Omelia dell’Amministratore diocesano alla GIORNATA DIOCESANA GIOVANI
MERCATINO CONCA 16 GIUGNO 2013
Andate e fate mie discepole tutte le Genti. (Mt. 28,19). Cosi il Vangelo di S.Matteo, ma l’evangelista Marco al cap. 16,15-17 aggiunge che chi crederà sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
Da queste parole di Gesù, comprendiamo come per i suoi discepoli, annunciare il Vangelo non sia un optional o una scelta indifferente, ma sia una urgenza primaria, da cui dipende la salvezza degli uomini: e non solo la salvezza eterna, (Non è dato all’uomo, altro nome nel quale è possibile salvarsi), ma anche quella che riguarda la nostra vita quotidiana, cioè soltanto conoscendo Cristo, è possibile una piena realizzazione delle persone e della loro vita, perché è Cristo che rivela all’uomo il suo vero volto.
Dunque, compito primario della Chiesa è annunciare il Vangelo, perché è dall’ascolto della predicazione che nasce la fede (Rom 10,17) e la conoscenza di Gesù Cristo. Al punto tale che San Girolamo esclamava che l’ignoranza delle Scritture, è ignoranza di Cristo. Senza annunciare il Vangelo essa non adempie la sua missione per la quale il Signore Gesù l’ha voluta e l’ha inviata nel mondo. Una Chiesa chiusa in se stessa, autoreferenziale si ammala, come ci ha ricordato più volte il santo Padre in questi mesi. Solo una Chiesa che sappia raggiungere le periferie non solo fisiche, ma esistenziali dell’uomo d’oggi, come ci ha detto ancora il Papa, per portarvi la Parola che salva, rende la Chiesa fedele alla volontà del Suo Signore.
SENTIRE LA BELLEZZA E LA RESPONSABILITÀ DELL’ANNUNCIO.
L’Apostolo Paolo dice nella prima lettera ai Corinzi (9,16) “Annunciare il Vangelo, non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone; guai a me se non annuncio il Vangelo”. Occorrono dunque annunciatori e testimoni appassionati di Gesù Cristo. Già Paolo VI diceva che il mondo di oggi non ascolta più i maestri; se li ascolta è perché sono testimoni. Viviamo in un mondo in cui l’uomo è autoreferenziale e le sue scelte sono dettate dal relativismo in tutti i campi: scelgo ciò che mi piace, ciò che mi torna conto, ciò che mi interessa e quindi sono esclusi dall’orizzonte del mondo d’oggi, dei giovani in particolare parole come definitività, sacrificio, coerenza, dono di sé, senza le quali non è possibile essere discepoli di Gesù Cristo che di queste scelte ne ha fatto lo scopo della sua vita. Non solo, ma oggi si tenta di eliminare altre parole quali famiglia, matrimonio, figli, fedeltà coniugale maschile e femminile, con i contenuti che stanno dietro a queste parole, per cui oggi più che mai occorre fare conoscere Cristo, perché l’uomo ritrovi se stesso.
E quindi oggi come sempre perché il Vangelo sia annunciato, occorre che vi siano persone generose che ascoltano la sua chiamata, occorrono giovani che siano consapevoli che l’annuncio del Vangelo non è solo gesto di buona volontà, ma è elemento costitutivo del proprio Battesimo e quindi del proprio essere Cristiani. Solo da Dio, viene la salvezza.
L’apostolo Paolo afferma: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!
CHE COSA OCCORRE PER ANNUNCIARE IL VANGELO?
• Occorre innanzitutto conoscere Gesù, averlo incontrato, essere rimasti in intimità con Lui. Egli è il Figlio di Dio che è venuto ad annunciarci l’amore del Padre, che per realizzare il progetto di salvezza di Dio non ha esitato a dare la sua vita sulla Croce. Riconoscere in Gesù il Figlio di Dio però, non è frutto della nostra intelligenza o delle nostre speculazioni, ma é suo dono. Per questo Gesù ha promesso e mandato lo Spirito Santo: quando lo Spirito di verità sarà disceso su di voi, vi ricorderà tutto quello che io vi ho insegnato e voi mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra.
E quando gli Apostoli dovranno scegliere un sostituto di Giuda per ricomporre il Collegio Apostolico, il criterio sarà: ”Uno che abbia conosciuto Gesù, da quando ha iniziato il suo ministero, fino alla sua resurrezione dai morti.
• Occorre quella libertà e quella semplicità di cui i giovani in particolare sentono tutto il fascino.
Gesù inviando i suoi discepoli per annunciare il Vangelo li invita, dà loro delle indicazioni: strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i dèmoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. A significare che il discepolo che annuncia il Vangelo non deve riporre la sua fiducia in nient’altro, se non nell’efficacia della Parola che annuncia.
• Occorre portare la propria Croce con Gesù e amare e servire come ha fatto Lui.
Dice il Santo Padre nel messaggio ai giovani della Domenica delle Palme: “Voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. Voi portate la Croce pellegrina attraverso tutti i continenti, per le strade del mondo! La portate rispondendo all’invito di Gesù «Andate e fate discepoli tutti i popoli. (cfr Mt 28,19), che è il tema della Giornata della Gioventù di quest’anno. La portate per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha portato la riconciliazione e la pace”.
Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?
Non possiamo non farci anche noi questa domanda che Gesù pone ai suoi discepoli e che mette in gioco la nostra responsabilità.
Dio ha avuto fiducia in noi, ci ha affidato l’annuncio e la costruzione del suo Regno; ora non è scontato che esso vada avanti automaticamente. Esso crescerà solo nella misura in cui troverà dei collaboratori. Fra questi ci siamo anche noi. Se sapremo trasmettere il testimone della fede, se ameremo il Signore Gesù e rimarremo nel suo amore, se non avremo altri interessi materiali da anteporre al Vangelo, allora Gesù tornando troverà ancora la fede. Per questo occorre la nostra disponibilità. In questa giornata, durante questa Eucaristia preghiamo perché secondo le sue parole Gesù mandi operai alla sua messa e noi ripetiamo con le parole del canto: “Ho udito il Signor che diceva chi manderò? Ho detto al Signore con gioia, se vuoi manda me”.
Mons. Elio Ciccioni