Omelia II domenica di Avvento
Faetano (RSM), 10 dicembre 2017
Is 40,1-5.9-11
Sal 84
2Pt 3,8-14
Mc 1,1-8
(da registrazione)
1.
È iniziata la Visita pastorale! Un apostolo di Gesù fra la gente di Faetano… Ha incontrato bambini, ragazzi e giovani; ha fatto visita alla Giunta di Castello; si è intrattenuto con i catechisti. Ha salutato un gruppo di parrocchiani che hanno sfidato, ieri mattina, la burrasca e la neve per accoglierlo. Ecco le prime 24 ore!
2.
L’evangelista Marco mi aiuta a centrare subito il senso della mia missione tra voi. Apprezzo la cortesia dei sammarinesi. Conosco l’impegno di tanti nel sociale. Ammiro il riferimento ai valori etici. Non posso che plaudire alla consapevolezza della libertà, al rispetto e alla cura per i disabili, all’amore per l’ambiente, alla ricerca della pace. Tutto questo, un quadro sublime, non è ancora il nucleo centrale dell’Evangelo (semmai è maturità umana, è buona educazione, è ciò che struttura il “buon cittadino”, è arte del buon vivere). Ma io sono tra voi per parlare di Gesù, il Messia. Per dirvi che è vivo e che non desidera altro che incontrarvi. Gesù è appassionato per ciascuno di noi, personalmente. Conosce tutto quello che c’è nel cuore. Conosce gli slanci, sa che vorremmo essere sempre migliori.
Stiamo vivendo l’Avvento, il tempo dell’attesa, ma in verità è lui che ci aspetta: come chi bussa alla porta con i palpiti del cuore di un innamorato che non vede l’ora d’incontrare l’amata, come contadino impaziente di vedere il seme spuntare. Quando san Paolo si recò ad Atene nell’Areopago, il grande centro culturale dell’antichità, per annunciare Gesù che è risorto, che è vivo e che dà voce alla promessa della vita eterna, gli venne chiusa la porta in faccia. Gli dissero: «Finché parli di filosofia sei il benvenuto tra noi, anzi ti ascoltiamo volentieri, ma quando parli di Gesù… ti sentiremo su questo un’altra volta» (cfr. At 17,16-32).
3.
Voi vi chiederete che cosa io posso sapere di Gesù. Forse volete delle prove che ne dimostrino la singolarità, l’unicità, la divinità. Vi interrogate – e fate bene – se Gesù può avere a che fare con la vostra vita. Molti potrebbero affermare che sono ottimi cittadini, persone oneste, ma che non hanno mai incontrato Gesù. Quando incontreranno Gesù che cosa accadrà? Non diventeranno più onesti, lo sono già, ma la loro vita cambierà perché vi entrerà un amore che dà senso. Qualcuno potrebbe chiedere: «Gesù è solo un celebre personaggio storico? Un sapiente antico?». No, vi dico. Quelle che vi state facendo sono domande sulla fede. Provo a rispondere.
4.
Guardatevi attorno: vedete un popolo che ha vissuto e vive di Gesù, che ha accolto la testimonianza della sua risurrezione. Guardate la Chiesa con le sue debolezza umane, segno che non brilla di luce propria e prova che sulle sue oscurità splende la luce della presenza di Gesù. I nostri peccati, i nostri limiti stanno a dire che la Chiesa non si basa su di noi, perché se così fosse sarebbe già morta, sarebbe un lontano ricordo del VII sec., invece è viva e vivacissima (basti al cattolicesimo dell’America Latina, dell’Africa, dell’Estremo Oriente…). Guardate e misurate la grandezza delle donne e degli uomini che hanno affidato a Gesù la loro vita, i santi: vivono di lui, sono una sua presenza nel tempo. Sono forse diventati meno umani? No, la sua grazia fa risplendere la loro umanità in tutte le sue potenzialità. Pensiamo a san Paolo, vostro patrono, che ha percorso il mondo antico avanti e indietro senza mai stancarsi, uomo coraggioso, che ha rischiato la morte tante volte per il suo ideale. Ricordiamo san Francesco d’Assisi, san Giovanni Paolo II, santa Teresa di Calcutta, don Oreste Benzi, ecc.
5.
Dico di più: provate ad ascoltare la sua parola, ad accettare le sue sfide, a scommettere sulla sua verità; sentirete dentro il calore, la gioia e l’efficacia della sua prossimità. Dico alcune frasi di Gesù: «A chi ama mi manifesterò» (Gv 14,21). «Non vi chiamo più servi ma amici» (Gv 15,15). «C’è più gioia a dare che a ricevere» (At 20,35). «Vi dico queste parole perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Solo per questo!!!
Ci sono altre parole di Gesù da gustare. Ad esempio, quando Gesù dice: «Il tuo peccato è perdonato» (Gv 8,11); quando ripete la più sconvolgente delle dichiarazioni d’amore: «Prendete e mangiate: è il mio corpo per voi» (Mc 14,22). Non c’è altro che da fare l’esperienza. Esperienza di perdono; esperienza di convivialità.
6.
Riuniti insieme in questo Avvento, piccoli e grandi, stiamo invocando, pregando e cantando: «Vieni, Signore, Gesù» (Ap 22,20).
Questa domenica incontriamo due profeti – Isaia e Giovanni Battista – che ci parlano del venire di Gesù. Isaia vede da lontano: «Il Signore viene con potenza», potenza e tenerezza, «tiene sul petto i piccoli agnelli e conduce pian piano, con dolcezza, le pecore madri» (cfr. Is 40,11). Giovanni vede ormai prossimo il Messia: «Viene uno dopo di me ed è il più forte. Lui ci battezzerà, ci immergerà nel turbine santo di Dio» (cfr. Mc 1,7-8). I due profeti usano lo stesso verbo: «Viene». Il Signore si avvicina, nel tempo e nello spazio, dentro le cose di tutti i giorni, alla porta della nostra casa, ad ogni nostro risveglio. È vicino. Parla al cuore e lo cambia. Prepariamo la strada (cfr. Is 40,1). Apriamo la porta (cfr. Ap 3,20).
7.
Vorrei concludere dicendo ai bambini: «Non dite mai “sono troppo piccolo” per vincere il male, per fare più bello il nostro pianeta, perché bastano atti di amore, uno dopo l’altro».
Ai ragazzi, invece vorrei dire: «State uniti, cercatevi profeti (i vostri catechisti, i vostri amici più grandi…)».
Ai giovani, che ieri ho incontrato al bar: «Scegliamo Gesù, colmerà ogni nostra attesa».