Omelia Messa in Coena Domini

17 aprile 2014
Cattedrale di Pennabilli,

Es 12,1-8.11-14
Sal 115
1Cor 11,23-26
Gv 13,1-15
Lasciarsi amare .
C’è un diverbio, subito appianato, fra Pietro e Gesù: «Signore, tu lavi i piedi a me?…Non mi laverai mai i piedi». E Gesù, perentoriamente: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Il gesto di Gesù è un gesto d’amore. «Dopo aver amato i suoi, li amò sino alla fine». L’ora suprema della manifestazione di questo amore è giunta.
Gesù deve amare. E l’inizio di questo culmine è appunto la lavanda dei piedi. Gesù sente in sé la spinta travolgente di questo sentimento, la necessità incontenibile di questa donazione e l’urgenza che questa donazione gli pone nel cuore. Ma Pietro non capisce. Pietro non capisce che Gesù è così e, senza volerlo, non capisce se stesso.
Lasciarsi amare. Perché? C’è anche in noi una strana ritrosia. Forse per falso pudore (o per falsa umiltà) di non meritare quell’attenzione. Forse per timore di un equivoco, uno scambio di persona: proprio io, Signore? Forse perché quella sua dichiarazione d’amore appare troppo impegnativa: troppo difficile corrispondere all’amore?
“Pietro, lasciati amare”. Ma vale per tutti noi questo invito. Riconosciamo in noi la necessità di essere amati. Arrendiamoci. Dio ha posto in noi una sete infinita d’amore. E’ un desiderio che solo lui può colmare. La parola stessa – desiderio – fa riferimento etimologicamente, al nostro provenire da lui, dalla “stella”, e siamo inquieti e in tensione fino a che ci ricongiungiamo con la nostra origine. Lasciamoci amare: bisogna che Qualcuno – l’Amore – ci venga incontro. Ci sono indispensabili la sua luce e il suo calore per sbocciare.
Lasciarsi amare per capirsi e guadagnare una conoscenza vera di sé. Se un Dio ti ama vuol dire che sei amabile, non sei uno scarto. Sei creatura, ma fatta di cielo, fatta per il tuo Creatore, predisposta per entrare in comunione con lui. «Riconosci la tua dignità» e la tua grandezza. A volte ti accontenti di troppo poco e ti lasci corteggiare da chi ti offre molto meno; ti blandisce e poi ti delude e ti lascia vuoto. La relazione mette in evidenza la tua verità fatta di grandezza, ma fatta anche di meschinità, e in un gioco d’amore anche questa serve.
Lasciarti amare perché, nella dinamica dell’amore, l’iniziativa di Gesù è decisiva perché ti accende di ardore. A tua volta allora ami e la tua condizione di amante consente, a chi per primo ti ha amato, di amarti ancora di più. Dio ama per amare! (cfr. SANT’AGOSTINO, Contra Julianum). Ed è solo l’inizio di una spirale d’amore senza fine. Questa sera egli vuol lavare i piedi a te. Cogli l’invito. Non sottrarti. Lascialo fare.
Sai cosa ti dice?
«Vedi se in me trovi altro che amore» (cfr. Beata Angela da Foligno). Egli si propone, si offre e poi si impone, si fa irruente e irrompe nel cuore, ricorrendo ad ogni mezzo pur di amare: non gli è bastato crearti e redimerti, vuole santificarti. Lascialo amare!

 

[1] cfr. Omelia di Mons. Luigi Maverna, 1989