Omelia II Domenica di Avvento

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Miniera (Perticara), 4 dicembre 2016

La luce della conversione

Is,1-11
Rm 15,4-9
Mt 3,1-12

Scende in campo Giovanni Battista un profeta che non scherza. Il suo non è un invito suadente, ma un grido di allerta: il Messia è alle porte, cambiate vita! Non sono ammesse lentezze. È alle porte: è questione di… adesso. Ci siamo esercitati la scorsa settimana nel vivere “l’attimo presente” con pienezza, amore e solennità. Questa settimana accendiamo la luce della conversione. Giovanni Battista mette in campo la sua personale testimonianza, perfino scomposta, di araldo del Messia; assume i toni della minaccia per dissuaderci dai nostri rinvii e dalle nostre mediocrità. E noi? Ammettiamolo: ci succede di trattare Dio come un brillante da sfoggiare nelle feste, un portafortuna, un… soprammobile. Come ce ne torneremo dopo aver sentito questa pagina di Vangelo? Forse ben poco scossi. Per debolezza del predicatore? Può darsi. Per l’abitudine a sentir le cose di Dio? Probabilmente. Perché incapaci di portar frutti perché prigionieri del peccato? Ognuno esamini se stesso. Chissà che l’entrata di Giovanni Battista non ci smuova.
Attraverso la sua predicazione ci propone due domande. Sappiamo chi è colui che viene? A dispetto dei nostri addobbi natalizi (stanno già facendo la loro comparsa) e delle nostre prove di canto e di cucina, la foga del Battista ci suggerisce tutt’altro. Con ferme prese di posizione egli non tiene nascosto nulla del Messia di fuoco, di colui che dà alle fiamme l’albero senza frutti e la paglia inutile. La scure è posta alla radice: annuncio forte dell’imminente giudizio. La conversione non è facoltativa.
Chi attendiamo? Con una certa verità siamo ben disposti ad attendere il principe della pace, colui che offre serenità e gioia per tutti: “Natale – si dice – festa della bontà; incanto di buoni sentimenti, di legami affettuosi, della messa di mezzanotte…”, ma non possiamo censurare questa pagina del Vangelo: reclama decisioni coraggiose e scelte radicali.
La seconda domanda: Come preparare il suo arrivo? Certo, essere operatori di pace e di bontà, ma bisogna mettersi al lavoro, seriamente. Il cantiere è grande: preparare la via al Signore, portare frutti, vivere le sue parole. Vietato tenere le braccia incrociate in attesa del Regno che viene.
Faccio ai miei ascoltatori tre proposte concrete. La prima: considerare la conversione come possibile. Il Messia che viene mi battezza nel suo Spirito; il suo Battesimo non è un’azione simbolica come quella compiuta da Giovanni, ma è un’azione di Dio su di me capace di trasformarmi, di fissare la sua dimora dentro di me, solo che io lo voglia.
La seconda: dedicare tempo, riflessione e preghiera per identificare con chiarezza quale aspetto della mia vita deve cambiare, il difetto su cui lavorare, la risposta che devo dare al Signore in questo tempo.
La terza: cominciare a preparare il sacramento della Riconciliazione. Così il Signore Gesù farà di me il suo presepio. Così sia.