Omelia nella III domenica del Tempo Ordinario
San Marino Città (RSM), 24 gennaio 2021
Domenica della Parola
Gio 3,1-5.10
Sal 24
1Cor 7,29-31
Mc 1,14-20
Ci fu un tempo in cui il santo libro della Parola di Dio andò smarrito. L’episodio è raccontato nel secondo libro dei Re (cfr. 2Re 22-23), al tempo del re Giosia, un re ragazzino (proclamato re a soli otto anni). Sotto il suo regno è in atto un programma di rinnovamento. Si comincia dal Tempio di Gerusalemme. Il re convoca architetti, artigiani, falegnami, muratori e c’è un gran lavoro attorno alla santa fabbrica. Il re raccomanda un riordino radicale e le squadre di operai scendono fino agli scantinati del Tempio. Viene riferito al re che sono state recuperate delle carte antiche, forse è il libro dell’Alleanza. Consultano una profetessa e lei certifica che si tratta proprio del libro dell’Alleanza. Quando il re viene informato con precisione, prende coscienza che la Parola di Dio è, per così dire, “finita giù per le scale di cantina”. Il re organizza allora un grande momento penitenziale a cui invita tutto il popolo. Si darà lettura ininterrotta del libro dell’Alleanza. Ci fu grande gioia per le Sacre Scritture ritrovate.
Che cosa ci chiede il Santo Padre, papa Francesco, nella Domenica della Parola?
Attenzione: mai nella Chiesa si è dimenticata la Parola di Dio. Tuttavia, può succedere che nel nostro cuore, nella nostra vita spirituale, nella nostra pastorale perdiamo il contatto con la Parola di Dio. Per questo papa Francesco, con l’indizione di questa Domenica, chiede di riappropriarci della consapevolezza di che cos’è la Parola di Dio e di quanto sia determinante per la vita delle nostre comunità.
Abbiamo il tesoro dell’Eucaristia e abbiamo il tesoro delle Sacre Scritture: dobbiamo custodirle, leggerle, pregarle, soprattutto viverle.
Nella mia esperienza ho trovato due generi di persone. C’è chi parte dalla vita con le sue interpellanze (prospettiva esperienziale) e le risolve chiedendosi: che cosa dice Gesù a proposito di questo? Cosa dice la Parola di Dio su questa cosa che mi accade? E obbedisce alla Parola. C’è poi chi parte dal testo sacro (prospettiva kerygmatica) e prova a declinarlo nelle situazioni di vita. Per far questo legge la Parola di Gesù, dei profeti e dei Salmi (preghiere che diceva anche Gesù), fa tesoro dei brani ascoltati nella celebrazione domenicale, sottolinea una frase in particolare e, durante la settimana, fa l’esercizio di averla presente: la rumina (in senso metaforico), la pensa, cerca di iniziare la giornata alla luce di quella Parola e di viverla. Ad esempio, Gesù dice: «C’è più gioia a dare che a ricevere» (At 20,35). Sarà vero? Non c’è altro da fare che accettare la sfida. Oppure Gesù dice: «Ero forestiero e mi hai ospitato» (Mt 25,38). Allora prova a credere che Gesù è presente nell’ospite e lo accoglie come accoglierebbe Gesù.
L’una e l’altra prospettiva si basano sulla convinzione che la Parola sia efficace, che abbia una potenza propria se accolta con fede. Potrei raccontare un’infinità di esperienze in tal senso. Della Parola di Dio si dice che è «lampada per i nostri passi» (Sal 119,105).
La Parola educa, fa crescere. Alcuni vedono la Parola come la lettera che il Signore ha scritto per noi. La lettera è cara, si conserva. Si dice di santa Cecilia che portava sempre il Vangelo nel suo cuore. Altri ancora pensano la Parola di Dio come un album di fotografie; lo sfogliano e vedono come Dio sia stato presente nella storia del suo popolo: vicende, personaggi, inseguimenti. E il Signore continua a fare così attraverso la Parola che viene letta: è Lui che parla.
Consideriamo le letture di oggi. La Prima Lettura ci parla di un profeta, Giona, che si rifiutò di andare a Ninive a proclamare la conversione: fuggì verso l’Occidente anziché andare ad Oriente; poi, pentitosi, tornò ad annunciare la conversione. Tutti si convertirono. Quando Giona si è deciso a credere a quello che il Signore gli proponeva, ha visto i frutti.
Nella Seconda Lettura san Paolo afferma che c’è un tale splendore nel Vangelo che tutto il resto appare relativo. Si trova la libertà, si trova una sana “indifferenza”, per cui non si è più aggressivi, “attaccati”, bisognosi di riconoscimenti, perché si è incontrato lo splendore del sole.
Nel Vangelo Gesù passa lungo le rive di Galilea e chiama. Gesù «vede» Simone e Andrea. Quante persone avrà visto, quanta gente ci sarà stata al mercato di Cafarnao o di Betsaida… Ma Gesù vede nel profondo e vede quello che Simone non immaginava assolutamente. Gesù gli cambierà il nome in Pietro, diventerà “la roccia”, lui che era uomo d’acqua, su cui si fonderà la comunità. Gesù «vede» Andrea che a malapena conosceva le rotte del lago e diventerà un grande evangelizzatore. Andrà verso Occidente a portare la Parola di Gesù. Gesù vede e dice: «Venite». Li chiama «perché stiano con lui» (Mc 3,15), come ha fatto con noi: ci ha chiamati perché stessimo con Lui. E loro lo trovano “affidabile” e proprio per questo lasciano tutto e partono. Allo stesso modo noi troviamo Gesù affidabile, gli diamo totale fiducia e lo annunciamo.
Poi Gesù aggiunge che li fa «pescatori di uomini». Domenica scorsa leggevamo in un’altra pagina di Vangelo che Gesù diceva a due dei suoi discepoli: «Che cosa cercate?» (Gv 1,38), cioè: «Quali sono i vostri desideri profondi? Mettete l’amo dentro il vostro cuore e pescate il vostro sogno, perché vi prometto di compiere quel progetto. Sono con voi». Qui, invece, Gesù dice che l’amo va gettato verso gli altri, vanno cavati fuori dall’acqua e portati al sole, alla luce. Pensate a tutta l’attività educativa, ma soprattutto alle relazioni, anche in questo tempo nel quale ci viene chiesto il distanziamento per salvare la società. Salvare le relazioni: questo il grande compito che ognuno di noi è chiamato a svolgere. Buona settimana a tutti. Vi invito a evidenziare la frase del Vangelo che preferite e a viverla. Sarebbe bellissimo trovare un momento di condivisione: raccontare cosa ha fatto la Parola di Dio in noi, perché è Parola veramente efficace: «Dio disse e le cose furono fatte» (Gn 1,3-24). Tra poco noi sacerdoti pronunceremo delle parole straordinarie di Gesù: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». E accadrà il più sorprendente dei prodigi: Gesù si farà presente nel pane, nel vino. La Parola che scende su di noi, se la viviamo, ci fa diventare Chiesa di Gesù, suo mistico Corpo.