Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi XIV domenica del tempo ordinario

Chiesa Parrocchiale di Mercatale – Celebrazione Eucaristica 

6 giugno 2014

 I vangeli non ci riferiscono risate di Gesù, ma ci fanno comunque partecipi della sua gioia; così è nella pagina evangelica che ci accompagna questa settimana. L’evangelista Luca è ancora più esplicito di Matteo nel riferirci l’allegria di Gesù e nello svelarci, insieme al motivo, l’ispiratore segreto, lo Spirito Santo: In quell’istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: Io ti rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della Terra … Questa non è l’unica circostanza: la gioia di  Gesù trapela nella sua presenza ai banchetti (ricordate a Cana? Non fece mancare il vino migliore), nell’abbraccio commosso riservato ai bambini contrastante la severità degli apostoli,  nei momenti di serena intimità con gli amici (a Betania gradirà il profumo di Maria). In questa pagina il motivo di gioia sta nel vedere come l’annuncio del Regno di Dio fa presa sui piccoli. Il Padre rivela loro cose belle ed inaudite. Egli dischiude un “sapere”  precluso alla superba presunzione degli pseudo intellettuali, un “sapere”di cui sono assetati i saggi di tutti i tempi, cose nelle quali i profeti hanno desiderato fissare lo sguardo. La scienza che il Padre dona a “questi piccoli” non è dunque frutto di una ricerca intellettualistica. Sboccia nell’anima che si pone dentro la relazione stessa che il Figlio Gesù ha con il Padre. Si usa talvolta nel linguaggio liturgico l’espressione «figli nel Figlio» che esprime in forma sintetica l’intima comunione con Cristo che il Battesimo produce in chi lo riceve. Per il dono della grazia battesimale il cristiano vive della stessa vita di Gesù; è divenuto infatti figlio del Padre, fratello di Cristo, tempio dello Spirito Santo e dunque – come scriveva Pietro ai primi cristiani – “partecipi della natura divina”. Dovremmo più spesso considerare la grandezza e sublimità della nostra vocazione e della nostra dignità e gioire dello splendore della grazia! Gioia indicibile che nessuno può toglierci, eccetto il peccato.

Se accetti di entrare e di diventare un “bambino evangelico”, cioè figlio, troverai il sapore di quel sapere; un sapore che condisce ogni cosa che fai.Gesù propone di entrare in una relazione viva, dinamica (qualcuno l’ha paragonata ad una danza!) la stessa che lui ha col Padre; una relazione a cui non sono estranee neppure le emozioni, il coinvolgimento affettivo e i passaggi tra oscurità e luce. Vita: vita filiale, vita umano-divina. Relazione con il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; col Dio di Gesù, non il Dio dei filosofi (B. Pascal). Condizione unica e necessaria: accettare dunque di essere figlio, fino in fondo. In questi giorni di sole e di mare mi sovviene l’immagine di colui, che abbandonandosi quieto, sta a galla sulle onde, mentre chi si agita scomposto va a picco! Gesù non disprezza l’intelligenza, l’inquietudine della ricerca, il tumulto del desiderio, chiede, con l’intelligenza della fede, l’apertura del cuore. L’intelligenza, dunque, non resta fuori. Al contrario: quanti sentono il peso di una esistenza difficile, troveranno risposte e riposo. Troveranno il sapere che dà sapore!