Omelia nella S.Messa di chiusura della Visita Pastorale alla parrocchia di Acquaviva

Gualdicciolo, 21 gennaio 2018

Terza domenica del Tempo Ordinario

Gio 3,1-5.10
Sal 24
1Cor 7,29-31
Mc 1,14-20

(da registrazione)

Quando sono stato consacrato vescovo per tutta la formula di consacrazione, lunghissima, due diaconi mi hanno tenuto il libro dei Vangeli sulla testa. Quel gesto solenne sta a dire che tutti siamo “sotto il Vangelo”, perché tutti siamo scolari, cioè discepoli del Signore. Pertanto, la sfida più grande è riuscire a scuotere la nostra insicurezza. Per esempio, oggi dovrei palesarmi in mezzo a voi annunciando una grande notizia, una grande novità; probabilmente voi dissentireste, dicendo che in fondo è solo una cosa religiosa, che riguarda pochi. Invece, il Vangelo di Gesù è veramente una svolta nella storia, perché ci porta la promessa di una vita altra (e non solo un’altra vita, pur essendo importantissimo sapere che abbiamo davanti un’eternità di gioia). Gesù si è presentato come araldo messaggero di questa notizia straordinaria e di importanza decisiva. I suoi contemporanei lo percepivano perché vivevano un tempo di crisi, di grande difficoltà in tutto il mondo allora conosciuto. Si chiedevano: «Quando accadrà che finalmente Dio si prenderà la sua signoria su di noi, immergendoci nella sua realtà di amore, di vita, di futuro?». Se lo sono chiesti gli antichi, se lo sono chiesti al tempo di Gesù, ce lo chiediamo anche noi. E Gesù entra nella storia dicendo: «Sono io il centro della storia, convertitevi, credete al Vangelo» (cfr. Mc 1,15). La conversione di cui parla Gesù non è tanto l’impegno a migliorare il comportamento morale – quello è una conseguenza –, ma è una questione di “postura”: convertirsi significa girarsi, voltarsi verso Gesù.
Qual è la cosa principale per la nostra comunità? È l’incontro con il Signore Gesù. Si può essere beneficiati di cristianesimo, ma non avere ancora realizzato un incontro personale con lui. Un incontro personale, ma anche di popolo, insieme alla comunità in cui viviamo. Quali occasioni abbiamo per incontrare Gesù? Ci sono quelle non programmate, in cui Gesù ci incontra nel modo più insolito, più creativo. A volte si tratta di un’ispirazione, oppure dell’incontro con una persona; altre volte di un momento intenso di contemplazione, qualche volta di un momento di dolore. E in quel dolore, anziché trovare la disperazione, incontriamo il Salvatore. Poi, ci sono delle occasioni programmate e da programmare. Per esempio il momento della Messa domenicale. Forse non sempre accade qualcosa di straordinario dentro di noi. Però, se ci prepariamo e andiamo incontro a lui, il Signore si infilerà certamente in qualche angolo del nostro cuore, perché non desidera altro che darsi a noi. Inoltre – questo vale soprattutto per noi adulti – abbiamo bisogno di formazione, di catechesi tra noi adulti. Non per indottrinamento, ma per metterci con la nostra vita davanti al Vangelo. Moltiplichiamo queste occasioni! Ma ce ne sono altre. Penso ai due verbi che usa soprattutto Giovanni, l’apostolo che, insieme ad Andrea, è stato una giornata intera con Gesù, in occasione del loro primo incontro: dimorare, rimanere. Questo vale per chi ha già incontrato Gesù e vuole coltivare la comunione con lui. Penso soprattutto alla Confessione e alla direzione spirituale. La direzione spirituale è garantita dalla presenza del vostro parroco, ma ci si può rivolgere anche ad un altro sacerdote di cui si ha fiducia… Quello che è importante è che ognuno abbia il suo confessore col quale può aprirsi e sentirsi accompagnato nel cammino.
È stato proprio in un clima di gioioso incontro con la persona di Gesù che le due coppie di fratelli, Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, hanno potuto dire: «Signore, veniamo con te». Gesù li ha chiamati una mattina sul lago; erano pescatori, impegnati nell’azienda ittica di famiglia. Gesù li ha guardati. È bello lo sguardo di Gesù! La preghiera, senza complicare troppo le cose, è quello sguardo. Santa Teresa d’Avila, grande maestra spirituale, nel cap. 26 del libro in cui racconta la sua vita spiega che cos’è la preghiera utilizzando almeno dieci volte la parola “sguardo”: «Noi guardiamo lui, lui guarda noi». In Simone, Gesù vede la roccia: Pietro. Guarda Andrea, persona modestissima, e vede in lui un preparatore delle persone all’incontro con lui. Incontra la peccatrice e vede in lei non solo i peccati, ma la sua chiamata alla santità. Quando va da Zaccheo non vede più solo un affarista, ma intuisce la generosità che si cela dentro di lui.
Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni hanno seguito Gesù e Gesù li ha fatti pescatori. Pescare significa prendere dal profondo e tirar fuori. Ognuno di noi è un pescatore: deve cavar fuori il meglio che c’è in ogni persona. In che modo? Con la stima, con l’ascolto, con l’accoglienza: in questo modo l’altro può dare il meglio di sé.
Permettetemi ora di dire una parola sul vostro santo patrono, Andrea. Compare in questo brano di Vangelo, ma anche in altri tre passaggi. In tutt’e tre troviamo una costante: Andrea è colui che porta a Gesù. Primo passaggio. Giovanni Battista vede Gesù che viene verso di lui e dice: «Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» (Gv 1,29). Andrea segue Gesù e sta con lui tutto il giorno. Poi cerca suo fratello Simone e gli racconta: «Abbiamo trovato il Messia» e lo conduce da Gesù (Gv 1,41-42). Secondo passaggio. Molta folla seguiva il Signore sulla montagna. È ormai sera. I discepoli dicono a Gesù: «Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?» (Gv 6,5). E Gesù risponde: «Date loro voi da mangiare» (Lc 9,13). Filippo obietta: «Non abbiamo niente» (cfr. Gv 6,7). Invece Andrea dice: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cosa sono per tanta gente?» (Gv 6,9). Andrea è un po’ sfiduciato, tuttavia accompagna il ragazzo da Gesù, è uno che favorisce sempre l’incontro con Gesù. Terzo passaggio. Un gruppo di greci sapienti è arrivato a Gerusalemme, forse per ricerca religiosa o per turismo. Avvicinatisi a Filippo gli rivolgono questa richiesta: «Signore, vorremmo vedere Gesù». Filippo va a dirlo ad Andrea e Andrea va da Gesù e lo informa (cfr. Gv 12,21-22). Dopo questa “anticamera”, Gesù dirà una delle parole più grandi, la sua autorivelazione: «Quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Gesù annuncia che diventerà punto di attrazione universale. Tutto questo attraverso Andrea.
Il mio messaggio, quello che vi consegno al termine della visita pastorale, è proprio questo: «Siate persone che portano a Gesù, come Andrea, il vostro patrono».