Messaggio per la Pasqua

Io sto con loro

Lunedì sera avevo finito di firmare centinaia di biglietti augurali. Avevo concluso ogni messaggio con l’augurio di una Pasqua piena di luce. Il mattino seguente, dopo aver imbucato, mi arriva la notizia dei vili attentati di Bruxelles: è una Pasqua piena di sangue. Mi indigno. Protesto. Cerco di capire. Prego. Eppure mi ostino a pensare che sarà comunque una Pasqua piena di luce perché carica dell’evento che celebra. Vorrei si insinuasse nella voragine di dolore di chi sta piangendo. La Pasqua non è celebrazione di un anniversario, di un ricordo. La Pasqua è vita nuova che è entrata irrevocabilmente in circolo, che ne siamo consapevoli o meno. Lo sente ogni uomo; lo esperimenta nel suo cuore quando ama. I cristiani credono che Gesù, innocente crocifisso, è risorto ed ha spalancato per tutti una breccia oltre il buio della morte, dell’ignoto, del peccato. Con la sua risurrezione penetra nella storia, soffia nelle nostre fragili esistenze, incoraggia cammini di pace, suscita solidarietà, non ammette rese e paure, invita alla sobrietà, perché la vita dell’uomo non dipende dai suoi beni. Il libro della Genesi si chiude con le parole di Giuseppe, il giusto perseguitato: «Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene…» (Gn 50,20). Il film “Schindler list” finisce con queste parole: chi salva un uomo, salva l’umanità”. L’aveva già scritto San Giovanni della Croce: un atto di puro amore salva il mondo intero”. Molti, in questi giorni difficili, ci stanno provando. Io sto con loro!

+ Andrea Turazzi

Messaggio per la Quaresima

«Mi risuona in cuore la confidenza di un amico: “Non ti prende, talvolta, una voglia di vita nuova, di vita più armonica, più pulita?”. Sono d’accordo. E non è solo questione di primavera che sboccia. Pur nello scenario difficile che fa da sfondo alle nostre giornate, non è ingenuità parlare di rinnovamento.
Ci sono milioni e milioni di cristiani che ci vogliono provare; ci vogliono provare soprattutto in questa Quaresima speciale e fortunata che sta iniziando nel segno della misericordia, parola che papa Francesco, con i suoi gesti e con i suoi insegnamenti, sta sdoganando dall’ambito devozionale.
Quaresima: quaranta giorni in cammino verso Pasqua. Il credente, lungi dal confidare troppo nei suoi buoni propositi, testimonia che lo spirito del rinnovamento viene da Dio; anzi, diamogli il suo vero nome: risurrezione; intendiamo la Risurrezione di Cristo, “vita nuova” entrata in circolo.
Il cammino quaresimale è da percorrere insieme, sul tracciato della liturgia: l’ingresso in penitenza con l’austero rito delle Ceneri, il 10 febbraio; le sei domeniche “lucane”, cioè caratterizzate dalla lettura del Vangelo di Luca (scriba mansuetudinis Christi – Dante Alighieri) e le iniziative di solidarietà (specialmente a favore di un centro pastorale in Congo: un progetto lanciato da Caritas e Centro Missionario), di preghiera e di riflessione fino alla Settimana Santa e alla Veglia pasquale, sabato 26 marzo; Veglia alla quale tutti devono convergere, senza eccezioni.
Le guide per il cammino sono i nostri parroci, impegnati, tra l’altro, a farci visita nelle case, per dire “pace” e per portare, se gradita, la benedizione.
Non ci sarà vera risurrezione se i propositi, le aspirazioni, gli slanci non approderanno al sacramento della Riconciliazione (Confessione). Preparare la Confessione di Pasqua è la prima opera per vivere bene l’Anno Santo, Giubileo della Misericordia. La Lettera del Vescovo, che sta per essere recapitata alle famiglie, inizia con una provocazione: “Confessarsi o convertirsi?”. È vero, ci si confessa meno, ma ci si confessa meglio: si vive il sacramento alla ricerca di un più profondo cambiamento personale e meno come pratica abitudinaria.
Preghiamo perché ci sia dato di praticare, a nostra volta, le opere di misericordia, a partire dalla più difficile: il perdono. Buon cammino a tutti».

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Buon Natale!

Rivolgo a tutti, senza alcuna distinzione, l’augurio di un buon Natale. Allo stesso modo mi dichiaro disponibile all’ascolto e all’aiuto verso chiunque. In questi giorni c’è chi sente ancor più il peso della solitudine, il disagio della povertà, il carico della sofferenza.
Il Natale è un momento che coinvolge tutti e ne godo. Sono felice che, consapevolmente o no, si renda omaggio a Gesù, il Signore. Sarà un giorno ben triste quello nel quale spariranno i segni della festa e ogni luce: allora si dovrà riconoscere che hanno sloggiato Gesù, del tutto.
Devo constatare una caduta di qualità della fede: anche il popolo cristiano sembra non sapere più cosa sia veramente il Natale e che cosa celebri. Lo dimostra l’imporsi di alcuni modi di dire: “Aspettiamo che nasca Gesù bambino… Cantiamo la ninna nanna… Gesù sta per nascere, venite adoriamo”. Espressioni ingenue e povere di fede adulta. Gesù è nato una volta per sempre a Betlemme, da Maria di Nazareth, dunque non si deve più attendere la sua nascita.
Come si celebra allora il Natale da autentici cristiani?
Si fa memoria della nascita di Gesù, del Figlio di Dio che si fa uomo (il Verbo si fece carne – Gv 1,14). A Natale i cristiani volgono poi i loro sguardi alla venuta gloriosa di Cristo perché, secondo la sua promessa, Egli ritornerà per giudicare vivi e morti. Dio sa quanto bisogno abbiamo della sua venuta e quanto forte sia la nostra implorazione in questi giorni difficili: Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi. O Dio, vieni a salvarci. Vieni, Signore Gesù. Erano le preghiere dei poveri, ai quali veniva ripetuto: Alzate il capo, la vostra liberazione è vicina!
Dobbiamo ammettere che questa tensione di attesa è piuttosto attenuata nelle comunità cristiane. Ignazio Silone, più o meno con queste parole, diceva: «Non vale la pena far parte di quelli che dicono di aspettare il Signore e lo attendono con lo stesso entusiasmo con cui si aspetta il tram».
Vorrei dire di più: dopo la prima venuta a Betlemme e l’attesa del suo ritorno glorioso, è Natale quando si apre il cuore al Signore Gesù, il Vivente. Nascesse mille volte a Betlemme, se non nasce in me… tutto è inutile.
Ho scritto così nel biglietto augurale: «Colpo di scena: Dio, stanco di essere studiato come fosse un libro, butta nel cestino secoli e secoli di congetture e risponde in un attimo ad ogni domanda. E la sua risposta non è fatta di parole, ma di un volto: quello di Gesù Bambino».
Gli uomini hanno vissuto e vivono una lunga ricerca di Dio. Eccolo, il Signore, si è fatto vicino. Vuoi conoscerne veramente il volto?
 
+Andrea Turazzi, vescovo
 

Messaggio ai Capitani Reggenti partecipanti alla Conferenza sul clima Cop21

Pennabilli, 28 novembre 2015

Eccellenze carissime,
mentre siete in viaggio verso Parigi per partecipare alla conferenza sui cambiamenti climatici, vi accompagno con la mia considerazione e la mia preghiera.
Credo di interpretare i sentimenti dei tanti sammarinesi che incontro quotidianamente: portate a Parigi anzitutto la nostra solidarietà; la prova subita da quella città amica ci ha profondamente toccato. La pace è l’unica via di futuro per tutti. Personalmente ho pregato così: «Signore, disarmali. Signore, disarmaci. Troppo difficile per noi la pace!».

Nello svolgere il vostro compito istituzionale, avete in cuore la nostra Repubblica: il monte Titano, sorprendente terrazzo sull’Adriatico, le rocce a picco sormontate dalle torri-sentinelle, le valli attorno verdissime coi borghi che scendono come le case di un presepe, i lembi di terra contesi fra impianti industriali e coltivazioni, contesa che testimonia la laboriosità della nostra gente… In verità andate alla Conferenza di Parigi perché sentite la responsabilità verso la “casa comune”, come papa Francesco chiama il pianeta, al di sopra dei nostri interessi. La cura dell’ambiente è molto più che piantare alberi, riciclare gli scarti, ridurre l’uso di condizionatori o le emissioni di idrocarburi: essa prevede l’impegno di preservare l’armonia globale con il creato e coi suoi abitanti e, soprattutto, ribadire quell’antropologia adeguata tema fondamentale dell’Enciclica di papa Francesco, Laudato si’.

È la prima volta nella storia che la distruzione ad opera dell’uomo assume i connotati di un “bio-cidio” (consentitemi il neologismo). Coi grandi della terra prendete decisioni concrete a favore di tutta la creazione e accogliete l’urgenza di giustizia tra generazioni (Come lasceremo il pianeta ai nostri figli?). La scomparsa della biodiversità, il riscaldamento globale e la povertà persistente sono questioni che si collocano ben al di là delle sovranità nazionali (sono i poveri a pagare il prezzo più alto del debito ecologico). L’Enciclica di papa Francesco, Laudato si’, e il discorso tenuto a Nairobi la scorsa settimana, possano essere per tutti un apporto robusto per la Conferenza di Parigi.
Assicuro da parte mia tutto l’impegno per sensibilizzare la comunità cristiana alla cura del creato, per promuovere stili di vita più sostenibili e per incoraggiare le persone ad adeguare le loro abitudini al bene dell’umanità e dell’ambiente.

Col più cordiale augurio di buon lavoro,
+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Messaggio per il 60° dell’Istituto di Sicurezza Sociale

Partecipo con cordiale considerazione al 60° compleanno dell’Istituto di Sicurezza Sociale. Saluto e ringrazio quanti prestano servizio con professionalità e dedizione alla “cultura della salus”. Come diceva qualche giorno fa papa Francesco, questi sono gli elementi costitutivi della stessa: accoglienza, compassione, comprensione, perdono. Una cultura intesa dunque in senso integrale, che si propone di arginare la “cultura dello scarto”.
La salute di cui si occupa l’ISS, è parte integrante ed integrale del bene comune. La sua promozione e difesa è un servizio irrinunciabile che ha dato molti frutti in San Marino. Tra le tante problematiche affrontate dall’ISS non posso dimenticare l’attenzione agli anziani, in questo contesto di crescita dell’individualismo, col pericolo della loro solitudine e abbandono. L’attenzione al “fine vita” chiede una seria e appassionata corresponsabilità senza accettare scorciatoie inumane.
Attenzione anche ai giovani: qui si apre il grave problema della loro educazione, per cui la “sicurezza sociale” si può e deve esprimere come vigilanza, custodia e responsabilità.
La famiglia poi richiede politiche di sostegno, di sostegno alla vita, a tutti i suoi livelli, evitando scelte le cui conseguenze possono avere lunga durata.
Il principio regolativo di una società democratica, oltre alla solidarietà, si chiama “sussidiarietà”. Impegno dell’ISS, auspichiamo, sia il valorizzare e sostenere tutte le risorse presenti sul territorio. A San Marino la gratuità, l’impegno di sostegno al bisogno, qui e in molte parti del mondo, costituisce la nostra gloria, da mantenere sempre viva.
Concludo facendo risuonare, in questo momento e in questa sede a cui fanno riferimento tante componenti della nostra società sammarinese, le speranze suscitate dall’imminente apertura dell’Anno Santo della Misericordia. Ci sono cittadini che fanno del volontariato una scelta personale di vita e di prossimità alle persone in difficoltà. Lo fanno da credenti e, nello stesso tempo, da cittadini, incontrando tanti altri volontari in spirito di collaborazione e di rispettose attenzioni alle leggi della Repubblica.
Grazie.

+ Andrea Turazzi

Messaggio per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Ringrazio del cortese invito, rivoltomi dall’Eccellentissima Reggenza, a questa manifestazione contro la violenza sulle donne. Mi faccio presente attraverso il responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, il Dott. Gian Luigi Giorgetti, e attraverso un breve messaggio di saluto e di adesione.
Nella Giornata Internazionale che richiama l’attenzione sulla violenza subita dalle donne, papa Francesco ha voluto aprire le porte della sua residenza “Santa Marta” ad alcune vittime di abusi. Lo ha fatto poco prima di partire per l’Africa, alle ore 7,15 del 25 novembre scorso, ricevendo undici donne con sei bambini, provenienti da una Casa Rifugio delle vittime della violenza domestica e della tratta della prostituzione.
Viviamo in una società che tende a destrutturare la specificità dei ruoli maschili e femminili a partire dalla famiglia e a ridurre la sessualità ad una concezione consumistica. I rapporti uomo-donna vengono allora facilmente impostati come rapporti di potere.
Che fare?
Condannare la violenza sempre; contrastare i fenomeni delittuosi con nuova professionalità; e, soprattutto, educazione e prevenzione. L’educazione comporta il recupero, in tutto il suo valore, della dimensione relazionale tra uomo e donna, per non lasciare sole le donne, dimensione che deve essere costruita sulla specificità dell’essere uomo e donna. Spesso la donna, nella sua femminilità, vive in una condizione di “periferia dell’esistenza”, come ama dire papa Francesco. Allora comprendere e rispettare la donna è un problema di giustizia.
È vero una giornata non basta, ma intanto serve come momento di alleanza e indicazione per una direzione da prendere tutti insieme.
Possiamo fare nostro questo aforisma attribuito a William Shakespeare: “Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tarpato, per tutto questo: in piedi, Signori, davanti a una Donna!”.
Grazie.

+ Andrea Turazzi

Messaggio per la Giornata della Scuola

Messaggio per la Giornata della Scuola

4 ottobre 2015

Inizia un nuovo anno scolastico: quante sorprese, speranze, timori! Chi passa vicino ad una scuola ha l’impressione come di sfiorare un alveare, dove un leggero e continuo ronzio lascia intuire un intenso lavoro: «Fervet opus!» – direbbe Virgilio, il poeta latino. Alunni, insegnanti, personale della scuola, genitori: tutti impegnati in progetti di crescita, di informazione e di cultura.
Ed ecco il buon miele! Del buon miele si avvantaggia tutta la società che si attende “uomini nuovi”; la scuola ricorda che non si finisce mai di imparare e che si può essere maestri di vita gli uni per gli altri ad ogni età. La vita stessa è una scuola!
Anche la comunità cristiana è attenta alla scuola: una persona che si affina culturalmente è facilitata nella ricerca spirituale, giacché il sapere ha molto a che fare con la fede.
Ogni anno, il 4 ottobre, la comunità cristiana si avvicina alla scuola con particolare affetto e interesse. È una giornata… ma per risvegliare un permanente impegno di partecipazione. La Giornata “per la scuola” si è trasformata in una Giornata “con la scuola”. Nel rispetto dei suoi tempi e dei suoi spazi si entra in punta di piedi in quell’alveare per un breve incontro. Quest’anno si porta in dono un segnalibro con il messaggio del Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi.
Ai genitori e agli insegnanti si propone il 2 ottobre (ore 17.30 nel Teatro parrocchiale di Novafeltria e ore 21 nella Sala del Castello di Domagnano, RSM) una conferenza con dibattito tenuta dal Dott. Ezio Aceti sulla educazione affettiva.
Agli studenti delle Superiori si offre uno spettacolo teatrale che ha per soggetto la celebre vicenda di un gruppo di giovani che si oppose al nazismo (“La Rosa Bianca”).
Per la formazione culturale delle nuove generazioni sono necessari percorsi e strumenti di educazione alla dimensione religiosa che non può mancare in un umanesimo integrale. Sia nelle scuole della Repubblica sammarinese che in quelle italiane viene garantito l’insegnamento della Religione, come vera e propria materia curriculare a cui aderisce il 98% degli alunni (è possibile anche “non avvalersi”). Si insegna Religione Cattolica perché la nostra popolazione, nella quasi totalità, professa la fede cattolica e da essa sono profondamente e felicemente segnate le sue tradizioni, la sua cultura, le sue istituzioni.
Il corso di Religione Cattolica, svolto non come catechesi, ma come vero e proprio insegnamento scolastico, prevede nei programmi ampi spazi anche per la conoscenza delle Grandi Religioni e delle esperienze spirituali dell’umanità. Didatticamente il metodo del confronto, Religione Cattolica e Religioni, si dimostra utile per valutare e fare apprezzare le caratteristiche di ogni cammino dell’uomo verso Dio.
Poiché l’insegnamento di Religione è propriamente cattolico, si richiede a chi lo imparte una qualifica che viene normalmente rilasciata da un Istituto Superiore di Scienze Religiose con l’approvazione dell’autorità ecclesiastica.
Non resta che augurare a tutti un buon cammino pieno di sorprese e di incontri significativi.
Ci accompagnino anche quest’anno le cinque parole che ci siamo dette lo scorso anno “per una scuola che vorremmo”. Accoglienza: vorremmo una scuola in cui si è accolti e in cui si impara ad accogliere gli altri; un luogo nel quale ognuno è valorizzato come “persona”, al di là della performance, dove non si conta per i voti ma per quello che si è. Incontro: sogniamo una scuola capace di mettere in luce le risorse di ciascuno e di riconoscere e di rispettare i diritti dei più deboli, dove si provano lo stupore e l’incanto della bellezza. Scoperta: auspichiamo una scuola in cui si scoprano i propri talenti e la ricchezza racchiusa in ogni cuore e in ogni intelligenza; uno spazio educativo dove la luce e il clima che si respira fanno sbocciare e dischiudere i germi presenti in ogni persona. Impegno: ognuno va a scuola consapevole di fare una scelta libera di impegno nella convinzione che il sacrificio è un investimento per il futuro e per affrontare le sfide della vita. Cittadinanza: auguriamo alla scuola di essere un luogo in cui si impara a diventare cittadini, ad approfondire le ragioni della convivenza e la convivenza delle ragioni; dunque una scuola inclusiva, laboratorio di reciprocità e di accoglienza.

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Solidarietà per il Nepal

I riflettori vanno via via spegnendosi sulle rovine lasciate dallo spaventoso terremoto che ha colpito il Nepal, i suoi villaggi, le sue città e la favolosa capitale Katmandu. Dopo una prima mobilitazione segnata dall’emotività, viene il momento di un intervento più mirato. Lo faremo sabato e domenica prossima 16/17 maggio con una colletta straordinaria che inoltreremo alle popolazioni terremotate attraverso la Caritas. Faccio appello alla sensibilità di tutti per una offerta generosa. “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7).
Apprezziamo tutti coloro che si sono mossi nella solidarietà: istituzioni, organizzazioni umanitarie, semplici cittadini.
In occasioni come queste ci si fanno molte domande. È possibile prevedere le catastrofi naturali? In che modo soccorrere efficacemente le popolazioni colpite? Come ricostruire?
Il credente ha altre domande ancora: perché il Signore lascia che i suoi figli cadano nella trappola di un gigante oscuro? Perché nell’ora più impensata? Come vivere da credenti tali tragedie?
La prima risposta è la solidarietà. La seconda è il riconoscimento dell’assurdità delle divisioni fra gli uomini, tutti equamente figli della fragilità. Sì, la nostra vita sulla terra è caduca, in balia di molte eventualità, scandita da tanti “addii”. E ci sono pure i terremoti nell’anima, ugualmente devastanti. Quanto stolte sono le nostre presunzioni e ridicole le nostre meschinità.
“Non abbiamo quaggiù una stabile dimora” (Ebr 13,14). Siamo di passaggio, ma non per questo meno responsabili e impegnati. L’anima credente si acquieta e, pensando alle vittime, esclama: “Sono tutti vivi”! E prega: “Solo tu, Signore, non passi”. Mai leggere la disgrazia come punizione divina, semmai come un’occasione di discernimento: guardarsi dentro e proporsi l’essenziale. È un appello alla conversione.
Aiutiamo, preghiamo, stiamo uniti.
 
+ Andrea Turazzi, vescovo

Messaggio di Pasqua del Vescovo Andrea

È Pasqua!

Il mio messaggio?
Che altro se non questo: Gesù è vivo!
Lo proclamo nella mia qualifica: “Appartengo come vescovo, per successione, al gruppo degli apostoli che sono i testimoni di Gesù Risorto”. Io, Vescovo Andrea, faccio questo annuncio sulla scorta di precise, autorevoli e provate testimonianze storiche. Posso corredarle poi con le mille storie che raccolgo ogni giorno, storie di quanti sentono viva la presenza del Risorto; presenza che conquista, converte, slancia, dà forza, sospinge. Ultimamente sono particolarmente sensibile al coraggio dei tanti cristiani che affrontano il martirio. Mi sorprende chi fa della sua vita un dono vivendo la malattia o la disabilità con uno spirito non di rassegnazione ma di offerta. Mi commuove Silvio, mio fratello missionario in Congo e paraplegico, che inizia così la sua ultima lettera: “Sono un paralitico incontrato da Gesù. Nel Vangelo l’incontro di Gesù con loro è un evento di liberazione e di gioia. Così lo è stato per me. In lui ho visto il regno di Dio”. Non posso tacere i giovani che – a dispetto dei luoghi comuni – fanno scelte vocazionali sorprendenti e coraggiose e… sono tra noi.

Pasqua!
Parola antica e veneranda, vuol dire: passaggio. Gesù la interpretò e la visse come passaggio da morte a vita per amore dei fratelli. Allargo l’appello e dico a tutti: facciamo il passaggio, cioè facciamo Pasqua. Ognuno sa i passi che può e deve fare nel proprio cuore. Ma ci sono anche passi da compiere tutti insieme: riprendere fiducia, far credito a chi ci sta accanto, ridarci regole di pensiero e di azione. Senza fiducia non si vive più.
Persone sapienti e rigorosamente laiche convengono che stiamo pagando a caro prezzo le derive del soggettivismo (si assolutizza il proprio interesse e il proprio punto di vista), del relativismo (tutto è possibile e il contrario di tutto), dei desideri impazziti e subito tradotti in diritti.
La crisi, prima che economica, è una crisi di pensiero e poi una crisi morale. Facciamo il passaggio. Insieme. È un invito a tutti. Ed è l’offerta di una collaborazione a chi è già in cammino su progetti di liberazione e di ragionevolezza e, senza saperlo, fa Pasqua.

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Notificazione vescovile: Insieme al Papa per la Terra Santa

Nella regione dove ha vissuto Gesù, la Terra Santa, i cristiani sono sempre di meno. Le guerre, le rivalse, le difficoltà spingono le famiglie che credono in Cristo a lasciare le loro case e ad andare in paesi più sicuri. Per aiutare i cristiani che abitano in questa regione e per evitare che continuino a fuggire, le diocesi e le parrocchie di tutto il mondo si mobilitano.

Come accade ogni anno, il Venerdì Santo ci sarà una raccolta di offerte in tutte le chiese da destinare alle famiglie del Medio Oriente. Si chiama “la colletta per la Terra Santa” ed è voluta direttamente dal Papa al quale “stanno particolarmente a cuore le sofferenze di tanti fratelli e sorelle di questo angolo di mondo”, si legge in una lettera partita dal Vaticano e indirizzata ai vescovi di tutto il mondo.

Le offerte raccolte, che sono frutto della generosità di tantissime persone, vengono usate per sostenere la vita e le iniziative di quelle comunità.