Omelia nel Trigesimo della morte di S.E. Mons. Mariano De Nicolò

Pennabilli (RN), Cattedrale di Pennabilli, 14 maggio 2020

At 1,15-17.20-26
Sal 112
Gv 15,9-17

1.

Gesù è nostro amico! Ciascuno di noi è l’amico di Gesù. Abbiamo consapevolezza della enormità di questa affermazione?
La parola “amico” è di una portata unica. Abbiamo centinaia di amici nelle relazioni sociali. Abbiamo colleghi o collaboratori che chiamiamo amici. Ma un vero amico è raro e infinitamente prezioso. Con lui si condivide tutto con la parola e col silenzio. L’amico non giudica. C’è. È fedele. Che tesoro e che fortuna avere un amico (cfr. Sir 6,14)!
E Gesù si rivela proprio come amico. Osa, con l’uomo, osa proprio con me, l’avventura dell’amicizia. Lui arriverà sino a confidare ciò che ha di più intimo del suo essere: la relazione d’amore e di vita col Padre e con lo Spirito, un circuito soprannaturale d’amore al quale ci invita. «Non vi chiamo più servi, ma amici» (Gv 15,15). «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16). Si capisce come gli apostoli, mossi dallo slancio missionario, hanno portato la rivelazione di Dio Amore fino agli estremi confini del mondo.

2.

Oggi la Chiesa festeggia uno di loro: l’apostolo Mattia. Non era originariamente del gruppo dei Dodici. Ma è stato chiamato perché divenisse testimone della risurrezione. Era tra i discepoli che avevano seguito Gesù dal Battesimo di Giovanni fino al giorno in cui Gesù fu assunto in Cielo. Fu chiamato dagli apostoli al posto di Giuda il traditore, perché fosse associato fra i Dodici e divenisse partecipe della loro missione e della loro prerogativa. Nella Chiesa questa chiamata ad essere testimone della risurrezione accade ogni volta che un fratello viene chiamato all’episcopato. Una responsabilità per lui, un dono per il popolo di Dio.

3.

Questo, per esempio, è accaduto tra noi con l’invio, da parte di san Giovanni Paolo II, di mons. Mariano De Nicolò a presiedere, guidare e santificare la Diocesi di San Marino-Montefeltro. Il suo nome è inciso nella grande lapide nel protiro del Vescovado. Ma il suo nome è impresso soprattutto nella memoria e nel cuore di tanti di noi. Del suo slancio apostolico, del suo indirizzo pastorale, delle sue cure e della sua preghiera dal Cielo gode ancora la nostra Chiesa. Così raccomanda l’autore della Lettera agli Ebrei: «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede» (Ebr 13,7).
Tra le tante mansioni a cui monsignor Mariano si è dedicato nella “casa del Signore” – alcune prestigiose – brilla il suo ministero episcopale a Rimini. Tante le iniziative pastorali. Tanta la creatività. Tante le opere. Noi vogliamo ricordarlo per la più bella: aver frequentato (da vescovo di Rimini) con lo stesso entusiasmo e la stessa intraprendenza la “periferia” del Montefeltro.
Lo ricordiamo per la sua personalità grandemente intelligente e fortemente impegnata, non solo nella cura pastorale, ma anche nelle discipline canoniche. Lo ricordiamo, dicevo, per la sua immancabile presenza a Pennabilli e per la sua dedizione. Sue caratteristiche: temperamento austero e paterno insieme, presenza imponente ma cordiale, deciso ma di grande equilibrio. Comprensivo e incoraggiante, raccoglieva stima e trasmetteva sicurezza.
Gli ho fatto visita più volte ricevendo sempre una ospitalità cortese e persino festosa. Ricordava ogni volta il tempo del suo servizio pastorale in terra di Montefeltro. Più di me dovrebbero scrivere e parlare i sacerdoti e i fedeli che l’hanno conosciuto da vicino.

4.

L’11 aprile ha suonato la campana grande della cattedrale di Pennabilli: suona solo alla elezione e alla morte di un suo vescovo. Annunciava la morte di un “testimone della risurrezione”, di mons. Mariano De Nicolò.
È sorprendente, forse è un privilegio, che il passaggio del vescovo Mariano da questa terra al Cielo sia accaduto il Sabato Santo.
Gli ultimi anni della sua vita possiamo considerarli come il suo Venerdì Santo. Anni di purificazione, ma soprattutto di conformazione, sempre più profonda, al Cristo sacerdote e vittima, sofferenze che impreziosiscono il vivere di ogni cristiano e accomunano pastore e fedeli, eliminando differenze e mettendo in luce l’intimo di ogni cuore nell’amore più autentico e nella cooperazione generosa alla missione redentrice del Signore.
Ai rintocchi della grande campana la Diocesi si è messa in preghiera ringraziando del bene che il Signore ha concesso al vescovo Mariano e ringraziando del bene che gli ha concesso di svolgere nella Chiesa di San Marino-Montefeltro come suo pastore. Non ci fu possibile partecipare al suo funerale. Lo ricordiamo oggi nel Trigesimo. Lo ricorderemo insieme ai nostri cari che non abbiamo potuto salutare come meritava e come desiderava il nostro cuore. Accogli, Signore, la nostra preghiera per tutti i defunti. Aumenta la nostra fede per continuare a spenderci e a donarci per i nostri fratelli. Tutti fratelli. Ce lo ricordava ancora una volta papa Francesco proprio questa mattina aprendo questa Giornata, dedicata con tutti i credenti, al digiuno ed alla preghiera per scongiurare la fine di questa pandemia e dei tanti altri “virus” che affliggono l’umanità. Affidiamo la nostra preghiera all’intercessione di Maria, la Madre di Gesù. Così sia.