Omelia III domenica di Quaresima
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Maciano, 19 marzo 2017
Es 17,3-7
Sal 94
Rm 5,1-2.5-8
Gv 4,5-42
Attorno a quel pozzo si intrecciano tante relazioni e tante persone: Gesù, la donna samaritana, gli apostoli e i cittadini di quel villaggio. Immaginiamo di fare una zoomata sul personaggio protagonista: Gesù. Gesù è stanco, affamato, assetato. Si presenta in modo molto semplice e molto umano. Da parte sua la samaritana si mostra come una donna vivace, capace di reagire, intraprendente, edotta, coglie subito le diversità: Gesù è un giudeo, lei una samaritana. Nonostante ciò, Gesù non ha difficoltà a stare con lei e neppure lei a stare con lui. È una donna orgogliosa della sua religione e della sua tradizione, ma vive una grande sconfitta personale, affettiva e sociale: ha avuto cinque mariti e l’uomo con cui vive non è suo marito. È abile a depistare il discorso di Gesù facendogli a sua volta delle domande, in particolare sul culto. Sorprende che Gesù si presenta a lei come uno che chiede. In verità, egli chiede per donare. Gesù non parte da un tema e neppure da una correzione. Egli manifesta la sua umanità, esprimendo tutta la sua sete. Ciò che avvia il discorso è semplicemente il suo «dammi da bere», poi la rivelazione sarà totale.
Si possono osservare due cammini: il cammino che percorre Gesù e il cammino che percorre la donna samaritana. Il cammino che Gesù percorre è per avere la chiave del suo cuore. A Gesù non interessa l’acqua del pozzo, ma l’amore di quella donna, come quello di ciascuno di noi. Tornano alla memoria le parole commoventi di Gesù in croce, quando, sospeso fra cielo e terra, inchiodato, dice: «Ho sete». Le stesse parole che pronuncia al pozzo di Sicar. Osserviamo più da vicino il cammino di Gesù. Gesù scavalca alcuni steccati; per primo lo steccato del sesso, perché da vero giudeo, preoccupato dell’etichetta, non avrebbe mai potuto parlare in pubblico con una donna; poi lo steccato della diversità di razza, perché i samaritani, anche se sono della terra di Israele, sono ritenuti “bastardi”. Infatti, durante la deportazione al tempo degli Assiri, la borghesia israelitica venne portata nella terra dei due fiumi, nella Mesopotamia. In Samaria era rimasta la gente più povera del paese e gli Assiri, da intelligenti conquistatori, vi portarono persone del loro popolo, coloni. Così, i samaritani si sono “impastati” con i colonizzatori e sono diventati una razza meticcia. Gesù, invece, parla sempre bene di loro. Dopo lo steccato della razza Gesù varca anche lo steccato della religione, perché i samaritani conoscevano solo una parte della religione ebraica, avevano solo il Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia; non conoscevano i profeti, i libri sapienziali, etc. Erano rimasti alla prima Alleanza. Adoravano Dio sul monte Karizim, mentre i Giudei ortodossi adoravano Dio soltanto a Gerusalemme, la città santa. Pertanto i samaritani erano anche apostati. Gesù va oltre: «Verrà il giorno, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno Dio in spirito e verità», affermando di essere lui stesso il tempio in cui adorare Dio. Infine, Gesù scavalca lo steccato del diritto, della legislazione di allora che non consentiva ad un ebreo di contaminarsi con i samaritani.
Quali ostacoli ci sono in me? Quali barriere Gesù trova nella mia storia, nella storia della mia famiglia, nel mio carattere, nelle mie abitudini?
Gesù non si ferma di fronte alla mia pochezza, ai miei peccati, alla mia inconsistenza. Gesù è sicuramente capace di scavalcare questi steccati.
Osserviamo ora il cammino che fa la donna. È anonima, perché in lei possiamo tutti vederci; si parla di lei ma si parla di tutti noi. È un cammino che progredisce sempre di più. Prima tappa: la chiusura. «Perché tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono samaritana?». Poi arriva il dubbio, quando vede che Gesù va molto in profondità: «Da dove prendi l’acqua che prometti?». Si incrina la sua difesa: pian piano la donna si apre seppure per malinteso. «Signore dammi quest’acqua così speciale». Arriva ad una fede incerta: «Non sarà per caso il Messia costui che vede nel cuore?». Finalmente ci troviamo di fronte alla piena confessione della donna e anche dei samaritani che dicono: «Non è per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo».
C’è stato un incontro! Auguri affinché anche tutti noi possiamo vivere oggi quest’incontro con Gesù sposo, amico del cuore, e portarlo con noi come acqua viva durante la settimana.