DOMENICA XXI del T.O. – 24 Agosto 2014

Parrocchia di S.Agata Feltria – Saluto alle Suore di Santa Dorotea – Omelia

“Se non ardi, non accendi”: così amava ripetere il beato Luca Passi alle sue suore. E qui a S.Agata – care sorelle- di fuochi ne avete accesi tanti. Avete riscaldato cuori, avete illuminato intelligenze, avete consumato energie. Sarebbe suggestivo sviluppare la metafora della combustione per descrivere la vostra vita, una vita consacrata all’amore. Sublime vocazione!
Pensiamo con indicibile gratitudine alle suore succedutesi in questa mirabile staffetta dal 1861 quando il fondatore il beato Luca Passi, acquistò qui a S.Agata la casa che ora stiamo per chiudere.
Alla madre provinciale va il ringraziamento della Parrocchia e della Diocesi.
Grazie a Suor Renata, Suor Anna, Suor Ernesta, Suor Blandina a cui viene chiesto di soffrire più acutamente per il distacco; ma state certe: la fiamma che avete alimentato con il vostro servizio nel campo della catechesi e dell’apostolato famigliare, nel servizio alla comunità parrocchiale, nell’accoglienza ai gruppi, specialmente quelli organizzati dalla pastorale giovanile, non si spegnerà. Questa fiamma sarà alimentata in primis dalla vostra preghiera e dall’offerta quotidiana di voi stesse: noi vi apparteniamo, come voi appartenete per sempre a noi. Questa fiamma sarà alimentata dall’impegno solenne che prendiamo davanti al Signore e a voi di ripresa nella vita cristiana, di dedizione ancor più generosa all’educazione della gioventù, di partecipazione alla vita della nostra e vostra parrocchia. Lo faremo anche attraverso l’Opera di Santa Dorotea presente qui a S. Agata che coltiva il carisma del vostro fondatore. Ci proponiamo poi di metterci in ascolto (è un invito speciale rivolto alle ragazze e ai ragazzi) insieme ai giovani per non lasciar cadere l’invito accorato di Gesù: “Sono venuto a portare fuoco sulla terra, come vorrei che fosse già acceso” (cfr Lc 12,49).
Oggi il Vangelo ci interpella in modo particolare. Gesù rilancia un sondaggio d’opinione: “La gente chi dice chi sia il Figlio dell’Uomo?” e poi più sotto, incalzando: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Non valgono le risposte imparaticce ,non valgono neppure le definizioni che, fortunatamente, ci hanno dato catechisti, genitori, nonni. Dunque: Gesù liberatore? Salvatore? Amico? O Dio? Cosa significa chiamare Gesù “Dio”? Con questo attributo vogliamo dire che Lui è il Signore della nostra vita, che siamo suoi e gli apparteniamo. Per questo abbiamo pregato che ci conceda “di amare ciò che comanda, e desiderare ciò che promette” e “che i nostri cuori siano fissi in Lui, dove è la vera gioia”.
Ma la domanda si fa ancor più intrigante: “Ma per te, chi sono io?”. Allora tocchiamo con mano come la fede è cosa personale. Nessuno può rispondere al posto nostro. E’ necessario affrontare la questione passando da una fede ricevuta a una fede personalizzata. Esige una risposta d’amore, non solo dottrinale. Ci sono momenti della vita in cui questa risposta è provocata dalla difficoltà o dai passaggi ripidi che ci impone; allora la risposta si fa diretta: “Tu sei il mio Dio, il mio tutto”.
La risposta di Pietro: “Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente” fu come un sasso lanciato in mezzo di un laghetto tranquillo, da Abramo a Giovanni Battista si attendeva la realizzazione di una promessa; tutti aspettavano: chi sarà? Dov’è colui che porterà salvezza? Ebbene, a Cesarea di Filippo ha posto un atto fondatore riconoscendo in Gesù il Signore. Da quel momento si dispiega il grande mistero della Chiesa: l’onda creata dal sasso in successivi cerchi lambisce le rive dell’umanità. Così la Chiesa annuncia a tutti che Gesù è il compimento di ogni attesa.
La fede di ciascuno di noi è personale ed è ecclesiale: “io credo, noi crediamo”!

 vescovo Andrea