Seconda Domenica d’Avvento: Discorso per l’insediamento di don Gabriele Mangiarotti
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Pietrarubbia, 7 dicembre 2014
«Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,14)
Il primo saluto, questa sera – una sera importante per le nostre comunità – lo dobbiamo ai bambini che sono qui attorno all’altare. Con la loro presenza ci ricordano la misura e la gioia della nostra conversione «Se non diventerete come bambini…» (cfr. Mc 10,15; Lc 18,17; Gv 3,3).
La conversione consiste in una nuova nascita resa possibile dalla potenza del Signore che viene. Come tale, la conversione non è anzitutto uno sforzo dell’uomo, ma opera dello Spirito, pertanto non ha nulla di lugubre e di triste, ma è una esperienza gioiosa del Regno finalmente presente attraverso Gesù di Nazaret.
La conversione è il messaggio centrale della predicazione di Gesù. Gesù dice: «Convertitevi e credete al Vangelo», cioè credete alla bella notizia che la conversione è possibile! Il gesto di purificazione con l’acqua è comune a molte esperienze religiose; Giovanni Battista non si è limitato ad una semplice abluzione, ma immerse completamente i penitenti nell’acqua. Mediante questo bagno dichiarava la necessità di un cambiamento radicale di vita. Ne proclamò l’urgenza e la necessità. Riguardo alla conversione dobbiamo registrare lo scetticismo dei profeti che esclamavano: «Potrà mai un leopardo cambiare la picchiettatura del suo pelo? E un moro il colore della sua pelle?» (cfr. Ger 13, 23). Ma la missione di Giovanni è di preannunciare un battesimo di radicale trasformazione, quello di Gesù. Qui è l’inizio del Vangelo, la prima pagina! Ma è anche vangelo di un nuovo inizio: «Cieli nuovi e terra nuova» (cfr. 2Pt 3,13); tempo di una nuova nascita (cfr. Gv 3, 5).
Questa sera le nostre comunità che cantano per l’attesa del Natale, sono in festa anche per l’insediamento ufficiale del loro parroco, don Gabriele.
Cari fedeli, sono in dovere – e sento il bisogno – di esprimere il mio grazie e il mio augurio a don Gabriele. Egli sta in mezzo a voi in spirito di sacerdotale obbedienza, di obbedienza nel senso etimologico e teologico del termine. Viene con tutto se stesso, con fiducia nell’aiuto immancabile di Dio e con certezza dell’accoglienza, della fraterna carità e della collaborazione di tutti. Sono le premesse indispensabili per il compimento della volontà di Dio ed avere il conveniente sostegno in ogni attività da condurre per il consolidamento della comunità.
Varie volte nei Vangeli viene riportato l’imperativo di Gesù a quanti aveva risanato: «Presentatevi al sacerdote» (cfr. Lc 17,14; Mt 8,4). Il sacerdote, secondo Gesù, è persona necessaria. Nell’Antico Testamento il sacerdote accertava, ad esempio, la malattia della lebbra in vista dell’igiene pubblica ed eventualmente in vista della guarigione. Nel Nuovo Testamento il sacerdote non si limita ad una verifica, a un controllo: è incaricato in Gesù, a ridare quella salute che Dio solo può dare. «Presentatevi al sacerdote»… allora…
Accompagnerò, tra poco, don Gabriele al confessionale davanti a tutti: lo indicherò come ministro del perdono e della guarigione spirituale. Il sacerdote è necessario per la purificazione dalla lebbra dell’anima: il peccato. È cosa sorprendente, inaudita, ma è certa. Il peccato è rimesso da Gesù nella persona del sacerdote. «Dio ha dato tale potere agli uomini» (cfr. Mt 9,8). Per questo il sacerdote è necessario. «Presentatevi al sacerdote»…
Il sacerdote è necessario per avere, dopo la salute, la pienezza della vita. Egli, ed egli solo, può trasformare il pane nel corpo e il vino nel sangue, e donare così agli uomini, alla loro fame e alla loro sete, la vita stessa di Gesù. Lui solo, il sacerdote. Lui solo può dare l’Eucaristia, il pane della vita, la vita dell’anima e dell’eternità (cfr. Gv 6). Per questo il sacerdote è necessario.
Consegnerò a don Gabriele le chiavi del tabernacolo dove si custodisce l’Eucaristia, il tesoro più prezioso della Chiesa: Gesù stesso prigioniero d’amore!
«Presentatevi al sacerdote»… È necessario presentarsi a lui, mettersi a sua disposizione, cooperare con lui per edificare la Chiesa, in sé e negli altri, lavorare al più grande e al più affascinante degli ideali; venire incontro alle esigenze più profonde dei cuori: unirsi a Dio, unirsi tra noi, unirsi a Dio unendoci tra noi.
Lui, il sacerdote, è stato scelto e mandato a presiedere una impresa straordinaria: costruire la Chiesa, segno e strumento di questa divina e umana comunione (cfr. LG 1). Affiderò a don Gabriele le chiavi della chiesa parrocchiale, a significare la sua dedicazione alla comunità.
«Presentatevi al sacerdote»… Ripeto: il sacerdote è necessario; si tratta della salvezza degli uomini e della salvezza del mondo.
A don Gabriele e a tutti noi ministri vorrei ricordare la missione affidataci, «di piacere a tutti in tutto» (1Cor 10,33), frase equivalente all’altra: «Farsi tutto a tutti» (cfr. 1Cor 9,20ss), di non cercare l’utile proprio ma quello degli altri, e di farsi imitatore di Cristo per offrirsi modello ai fratelli: «Fatevi miei imitatori – scriveva San Paolo – come io lo sono di Cristo» (1Cor 11,1).
«Piacere a tutti in tutto»… «Farsi tutto a tutti»… ossia spendersi per ciascuno.
“Spetta ai sacerdoti – ci ricorda il Concilio – nella loro qualità di educatori nella fede di curare che ciascuno dei fedeli sia condotto dallo Spirito Santo a sviluppare la propria vocazione secondo il Vangelo, a praticare la carità, ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati (…) Di ben poca utilità saranno le cerimonie più belle e le associazioni più fiorenti, se non volte ad educare gli uomini alla maturità cristiana» (PO, 6).
A don Gabriele e ai ministri del Signore dico: «Piacete a tutti in tutto»… «Fatevi tutto a tutti»…
E a voi fedeli ripeto: «Presentatevi al sacerdote»… Così sia!