Non lasciamoci rubare la festa!
A proposito di Halloween
Una mamma, insieme ad un gruppo di educatori, mi chiede un parere sulla festa di Halloween diventata sempre più invadente, oscurando la bella e serena festa di tutti i santi e la commemorazione dei defunti. Esprimo il mio rammarico; innanzitutto per l’esibizione e il trionfo del cattivo gusto anziché della bellezza, poi per l’indulgenza con cui si guarda al fenomeno solo per la sua valenza commerciale o, semplicemente, come ad un altro carnevale. Inoltre, dietro i festeggiamenti horror, i costumi, l’esaltazione del macabro, possono nascondersi molte insidie: pratiche superstiziose, magia, occultismo, esoterismo fino – in alcuni casi – all’evocazione del demoniaco. I più a rischio sono i giovani. Spesso lo sberleffo o la curiosità finiscono per approdare ad esiti rischiosi e inattesi.
D’accordo: non tutti hanno intenzioni dissacranti o blasfeme; Halloween è solo un dettaglio, e nemmeno il più importante, di una società che va via via perdendo i valori autenticamente umani e religiosi.
Che fare? Strappare i cartelloni e le pubblicità che promettono serate folli? Protestare con le autorità indulgenti? Scagliare anatemi?
La lettura degli Atti degli Apostoli, scelti quest’anno come bussola per la diocesi, ci conforta. I primi discepoli erano timida minoranza, ma la forza del Vangelo ha spalancato le porte e ha fatto brillare nel mondo, attraverso i secoli, un annuncio di gioia e di bellezza. Tale fuoco non si è spento. Allora, invece di strappare cartelloni e protestare, è meglio avanzare proposte positive. La prima è quella di educare e sensibilizzare la comunità all’autentica festa cristiana. È importante stimolare un maggior senso critico, soprattutto nei giovani. Non bisogna aver paura di ricordare a loro il significato di questo tempo dell’anno nel quale si ricordano i santi con la loro affascinante testimonianza e i defunti che hanno lasciato una scia di luce e di amore nelle nostre storie personali. È un’occasione preziosa per scoprire la ricchezza spirituale delle nostre tradizioni. «Per la Chiesa esiste una profonda unità tra i vivi e i defunti: è chiamata Comunione dei santi. È una comunione che non si sperimenta, però, attraverso fenomeni esoterici o spiritistici. È una comunione spirituale nella preghiera. Non possiamo conversare con loro come quando erano sulla terra, ma abbiamo la certezza che il nostro amore verso di loro e il loro verso di noi si incontrano nel Signore» (Andrea Turazzi, Vedremo Ameremo Canteremo).
Per i cristiani «la morte è un momento fondamentale e serissimo della vita. Non un gioco per dimenticare esorcizzando la paura». Quale messaggio è più attraente per l’uomo, assetato di infinito, di quello di «colui che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita»? (cfr. 2Tm 1,10). Non lasciamoci rubare la festa!
+ Andrea Turazzi