Eucaristia in suffragio di Padre Giuseppe Blasi
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Chiesa di Valdragone, 7 gennaio 2015
Baruc 3, 31-35
Sal 22
Gv 14, 1-3
«Tu, autem, homo Dei» (1Tim 6,11).
Padre Giuseppe, un uomo di Dio, perché proprietà di Dio.
Su di lui il Signore ha fatto progetti. L’ha usato! Per 92 anni! (era nato a Rocca di Papa il 23.12.1922). Non dimentichiamo che «Servire Dio è regnare!».
Il Signore l’ha chiamato per averlo tutto per sé, per adoperarlo come strumento della sua grazia: è nello stile di Dio salvare l’uomo attraverso l’uomo. Quante coscienze padre Giuseppe ha orientato, quanta misericordia di Dio ha dispensato, quanta fiducia ha ridato alle anime: 68 anni di ministero, 10 dei quali qui, a servizio della nostra Chiesa di San Marino-Montefeltro (ordinato sacerdote a Nepi (VT) il 23.03.1947). Uomo di Dio e Dio se lo è ripreso.
Padre Giuseppe, uomo di Dio, perché ha voluto appartenere a Lui come al suo tutto, centro della sua vita, slancio della sua umanità. «Ti proclamo unico re e signore del mio cuore: tu lo vuoi e io te lo dono» (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Visite al Santissimo Sacramento, 9).
Bellezza della vita sacerdotale – bellezza che pochi oggi sembrano apprezzare – incanto della vita consacrata (realtà per tutta la Chiesa che quest’anno vi dedica la sua attenzione) che si compie nel raccoglimento, nell’umiltà del convento, nel nascondimento del confessionale, nella fragilità della propria umanità. Ma tutto nella tensione di essere di Dio: «Io sono tuo» (Sal 118, 94).
Dice il profeta Baruc nella lettura che abbiamo fatto poc’anzi: «È lui – il Signore – che invia la luce ed essa va, che la richiama ed essa obbedisce con tremore. Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; egli le chiama e rispondono: “Eccoci!” e brillano di gioia per colui che le ha create» (Bar 3, 32-35). In queste parole è racchiuso il mistero della vocazione, anzitutto la vocazione alla vita. È il Signore che manda nel mondo: e non può che inviare luce. Ogni persona che viene in questo mondo aumenta lo splendore della luce di Dio sulla terra. Ogni vita è responsabilità, cioè risposta a colui che manda, è obbedienza dacompiere con timore e tremore. Ognuno di quanti vengono al mondo viene con una missione da compiere: la vocazione come servizio.
La stella evoca il Natale e il cammino dei Magi che questo tempo liturgico ci ripresenta.
Il nostro natale nel Natale di Gesù e, nel Natale di Gesù, il “dies natalis” di padre Giuseppe.
Il Signore l’ha richiamato su nel firmamento (missione compiuta!) ed ora brilla di gioia per colui che lo ha creato. La gioia del Cielo, del dies natalis, è gioia che caratterizza e colora ogni giorno la vita del consacrato che già da quaggiù è segno della vita futura, un anticipatore, una avanguardia…
Da chi ha imparato a dire “Eccomi”?
Ha imparato dalla Madonna, la Signora di cui padre Giuseppe è servo; egli è stato un “servo di Maria”!
“Eccomi”: padre Giuseppe è al suo “posto”. Un posto su nel Cielo: là dove Gesù ci precede. «Nella casa del Padre mio vi sono molti posti, se no ve lo avrei detto. Vado a prepararvi un posto…» (Gv 14, 1-3).
Un ricordo personale… spero non sia inopportuno.
Nella casa di formazione – il Seminario – veniva assegnato un posto preciso: a scuola, in studio, in cappella, in refettorio, in fila… poteva succedere che, in qualche circostanza, il posto fosse “libero” e che un compagno lo “tenesse” occupato vicino a lui. Se qualcuno si avvicinava sentivi dire: “No, questo posto è riservato per il mio amico…”. Amo immaginare che Gesù abbia tenuto il posto per padre Giuseppe: un posto proprio per lui!
Domenica 4 gennaio, Seconda del Natale a San Marino (Valdragone).