Comunicato stampa per l’uccisione dei cristiani in Libia

Abbiamo appreso con dolore la notizia dei cristiani copti uccisi in Libia dai fanatici islamici dell’ISIS. Sono stati uccisi proprio perché cristiani, non possiamo restare in silenzio. Facciamo nostre le parole di Papa Francesco che così li ha ricordati: «Oggi ho potuto leggere dell’esecuzione di quei ventuno cristiani copti. Dicevano solamente: “Gesù aiutami!”. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. … Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue confessa Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di confessare Cristo, chiedo di incoraggiarci l’un l’altro ad andare avanti con questo ecumenismo, che ci sta dando forza, l’ecumenismo del sangue. I martiri sono di tutti i cristiani».
Nella preghiera di tutti noi chiediamo al Signore di accogliere questi nostri fratelli nel Suo Regno, di aiutare le loro famiglie, di dare a noi la forza di testimoniare senza paura la nostra fede, certi che il loro sacrificio consapevole e la loro morte, invocando il nome del Signore Gesù, portino frutti di pace e di amore in quelle terre bagnate dall’odio, nei vari luoghi ove la guerra sembra essere l’unica via per risolvere i conflitti, in tutti i posti dove la fede cristiana vissuta è causa di discriminazione e persecuzione. Semen est sanguis Christianorum.
L’amore, più forte dell’odio, sia il sostegno e la testimonianza per tutti noi.
Con l’unanime protesta chiedo si innalzino preghiere. Inoltre, dispongo che domenica prossima, Prima Domenica di Quaresima, in una chiesa per ogni vicariato si organizzi una veglia: a Talamello (vicariato della Val Marecchia), nella chiesa di Murata (vicariato di San Marino), a Ponte Cappuccini (vicariato della Val Foglia-Val Conca).
Con la mia benedizione

 + Andrea Turazzi

Messaggio del Vescovo per la Quaresima

Carissime, carissimi,

i parroci, vere guide del nostro popolo, i responsabili dei gruppi, i monasteri e le comunità religiose in questi giorni hanno tracciato indicazioni per il cammino quaresimale.
Esorto tutti a farne tesoro.
Tutti ci mettiamo alla scuola della liturgia che, in questo tempo, ci appare austera e scintillante insieme. Nel cuore della liturgia non c’è “un tema”, ma il Cristo Risorto. Non abbiamo nulla da creare, ma tutto da ricevere. In questo senso la liturgia non ci appartiene, semplicemente vi entriamo con tutta la nostra realtà.
Quest’anno abbiamo come indicazione quella di seguire con attenzione e rigore l’anno liturgico. È ciò che stiamo facendo con fedeltà e semplicità.
Quanta ricchezza, quanta luce, quante proposte!
In Quaresima ci viene somministrata abbondanza di Parola di Dio: «Non di solo pane vive l’uomo» (Mt 4,4); ci viene suggerita la pratica del digiuno e dell’astinenza: «Il Signore ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7). Ci viene indicata l’urgenza della carità: «L’amore di Cristo ci spinge» (2 Cor 5,14).
Segnalo obiettivi verso i quali tutti, senza eccezioni, dobbiamo convergere.

  1. Partecipiamo a qualcuno dei momenti di spiritualità, “di deserto” o di ritiro che da più parti vengono organizzati da parrocchie, AC, AGESCI, Caritas, USTAL-UNITALSI, etc. senza tralasciare il ritmo settimanale della Quaresima.
  2. Aderiamo ai due progetti di carità a cui il Centro Missionario Diocesano e la Caritas ci invitano: con il contributo dei nostri sacrifici attrezzare un laboratorio informatico nella missione di p. Marcellino Forcellini, missionario sammarinese in Congo, e un aiuto concreto agli sfollati in Ucraina nella città di Slovyansk. “La Quaresima è un tempo propizio per mostrare questo interesse all’altro con un segno, anche piccolo, ma concreto, della nostra partecipazione alla comune umanità” (papa Francesco).
  3. È sempre tempo di preghiera, ma vogliamo porre un segno forte e straordinario aderendo all’iniziativa delle “24 ore per il Signore”, precisamente il 13/14 marzo, convergendo “a staffetta” in un luogo diverso per vicariato (Santuario del Crocifisso di Talamello, Chiesa di Murata, Chiesa di Ponte Cappuccini) dove verrà esposto il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia per l’adorazione e dove troveremo confessori per la celebrazione del Sacramento della Penitenza e il colloquio spirituale.

La Quaresima, di per sé, è già un tempo di grazia, un «tempo favorevole», ma i nostri cuori sono orientati con decisione ed impazienza alla Pasqua, evento da gustare percorrendo il cammino sacramentale del giovedì, venerdì, sabato santo culminante nella grande Veglia che celebreremo col massimo splendore in Cattedrale e in tutte le parrocchie (ogni cattolico faccia di tutto per partecipare: è la più importante delle notti).
A nome di tutti ho risposto al messaggio di papa Francesco per la Quaresima: “Siamo pronti, Padre Santo, ad uscire dalla «globalizzazione dell’indifferenza» per sentirci sempre più fratelli universali e prossimi a chi è nella prova e soffre, andando oltre ogni egoismo con nuovi stili di vita”. È un desiderio ed una promessa. Detto in lingua cristiana, è proposito di conversione!

In cammino con voi tutti, vi benedico

+ Andrea Turazzi

Pennabilli, 16 febbraio 2015

Comunicato stampa per l’ingresso nel Tempo dell’Avvento

28 novembre 2014

Care amiche, cari amici,
a tutti l’augurio di un fruttuoso cammino verso il Natale. Con questa domenica inizia l’Avvento. Forse non tutti lo sanno, la vita nei borghi e nella città non cambia, semmai ci pensano le insegne luminose e le promozioni commerciali a ricordarlo. Non mi dispiace che compaiano i segni della festa, anche se, di questi tempi, preferirei semplicità e sobrietà.
Se l’Avvento è il tempo dell’attesa, la prima cosa da fare è chiederci quali sono le nostre attese. Per qualcuno sarà una chiamata al lavoro, la nascita di un bebè (la più dolce delle attese!), l’uscita di un concorso, una promozione in carriera; per qualcun altro sarà l’uscita dei numeri del lotto… Tutte le attese ci forniscono un parametro di come vivere “l’attesa del ritorno di Cristo”, giacché il Natale non è solo memoria della sua prima venuta: il Cristo viene e verrà! Ma c’è anche chi vive le sue giornate con monotonia, perché non si aspetta più niente dalla vita. Altri, più catastrofici, si aspettano solo disastri (più di quelli del recente autunno), epidemie (invasione di Ebola), corruzione e criminalità (peggio di così!).
La liturgia cristiana è scandita dal martellante invito di Cristo: “Vegliate”!
“Vegliate”, perché è facile farsi addormentare. Nella leggenda di Dracula, questi si attacca alle persone che dormono e, mentre succhia loro un po’ di sangue, inietta un liquido soporifero che fa sperimentare ancor più dolce il dormire, sicché il malcapitato sprofonda ancor più nel sonno e il vampiro può succhiare sangue finché vuole. Non succede forse così anche sul piano morale? Qualunque sia il “vampiro”, addormenta la coscienza, per cui non senti più neppure il rimorso, credi di star benone e non ti accorgi che stai spiritualmente morendo.
“Vegliate” perché è facile lasciarsi cullare dai sogni. Il sogno ha due caratteristiche. La prima è la brevità: nel sogno le cose non durano come nella realtà; situazioni che richiederebbero giorni e settimane – come la scalata di una montagna – nel sogno avvengono in un attimo. La seconda è l’irrealtà: uno può sognare di essere felice, al sole, su un’isoletta, in un paradiso naturale e svegliarsi nel più nebbioso dei giorni.
È terribile quando uno non arriva più a distinguere il sogno dalla realtà, il virtuale dal reale. Perché sarà portato a pensare di poter ottenere tutto e subito, senza sacrificio né sforzo.
E allora il risveglio sarà brusco e amaro.
Auguro che l’attesa dell’Avvento si traduca per tutti in un attento e rigoroso discernimento su tutta la nostra attività, su cosa guardiamo, quali spese facciamo, come impieghiamo il nostro tempo libero…
Un suggerimento per la preparazione del presepio: lo raccolgo dal ripetuto invito di papa Francesco di “andare alle periferie esistenziali”. Esemplifico: affiancarsi alla carovana dei Magi. Sono i cercatori di verità che scrutano il cielo, le antiche Scritture e le parole dei saggi. Una ricerca a volte drammatica e inquieta. Si mettono in cammino. Cercatori di verità, in fondo cercatori di Dio.
Sostare nel campo dei pastori. Sono i poveri del tempo di Gesù, figura dei “marginali” e degli emarginati di tutti i tempi, alle prese con la fatica di sbarcare il lunario.
Scendere al fiume Giordano. Sulle rive del Giordano si è raccolta la folla dei peccatori, di chi ha sbagliato, di chi è inseguito dai rimorsi, di chi è oggetto delle critiche e persino del disprezzo della gente.
Entrare nel silenzio della “casetta di Nazaret”. A Nazaret, un piccolo villaggio in un territorio di confine, annidato fra i monti, vive una fanciulla nella forma di vita più semplice e comune, trepidante di fronte ad un compito smisurato.
A ciascuno consegno questa affettuosa idea per la preparazione di un presepio che sia “vivente”. Chi l’accoglierà?
Auguri!

+ Vescovo Andrea

Lettera aperta…

Rigenerazione
Un pensiero mi ha attraversato la mente. É stato come un lampo, ma l’ho subito scacciato. Questo il dubbio: ce la farà la piccola e nobile Repubblica di San Marino a superare questa crisi, la crisi morale di cui tutti sussurrano, di cui ci informa la stampa?
Una parola ha preso il posto di quel pensiero importuno, la parola rigenerazione.
Talvolta, in passato, s’è tenuto nascosto il male, oggi viene messo in luce. E questo non è, di per sé, un segno positivo? Non dall’esterno, ma dall’interno può avvenire il cambiamento.

E chi ha sbagliato? Ammettiamolo, non sono pochi quelli che ne hanno goduto vantaggi. C’è invece chi si è sentito tradito nella fiducia accordata ad un sistema di cui era all’oscuro. Un’altra cosa è incontrovertibile: in tanti ci siamo disinteressati. “Chi crede di stare in piedi – direi con San Paolo – badi di non cadere”.
 
Rigenerazione vuol dire anzitutto saper trarre profitto dai propri sbagli e ripartire.
È giusto che chi ha sbagliato finalmente si riscatti, riconoscendo l’errore, e dando prova della nobiltà dell’animo che probabilmente non è venuta meno e restituisca.
 
Rigenerazione è mostrare ai giovani la politica come servizio al bene comune, far ritrovare la fiducia nella gente che teme per il futuro ed educare a nuovi stili di vita necessariamente più sobri, ma forse più felici.
 
Rigenerazione significa anche disponibilità al perdono; e perdono non è far finta di niente, al contrario! Comporta da una parte umiltà e dall’altra premura per la verità. Detto meglio: “caritas in veritate”.
In una grande scuola media della nostra Repubblica è stato messo un cartello con una scritta a grossi caratteri: “Meglio una sconfitta pulita, che una vittoria sporca”.
 
Rigenerazione è un appello alla responsabilità per tutti e a ciascuno per la sua parte. Insieme per il bene comune, diversi per le convinzioni, collaborativi nella convivenza delle ragioni. In tutti gli schieramenti ci sono tante persone che vogliono il bene della comunità.
Non dimentichiamo i padri storici della Repubblica, gli ideali comuni, i germi di vita nuova che sono stati messi dentro di noi e le prospettive aperteci dai due grandi papi che ci hanno fatto visita. I cattolici ci stanno, mentre ribadiscono i valori a cui non sono disposti a rinunciare. Non vale dire: viveteli liberamente, ma teneteli per voi! I cattolici amano troppo la loro città per rinchiudersi nelle sagrestie: desiderano, senza arroganza, proporre ciò che, secondo ragione, ritengono il meglio per la società. È un atto di amicizia!
Si può ripartire: non è troppo tardi per restituire alla comunità quanto è stato tolto, per restituire la speranza.

+ Andrea Turazzi, vescovo

Mandato agli operatori pastorali

Cattedrale di Pennabilli, 28 settembre 2014
 

  1. Un regalo alla nostra Chiesa.

Un regalo bello, utile, variopinto. Davvero fortunata la nostra Chiesa a ricevere questo regalo!
Un regalo è sempre un segno d’amore; vorrei dire di più: attraverso il regalo il donatore dichiara la sua prossimità all’amato e il suo permanere nella prossimità.
Chi fa il regalo alla nostra Chiesa è il Signore stesso. Egli vuole esserle vicino e di lei prendersi cura.
Un regalo, una volta consegnato, non è più reclamato, è offerto per sempre!
Ebbene, il regalo che il Signore fa alla nostra Chiesa siete voi!
Voi catechisti: collaboratori per l’Iniziazione cristiana in sinergia con le famiglie dei bambini e dei ragazzi e con tutte le realtà della parrocchia (liturgia, carità, missioni); catechisti non solo per i piccoli, ma anche per i giovani e gli adulti, per un itinerario educativo al fine di raggiungere la pienezza della vita cristiana e una mentalità di fede.
Voi ministri straordinari dell’Eucaristia, che portate Gesù a chi è impossibilitato a riceverlo in Chiesa. Ci aiutate a tenere sempre alto l’amore per l’Eucaristia. Collaborate coi sacerdoti nell’accompagnamento dei fratelli e delle sorelle che sono nella sofferenza.
Voi operatori della Caritas: segno concreto dell’attenzione della comunità a chi è in difficoltà, mantenete viva, nella comunità e in ciascuno, il dovere della testimonianza della carità, il “fare tutto per amore”. Gli operatori della Caritas tessono una rete di amicizia fra le case della parrocchia, tengono contatti costruttivi e collaborativi coi servizi sociali.

 

Ci sono poi tante altre forme di ministerialità affidate ai laici che partecipano alla comunione ed alla missione della Chiesa: nel mondo della scuola e dell’educazione, del lavoro, della sanità, della famiglia, dell’animazione politica.
La nostra Chiesa riafferma la scelta dell’Azione Cattolica quale particolare forma di ministerialità laicale e associativa che, per il suo peculiare rapporto col Vescovo e con i presbiteri, assume stabilmente l’impegno della costruzione della Chiesa particolare e delle comunità locali.
La nostra Chiesa poi riconosce e accoglie le diverse aggregazioni ecclesiali che rispondono alla normativa canonica e ai criteri di ecclesialità indicati dai Vescovi italiani, valorizzando il loro apporto nel progetto pastorale diocesano e parrocchiale.
Un grande dono sono i ministeri istituiti: lettori e accoliti, rispettivamente a servizio del “libro” (la Sacra Scrittura) e dell’altare. Lettori e accoliti sono resi tali mediante una istituzione vera e propria, sancita da un rito, con una qualificata stabilità ed una “missio” canonica.

  1. Quanti doni! Quanta ricchezza! Che varietà!

Oggi – si potrebbe dire – è la festa dei carismi e dei ministeri. O meglio, si potrebbe dire che tutta la vita cristiana è ministeriale. Il servizio è una categoria ed uno stile che necessariamente configura i discepoli di Gesù. Consiste nel pensarsi “dono”; sì, dono gli uni per gli altri!
La ministerialità, il servizio, hanno caratteristiche qualificanti:
– l’umiltà; è bandita ogni presunzione, ogni aspirazione al “mettersi in mostra”, ogni forma di potere. Il Signore sa e conosce i nostri passi.
– la gratuità; non pretendere riconoscimenti, battimani, mance… “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Spargete buon umore!
– la gioia; il Signore ama chi dona con gioia. La gioia ha una radice profonda, talvolta ricoperta da strati di dolore, di sofferenza e di fragilità. È la gioia che viene dall’incontro con la buona novella di Gesù: Evangelii gaudium.

  1. Festa del rientro.

Sì, è festa perché è bello ritrovarsi. Davvero questa sera siamo in tanti!
Ho usato la parola “rientro”. Intendo rientro dalle vacanze, da una prolungata assenza, certo, ma qui il termine assume un più alto significato. Si “rincasa”. Si torna a casa dopo un viaggio. Si torna dopo aver compiuto una missione. Si torna – a volte – dopo aver “sbattuto la porta”… Metafora del nostro ritorno a Lui! Ed è festa grande.

Saluto al primo incontro de “I lunedì della politica”

Parrocchia di Borgo Maggiore, 15 settembre 2014

Saluto di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Grazie alle aggregazioni che hanno voluto la ripresa dei “Lunedì della politica”, presso la parrocchia di Borgo che ospita. Grazie soprattutto ai docenti e ai partecipanti. Auspico che una iniziativa come questa possa estendersi ad altri centri della diocesi: in Val Conca, Val Foglia, Val Marecchia… Ritengo tale iniziativa fondamentale per la nostra formazione. Con la Dottrina Sociale viene tracciato il quadro di un umanesimo integrale e solidale. Vi si affrontano, via via, grandi temi: la persona umana (suoi diritti e doveri), il principio del bene comune, il principio di sussidiarietà e di solidarietà, il lavoro, la vita economica, ecc… Quest’anno il grande tema della famiglia. Questa iniziativa dei “Lunedì della politica” è indispensabile se si vogliono far sbocciare nuove vocazioni alla vita politica, o meglio, “persone nuove” per la politica. L’urgenza di formare “uomini nuovi” viene prima dei programmi e prima della protesta (pur legittima contro il malcostume che anche in questi giorni è di scena). Molti cattolici considerano ancora l’economia, la politica, di non interesse immediato per la loro fede. Si lascia ad altri l’iniziativa. Occorre reagire: la diocesi, pur coi suoi limiti e l’esiguità delle risorse, si dà da fare per far crescere adulti nella fede, perché le ragioni della fede si facciano ragioni di vita. Non si tratta di suggerire militanza in questo o quel partito politico, ma di sostenere e formare cristiani capaci di operare nella città degli uomini con un forte senso morale e civile. Ai cattolici – si dice – non mancano idealità, ma a volte la competenza dell’agire sociale e politico. Per impegnarsi per gli altri, per il bene comune, si devono affinare concetti, acquisire strumenti di analisi, capire i meccanismi della società e poi intervenire in essi. In altre parole, tradurre le esperienze in “cultura” e “pensiero”. Non voglio rubare altro tempo. Considerato il tema di quest’anno, la famiglia, vorrei mettere davanti a tutti l’icona – sempre sorprendente – delle nozze di Cana. In particolare mi soffermo sul fatto che Maria, la mamma di Gesù, non ci sta che dal “più” si cali al “meno”. Quando s’accorge che sta per finire il vino, ottiene l’intervento di Gesù e il vino è ancora più abbondante dell’inizio e più buono! Di fronte al progetto di società al quale vogliamo contribuire noi siamo per un “di più”: una sessualità per la relazione d’amore, un amore che si apre alla reciprocità dei sessi, un amore che dice “sì” alla vita, che assume responsabilità… La famiglia come scuola di umanità, di socialità, di santificazione e grembo di vita ecclesiale. “L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia. Spetta ai cristiani annunciare con gioia e convinzione la buona novella della famiglia”. È una buona notizia!

Invito del Vescovo a partecipare alle Camminate del Risveglio

Pennabilli, 28 luglio 2014
Carissimi,
tra le iniziative più belle che ho trovato venendo a San Marino e nel Montefeltro come vostro pastore c’è sicuramente
l’ascensione verso l’Eremo di Carpegna, dove si venera la Madonna del Faggio. Una proposta molto bella e significativa, perché esprime l’amore che il nostro popolo nutre per Maria.
Andiamo tutti, andiamo in tanti, per dire con lei il Magnificat e per fare una grande esperienza di unità come accadde quando, agli
albori della Chiesa, Maria radunò attorno a sé i discepoli.
Secondo un antico apologo arabo esistono tre tipi di viaggiatori. C’è chi procede con i piedi, perché è necessario camminare accettando la fatica di salire, imparando ad aspettarsi l’un l’altro, a non fare una gara a chi arriva prima e a non essere elemento di freno per il gruppo. Ma in questo modo il viaggio può essere solo un transito. C’è chi avanza per le strade con gli occhi avidi della bellezza della Carpegna, rischiando di perdere di vista la meta. Infine, c’è chi viaggia con il cuore, un cuore che vuol essere obbediente al Signore come fu il cuore di Maria. E costui – conclude l’apologo – è il vero pellegrino.
Vorremmo, in questo pellegrinaggio, chiedere alla Madonna una grazia grande per la nostra Chiesa: il dono di tante vocazioni
sacerdotali e religiose, ma non solo: chiediamo che ogni scelta di vita sia vissuta come vocazione, come risposta ad una chiamata.
Ho in cuore un’altra preoccupazione che condivido con tutti voi:
è la persecuzione dei cristiani nel mondo. Mai come in questi anni sono state virulente le persecuzioni, addirittura di più che al tempo dei primi cristiani. Andiamo allora a pregare per i martiri di oggi e anche per dire la nostra fedeltà al Signore. E’ Lui il tesoro nascosto, la perla preziosa per cui lasciare tutto.
Vi aspetto!
Il programma dettagliato sarà comunicato al più presto. Ci daremo appuntamento alla grande croce e insieme percorreremo gli
ultimi metri che ci separano dal Santuario; celebreremo l’Eucaristia e poi avremo modo di fare festa insieme nei prati. I sacerdoti ovviamente non potranno partecipare, essendo domenica mattina, ma conto che in qualche modo possano raggiungerci; saremmo felicissimi di abbracciarli lassù. Li invito a benedire i pellegrini al momento della partenza dalle singole parrocchie.
Vi benedico
+ Andrea Turazzi

Agli studenti, agli insegnanti e ai genitori che partecipano all’incontro con papa Francesco

Carissime, carissimi,

siete in partenza per incontrare papa Francesco, un punto di riferimento per tanti, giovani e adulti, credenti e non credenti. Sarà una coloratissima festa nella quale incontrerete tanti amici per dire che “siamo tutti per la scuola e la scuola è per tutti”. Portate con voi idealmente gli amici e i colleghi che non possono essere presenti. E auguro che sappiate riportare a casa una carica di speranza e di entusiasmo.
A volte, con troppa superficialità, si delega l’impegno educativo alla scuola senza rendersi conto che la scuola ha bisogno della simpatia e della partecipazione di tutti nel rispetto dei ruoli di ciascuno. Talvolta è stata la scuola a presumere di poter fare da sola riuscendo perfino a fare soggezione.
Consentitemi di confidarvi la scuola che vorrei. Riassumo con cinque parole.
 
Accoglienza.
Vorrei una scuola in cui ci sente accolti per quello che si è e in cui si impara ad accogliere gli altri; un luogo nel quale ognuno si senta valorizzato come “persona”, al di là delle performance, dove non si conta per i voti, ma per quello che si è.
 
Incontro.
Sogno una scuola capace di mettere in luce le risorse di ciascuno e di riconoscere e di rispettare i diritti dei più deboli; un luogo dove si valorizzano le diversità. Una esperienza nella quale si prova lo stupore e l’incanto della bellezza, perfino da una formula di matematica come nei versi di una lirica o nei colori di un’opera d’arte.
Come la scintilla che brilla nell’incontro di due pietre così la verità si manifesta sullo sfondo di un incontro.
 
Scoperta.
Auspico una scuola in cui si scoprano i propri talenti e la ricchezza racchiusa in ogni cuore e in ogni intelligenza; uno spazio educativo dove la luce e il clima che si respira fa sbocciare e dischiudere i germi presenti in ogni persona.
 
Impegno.
Immagino che ognuno vada a scuola consapevole di fare una scelta libera di impegno nella convinzione che il sacrificio è un investimento per il futuro. Le materie si chiamano anche discipline perché esigono impegno e rigore. In tempi in cui i saperi cambiano e si evolvono al ritmo della velocità della luce, si fa attenzione non solo ai contenuti e ai percorsi didattici delle singole materie, ma ad affrontare le sfide della vita, alla capacità di riflessione, al pensiero critico.
 
Cittadinanza.
Auguro alla scuola di essere un luogo in cui si impara a diventare cittadini, ad approfondire le ragioni della convivenza e la convivenza delle ragioni; dunque una scuola inclusiva, laboratorio di reciprocità. Una scuola dove si imparte l’educazione al bene comune senza tralasciare percorsi educativi sull’affettività e sull’interiorità.
Chi è cristiano sta volentieri nella scuola come lievito nella pasta e sa testimoniare le ragioni della sua fede.
 
Cari amici, mi rendo conto che, in questo periodo della vita scolastica nel quale studenti, insegnanti e genitori hanno i nervi a fior di pelle per le imminenti scadenze di fine anno, i pensieri che ho formulato possono sembrare piuttosto “ideali”. Ma è il momento giusto perché ognuno scopra le sue carte per fare più bella la scuola.
Buon viaggio a chi va e a tutti l’augurio di una esperienza scolastica sempre migliore.
 
Con simpatia
il vostro vescovo
+ Andrea

Pasqua 2014 Messaggio di auguri di Mons. Turazzi alla Diocesi

Auguri a tutti di una buona Pasqua.
Auguro un momento di serenità pieno di sole per tutte le famiglie. Incoraggio le iniziative di solidarietà che so essere numerose in questi giorni. La Pasqua è anche una pausa opportuna per chi lavora o studia.
Un augurio che rivolgo anche a chi non conosce il contenuto di questa festività o è di altra convinzione o di altra cultura. Siamo invitati ad allargare lo sguardo sul mondo per invocare pace, ad alimentare progetti di fraternità universale e a metterci in cuore la forza della speranza.
Auguro che la Pasqua sia buona, cioè non resti soltanto una metafora di ciò che rinasce, sboccia o si rinnova…
Auguro sia per tutti l’incontro con il festeggiato: la persona viva del Cristo Risorto. In molte comunità si rievoca la Passione o si percorre la “Via Crucis”. Arriva fino a noi il suo messaggio: “Guarda se in me vedi altro che amore”. Dunque lasciarsi amare. Lasciarlo amare. Promette e mantiene pienezza di senso e di gioia per la nostra vita reale. Nessuno si sottragga pensando d’essere inadeguato o lontano o incapace di corrispondere. Via ogni ritrosia.
Abbiamo una sete profonda di amore. Cristo colma questa voragine. A volte ci accontentiamo di poco (talvolta di qualche goccia di piacere) e ci lasciamo corteggiare da chi offre molto meno; ci blandisce e poi ci delude e ci lascia vuoti. Aggiungo: lasciamoci salvare. Cristo ha coscienza – ce lo confermano i Vangeli – di essere Re, un re di cuori, e di avere una regalità superiore, universale, inarrestabile. Una regalità che significa “prendersi cura”, un voler salvare, salvare spiritualmente, salvare tutti, salvare ad ogni costo…
Da soli – riconosciamolo – non sappiamo e non possiamo salvarci. Dobbiamo avere il coraggio e la sincerità di dichiarare il fallimento di tanti tentativi e la sterilità dei nostri piani che finiscono per avvilire il nostro stato d’anima. Riconosciamo il nostro peccato di superbia e la superbia del nostro peccato. Da esso, o da essa, non riusciremo ad evadere, non riusciremo a sollevarci. Abbiamo bisogno di qualcuno più forte di noi.
Lasciarci amare, lasciarci salvare… e, vorrei aggiungere per essere completo, lasciarci trasformare.
La resurrezione non riguarda solo l’esistenza storica di Cristo, ma è potenza di Dio che – come raggio di luce – trasfigura ogni cosa e la vivifica. Prepara la trasformazione del nostro essere caduco in eternità di vita. Dà senso alla nostra vita e gusto ad ogni nostra azione; da subito! La crisalide che diviene farfalla è solo una pallida immagine dell’energia che promana dalla risurrezione. Questa “notizia” è stata affidata da Gesù ai suoi discepoli, ai discepoli di allora e di adesso. Auguro sappiamo essere autentici e gioiosi testimoni della Pasqua di Gesù.

Pennabilli, 19 Aprile 2014

Messaggio del Vescovo per la Quaresima

Ai Sacerdoti, Religiosi e Religiose della Diocesi di San Marino-Montefeltro

Carissime, carissimi,
grazie per l’accoglienza riservatami domenica scorsa 2 marzo; accoglienza riservata alla mia persona, ma ancor più per ciò che sono chiamato a rappresentare in mezzo a voi: «Uno che guarda con l’ampiezza del cuore di Dio». Continuate a pregare perché sappia esserlo almeno un po’.

Domani 4 marzo, mercoledì delle ceneri, entriamo in penitenza. Auguro a tutti una Quaresima bella, ricca di frutti e gioiosa perché «Dio ama chi dona con gioia». Papa Francesco ci ha proposto l’esercizio e lo stile di una povertà intesa come dono di noi stessi, e questo è un vero investimento per il bene di tutti; è una “povertà ricca” perché come quella di Gesù. Egli “da ricco che era, si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà”. “In ogni epoca e in ogni luogo – ci ricorda papa Francesco – Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola, e nella sua Chiesa, che è popolo di poveri”.

In ogni famiglia ed in ogni comunità seguiamo con perseveranza le mete che il Signore, mediante discernimento comunitario e personale, ci ha ispirato.
La Quaresima è tempo di grazia, di comunione, di speranza.
Tempo di grazia. Sentiremo ripetere: “Ecco ora il tempo favorevole; ecco ora il tempo della salvezza …”. Ritorna in tutta la sua carica di novità l’annuncio della Pasqua. La potenza della risurrezione è all’opera come lievito che fermenta la pasta, come gemma che spande la sua fragranza. “Ecco io faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia: non ve ne accorgete?” Insieme con la grazia (amore di Dio effuso nei nostri cuori) ci vengono elargite infinite grazie: conversione, perdono, sovrabbondanza di Parola di Dio, opportunità di preghiera e di ascolto, ecc. Insomma, 40 giorni sotto uno speciale dono di luce.
Tempo di comunione. Non solo perché il cuore convertito è propenso alla solidarietà e all’amicizia, ma per la natura ecclesiale dell’itinerario quaresimale. La quaresima è un percorso che si fa legati insieme, “a corpo”: ci si avvantaggia della preghiera e dell’esempio di tanti, si attinge al tesoro dei santi, all’intercessione di Maria, si stringe più forte la mano della madre Chiesa.
Tempo di speranza. “Prendi il largo”, dice Gesù. “Osa!”. Le nostre comunità possono essere paragonate ad una barca a vela che ha sciolto gli ormeggi o, se preferite, ad una mongolfiera: si innalza e si innalza di più se si libera della zavorra. Gettiamo ciò che appesantisce (lavoro prezioso su noi stessi) per essere sempre più liberi, più santi.

Ho un sogno: che tutti i membri delle nostre comunità – senza eccezioni – cantino l’Alleluia riuniti insieme nella Veglia Pasquale, centro della vita e dell’esperienza cristiana perché abbraccio del Risorto.
Pennabilli, 4 Marzo 2014

Con voi! Vi benedico,

X Andrea, vescovo