Notificazione vescovile per terremoto
Carissimi,
dispongo si innalzino preghiere e suppliche al Signore per implorare la fine dell’incubo interminabile di questo terremoto e per esprimere la nostra prossimità alle popolazioni così gravemente colpite. Propongo, inoltre, secondo le possibilità di ognuno e nei modi più opportuni, forme concrete di carità fraterna.
Si impone una constatazione: viviamo nella precarietà. Altre popolazioni nel mondo sono sottoposte a frequenti catastrofi naturali. Come vivere la precarietà? Per qualcuno occorre abituarsi a convivere con essa. Secondo altri bisogna contrastare la precarietà, da quella segnata dagli eventi naturali a quella sociale, lavorativa, affettiva: dunque non una passiva accettazione del fato, ma una fattiva reazione con la messa in sicurezza dei territori, l’applicazione di rigorose norme antisismiche, lo studio, etc. Tuttavia, la precarietà con cui è necessario fare i conti è quella della condizione umana: convivenza con una natura imprevedibile, a volte madre, a volte matrigna. Ciò non ha niente a che fare col fatalismo: va fatto tutto, e bene; tutto quanto è in nostro potere.
Etimologicamente “precarietà” viene dal latino “prex – precor” (pregare). Tempo della precarietà è tempo della preghiera come realistica presa di coscienza della nostra fragilità, come apertura al progetto misterioso e più grande di Dio, come forza per reagire, per riprendere speranza e per rinnovare l’impegno.
Concretamente, nei giorni di giovedì 3, venerdì 4 e sabato 5 novembre in ogni parrocchia e in ogni comunità religiosa si organizzino momenti di preghiera comunitaria.
Sabato 5 novembre, la prevista stazione giubilare diocesana, che si terrà a Montefiorentino (Frontino, PU) alle ore 20:45, avrà il carattere di una grande implorazione e di una grande manifestazione di fede.
Con la mia benedizione
+ Andrea Turazzi, vescovo