Omelia nella Commemorazione dei fedeli defunti
San Marino Città (RSM), cimitero di Montalbo, 2 novembre 2020
Sap 3,1-9
Sal 41
Ap 21,1-5.6-7
Mt 5,1-12
Vorrei che le mie parole facessero un buon servizio alla fede e alla Parola del Signore. Se ne fossi capace, vorrei portarvi in alto, ad un punto di osservazione tale da abbracciare il passato, il futuro e il presente: il passato che ci porta, con le sue radici ancora vive, il futuro che ci entusiasma con la sua prospettiva di compimento e di gioia e il presente che ci mobilita e ci impegna.
Oggi la Chiesa è fiera di mostrarci tutti i figli di Dio che sono nell’abbraccio misericordioso del Padre: una folla immensa che nessuno potrebbe contare, come le stelle del cielo, come i granelli di sabbia sulla spiaggia del mare (cfr. Gen 22,17; Ebr 11,12). Sono coloro che ci hanno preceduto: il nostro passato. In quel grande assembramento di Cielo riconosciamo volti amati, che ancora adesso continuano a sostenerci con il loro amore. La Chiesa vuole che li ricordiamo non come persone ormai “archiviate” oppure come ombre, ma come amici, compagni di strada lungo il nostro cammino. Tutti vivi! Non consideriamoli soltanto come partiti da noi – e questo è motivo di tristezza, perché ci hanno lasciato – ma consideriamoli come arrivati: sono presso il Signore.
La giornata del 2 novembre, benché austera, non è lugubre. È una giornata che pone tutti noi davanti ad un futuro che ci entusiasma, rivolti ad «un cielo nuovo e ad una terra nuova» (cfr. Ap 21,1). Veniamo richiamati – e questo è motivo di speranza – ad una dimensione più completa della nostra esistenza; senza scappare dalle nostre responsabilità di oggi, dai nostri impegni quotidiani, guardiamo il punto di arrivo. Il senso della nostra vita non può essere schiacciato nella dimensione materiale e neppure rinchiuso sul presente. La nostra vocazione è di entrare nella luce divina per la quale siamo stati creati: il nostro futuro.
Ieri, nella festa di Tutti i Santi, c’è stato detto che la santità non è appannaggio esclusivo di quelli che hanno concluso il loro cammino terreno. Santi siamo chiamati ad esserlo anche noi. I santi sono in mezzo a noi, tutti ne conosciamo. Dobbiamo pensare di ognuno che è un candidato alla santità. I santi sono nascosti dentro le nostre famiglie, lungo le strade, all’interno delle nostre comunità, nei luoghi di lavoro, di studio, di sofferenza.
Oggi, insieme ai nostri cari, vogliamo innalzare una preghiera ed un ricordo specialissimo per chi è partito da noi a causa del virus che ci sta mettendo tanto alla prova. Queste persone le abbiamo già ricordate in Basilica con una solenne liturgia, presenti i Capitani Reggenti, a nome di tutti. Li abbiamo poi ricordati a fine estate con l’inaugurazione di una scultura commemorativa posta davanti al nostro Ospedale. Torniamo a pregare per loro e per il suffragio di tutti i defunti.
Passato, futuro, presente. Aiutiamoci adesso a guardare il paradiso. Ci aiuterà ad essere più santi. Tocca a noi scrivere pagine attuali della storia della santità, con gli slanci e le fragilità della nostra fede, con i gesti quotidiani di gentilezza, con la fedeltà non priva di audacia per inventare il futuro.
Ieri, abbiamo meditato come Gesù ha vissuto le beatitudini, pagina straordinaria dei Vangeli. Gesù conosceva un testo del profeta Isaia (cfr. Lc 4,16-20) che preannunciava le opere del Messia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi manda per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per spezzare le catene, per asciugare lacrime, per annunciare a tutti un anno di misericordia» (cfr. Is 61,1-2). Gesù ha vissuto così le beatitudini, chinandosi sui poveri, sugli afflitti, sui perseguitati. Li ha dichiarati beati, perché lui è con loro.
Oggi, ben radicati nel presente, azzardo come potrebbe essere un altro modo di vedere e vivere le beatitudini: «Beati voi – dice il Signore – che vi private di qualcosa per donare ai più poveri; beati voi che vi servite della gentilezza per trasformare la terra; beati voi che offrite la vostra vicinanza per sostenere chi soffre e piange; beati voi che senza sosta lavorate per la giustizia, per sfamare chi è in cerca di dignità; beati voi che aprite il vostro cuore per accogliere la sofferenza del mondo; beati voi che dimorate nella verità per lasciare trasparire in voi la luce di Dio; beati voi che vi opponete alla violenza per lasciare alla pace di edificare la città; beati voi che restate saldi nella confidenza in Cristo malgrado le incertezze e i cambiamenti». Con Cristo e con il suo Vangelo faremo nascere la felicità sulla terra. Così sia.