Omelia nella celebrazione delle Sante Cresime durante la Visita Pastorale
Domagnano, 11 novembre 2017
Mt 25,1-13
(da registrazione)
La liturgia è piena di luci, di festa, di fiori, di canti… e di cuori che palpitano di emozione.
Che cosa accade? Rispondo perché sento che non possiamo fermarci all’esteriorità (solo un rito socialmente riconosciuto, che muove gente?) e neppure possiamo attardarci a commentare le emozioni soggettive.
In verità, chi abbiamo davanti? Adulti e ragazzi. Gli adulti sono presenti per dare il benvenuto ai ragazzi che entrano nel mondo degli adulti: la Cresima è il sacramento che fa adulti nella fede. Poi ci sono gli ospiti graditissimi che compiono un sincero atto di amicizia nei confronti dei ragazzi e delle loro famiglie. Persone variamente credenti (con varie gradazioni di adesione alla fede), però tutte disposte ad un’ora di raccoglimento. E questo li onora. Qualche altra persona è qui per un gesto di cortesia, comunque non senza una qualche adesione a quello che si sta celebrando. Inoltre ci sono coloro che aspettano fuori dalla porta. Ma c’è anche chi è consapevole di quanto sta per accadere.
Agli uni e agli altri vorrei dire qualcosa del mistero del Dio di Gesù, cioè del Dio di cui Gesù di Nazaret ha svelato il mistero più intimo. Comincio dal segno che contraddistingue i cristiani, un gesto che facciamo nelle più svariate circostanze, molto spesso – parlo di me – distrattamente, senza pensarci: il segno della croce. Un segno che contiene tre messaggi, concentrati come in una pillola, ma potentissimi. Primo messaggio: quando ci segniamo con la mano che sfiora il capo, scende sul cuore e poi unisce le spalle è per ricordare un Dio che abbraccia: un abbraccio che avvolge la totalità della persona. Secondo messaggio: Dio ha la forma della relazione. Per spiegare la relazione adoperiamo la più fondamentale delle relazioni: quella del Padre, del tu che gli sta di fronte, che è il Figlio, e dell’amore che fonde in unità l’uno e l’altro. Terzo messaggio: è un Dio che si è fatto visibile, che ha voluto che la relazione fosse visibile nel Figlio, che diventando uomo è Gesù di Nazaret. Quando facciamo il segno di croce esprimiamo queste affermazioni molto impegnative e molto originali.
Ho rispetto di tutte le religioni perché ognuna di esse è un sentiero che sale verso Dio, però ho scelto di essere cristiano, perché mi sembra che essere cristiano sia il top. Quando dico «nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo», mi metto dentro la loro relazione.
Propongo una sorta di “intervista impossibile”. Chiedo al Padre: «Chi sei?». Non lo vedo, non lo sento, sento parlare di lui, ma chi è? Il Padre risponderebbe: «Io non esisto, non esisto per me, sono totalmente vuoto, spento, di fronte ad un “tu”, rovesciato in colui che mi sta di fronte». Ma come? Adoriamo un Dio che è fatto di vuoto?
Poi vado dall’altra persona, quella che la tradizione e il linguaggio religioso cristiano chiamano “il Figlio” (si tratta di parole umane utilizzate per spiegare misteri), e gli dico: «E tu chi sei?». Lui risponderebbe: «Io non esisto, non ho consistenza in me, sono tutto in ascolto, tutto rivolto verso colui che mi sta di fronte, quello che voi chiamate il Padre. Sono totalmente immolato in lui». Allora vado dalla Terza Divina Persona, quella che noi chiamiamo “lo Spirito Santo”, che tra poco scenderà su di voi, e gli chiedo: «E tu?». Lui risponderebbe: «Anch’io non esisto; io sono la donazione, l’ascolto, l’immolazione reciproca, sono l’amore del Padre e del Figlio». Dopo questa intervista sono un po’ sbalordito. «Ma allora chi siete?». Loro mi rispondono: «Noi siamo nell’essere in relazione, nell’essere nell’altro; nell’altro troviamo noi stessi, la nostra ricchezza, la nostra esistenza. Le Tre Divine Persone vivono ognuna per l’altra. Non per sé! Usando il linguaggio di un maestro antico dico che la Prima Divina Persona è l’amante, colui che parte in questa danza d’amore, quello che noi chiamiamo il Padre; la Seconda Divina Persona è l’amato, lo Spirito Santo che è l’amore, il bacio che unisce il Padre e il Figlio. Il bacio è la cosa più muta che c’è. Quando baci non puoi proferir parola perché le tue labbra sono tutte impegnate nel significare l’amore che hai. Nello stesso tempo il bacio è il linguaggio più eloquente che ci sia. Quando dai un bacio ad una persona non hai bisogno di parlare, ma gli dici una montagna di cose, gli dici te stesso. Allora ecco che cosa sta per succedere: il bacio di Dio Amore si imprimerà su questi ragazzi e la loro fronte verrà profumata con il sacro crisma. Un simbolo, un segno esteriore, ma la grazia è tutta interiore, nel cuore. Cose troppo grandi queste! Sì, è vero. Irraggiungibili? No, perché son proprio fatte per noi. Mistiche, irreali? Certo, fanno ammutolire per la meraviglia. Un Dio che ci ama a tal punto da imprimerci il suo bacio per sempre, un bacio che non si cancellerà mai, che imprime il carattere, come ci hanno insegnato al catechismo.
Una sera, Gesù, si alzò da tavola – fu l’ultima volta –, prese un catino, ci versò acqua, si cinse di un asciugamano attorno alla vita e cominciò a lavare i piedi dei discepoli. Qualcuno fece un passo indietro: «No, Signore, questo no. Tu, lavare i piedi a me?» (cfr. Gv 13,6). Gesù rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo» (Gv 13,7). Questa parola Gesù, attraverso di me, la dice a voi ragazzi, a voi catechisti. Quello che sta accadendo non lo capite, ne capite un millesimo, però capirete, capiremo, magari tra tre anni, tra cinquanta. Capiremo. Quel bacio ci accompagnerà per tutta la vita.
Concludo con l’immagine bellissima del Vangelo di oggi. Ci sono dieci ragazze nella notte con una lampada, una piccola luce nell’oscurità della notte. Anche voi vi incamminate in una notte molto oscura considerando i tempi che ci aspettano. Vi inoltrate nella notte, ma avete una luce. Posso fare un augurio a voi ragazzi? Cercate di fare in modo che l’olio non venga meno. Inoltratevi nella notte. Ci siamo anche noi con voi, soprattutto la parrocchia. Vorrei tanto che voleste bene alla vostra parrocchia. Vorrei che frequentaste il gruppo parrocchiale. Se anche voi genitori vi avvicinate alla parrocchia, partecipate alla Santa Messa, pian piano lo faranno anche i ragazzi… Sia lodato Gesù Cristo.