Due giorni, un sol giorno
5-6 agosto 2023
“Casa Italia” è il quartier generale della nostra spedizione, un angolo d’Italia nel centro di Lisbona. Vi dimorano, dal 23 luglio, quindici operatori della pastorale giovanile italiana guidata dall’amico don Michele Falabretti, così tutti lo considerano (il cardinal Zuppi scherzosamente lo chiama “il nostro corazziere”). Chi ha seguito in tv la serata della “Festa degli italiani” venuti alla GMG (i 65.000!) lo ricorderà per l’abilità con cui è intervenuto dando alla serata un colpo d’ala. Don Michele è animatore di una équipe coesa e intelligente, a servizio della pastorale italiana per i giovani. Di “Casa Italia” parlo con suor Armanda, amatissima e sempre sul pezzo. A lei è stato affidato anche il coordinamento dei vescovi italiani partecipanti, oltre un centinaio. “Casa Italia” segue l’accoglienza dei pellegrini sui diversi luoghi, cura il collegamento con i media, tiene i contatti con gli hotel e gli spostamenti. È un lavoro che esige collaboratori. Da “Casa Italia” passano i gruppi: c’è chi domanda informazioni, chi porta gli inevitabili problemi e inconvenienti… Con l’équipe della pastorale giovanile si sono preparati anche una ventina di volontari a tempo pieno, una preparazione avviata da mesi. Chiedo a suor Armanda come questi volontari possano partecipare alla GMG se sono così occupati. «Partecipano eccome – precisa suor Armanda –, il loro è un vero e proprio pellegrinaggio, anche senza la gratificazione dei grandi eventi. La loro GMG è accoglienza, abbraccio, sostegno a tutti». Mi è bastato fermarmi questa mattina per un paio d’ore per rendermi conto del passaggio di gente e gruppi. C’è posto per tutti, c’è un pasto caldo per chi viene da fuori e c’è persino un medico sempre a disposizione. Suor Armanda mi confida la sua gioia e l’esperienza di complementarietà che, come religiosa, sperimenta in seno alla pastorale giovanile, «che è ben più di un Ufficio, ma un cuore pulsante». Oggi da “Casa Italia” è passato l’ambasciatore italiano presso il Portogallo con signora. L’appoggio delle istituzioni è sicuramente utile e talvolta indispensabile.
Siamo tutti proiettati verso la Veglia che si terrà su una grande spianata fuori Lisbona, il parco Tejo, in grado di ospitare la folla di giovani che sta ingrossando in questi ultimi giorni (si parla tranquillamente di un milione e mezzo di ragazzi). Non è stato semplice per i nostri ragazzi raggiungere il parco: già dalla tarda mattinata si sono messi in strada per sistemarsi poi con stuoini, sacchi a pelo, teli e coperte termiche: 8/10 km a piedi con una temperatura in aumento tra una fiumana di gente (tre ore). Lo spazio riservato ai nostri è lontano dal palco, settore C04: terra battuta a ridosso di una rete di confine. Si sistemano. Sullo sfondo il ponte Vasco de Gama (18 km, uno dei ponti più lunghi) sul fiume Tejo. Lì per lì scambio la foce del fiume per il mare…
Immagini da esodo: cammino in massa verso una terra promessa. Il settore era noto, un problema azzeccare il varco! «Non c’è erba!»: è la prima constatazione. Terra nuda. Il sole è infuocato. Si gioca a fare capanne con i teli per proteggersi. Pensi che il vento che sta per alzarsi porti refrigerio, ma è come un phon. Si alza una polvere che incipria cose e persone.
Un’attesa di sei-sette ore intercalata da musica e canti, incontri con altri giovani, scambi di gadget… È sorprendente come anche in queste situazioni i ragazzi sappiano prendere le cose sportivamente. Dopo lo smarrimento del primo momento, tanta solidarietà, amicizia, allegria e… ricerca dei wc. Dimenticavo: e la cena? Cena, colazione e pranzo (per il giorno dopo) offerti in un unico contenitore dall’organizzazione. Menù non facilmente identificabile (omogeneizzati, salse, marmellate e pane dolce). E tanta acqua… Un grido: «Passa il Papa!». Sono ormai le venti. Un’ora dopo inizia la Veglia. Partecipare non è facile, ma si crea silenzio. Si segue con radiolina e telefono. Chi passa di lì avverte che si prega. C’è l’essenziale. Il grosso camion parcheggiato ad una ventina di metri (il camion che portava la refezione) toglie per buona parte la visibilità del maxischermo.
Sul palco una danza che è preghiera. Il tema è il cammino: cammino da fare insieme, cammino non esente da cadute, cammino che fa rialzare e cammino verso…
La musica non è colonna sonora, ma è protagonista, messaggio, preghiera. Vengono proposte melodie solenni, ma anche semplici e arriva l’Eucaristia, un pane consacrato collocato dentro una raggiera dorata e davanti un milione e mezzo di giovani e poi un grande silenzio che fa di tanti cuori un solo cuore: ti adoro, ti amo, ti rendo grazie, ti chiedo perdono, ti chiedo grazie… La preghiera ha di queste vibrazioni.
Lascio immaginare il dopo… cioè la notte, con le manovre per disporsi a dormire sotto le stelle. In alcuni ragazzi le batterie funzionano ancora, ma poi si scaricano del tutto. Si dorme.
Il risveglio in quell’angolo del settore C04 è traumatico: una scarica di musica tecno a tutto volume. Verrà poi identificato il disgraziato dj a cui è stato affidato questo servizio: un prete statunitense. Poi la ricerca di una fontanella, la fila ai wc chimici e la liturgia del buon giorno.
È da poco spuntato il sole su questa che sarà una giornata memorabile. Papa Francesco ritorna, scortato dalle guardie del corpo, ma soprattutto – pensiamo – dalla forza che il Signore gli sta dando: il Papa ha 86 anni compiuti, poco più di un mese fa ha subito un importante intervento chirurgico, soffre anche fisicamente per l’impotenza contro la guerra… Eppure, si conferma in gran forma. In questi giorni ha tenuto una decina di interventi e discorsi, quasi un’enciclica portoghese. Non abbiamo potuto sentire gli altri discorsi: agli universitari, ai giovani ammalati a Fatima, ecc.
Con i colleghi vescovi ci stiamo preparando e indossiamo i paramenti (casula e mitria ci vengono dati in dono). Chiedo ad una gentilissima volontaria portoghese di accompagnarmi al famigerato “C04”. «Permesso, scusa, grazie»… così ci facciamo largo per fare l’attraversamento. Ci vorrà un’ora circa. Emozionante per me rivedere i nostri ragazzi e gustare le loro premure e cortesie. Incomincia la Messa, introdotta dal coro che ci sta accompagnando in tutti i momenti di preghiera. Siamo in attesa dell’omelia del Papa nella Festa della Trasfigurazione.
Papa Francesco ci offre tre parole che sintetizzano il messaggio della Trasfigurazione, festa della bellezza, festa della bellezza più bella: Gesù Cristo!
Brillare, ascoltare, non avere paura: è con queste parole che ripartiamo dal parco Tejo e ci organizziamo per il rientro. Sono trascorsi due giorni, ma è come un giorno solo. Ancora non sappiamo i commenti della stampa nazionale e internazionale su questo evento. Non abbiamo visto servizi televisivi e radiofonici, ma portiamo la nostra personale testimonianza, la ricchezza di questa esperienza internazionale e un incontro speciale con Gesù, come accaduto ai discepoli di Emmaus. Non importa la stanchezza.
+ Andrea Turazzi