Discorso in occasione del 60° anniversario di ordinazione presbiterale di mons. Graziano Cesarini
Macerata Feltria (PU), 24 giugno 2023
Mt 10,26-33
«Voi valete di più». Sono parole che incoraggiano e invitano, o meglio comandano: «Non abbiate paura» (è un imperativo!). Mentre la prima parte del discorso missionario di Gesù ha il tono dell’esortazione, questa seconda parte, che abbiamo ascoltato or ora, è imperniata su tre imperativi (aoristo) che si possono tradurre così: «Che non incominciate ad avere paura!». I discepoli stavano facendo i primi passi e già il Maestro li stava inviando in missione. La prima cosa che veniva loro in cuore erano le paure. È umano avere paura: paura della persecuzione, paura della derisione, paura – una paura che abbiamo anche noi – dell’incoerenza nel sentire discordanza tra quello che si dice (la testimonianza evangelica) e quello che si fa: questo fa soffrire e qualche volta frena nel dire le parole di Gesù. «Non incominciare ad avere paura», ripete Gesù.
Questa sera sono qui con voi per fare festa ad un presbitero che non ha avuto paura, che non ha paura di parlare.
Quando uno parla può essere riconosciuto come maestro, ma può essere anche rifiutato, può accontentare e può scontentare. Però don Graziano si è messo davanti a Dio.
Qui avete un prete che non ha paura di essere se stesso. Tutto d’un pezzo. Un prete che non ha paura di essere spirituale, col rischio di apparire d’altri tempi. Si è messo davanti a Dio.
Qui avete un prete che non ha paura di riconoscere Gesù Cristo davanti a tutti, perché Gesù Cristo gli basta, anche se questo prete può apparire poco umano. Con l’età arrivano gli acciacchi, tuttavia questo prete ha il coraggio di rimanere sulla breccia. C’è, però, un tempo per prendere e un tempo per lasciare, un tempo per seminare e un tempo per raccogliere, un tempo per parlare e un tempo per tacere – riecheggia il libro del Qoelet: Dio solo resta. Cosa dice quel prete che si è messo davanti a Dio? «Sei tu, Signore, l’unico mio bene» (Sal 16,2). Ed è pronto a tutto.
«Nulla accade senza che ci sia il Padre» (cfr. Mt 10,29). Abbiamo sentito leggere così, parlando dei passerotti dei quali il Signore si prende cura, dei capelli del capo che non cadono a terra senza il volere del Padre. Però vediamo tante cose non belle che accadono… «Sei tu, Signore, che le vuoi?». La traduzione esatta sarebbe: «Nemmeno un passerotto cadrà a terra senza che ci sia il Padre accanto a lui». Pensiamo alle persone che sono nella prova, i bambini che vengono violati, i migranti che si inabissano nel mare. Tutto questo non accade senza il Padre, senza che ci sia il Padre accanto a loro nel mistero della sofferenza. Capita spesso di usare il proverbio: «Non cade foglia che Dio non voglia». No. Nulla accade senza che il Padre sia accanto a te, pronto a raccoglierti. Anche per i distacchi, l’oblio, la solitudine, se il cuore è innamorato, non c’è nulla da temere.
Dico a mio fratello, monsignor Graziano: «Non avere paura. Tu vali di più, perché il tuo cuore è innamorato del Signore. Tutto passa, tutto può crollare, ma il Signore non passa. Il Signore rimane sempre». Così sia.