Omelia IV Domenica di Quaresima
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Serravalle (RSM), 15 Marzo 2015
2Cr 36,14-16.19-23
Sal 136
Ef 2,4-10
Gv 3,14-21
Nicodemo scivola nella notte da Gesù. Ma, un giorno, lo ritroveremo coraggioso. Sarà infatti lui che andrà da Pilato a chiedere il corpo crocifisso del Maestro.
Il dialogo notturno con Gesù, ad un certo punto, non poteva più proseguire. Nicodemo non capiva, non credeva: “Come può? … Può forse? …È possibile?”. Allora inizia il monologo di Gesù. Nicodemo avrebbe dovuto sapere dalle Scritture (lui che è maestro in Israele) che nel tempo del Messia ci sarebbe stata una rinascita (una palingenesi, cfr. Ez 36-37). Gesù prosegue e porta Nicodemo, e tutti noi, al cuore del suo Vangelo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16). Il Figlio è la rivelazione dell’amore di Dio, il volto stesso di Dio. Non dobbiamo pensare alla crudeltà di un padre che consegna un figlio alla morte. Il Padre e il Figlio sono una cosa sola e amano l’uomo sino alla follia.
Tutta la vita pubblica di Gesù è la rivelazione dell’identità di Dio e del suo rapporto con gli uomini. Ma, nel momento supremo dell’innalzamento sulla croce, siamo posti di fronte all’abisso della sua profondità e autocomunicazione.
Dio è amore! Non un amore a parole, un vago sentimento, ma un amore concreto. Non un amore ristretto ai limiti nazionali, ma universale, un amore per il “mondo”. La croce diventa il centro di gravità universale! E di attrazione ed erogazione della vita divina.
L’Innalzato è visibile da tutta l’umanità peccatrice e bisognosa di redenzione. A dispetto delle apparenze (il fallimento di Gesù), segna la suprema manifestazione della vittoria dell’amore totale, gratuito, universale di Dio.
L’immagine biblica a cui ci rinvia Gesù è quella del serpente di bronzo che Mosè innalzò nel deserto per soccorrere quanti venivano uccisi dal morso velenoso dei serpenti (cfr. (Num 21,8ss). Gesù è il Salvatore!
Se nell’Antico Testamento Dio si manifestava nel tempio e attraverso la parola dei profeti, ora l’Innalzato è il nuovo tempio da cui l’evangelista Giovanni vede scaturire «sangue ed acqua» (cfr. Gv 19,34; dono dello Spirito 1Gv 5,6).
Gesù è il “sacramento” che opera invisibilmente ciò che significa visibilmente.
In virtù dell’Innalzato anche i credenti vengono innalzati per il dono della vita di Gesù. Entrano nel circuito d’amore della Trinità. Essendo Dio, Gesù è fonte della vita.
La Trinità non è solo l’origine dell’operazione salvifica, ma ne è anche il fine: l’Innalzato, infatti, consegna lo Spirito e introduce nel seno del Padre.
È chiesta una sola condizione: la fede! (cfr. Gv 3.14.16.18).
L’uomo è posto in una situazione di scelta radicale: fede o incredulità. A seconda della scelta il verdetto: pienezza di vita per chi crede, condanna per chi non crede.
Guardiamo il crocifisso. C’è nelle nostre case? Facciamo attenzione alle tre elevazioni nella liturgia eucaristica: durante la consacrazione del pane e del vino, al termine della preghiera eucaristica, prima della comunione.
Alzare lo sguardo e guardare. Guardare e credere. Credere e amare!