è Cristo – scrive san Paolo ai Filippesi – e il morire un guadagno» (Fil 1,21). Per molti invece la morte è una parola indicibile, è lapide in un cimitero, è tomba per sempre. Eppure, quando un santo muore si dice che è il suo dies natalis, il giorno della nascita, quella vera. Ma ci crediamo veramente? Se siamo persuasi che la morte è veramente il giorno del nostro Natale la nostra vita cambia. Della vita “oltre” si tace, forse con la paura di essere ritenuti sciocchi, ingenui… “Chissà”, dicono alcuni sorridendo come si sorride di oroscopi o di vaghi sogni. Eppure, ci è stato promesso: «Nella casa del Padre mio – dice Gesù – ci sono molti posti, sennò non ve l’avrei detto» (cfr. Gv 14,2). E al buon ladrone: «Oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23,43), così ad un ladro… E che dirà Gesù alla sua sposa? «L’attirerò a me»! E soggiunge: «Ti farò mia sposa per sempre, nella benevolenza e nell’amore, e tu conoscerai il Signore» (Os 2,21-22). «Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, perché ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna» (Cant 2,10-12). Suor Maria Raffaella gioisci col tuo sposo!
Così sia.