Convegno delle famiglie

Domenica 15 ottobre dalle ore 9.30 presso il teatro parrocchiale di Novafeltria si terrà il 21° Convegno diocesano delle famiglie sul tema: “Sessualità nella coppia: aspetti relazionali ed educativi” con Nicoletta Russo e Davide Oreglia, sposi attivi nella pastorale familiare nazionale e autori di libri.

“Care famiglie, care coppie di sposi, fidanzati e cari amici tutti. Vogliamo invitarvi a questo momento diocesano: un’occasione di formazione e riflessione su un tema delicato e profondo e, allo stesso tempo, un tema che la società moderna rende sempre più superficiale, sottoponendolo a equivoci e fraintendimenti”: questo il caloroso invito rivolto dall’Ufficio Famiglia diocesano, che ha organizzato l’evento.
“Una bella occasione per sentirsi famiglia di famiglie”.

 

 

Giornata del Mandato

EMMAUS È QUI!
La Diocesi ha un volto e si riconosce in tanti volti!

«Ricominciare. Ricominciare sempre. Ricominciare nella speranza». È questo il messaggio che il vescovo Andrea ha lanciato nella recente festa di San Marino. È il caso, appunto, dell’apertura del nuovo anno pastorale: domenica 24 settembre alle ore 16 a Pennabilli nella Cattedrale, centro sacramentale e spirituale della Diocesi. L’intitolazione dell’incontro, da sempre, suona così: “Giornata del Mandato”. Di solito si sottintende Mandato “agli operatori pastorali”, ma sorge subito un’obiezione: non sono tutti i battezzati, senza eccezione, ad essere inviati per l’annuncio del Vangelo?
È tutta la comunità diocesana, infatti, che superando frammentazioni, fughe in avanti o ritardi, si riallinea e prende coscienza di essere Chiesa missionaria.
L’invito all’incontro è rivolto a tutti, a costo di sentirsi stipati (ma non sarà così!), gomito a gomito, nella Cattedrale bellissima, ma – ahimè – insufficiente ad abbracciare tutti. Tuttavia, vi sono nella comunità diversità di ministeri, di servizi, di carismi a cui fratelli e sorelle sono chiamati o per cui si rendono disponibili: tutte persone alle quali la comunità assicura sostegno, gratitudine e preghiera. Il Vescovo darà loro, insieme alla sua benedizione, un mandato formale, perché siano consapevoli di un riconoscimento e di una grazia particolare per il loro servizio. Questo momento diocesano, che accade normalmente la quarta domenica di settembre, può essere preceduto o seguito da un momento parrocchiale analogo di presentazione e di avvio dell’anno pastorale.
Il pomeriggio nella Cattedrale di Pennabilli avrà il carattere di “festa del rientro”; in verità non si è mai usciti… Dopo la sosta estiva delle attività, con l’autunno riprende il cammino. Sono in tanti che, pur provenienti da parrocchie diverse, attraverso questi momenti partecipativi hanno stretto amicizie e legami: la Diocesi ha un volto e si riconosce in tanti volti!
Il secondo momento vedrà la presentazione, a più voci, del “quaderno pastorale” per l’anno 2023/24, incentrato sul tema e sulla proposta di esperienze di Eucaristia vissuta, culmine e fonte della vita e della missione della Chiesa. Al centro verrà collocata l’icona biblica della cena di Emmaus, che farà da motivo ispiratore per tutto il cammino. Non si possono evadere alcuni interrogativi: «Che cosa sa dell’Eucaristia e che cosa crede la nostra comunità? Come ne trasmette la fede e come la celebra? Quale messaggio arriva al mondo circostante quando le comunità mettono al centro quel Pane?». Il quaderno pastorale, più che offrire lezioni teologiche o riformulazioni di una pastorale eucaristica, suggerisce un metodo per crescere nella vita eucaristica. «Dal sapere e dal sapore dell’Eucaristia – annota il quaderno – derivano gli atteggiamenti e le scelte pastorali che guidano il prossimo anno». Il testo allude alla ricaduta che l’Eucaristia ha nella vita, nella missione della Chiesa e nelle sue responsabilità sociali.
Non per giustapposizione o per semplice analogia, ma per un’intima relazione viene proposto un collegamento fra l’Eucaristia e il Cammino Sinodale, arrivato ormai alla tappa del discernimento, dopo un anno dedicato all’ascolto con l’esperienza della conversazione spirituale e un altro anno dedicato al lavoro seminariale nei Cantieri di Betania. «Nel Cammino Sinodale, come nella celebrazione eucaristica, il popolo radunato vive l’esperienza della grazia che viene dall’Alto, in quella partecipazione definita “actuosa” dal Concilio Vaticano II (cfr. SC 14), quindi capace di coinvolgere nella celebrazione comunitaria». Ecco perché viene proposto il racconto di Emmaus, una sorta di celebrazione eucaristica itinerante, che aiuta a vivere le dinamiche del camminare insieme. Ben si comprende il titolo che abbraccia tutto il cammino di quest’anno: “Emmaus è qui!”.
Il momento centrale del pomeriggio di Pennabilli sarà costituito dall’Adorazione Eucaristica: è tutta una Diocesi che vuole accogliere e proclamare la presenza, l’azione e l’auto-donazione di Gesù Cristo alla sua Chiesa e al mondo.

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CON LO SGUARDO VERSO L’EUCARISTIA

Dopo l’anno dedicato alla comunione (“Costruttori di comunità nei cantieri della vita”) il tema avrà uno sviluppo eucaristico. Ci saranno tempi e modi per approfondire come l’Eucaristia costruisca la comunione ecclesiale. Lo sguardo, il cuore, la speranza, sono già rivolti al Sacramento, che è sorgente della vita cristiana, pane che sostiene il cammino pastorale, «presenza, azione e auto-donazione di Cristo». L’Eucaristia rende presente e fa rivivere la Pasqua di morte e risurrezione di Gesù: introduce nell’ora di Gesù. Tutta la sua vita è stata e continua ad essere dono, dono offerto dal Padre e dono totale di sé: «Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1): «Dio ha tanto amato il mondo da donare suo figlio» (Gv 3,16). Partecipando all’Eucaristia si condividono il Pane e il Vino offerti sull’altare, presenza reale, vera e sostanziale di Gesù Cristo, ma sarebbe riduttivo non cogliere nel Sacramento l’intero mistero di comunione trinitaria, mistero dell’auto-donazione stessa di Dio, che vuole l’edificazione della comunità e la costruzione della fraternità universale. L’Eucaristia non è offerta solo per i presenti, ma per tutti. Da questa contemplazione discendono grazia, luci, indicazioni per la vita, per le relazioni, per il nostro essere nel mondo. Col linguaggio catechistico si dice che “fare la Comunione” (ricevere il Sacramento) va di pari passo con “l’essere in comunione” con il Signore e con i fratelli. Il partecipare all’Eucaristia unisce, purifica, ridà slancio, fa progredire nella carità, conferma nella logica del dono, prepara la vita da risorti. Davvero l’Eucaristia è “fons et culmen” (SC 10).
L’Eucaristia sta di fronte alla Chiesa come il bene più prezioso, come segno dell’Alleanza definitiva di Dio con l’umanità, come programma di vita per ciascuno e per tutti.

Scarica la lettera-invito del Vescovo Andrea

Tempo del creato

Il periodo che va dal 1° settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, al 4 ottobre, festa di San Francesco, è il Tempo del Creato. Si tratta di un tempo durante il quale, con tutti i fratelli e sorelle della famiglia ecumenica, si rinnova la nostra relazione con il Creatore e tutto il creato attraverso la preghiera e l’azione.

“Che scorrano la giustizia e la pace” è il tema scelto quest’anno, ispirato dalle parole del profeta Amos il quale ci dice che Dio vuole che regni la giustizia e che ciascuno deve cercare di essere giusto in ogni situazione per rendere possibile alla vita di fiorire in pienezza.

Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata ci invita ad osservare quanto il mondo sia ancora permeato dall’ingiustizia ambientale e climatica. Il consumismo rapace ed egoistico che stravolge il ciclo dell’acqua del pianeta, insieme all’uso di combustibili fossili e all’abbattimento delle foreste, creano le condizioni per l’innalzamento delle temperature, la siccità e la carenza idrica sempre più diffusa, a cui si aggiunge lo sfruttamento predatorio e l’inquinamento delle acque da parte dell’industria.

Difronte a questa situazione Papa Francesco invita ad unirci nell’impegno per la giustizia e la pace, “Uniamo le nostre mani e compiamo passi coraggiosi affinché la giustizia e la pace scorrano in tutta la Terra”, aiutandoci in questo indicando alcune vie concrete per risanare la nostra casa comune.

La prima indicazione è quella di contribuire cambiando i nostri cuori, una conversione ecologica per rinnovare il nostro rapporto con il Creato affinché lo riconosciamo e lo custodiamo come un dono. Una conversione, ci dice, che richiede di praticare il rispetto ecologico in quattro direzioni: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi.

La seconda indicazione è la necessità di cambiare i nostri stili di vita, riconoscendo e pentendoci dei nostri peccati ecologici che danneggiano il mondo naturale e i nostri fratelli e sorelle. Concretamente questo significa adottare stili di vita con meno sprechi e consumi inutili, attenti alle nostre abitudini e scelte economiche così che tutti possano stare meglio. La cura del Creato richiede scelte personali positive, come l’uso moderato delle risorse, una gioiosa sobrietà, lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti e la scelta di prodotti e servizi ecologicamente e socialmente responsabili.

Oltre all’impegno a livello personale, il Papa invita ad un impegno collettivo per trasformare le politiche economiche che governano le nostre società, soprattutto quelle che favoriscono una ricchezza scandalosa per pochi e condizioni di degrado per tanti, una situazione contraria alla pace e alla giustizia. Un’occasione propizia per un cambiamento in questo senso potrebbe essere l’incontro dei leader mondiali al vertice COP28, in programma a Dubai a fine anno, per cercare di ridare slancio agli impegni dell’Accordo di Parigi per frenare il rischio del riscaldamento globale.

“Alziamo la voce per fermare questa ingiustizia verso i poveri e verso i nostri figli, che subiranno gli impatti peggiori del cambiamento climatico. Faccio appello a tutte le persone di buona volontà affinché agiscano in base a questi orientamenti sulla società e sulla natura”.

Gian Luigi Giorgetti
Direttore della Commissione Pastorale Sociale e del Lavoro

Scarica il Sussidio per la preparazione delle celebrazioni

Pellegrinaggio sui passi del Santo Marino

All’interno della Festa di San Marino, patrono della Diocesi e della Repubblica, sabato 2 settembre, con partenza da Poggio Torriana (località Santo Marino) alle ore 9.30, si percorrerà in preghiera la seconda tappa del Cammino del Santo Marino (circa 20 km) per arrivare alla Basilica del Santo intorno alle ore 18. Alle ore 14.30, dopo la sosta per il pranzo al sacco, il pellegrinaggio riprenderà da Acquaviva (RSM). All’arrivo in Basilica il Vescovo Andrea impartirà la benedizione alla Diocesi e alla Città con la reliquia del Santo.

In serata, alle ore 21, i giovani si riuniranno per la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo, che segna l’inizio del loro cammino annuale. Insieme, accompagnati dal santo Marino.
La Penitenzieria apostolica ha concesso l’indulgenza plenaria ai fedeli che percorreranno con devozione il pellegrinaggio alla Basilica, unitamente alle condizioni richieste dalla Chiesa.

I festeggiamenti continueranno domenica 3 settembre con la Solenne Celebrazione, presieduta da S.E. Mons. Andrea Turazzi, in Basilica alle ore 10, alla presenza degli Ecc.mi Capitani Reggenti.

Pellegrinaggio in Terra Santa

“Sui passi di Gesù”: è l’invito che il Servizio Diocesano Pellegrinaggi ci rivolge. Si tratta di un’esperienza richiesta da tanti.

Il periodo è quello natalizio: un’opportunità in più per i giovani studenti e per chi lavora nel mondo della scuola. Per tutti è il tempo in cui celebrare il mistero dell’Incarnazione.

Qui in Terra Santa Dio si è preparato un popolo come custode della sua promessa di salvezza (liberazione). Qui il Signore si è scelto una fanciulla di Nazaret come mamma. Qui Gesù ha camminato proclamando il Regno di Dio. Qui ha condiviso tutto di noi per offrirci tutto di Lui. Da qui è partita la prima scintilla che ha acceso nel mondo la fraternità universale.

Mentre sottoscrivo questo caloroso invito si celebra la festa di un simpatico santo napoletano: Alfonso Maria de’ Liguori (il compositore del canto popolare “Tu scendi dalle stelle”). Mi sovviene un suo pensiero un po’ ironico: «Ci sono cristiani che fanno lunghi viaggi e affrontano pericoli e disagi per andare in Israele e tornano orgogliosi di portare a casa un po’ di polvere raccolta sul luogo della Natività o qualche altra reliquia… Ma qui, nelle loro chiese, hanno ben altro: hanno Gesù Cristo, vivo nell’Eucaristia».

Sant’Alfonso ha ragione, ma è proprio per l’amore a Gesù che di Lui vorremmo sapere e conoscere tutto; vorremmo contestualizzare le sue parabole e le sue parole; vorremmo sostare con Lui nel Cenacolo e nella locanda di Emmaus; vorremmo riempire gli occhi e il cuore del suo mare, delle sue montagne e del suo cielo.

+ Andrea Turazzi

Scarica la brochure illustrativa

“Oltre le etichette. Dialogo aperto sull’omosessualità”

Domenica 27 agosto alle ore 21 presso il monastero delle Agostiniane di Pennabilli si terrà la presentazione del libro dell’amico don Francesco Silvestri: “Oltre le etichette. Dialogo aperto sull’omosessualità”, edito dall’editrice Ancora.

Il libro è il frutto della ricerca dottorale in teologia morale di don Francesco, durata anni, su un argomento che interroga la nostra umanità e perciò la Chiesa.

La malattia ha fatto sì che don Francesco non completasse il suo lavoro, ma non ha impedito che il libro vedesse la luce. Don Rinaldo Ottone, che interverrà alla serata, ne ha curato con passione e competenza la pubblicazione.

La preparazione  di don Francesco nel campo della psicologia e della teologia morale gli ha permesso di fare un’esplorazione originale, capace di raccogliere istanze già note e di aprire ulteriori piste di riflessione. Si ha così l’occasione di beneficiare di un contributo che certamente porterà luce alla comprensione, in ordine all’incontro e al confronto.

Camminata del Risveglio

Anche quest’anno si terrà la Camminata del Risveglio: domenica 20 agosto. “Dovrà essere un momento gioioso e bello di “risveglio” della nostra fede”.

Salendo insieme da San Marino, dai borghi e dai paesi del Montefeltro e della riviera verso il Santuario della Madonna del Faggio sul monte Carpegna, si vivrà un’esperienza di fede, si offrirà una testimonianza di speranza e si ritroverà la consapevolezza di essere un popolo che rinsalda vincoli di amicizia.

L’esperienza del pellegrinaggio ripropone un aspetto fondamentale della vita come cammino e della vita della Chiesa come sinodo: le proposte di preghiera e di riflessione avranno questa intonazione. Quest’anno una intenzione speciale sarà per le vocazioni, in particolare al sacerdozio e alla vita consacrata.

Ogni partecipante prepari l’incontro con la Madonna per rinnovarle l’atto di amore filiale e per rivolgerle con fiducia le richieste che in questo momento urgono nel cuore, quelle che sono necessarie alla vita e alla missione della Chiesa e alla società. Chi può si incamminerà a piedi nella notte, chi non può salirà con i propri mezzi. Appuntamento alle ore 9:30 sui prati del Carpegna, presso la “grande croce”. Dopo l’ascolto della testimonianza, avremo la gioia di avere con noi un gruppo di giovani dell’Azione Cattolica.

Alle ore 10.30 Solenne Eucaristia all’ombra dei faggi e, a seguire, processione con l’immagine della Madonna sui prati dell’Eremo.

Tutti invitati!

Due giorni, un sol giorno

5-6 agosto 2023

“Casa Italia” è il quartier generale della nostra spedizione, un angolo d’Italia nel centro di Lisbona. Vi dimorano, dal 23 luglio, quindici operatori della pastorale giovanile italiana guidata dall’amico don Michele Falabretti, così tutti lo considerano (il cardinal Zuppi scherzosamente lo chiama “il nostro corazziere”). Chi ha seguito in tv la serata della “Festa degli italiani” venuti alla GMG (i 65.000!) lo ricorderà per l’abilità con cui è intervenuto dando alla serata un colpo d’ala. Don Michele è animatore di una équipe coesa e intelligente, a servizio della pastorale italiana per i giovani. Di “Casa Italia” parlo con suor Armanda, amatissima e sempre sul pezzo. A lei è stato affidato anche il coordinamento dei vescovi italiani partecipanti, oltre un centinaio. “Casa Italia” segue l’accoglienza dei pellegrini sui diversi luoghi, cura il collegamento con i media, tiene i contatti con gli hotel e gli spostamenti. È un lavoro che esige collaboratori. Da “Casa Italia” passano i gruppi: c’è chi domanda informazioni, chi porta gli inevitabili problemi e inconvenienti… Con l’équipe della pastorale giovanile si sono preparati anche una ventina di volontari a tempo pieno, una preparazione avviata da mesi. Chiedo a suor Armanda come questi volontari possano partecipare alla GMG se sono così occupati. «Partecipano eccome – precisa suor Armanda –, il loro è un vero e proprio pellegrinaggio, anche senza la gratificazione dei grandi eventi. La loro GMG è accoglienza, abbraccio, sostegno a tutti». Mi è bastato fermarmi questa mattina per un paio d’ore per rendermi conto del passaggio di gente e gruppi. C’è posto per tutti, c’è un pasto caldo per chi viene da fuori e c’è persino un medico sempre a disposizione. Suor Armanda mi confida la sua gioia e l’esperienza di complementarietà che, come religiosa, sperimenta in seno alla pastorale giovanile, «che è ben più di un Ufficio, ma un cuore pulsante». Oggi da “Casa Italia” è passato l’ambasciatore italiano presso il Portogallo con signora. L’appoggio delle istituzioni è sicuramente utile e talvolta indispensabile.
Siamo tutti proiettati verso la Veglia che si terrà su una grande spianata fuori Lisbona, il parco Tejo, in grado di ospitare la folla di giovani che sta ingrossando in questi ultimi giorni (si parla tranquillamente di un milione e mezzo di ragazzi). Non è stato semplice per i nostri ragazzi raggiungere il parco: già dalla tarda mattinata si sono messi in strada per sistemarsi poi con stuoini, sacchi a pelo, teli e coperte termiche: 8/10 km a piedi con una temperatura in aumento tra una fiumana di gente (tre ore). Lo spazio riservato ai nostri è lontano dal palco, settore C04: terra battuta a ridosso di una rete di confine. Si sistemano. Sullo sfondo il ponte Vasco de Gama (18 km, uno dei ponti più lunghi) sul fiume Tejo. Lì per lì scambio la foce del fiume per il mare…
Immagini da esodo: cammino in massa verso una terra promessa. Il settore era noto, un problema azzeccare il varco! «Non c’è erba!»: è la prima constatazione. Terra nuda. Il sole è infuocato. Si gioca a fare capanne con i teli per proteggersi. Pensi che il vento che sta per alzarsi porti refrigerio, ma è come un phon. Si alza una polvere che incipria cose e persone.
Un’attesa di sei-sette ore intercalata da musica e canti, incontri con altri giovani, scambi di gadget… È sorprendente come anche in queste situazioni i ragazzi sappiano prendere le cose sportivamente. Dopo lo smarrimento del primo momento, tanta solidarietà, amicizia, allegria e… ricerca dei wc. Dimenticavo: e la cena? Cena, colazione e pranzo (per il giorno dopo) offerti in un unico contenitore dall’organizzazione. Menù non facilmente identificabile (omogeneizzati, salse, marmellate e pane dolce). E tanta acqua… Un grido: «Passa il Papa!». Sono ormai le venti. Un’ora dopo inizia la Veglia. Partecipare non è facile, ma si crea silenzio. Si segue con radiolina e telefono. Chi passa di lì avverte che si prega. C’è l’essenziale. Il grosso camion parcheggiato ad una ventina di metri (il camion che portava la refezione) toglie per buona parte la visibilità del maxischermo.
Sul palco una danza che è preghiera. Il tema è il cammino: cammino da fare insieme, cammino non esente da cadute, cammino che fa rialzare e cammino verso…
La musica non è colonna sonora, ma è protagonista, messaggio, preghiera. Vengono proposte melodie solenni, ma anche semplici e arriva l’Eucaristia, un pane consacrato collocato dentro una raggiera dorata e davanti un milione e mezzo di giovani e poi un grande silenzio che fa di tanti cuori un solo cuore: ti adoro, ti amo, ti rendo grazie, ti chiedo perdono, ti chiedo grazie… La preghiera ha di queste vibrazioni.
Lascio immaginare il dopo… cioè la notte, con le manovre per disporsi a dormire sotto le stelle. In alcuni ragazzi le batterie funzionano ancora, ma poi si scaricano del tutto. Si dorme.
Il risveglio in quell’angolo del settore C04 è traumatico: una scarica di musica tecno a tutto volume. Verrà poi identificato il disgraziato dj a cui è stato affidato questo servizio: un prete statunitense. Poi la ricerca di una fontanella, la fila ai wc chimici e la liturgia del buon giorno.
È da poco spuntato il sole su questa che sarà una giornata memorabile. Papa Francesco ritorna, scortato dalle guardie del corpo, ma soprattutto – pensiamo – dalla forza che il Signore gli sta dando: il Papa ha 86 anni compiuti, poco più di un mese fa ha subito un importante intervento chirurgico, soffre anche fisicamente per l’impotenza contro la guerra… Eppure, si conferma in gran forma. In questi giorni ha tenuto una decina di interventi e discorsi, quasi un’enciclica portoghese. Non abbiamo potuto sentire gli altri discorsi: agli universitari, ai giovani ammalati a Fatima, ecc.
Con i colleghi vescovi ci stiamo preparando e indossiamo i paramenti (casula e mitria ci vengono dati in dono). Chiedo ad una gentilissima volontaria portoghese di accompagnarmi al famigerato “C04”. «Permesso, scusa, grazie»… così ci facciamo largo per fare l’attraversamento. Ci vorrà un’ora circa. Emozionante per me rivedere i nostri ragazzi e gustare le loro premure e cortesie. Incomincia la Messa, introdotta dal coro che ci sta accompagnando in tutti i momenti di preghiera. Siamo in attesa dell’omelia del Papa nella Festa della Trasfigurazione.
Papa Francesco ci offre tre parole che sintetizzano il messaggio della Trasfigurazione, festa della bellezza, festa della bellezza più bella: Gesù Cristo!
Brillare, ascoltare, non avere paura: è con queste parole che ripartiamo dal parco Tejo e ci organizziamo per il rientro. Sono trascorsi due giorni, ma è come un giorno solo. Ancora non sappiamo i commenti della stampa nazionale e internazionale su questo evento. Non abbiamo visto servizi televisivi e radiofonici, ma portiamo la nostra personale testimonianza, la ricchezza di questa esperienza internazionale e un incontro speciale con Gesù, come accaduto ai discepoli di Emmaus. Non importa la stanchezza.

+ Andrea Turazzi

I ragazzi pregano

4 agosto 2023

La mattinata è dedicata alla proposta del sacramento della Riconciliazione. Voglio proprio vedere come i giovani reagiranno. Ancora una volta si preferisce coinvolgerli per sentire da loro cosa pensano e come vivono il sacramento della Confessione. Diversi i sentimenti che raccolgo: timore, incertezza, imbarazzo, soggezione, inquietudine… Ma c’è anche chi aspetta questo momento. C’è chi si avvicina alla Confessione alla ricerca di un dialogo: apprezza la conversazione con un prete preparato e umano, accarezza l’idea di essere capito e giustificato. C’è chi ha ancora un’idea infantile della Confessione e quindi avverte la sua inutilità, adesso che è grande, pensando che si vanno a ripetere sempre le stesse cose, senza mai cambiare. C’è tra i ragazzi chi si pone domande più profonde e radicali: perché il perdono di Dio attraverso un uomo? Possibile che basti un gesto, tutto sommato così semplice, per cancellare persino un delitto? La Confessione è stata realmente voluta da Cristo o è un’invenzione della Chiesa? Non sarebbe più semplice e più maturo riparare il male di cui si è responsabili, direttamente, senza una mediazione rituale? Anch’io, come loro, mi scandalizzo, non lo nascondo, per l’arroganza mafiosa, per l’ingiustizia, per l’umiliazione dei deboli, per la falsità sfacciata e subdola, per la mancanza di rispetto degli altri. Arrossisco e soffro per gli scandali nella Chiesa… Provo a dare qualche risposta: sono il vescovo catechista. Alla fine, una ragazza simpatica e schietta mi dice che è soddisfatta solo un pochino e fa il gesto col quale si chiede il caffè ristretto! Ribadisco: tutti abbiamo bisogno di misericordia, di perdono. La tentazione di denunciare la pagliuzza nell’occhio del fratello anziché la trave che è nel proprio è sempre in agguato.
Siamo una dozzina di preti a disposizione per i 250 giovani a noi affidati. Non so che cosa accade: mi hanno chiuso nella cappella del fonte battesimale. Non vado oltre… La Confessione è un momento segreto. Alla fine, imparo che tanti ragazzi hanno vissuto questo momento con serietà e serenità (ci saranno anche altri momenti per accostarsi alla Riconciliazione).
Oggi pomeriggio siamo stati introdotti in uno dei grandi eventi, tra i più attesi, la Via Crucis. Come ieri, il Papa arriva in grande anticipo per salutare i giovani che riempiono il grande parco “Eduardo VII”. Ce ne accorgiamo sentendo le grida festose che scoppiano dove papa Francesco sta passando. La Via Crucis comincia con due momenti di grande silenzio. È impressionante il silenzio di 500mila giovani: assordante! Silenzio dopo la prima domanda del Papa: «Io piango, qualche volta? Ci sono cose nella vita che mi fanno piangere?». Silenzio dopo la seconda domanda: «Ciascuno di noi pensi alla propria sofferenza, pensi alla propria preoccupazione, pensi alle proprie miserie. Non abbiate paura, pensateci. E pensate al desiderio che l’anima torni a sorridere».
Il Papa ha aperto la Via Crucis ricordandoci che Gesù ha camminato. Ha camminato molto per asciugare lacrime, per sanare, per perdonare… Gesù cammina. Cammina oggi, accanto a ciascuno di noi.
Il palco è una grande struttura. Ieri mi chiedevo se fosse un edificio in costruzione, con tanto di impalcatura e scalette. Adesso capisco: è stato pensato anche per la Via Crucis. La croce dovrà passare da un piano all’altro, da una stazione all’altra, in verticale. Un gruppo di giovani ballerini si passano la croce arrampicandosi. Il cammino è tutto in salita, come è stato per Gesù, come è per tanti giovani di oggi. Ad ogni tappa una meditazione. C’è molta commozione. Scenografia avvincente, testi profondi. Non c’è solo spettacolarità, ma anche raccoglimento. Il Papa segue la Via Crucis da un monitor che gli è stato messo davanti. Un’ora e mezza di preghiera… con la vita. Non solo lacrime, ma anche risurrezione. I ragazzi pregano. Chiedo qualche impressione ai miei colleghi vicini. Uno mi dice: «Delicatezza e poesia per descrivere la realtà di vita dei giovani». Qualcuno sottolinea la stazione dedicata alla Veronica, dai volti ben curati – i giovani confessano di dare molta importanza all’immagine – ma al di là dei quali c’è un mondo tutto da scoprire e da conoscere. Amare è lasciarsi attrarre dal volto dell’altro, spesso un volto sfigurato come quello di Gesù. Un altro collega è rimasto molto colpito dalla stazione del Cireneo. «Il Cireneo – sottolinea l’arcivescovo di Milano – è uno costretto, non è come diciamo noi di solito, che va spontaneamente, poeticamente». Sta ad indicare ai giovani le tante cose che devono vivere, che capitano, piaccia o non piaccia. Croci da portare… Poi, vicino a me c’è monsignor Michele di Sulmona. Mi dice: «Che tenerezza la scena della deposizione di Gesù: le ballerine, come la Vergine, stringono un fagotto in cima alla struttura e pian piano t’accorgi che quel fagotto è il loro bambino. C’è tanta delicatezza, tanto amore e tanta cura». Davvero i ragazzi pregano.

+ Andrea Turazzi

I giovani vogliono bene a papa Francesco

3 agosto 2023

Ancora una mattina di formazione. Trovo i ragazzi – sono quasi tutti maggiorenni – partecipi e impegnati. Che sia la stanchezza a renderli così quieti? Ma questo è un pensiero malizioso… Devo subito ricredermi: lavorano sodo e formulano pensieri e domande a cui non è facile rispondere. Ne cito almeno una: «I sacerdoti e i vescovi sono abituati ad avere confronti solo con ragazzi che frequentano la Chiesa, ma questi sono solo un’infinitesima parte dei ragazzi che ci sono là fuori, con cui noi, al mare, il sabato sera e nei luoghi comuni ci confrontiamo. Da questi confronti emerge un’opinione molto diffusa, ovvero “Credo in Dio, ma non nella Chiesa”. Ciò che manca, dunque, nei giovani non è tanto la fede in Dio, quanto la fiducia e l’attrazione per la Chiesa. Perciò vi rivolgiamo questa provocazione: “La Chiesa è davvero accogliente? È invitante per i giovani? È al nostro passo?”».
Vado sulla piazza del piccolo villaggio in cui ci troviamo a lavorare (tre quarti d’ora da Lisbona). Non resisto alla tentazione di scattare qualche foto a distanza, per non disturbare. I giovani sono divisi a piccoli gruppi in cerchio, seduti per terra. A Messa dovrò commentare (brevemente!) un testo un po’ complicato dal libro dell’Esodo, che mi diventa semplice e ben spiegato da quello che sto vedendo sulla piazza. La lettura biblica parlerà della “Shekinah Adonai” (presenza di Dio) sulla dimora che Mosè ordina di costruire con raccomandazioni minuziose. Il Talmud dirà poi che la “Shekinah Adonai” è sopra i due o tre che parlano della Torah (la Legge di Dio), diversamente, se parlano del più e del meno, la loro è una riunione di burloni. Accadrà anche durante l’esilio: Dio lascerà il tempio per porre la sua Shekinah sugli esuli… In questi giorni vedo tanta presenza del Signore su di noi. E ne godo.
Nel pomeriggio ci si muove alla svelta per raggiungere il parco Eduardo VII per l’accoglienza al Papa. Mi trovo in una posizione un po’ scostata, potrò vedere il Papa solo nel maxischermo, ma ho il vantaggio di essere all’ombra. Sono giornate di sole e vento. Quando sfilano le bandiere delle nazioni partecipanti non vedo quella di San Marino… In effetti i nostri non sono partiti: preferiscono un momento di riposo per essere in piena forma domani alla Via Crucis, uno dei momenti sicuramente più forti della GMG.
Il Papa arriva molto in anticipo. Si sposta sulla papamobile per sfiorare almeno le migliaia di giovani presenti. Parte un applauso fragoroso quando arriva sul palco. È sulla carrozzina, come appare spesso in pubblico, ma sembra essere in gran forma. La regia sa creare un clima gioioso ma al tempo stesso raccolto. Una suora, quasi a passo di danza, scende la gradinata che parte dal palco verso la folla; porta tra le mani uno scatolone. Che cosa nasconderà? Un gruppo di giovani ballerini trae fuori pagine bianche. Su quei fogli vengono raccontati, l’una dopo l’altra, le solitudini, le sofferenze, i desideri, le gioie, le speranze dei giovani di oggi. È come una cascata impetuosa, un grido dopo l’altro. Il momento è particolarmente intenso e vero. Il Papa prende la parola. Insiste con forza e fa ripetere: «Dios nos ama. Dios nos ama, como nos somos. (…) As sido llamando por tu nombre. (…) Nos abraza a todos, todos, todos… Dios nos ama, no como quisiéramos ser o como la sociedad quisiera que seamos. ¡Como somos!». È uno spagnolo facile da capire, facile da ripetere. Anche i vescovi compassati che ho attorno a me gridano insieme ai giovani: «Dios nos ama, como nos somos».
È evidente, essere amati e sentire di essere amati cava fuori il meglio che è in ognuno. Il Papa è commosso, ma lo siamo anche noi. Canzoni, danze, applausi: i giovani vogliono bene a papa Francesco.

+ Andrea Turazzi