Omelia nella S. Messa di Insediamento degli Ecc.mi Capitani Reggenti

San Marino Città (RSM), Basilica del Santo Marino, 1° ottobre 2022

Sap 9,1-6.9-11
Sal 126
Mt 7,24-27

Eccellenze,
Signori Ambasciatori, Autorità, e amici che siete presenti a questa celebrazione, un saluto cordiale.
Nel Primo Libro dei Re si legge che il Signore Dio apparve in sogno durante la notte a Salomone, il grande re d’Israele. Gli disse: «Chiedimi ciò che io devo concederti». Salomone non chiese né una lunga vita, né la ricchezza e neppure la morte dei suoi nemici; desiderava e chiedeva la sapienza. Il Signore Dio gli disse: «Ecco, siccome non hai chiesto nessuna di queste cose, ma un cuore docile e che sa ascoltare, ti concedo sapienza e intelligenza» (cfr. 1Re 3,4-14).
“Sapienza” viene da “sapere”, nei due significati: il significato transitivo, “sapere” qualcosa e il significato intransitivo “sapere di” qualcosa, dunque un sapere che ha sapore.
La Prima Lettura che è stata proclamata si basa sulla preghiera di Salomone. L’autore sa che la sapienza è un dono di Dio, per questo diviene l’oggetto della sua supplica. Due sono i motivi per cui invocare con fiducia questo dono: da un lato il Creatore vuole che l’uomo governi il mondo con intraprendenza e con giustizia (sapienza in riferimento alle decisioni) e dall’altra l’uomo non sembra essere in grado, per la sua debolezza, di realizzare un compito così difficile senza l’aiuto della sapienza (qui la sapienza è avvedutezza).
Il Dio della Bibbia vuole l’uomo come suo impresario e collaboratore; ne ha stima, «l’ha fatto poco meno di un dio» (cfr. Sal 8,6), può contare su di lui, gli affida la creazione e la sua famiglia. Questa la responsabilità dell’uomo: da una parte rispondere a chi lo chiama, dall’altra rispondere di quanto gli è stato affidato. Solo con la sapienza è possibile compiere questa missione.
La sapienza è la risorsa più necessaria, più utile e più desiderabile. Ecco alcune caratteristiche della sapienza secondo il testo sacro.
La sapienza siede accanto al trono di Dio: è famigliarità con Dio. Conosce le opere di Dio: sa vedere il suo disegno d’amore e discernere ciò che gli è conforme. Il testo sacro dice che la sapienza era presente e ordinava la sinfonia della creazione: la sapienza dà gusto e sapore, come il sale, a ciò che l’uomo è chiamato a fare. Ahimè, la sapienza è un valore poco apprezzato nel mondo: siamo frettolosi, sbadati e continuamente scavalcati dagli avvenimenti, pertanto in affanno; siamo condizionati da ciò che è più appariscente, che ci conviene e ci gratifica, insomma siamo tentati dall’egoismo.
Non resta che, come Salomone, invocare la sapienza: «Dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te. Le parole con cui il testo sacro descrive la sapienza nel Nuovo Testamento sono riprese e rilette come rivelazione di colui che è il Verbo, il Figlio di Dio, Gesù Cristo: Lui è la Sapienza. Allora ascoltiamolo.
Nella pagina evangelica abbiamo ascoltato come Gesù tracci il profilo di due architetti. Ambedue sono abili costruttori. Hanno a disposizione in egual misura progetti e materiali. A nessuno dei due vengono risparmiate verifiche esigenti: nubifragi, alluvioni, tempeste… Non è così anche nella vita? Non è così anche nella società?
La differenza tra i due sta nell’accortezza e nella sapienza del porre fondamenta. Il primo architetto è sapiente perché costruisce sulla roccia dei valori trascendenti della carità e della verità. Il secondo architetto è stolto: costruisce castelli di sabbia, cioè costruisce sull’immanenza senza spiritualità.
La solidità del cantiere si vede nei tempi duri, ad esempio questi. Allora una società costruita e governata sapientemente reggerà l’urto degli eventi. Per quanto riguarda i “castelli di sabbia” è sufficiente una mareggiata per distruggere tutto!
Ben a ragione abbiamo proclamato nel Salmo: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori» (Sal 126,1).
«Nel nostro servizio non contano i risultati – diceva madre Teresa di Calcutta – ma quanto amore metti in ciò che fai». Chi non costruisce le relazioni sull’amore non avrà, per questo, una vita più facile o una società senza problemi: «Strariperanno fiumi, soffieranno venti» per gli uni e per gli altri. Il saggio non avrà una vita semplificata, ma un’esistenza nella consistenza, con più gioia, con radici salde che combaciano con la roccia.
«O Signore, dammi la sapienza che siede in trono accanto a te»!