Corpus Domini – Prime Comunioni
Santuario della Madonna delle Grazie di Pennabilli
22 giugno 2014
Dt 8,2-3.14-16
Sal 147
1Cor 10,16-17
Gv 6,51-58
Cari ragazzi, immaginiamo che il Signor Sindaco metta all’ingresso della città di Pennabilli un grande cartello pubblicitario con scritto “venite tutti, gratuitamente si offre pane che dà giovinezza e vita, si regala vino che dà salute”. Come è facile intuire, arriverebbero in tanti. Perché allora, quando la domenica suonano le campane che ci invitano a venire all’altare, non siamo così tanti? Oggi siamo tantissimi e facciamo molta festa a voi, ragazzi, perché oggi voi ci fate ritrovare l’entusiasmo e la fede che su quell’altare bianchissimo, rovente, che scotta dell’amore di Gesù, Lui si fa presente nel pane. Con il vostro fervore, con la vostra compostezza, con la vostra fede ci fate riscoprire la bellissima verità che Gesù si dona per noi. Vi racconto un fatto. C’era una signora che aveva un marito molto importante, che aveva fatto carriera ed era stato eletto in Parlamento. Aveva lasciato la sua casa e vi faceva ritorno prima ogni mese, poi ogni due mesi e poi sempre più di rado. La signora brontolava molto per la sua assenza, ma lui aveva tanti impegni e ormai non aveva più il tempo neppure per telefonarle. Un giorno la sua carriera politica finì. Non venne più rieletto e fece ritorno a casa. Mentre tornava si chiedeva tra sé come avrebbe reagito sua moglie. Chissà se l’avrebbe riaccolto o se l’avrebbe preso a schiaffi come avrebbe meritato – meditava tra sé. Infine arrivò davanti al suo palazzo, suonò il campanello e il portone si aprì. Salì le scale e arrivò sul suo pianerottolo. Vide la porta di casa socchiusa e sbirciò dalla fessura. Vide la tavola apparecchiata per due. Quasi stava per andarsene, pensando che la moglie, in sua assenza, si fosse trovata un altro compagno, e invece lei comparì, lo abbracciò e mentre lui cercava di sottrarsi, ritenendosi indegno, lei gli confessò che non aveva mai smesso di apparecchiare per due. Ebbene, anche Gesù non smette mai di apparecchiare, anche quando siamo incoerenti, anche quando ci dimentichiamo di lui. Quando veniamo alla Messa ricordiamo sempre che in chiesa non ascoltiamo il racconto di un evento avvenuto tanti anni fa, ma viviamo “in diretta” il racconto, ogni volta il racconto accade realmente. Il sacerdote non è più don Andrea o don Maurizio, ma è Gesù; per questo motivo il celebrante indossa vestiti particolari, per aiutare la nostra fede. Ad un certo punto della Messa, il sacerdote prende il pane e pronuncia parole che sono la dichiarazione d’amore più coinvolgente che si possa pensare: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo dato per voi”. Esiste una dichiarazione d’amore più grande di questa? Credo proprio di no. E sull’altare – anche se i vostri occhi non vedono – accade quello che dice il racconto. Mi viene in mente un paragone tratto dal mondo dei computer. Quando state scrivendo al computer e volete passare ad un altro file, potete mettere da parte il file su cui stavate scrivendo riducendolo “ad icona”: il file viene sintetizzato in una piccola immagine alla base dello schermo. Poi, se premete sull’icona, il file si riapre istantaneamente e completamente. Quando il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione, è come premere sull’icona: si realizza, si apre, accade il racconto e noi diventiamo contemporanei di Gesù durante l’Ultima Cena, quando prese il pane, lo spezzò e lo diede agli amici. Quel gesto stava a significare che era proprio il suo corpo sulla croce che veniva dato per noi, perché Egli stava dando la sua vita per noi. Voi potreste obiettare che si continua a vedere solo del pane e del vino sull’altare…cos’è che è cambiato? Immaginiamo di passeggiare per le vie di Pennabilli e di osservare i giardini. Si vedono delle rose stupende. Se ne recidiamo una e ne facciamo dono, la rosa rimane sempre la stessa, ma ha cambiato il suo significato, è cambiato il suo fine. Se vostro papà la dona alla vostra mamma, quella rosa dice l’amore. Non è più soltanto una rosa. Quella rosa, in mezzo a tante altre, recisa, offerta, sta a significare amore. Così pure, in questi giorni, ci stiamo organizzando per la partita della Nazionale. Se andiamo in merceria e compriamo un pezzo di stoffa bianca, un pezzo di stoffa rossa e una verde, e poi li attacchiamo insieme, che cosa rappresentano? L’Italia. Qui c’è molto di più, perché in quel pane spezzato abita Gesù. Vi auguro allora che possiate fare un bel colloquio con Gesù e che anche noi adulti, aiutati da voi, possiamo vivere un incontro bellissimo con il Signore Gesù. Faremo un grande silenzio, perché può succedere che Lui, con parole dolcissime, vi faccia capire tutto il suo amore.