VEGLIA DEI GIOVANI – Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi –

Testimonianza di SIMONA ATZORI

Fondatore della Città
Compatrono della Diocesi

Sir 14, 20 – 15, 4
Sal 47
At 2, 42-48
Mt 5, 13 – 16

Santa Messa nella veglia
con la presenza dei giovani e dei loro educatori

Basilica del Santo, 2 settembre 2014

1. La Parola di Dio che abbiamo ascoltata sfida la vostra giovinezza. Sorpassa l’audacia tipica della vostra età. Indica mete fuori dalle righe.
Lasciamoci provocare dal quadretto – ideale, ma così sperimentato – che descrive l’originalità di vita dei primi cristiani: “Tutti quelli che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune”, e conclude: “frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore”. Una socialità basata su rapporti fraterni, su una libertà sorprendente dalle cose, su una disponibilità alla condivisione, su un comune centro ispiratore, anzi, una Persona realmente incontrata che tutti li unisce: Gesù, il Signore!
Che bella, che giovane, che attraente la vita dei primi cristiani.
Noi, questa sera, vogliamo testimoniare che non solo è bella, ma possibile. La si può vivere da subito, qui, adesso. Quando sei attento nell’ascolto del Vangelo e pronto al perdono, quando sei un entusiasta della vita e dei sogni più belli; quando sei disposto ad uscire da te stesso per stringere legami autentici e deciso a dare un taglio a ciò che non è puro, non è vero, non è giusto.
2. Il breve tratto di Vangelo poi è entusiasmante, propositivo. Gesù non dice: “Sforzatevi di essere sale; sforzatevi di essere luce”, ma “voi siete il sale; voi siete la luce”. Tanta è la considerazione che ha di voi. E’ una Parola pronunciata su di voi!
Non tiratevi indietro per falsa modestia: “Io? Come posso? Io che mi vedo così limitato, così mediocre?” Non avete un’idea della fortuna che vi è capitata di averlo incontrato… Anche i limiti possono rappresentare un punto di partenza.
Non tiratevi indietro per viltà: per paura della derisione, per quieto vivere, per evitare grane, per sfiducia in voi stessi.
Non tiratevi indietro per il pregiudizio secondo il quale il Vangelo, con la sua carica rivoluzionaria (di rinnovamento) e la testimonianza della sua tradizione sarebbe ormai sbiadito, poco più che acqua santa, santino ingiallito, nostalgia… Oggi sembra sia al tramonto un certo cristianesimo sociologico, ma questo tempo può essere davvero l’inizio del cristianesimo della grazia e della libertà. Chi può misurare le sorprese che lo Spirito prepara alla sua Chiesa?
Sale e luce voi siete. Sale e luce indispensabile per oggi e per la nostra società. Voi non siete soltanto una parte del futuro del mondo e della Chiesa, siete una parte necessaria del presente! Sale e luce reclamati, attesi. Ma ci vuole coraggio, intraprendenza, voglia di vivere. La vita è il dono più bello!
Durante l’estate sono stato – almeno per qualche ora – in molti campeggi e campi scuola. Di entusiasmo e di intraprendenza ne ho vista assai.
3. Santo Marino, figura lontana nel tempo, ma testimone e genio di cristianesimo vissuto, ha saputo realizzare un sociale cristiano, ancora smagliante. La liturgia lo vede come innamorato della sapienza e, più ancora, della ricerca della verità che insegue come fa il cacciatore: “insegue… si apposta sui suoi sentieri”. Il Siracide poi continua: “spia alle sue finestre e sta ad ascoltare alla sua porta”. E conclude: “Fa sosta vicino alla casa della sapienza… e alza la propria tenda presso di essa… e metterà i suoi figli sotto la sua protezione”. Sì, sotto quella tenda siete custoditi.
Ricordo, a questo proposito, quanto vi disse papa Benedetto nell’incontro con voi a Pennabilli nel giugno del 2011: “L’uomo non può vivere senza questa ricerca della verità su se stesso – che cosa sono io, per che cosa devo vivere – verità che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare al di là di ciò che è materiale, non per fuggire dalla realtà, ma per viverla in modo ancora più vero, più ricco di senso e di speranza, e non solo nella superficialità. E penso che questa sia anche la vostra esperienza (…). I grandi interrogativi che portiamo dentro di noi rimangono sempre, rinascono sempre: chi siamo?, da dove veniamo?, per chi viviamo? E queste questioni sono il segno più alto della trascendenza dell’essere umano e della capacità che abbiamo di non fermarci alla superficie delle cose”.
Papa Francesco la settimana scorsa alla Giornata della Gioventù Asiatica ha detto ai giovani: “Voi vedete e amate dal di dentro tutto ciò che è bello, nobile, vero…Al tempo stesso come cristiani sapete anche che il Vangelo ha la forza di purificare, elevare e perfezionare questo patrimonio” (da Omelia del Santo Padre Francesco, Santa Messa conclusiva della VI Giornata della gioventù asiatica, Castello di Haemi, 17 agosto 2014).
La vostra giovinezza sia un dono a Gesù e al mondo!