Pellegrinaggio in Terra Santa

“Sui passi di Gesù”: è l’invito che il Servizio Diocesano Pellegrinaggi ci rivolge. Si tratta di un’esperienza richiesta da tanti.

Il periodo è quello natalizio: un’opportunità in più per i giovani studenti e per chi lavora nel mondo della scuola. Per tutti è il tempo in cui celebrare il mistero dell’Incarnazione.

Qui in Terra Santa Dio si è preparato un popolo come custode della sua promessa di salvezza (liberazione). Qui il Signore si è scelto una fanciulla di Nazaret come mamma. Qui Gesù ha camminato proclamando il Regno di Dio. Qui ha condiviso tutto di noi per offrirci tutto di Lui. Da qui è partita la prima scintilla che ha acceso nel mondo la fraternità universale.

Mentre sottoscrivo questo caloroso invito si celebra la festa di un simpatico santo napoletano: Alfonso Maria de’ Liguori (il compositore del canto popolare “Tu scendi dalle stelle”). Mi sovviene un suo pensiero un po’ ironico: «Ci sono cristiani che fanno lunghi viaggi e affrontano pericoli e disagi per andare in Israele e tornano orgogliosi di portare a casa un po’ di polvere raccolta sul luogo della Natività o qualche altra reliquia… Ma qui, nelle loro chiese, hanno ben altro: hanno Gesù Cristo, vivo nell’Eucaristia».

Sant’Alfonso ha ragione, ma è proprio per l’amore a Gesù che di Lui vorremmo sapere e conoscere tutto; vorremmo contestualizzare le sue parabole e le sue parole; vorremmo sostare con Lui nel Cenacolo e nella locanda di Emmaus; vorremmo riempire gli occhi e il cuore del suo mare, delle sue montagne e del suo cielo.

+ Andrea Turazzi

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“Oltre le etichette. Dialogo aperto sull’omosessualità”

Domenica 27 agosto alle ore 21 presso il monastero delle Agostiniane di Pennabilli si terrà la presentazione del libro dell’amico don Francesco Silvestri: “Oltre le etichette. Dialogo aperto sull’omosessualità”, edito dall’editrice Ancora.

Il libro è il frutto della ricerca dottorale in teologia morale di don Francesco, durata anni, su un argomento che interroga la nostra umanità e perciò la Chiesa.

La malattia ha fatto sì che don Francesco non completasse il suo lavoro, ma non ha impedito che il libro vedesse la luce. Don Rinaldo Ottone, che interverrà alla serata, ne ha curato con passione e competenza la pubblicazione.

La preparazione  di don Francesco nel campo della psicologia e della teologia morale gli ha permesso di fare un’esplorazione originale, capace di raccogliere istanze già note e di aprire ulteriori piste di riflessione. Si ha così l’occasione di beneficiare di un contributo che certamente porterà luce alla comprensione, in ordine all’incontro e al confronto.

Camminata del Risveglio

Anche quest’anno si terrà la Camminata del Risveglio: domenica 20 agosto. “Dovrà essere un momento gioioso e bello di “risveglio” della nostra fede”.

Salendo insieme da San Marino, dai borghi e dai paesi del Montefeltro e della riviera verso il Santuario della Madonna del Faggio sul monte Carpegna, si vivrà un’esperienza di fede, si offrirà una testimonianza di speranza e si ritroverà la consapevolezza di essere un popolo che rinsalda vincoli di amicizia.

L’esperienza del pellegrinaggio ripropone un aspetto fondamentale della vita come cammino e della vita della Chiesa come sinodo: le proposte di preghiera e di riflessione avranno questa intonazione. Quest’anno una intenzione speciale sarà per le vocazioni, in particolare al sacerdozio e alla vita consacrata.

Ogni partecipante prepari l’incontro con la Madonna per rinnovarle l’atto di amore filiale e per rivolgerle con fiducia le richieste che in questo momento urgono nel cuore, quelle che sono necessarie alla vita e alla missione della Chiesa e alla società. Chi può si incamminerà a piedi nella notte, chi non può salirà con i propri mezzi. Appuntamento alle ore 9:30 sui prati del Carpegna, presso la “grande croce”. Dopo l’ascolto della testimonianza, avremo la gioia di avere con noi un gruppo di giovani dell’Azione Cattolica.

Alle ore 10.30 Solenne Eucaristia all’ombra dei faggi e, a seguire, processione con l’immagine della Madonna sui prati dell’Eremo.

Tutti invitati!

Due giorni, un sol giorno

5-6 agosto 2023

“Casa Italia” è il quartier generale della nostra spedizione, un angolo d’Italia nel centro di Lisbona. Vi dimorano, dal 23 luglio, quindici operatori della pastorale giovanile italiana guidata dall’amico don Michele Falabretti, così tutti lo considerano (il cardinal Zuppi scherzosamente lo chiama “il nostro corazziere”). Chi ha seguito in tv la serata della “Festa degli italiani” venuti alla GMG (i 65.000!) lo ricorderà per l’abilità con cui è intervenuto dando alla serata un colpo d’ala. Don Michele è animatore di una équipe coesa e intelligente, a servizio della pastorale italiana per i giovani. Di “Casa Italia” parlo con suor Armanda, amatissima e sempre sul pezzo. A lei è stato affidato anche il coordinamento dei vescovi italiani partecipanti, oltre un centinaio. “Casa Italia” segue l’accoglienza dei pellegrini sui diversi luoghi, cura il collegamento con i media, tiene i contatti con gli hotel e gli spostamenti. È un lavoro che esige collaboratori. Da “Casa Italia” passano i gruppi: c’è chi domanda informazioni, chi porta gli inevitabili problemi e inconvenienti… Con l’équipe della pastorale giovanile si sono preparati anche una ventina di volontari a tempo pieno, una preparazione avviata da mesi. Chiedo a suor Armanda come questi volontari possano partecipare alla GMG se sono così occupati. «Partecipano eccome – precisa suor Armanda –, il loro è un vero e proprio pellegrinaggio, anche senza la gratificazione dei grandi eventi. La loro GMG è accoglienza, abbraccio, sostegno a tutti». Mi è bastato fermarmi questa mattina per un paio d’ore per rendermi conto del passaggio di gente e gruppi. C’è posto per tutti, c’è un pasto caldo per chi viene da fuori e c’è persino un medico sempre a disposizione. Suor Armanda mi confida la sua gioia e l’esperienza di complementarietà che, come religiosa, sperimenta in seno alla pastorale giovanile, «che è ben più di un Ufficio, ma un cuore pulsante». Oggi da “Casa Italia” è passato l’ambasciatore italiano presso il Portogallo con signora. L’appoggio delle istituzioni è sicuramente utile e talvolta indispensabile.
Siamo tutti proiettati verso la Veglia che si terrà su una grande spianata fuori Lisbona, il parco Tejo, in grado di ospitare la folla di giovani che sta ingrossando in questi ultimi giorni (si parla tranquillamente di un milione e mezzo di ragazzi). Non è stato semplice per i nostri ragazzi raggiungere il parco: già dalla tarda mattinata si sono messi in strada per sistemarsi poi con stuoini, sacchi a pelo, teli e coperte termiche: 8/10 km a piedi con una temperatura in aumento tra una fiumana di gente (tre ore). Lo spazio riservato ai nostri è lontano dal palco, settore C04: terra battuta a ridosso di una rete di confine. Si sistemano. Sullo sfondo il ponte Vasco de Gama (18 km, uno dei ponti più lunghi) sul fiume Tejo. Lì per lì scambio la foce del fiume per il mare…
Immagini da esodo: cammino in massa verso una terra promessa. Il settore era noto, un problema azzeccare il varco! «Non c’è erba!»: è la prima constatazione. Terra nuda. Il sole è infuocato. Si gioca a fare capanne con i teli per proteggersi. Pensi che il vento che sta per alzarsi porti refrigerio, ma è come un phon. Si alza una polvere che incipria cose e persone.
Un’attesa di sei-sette ore intercalata da musica e canti, incontri con altri giovani, scambi di gadget… È sorprendente come anche in queste situazioni i ragazzi sappiano prendere le cose sportivamente. Dopo lo smarrimento del primo momento, tanta solidarietà, amicizia, allegria e… ricerca dei wc. Dimenticavo: e la cena? Cena, colazione e pranzo (per il giorno dopo) offerti in un unico contenitore dall’organizzazione. Menù non facilmente identificabile (omogeneizzati, salse, marmellate e pane dolce). E tanta acqua… Un grido: «Passa il Papa!». Sono ormai le venti. Un’ora dopo inizia la Veglia. Partecipare non è facile, ma si crea silenzio. Si segue con radiolina e telefono. Chi passa di lì avverte che si prega. C’è l’essenziale. Il grosso camion parcheggiato ad una ventina di metri (il camion che portava la refezione) toglie per buona parte la visibilità del maxischermo.
Sul palco una danza che è preghiera. Il tema è il cammino: cammino da fare insieme, cammino non esente da cadute, cammino che fa rialzare e cammino verso…
La musica non è colonna sonora, ma è protagonista, messaggio, preghiera. Vengono proposte melodie solenni, ma anche semplici e arriva l’Eucaristia, un pane consacrato collocato dentro una raggiera dorata e davanti un milione e mezzo di giovani e poi un grande silenzio che fa di tanti cuori un solo cuore: ti adoro, ti amo, ti rendo grazie, ti chiedo perdono, ti chiedo grazie… La preghiera ha di queste vibrazioni.
Lascio immaginare il dopo… cioè la notte, con le manovre per disporsi a dormire sotto le stelle. In alcuni ragazzi le batterie funzionano ancora, ma poi si scaricano del tutto. Si dorme.
Il risveglio in quell’angolo del settore C04 è traumatico: una scarica di musica tecno a tutto volume. Verrà poi identificato il disgraziato dj a cui è stato affidato questo servizio: un prete statunitense. Poi la ricerca di una fontanella, la fila ai wc chimici e la liturgia del buon giorno.
È da poco spuntato il sole su questa che sarà una giornata memorabile. Papa Francesco ritorna, scortato dalle guardie del corpo, ma soprattutto – pensiamo – dalla forza che il Signore gli sta dando: il Papa ha 86 anni compiuti, poco più di un mese fa ha subito un importante intervento chirurgico, soffre anche fisicamente per l’impotenza contro la guerra… Eppure, si conferma in gran forma. In questi giorni ha tenuto una decina di interventi e discorsi, quasi un’enciclica portoghese. Non abbiamo potuto sentire gli altri discorsi: agli universitari, ai giovani ammalati a Fatima, ecc.
Con i colleghi vescovi ci stiamo preparando e indossiamo i paramenti (casula e mitria ci vengono dati in dono). Chiedo ad una gentilissima volontaria portoghese di accompagnarmi al famigerato “C04”. «Permesso, scusa, grazie»… così ci facciamo largo per fare l’attraversamento. Ci vorrà un’ora circa. Emozionante per me rivedere i nostri ragazzi e gustare le loro premure e cortesie. Incomincia la Messa, introdotta dal coro che ci sta accompagnando in tutti i momenti di preghiera. Siamo in attesa dell’omelia del Papa nella Festa della Trasfigurazione.
Papa Francesco ci offre tre parole che sintetizzano il messaggio della Trasfigurazione, festa della bellezza, festa della bellezza più bella: Gesù Cristo!
Brillare, ascoltare, non avere paura: è con queste parole che ripartiamo dal parco Tejo e ci organizziamo per il rientro. Sono trascorsi due giorni, ma è come un giorno solo. Ancora non sappiamo i commenti della stampa nazionale e internazionale su questo evento. Non abbiamo visto servizi televisivi e radiofonici, ma portiamo la nostra personale testimonianza, la ricchezza di questa esperienza internazionale e un incontro speciale con Gesù, come accaduto ai discepoli di Emmaus. Non importa la stanchezza.

+ Andrea Turazzi

I ragazzi pregano

4 agosto 2023

La mattinata è dedicata alla proposta del sacramento della Riconciliazione. Voglio proprio vedere come i giovani reagiranno. Ancora una volta si preferisce coinvolgerli per sentire da loro cosa pensano e come vivono il sacramento della Confessione. Diversi i sentimenti che raccolgo: timore, incertezza, imbarazzo, soggezione, inquietudine… Ma c’è anche chi aspetta questo momento. C’è chi si avvicina alla Confessione alla ricerca di un dialogo: apprezza la conversazione con un prete preparato e umano, accarezza l’idea di essere capito e giustificato. C’è chi ha ancora un’idea infantile della Confessione e quindi avverte la sua inutilità, adesso che è grande, pensando che si vanno a ripetere sempre le stesse cose, senza mai cambiare. C’è tra i ragazzi chi si pone domande più profonde e radicali: perché il perdono di Dio attraverso un uomo? Possibile che basti un gesto, tutto sommato così semplice, per cancellare persino un delitto? La Confessione è stata realmente voluta da Cristo o è un’invenzione della Chiesa? Non sarebbe più semplice e più maturo riparare il male di cui si è responsabili, direttamente, senza una mediazione rituale? Anch’io, come loro, mi scandalizzo, non lo nascondo, per l’arroganza mafiosa, per l’ingiustizia, per l’umiliazione dei deboli, per la falsità sfacciata e subdola, per la mancanza di rispetto degli altri. Arrossisco e soffro per gli scandali nella Chiesa… Provo a dare qualche risposta: sono il vescovo catechista. Alla fine, una ragazza simpatica e schietta mi dice che è soddisfatta solo un pochino e fa il gesto col quale si chiede il caffè ristretto! Ribadisco: tutti abbiamo bisogno di misericordia, di perdono. La tentazione di denunciare la pagliuzza nell’occhio del fratello anziché la trave che è nel proprio è sempre in agguato.
Siamo una dozzina di preti a disposizione per i 250 giovani a noi affidati. Non so che cosa accade: mi hanno chiuso nella cappella del fonte battesimale. Non vado oltre… La Confessione è un momento segreto. Alla fine, imparo che tanti ragazzi hanno vissuto questo momento con serietà e serenità (ci saranno anche altri momenti per accostarsi alla Riconciliazione).
Oggi pomeriggio siamo stati introdotti in uno dei grandi eventi, tra i più attesi, la Via Crucis. Come ieri, il Papa arriva in grande anticipo per salutare i giovani che riempiono il grande parco “Eduardo VII”. Ce ne accorgiamo sentendo le grida festose che scoppiano dove papa Francesco sta passando. La Via Crucis comincia con due momenti di grande silenzio. È impressionante il silenzio di 500mila giovani: assordante! Silenzio dopo la prima domanda del Papa: «Io piango, qualche volta? Ci sono cose nella vita che mi fanno piangere?». Silenzio dopo la seconda domanda: «Ciascuno di noi pensi alla propria sofferenza, pensi alla propria preoccupazione, pensi alle proprie miserie. Non abbiate paura, pensateci. E pensate al desiderio che l’anima torni a sorridere».
Il Papa ha aperto la Via Crucis ricordandoci che Gesù ha camminato. Ha camminato molto per asciugare lacrime, per sanare, per perdonare… Gesù cammina. Cammina oggi, accanto a ciascuno di noi.
Il palco è una grande struttura. Ieri mi chiedevo se fosse un edificio in costruzione, con tanto di impalcatura e scalette. Adesso capisco: è stato pensato anche per la Via Crucis. La croce dovrà passare da un piano all’altro, da una stazione all’altra, in verticale. Un gruppo di giovani ballerini si passano la croce arrampicandosi. Il cammino è tutto in salita, come è stato per Gesù, come è per tanti giovani di oggi. Ad ogni tappa una meditazione. C’è molta commozione. Scenografia avvincente, testi profondi. Non c’è solo spettacolarità, ma anche raccoglimento. Il Papa segue la Via Crucis da un monitor che gli è stato messo davanti. Un’ora e mezza di preghiera… con la vita. Non solo lacrime, ma anche risurrezione. I ragazzi pregano. Chiedo qualche impressione ai miei colleghi vicini. Uno mi dice: «Delicatezza e poesia per descrivere la realtà di vita dei giovani». Qualcuno sottolinea la stazione dedicata alla Veronica, dai volti ben curati – i giovani confessano di dare molta importanza all’immagine – ma al di là dei quali c’è un mondo tutto da scoprire e da conoscere. Amare è lasciarsi attrarre dal volto dell’altro, spesso un volto sfigurato come quello di Gesù. Un altro collega è rimasto molto colpito dalla stazione del Cireneo. «Il Cireneo – sottolinea l’arcivescovo di Milano – è uno costretto, non è come diciamo noi di solito, che va spontaneamente, poeticamente». Sta ad indicare ai giovani le tante cose che devono vivere, che capitano, piaccia o non piaccia. Croci da portare… Poi, vicino a me c’è monsignor Michele di Sulmona. Mi dice: «Che tenerezza la scena della deposizione di Gesù: le ballerine, come la Vergine, stringono un fagotto in cima alla struttura e pian piano t’accorgi che quel fagotto è il loro bambino. C’è tanta delicatezza, tanto amore e tanta cura». Davvero i ragazzi pregano.

+ Andrea Turazzi

I giovani vogliono bene a papa Francesco

3 agosto 2023

Ancora una mattina di formazione. Trovo i ragazzi – sono quasi tutti maggiorenni – partecipi e impegnati. Che sia la stanchezza a renderli così quieti? Ma questo è un pensiero malizioso… Devo subito ricredermi: lavorano sodo e formulano pensieri e domande a cui non è facile rispondere. Ne cito almeno una: «I sacerdoti e i vescovi sono abituati ad avere confronti solo con ragazzi che frequentano la Chiesa, ma questi sono solo un’infinitesima parte dei ragazzi che ci sono là fuori, con cui noi, al mare, il sabato sera e nei luoghi comuni ci confrontiamo. Da questi confronti emerge un’opinione molto diffusa, ovvero “Credo in Dio, ma non nella Chiesa”. Ciò che manca, dunque, nei giovani non è tanto la fede in Dio, quanto la fiducia e l’attrazione per la Chiesa. Perciò vi rivolgiamo questa provocazione: “La Chiesa è davvero accogliente? È invitante per i giovani? È al nostro passo?”».
Vado sulla piazza del piccolo villaggio in cui ci troviamo a lavorare (tre quarti d’ora da Lisbona). Non resisto alla tentazione di scattare qualche foto a distanza, per non disturbare. I giovani sono divisi a piccoli gruppi in cerchio, seduti per terra. A Messa dovrò commentare (brevemente!) un testo un po’ complicato dal libro dell’Esodo, che mi diventa semplice e ben spiegato da quello che sto vedendo sulla piazza. La lettura biblica parlerà della “Shekinah Adonai” (presenza di Dio) sulla dimora che Mosè ordina di costruire con raccomandazioni minuziose. Il Talmud dirà poi che la “Shekinah Adonai” è sopra i due o tre che parlano della Torah (la Legge di Dio), diversamente, se parlano del più e del meno, la loro è una riunione di burloni. Accadrà anche durante l’esilio: Dio lascerà il tempio per porre la sua Shekinah sugli esuli… In questi giorni vedo tanta presenza del Signore su di noi. E ne godo.
Nel pomeriggio ci si muove alla svelta per raggiungere il parco Eduardo VII per l’accoglienza al Papa. Mi trovo in una posizione un po’ scostata, potrò vedere il Papa solo nel maxischermo, ma ho il vantaggio di essere all’ombra. Sono giornate di sole e vento. Quando sfilano le bandiere delle nazioni partecipanti non vedo quella di San Marino… In effetti i nostri non sono partiti: preferiscono un momento di riposo per essere in piena forma domani alla Via Crucis, uno dei momenti sicuramente più forti della GMG.
Il Papa arriva molto in anticipo. Si sposta sulla papamobile per sfiorare almeno le migliaia di giovani presenti. Parte un applauso fragoroso quando arriva sul palco. È sulla carrozzina, come appare spesso in pubblico, ma sembra essere in gran forma. La regia sa creare un clima gioioso ma al tempo stesso raccolto. Una suora, quasi a passo di danza, scende la gradinata che parte dal palco verso la folla; porta tra le mani uno scatolone. Che cosa nasconderà? Un gruppo di giovani ballerini trae fuori pagine bianche. Su quei fogli vengono raccontati, l’una dopo l’altra, le solitudini, le sofferenze, i desideri, le gioie, le speranze dei giovani di oggi. È come una cascata impetuosa, un grido dopo l’altro. Il momento è particolarmente intenso e vero. Il Papa prende la parola. Insiste con forza e fa ripetere: «Dios nos ama. Dios nos ama, como nos somos. (…) As sido llamando por tu nombre. (…) Nos abraza a todos, todos, todos… Dios nos ama, no como quisiéramos ser o como la sociedad quisiera que seamos. ¡Como somos!». È uno spagnolo facile da capire, facile da ripetere. Anche i vescovi compassati che ho attorno a me gridano insieme ai giovani: «Dios nos ama, como nos somos».
È evidente, essere amati e sentire di essere amati cava fuori il meglio che è in ognuno. Il Papa è commosso, ma lo siamo anche noi. Canzoni, danze, applausi: i giovani vogliono bene a papa Francesco.

+ Andrea Turazzi

“Non si vede bene che col cuore”

A colazione ho la fortuna di sedere accanto al dottor Marcello Bedeschi, già amministratore dell’Azione Cattolica nazionale negli anni ruggenti e tra gli iniziatori delle Giornate Mondiali della Gioventù, giusto quarant’anni fa. Mi parla della volontà ferma di Giovanni Paolo II di realizzarle, inarrestabile davanti all’evidente difficoltà dell’impresa. Le GMG sono uno degli avvenimenti internazionali più importanti, che danno alla Chiesa una visibilità mondiale e mediatica unica. «Giovanni Paolo II – mi conferma il dottor Marcello – ha avuto sempre un rapporto particolare con i giovani, col loro entusiasmo e il loro desiderio di incontrarsi. Divenuto Papa, ha cercato disperatamente un’occasione per realizzare questo incontro. Al termine dell’Anno Santo della Redenzione (1983/4) è nata l’idea di un invito di preghiera e riflessione ai giovani, a Roma, per farli incontrare col Signore. Il primo incontro – continua il dottor Bedeschi – ha attirato giovani di 80 paesi. Fu una grande sorpresa. Giovanni Paolo II lanciò poi l’idea di ripetere l’esperienza ogni due anni a livello mondiale e ogni anno a livello diocesano». Il dottor Marcello continua: «Giovanni Paolo II ha voluto che queste giornate fossero d’aiuto ai cattolici per riflettere sulle questioni più importanti legate alla vita cristiana. Ed ha voluto espressamente sfidare gli ambienti più difficili, da quelli al di là della cortina di ferro (Polonia) a quelli delle grandi città secolarizzate (Denver, Parigi, ecc.). Indubbia, dunque, la volontà di realizzare questo movimento giovanile, iniziativa ripresa fortemente da Benedetto XVI e ora da papa Francesco». Il dottor Bedeschi conclude: «Quel che più emoziona è vedere quante vocazioni nascano nelle GMG: sacerdoti, religiose, famiglie… Per molti giovani – anche nei momenti di crisi – le GMG hanno dato uno slancio decisivo per le scelte vocazionali: un aspetto di cui i sacerdoti e i responsabili dei movimenti cattolici dovrebbero avere coscienza».
Nei momenti di agape fraterna ho l’opportunità di incontrare, nella forma più semplice e fraterna, molte personalità del mondo ecclesiale: il più avvicinabile per la sua disponibilità il cardinale Zuppi, ma anche il teologo Bruno Forte, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini (mi complimento per la sua omelia al funerale di Silvio Berlusconi: sorride!). Ho avuto l’opportunità anche di salutare la presidente del Movimento internazionale dei Focolari, Margaret Karram e altri. I giovani ci aiutano a saltare schemi, etichette e protocolli.
La prima giornata è caratterizzata dagli incontri decentrati di catechesi. Sono a disposizione. Mi mandano ad incontrare giovani di due Diocesi, in tutto oltre 250. È decisamente superato lo stile frontale della lezione: è arrivato anche qui il metodo della “conversazione spirituale”. Si procede così: apertura con un intenso momento di preghiera e divisione in piccoli gruppi, se possibile all’aperto; un animatore, seguendo schede appositamente preparate, ha il compito di facilitare lo scambio dei pensieri e un altro giovane ha il compito della sintesi e, con la collaborazione di tutti, della stesura di una domanda da rivolgere al vescovo catechista. È un incontro diretto. Ho la fortuna di avere come collega il vescovo di Concordia-Pordenone (mons. Giuseppe Pellegrini): nasce una bella amicizia. Ha partecipato a tante GMG, anche da organizzatore: si lavora insieme.
Nel pomeriggio ci incamminiamo alla festa degli italiani presenti alla GMG: 65.000. I vescovi sono ai primi posti, una sorta di enclave in mezzo ad una folla di giovani multicolore, trascinati nella festa ultrasonica animata da rapper, che avviano motivi che i giovani ben conoscono. La festa viene trasmessa in diretta su TV2000, ore 21. Cerco di immedesimarmi, ma, francamente, mi è assai difficile lasciarmi andare…
Sono preoccupato: non si vedono bandiere di San Marino. Dove sono i nostri? Don Mirco mi manda un messaggio: sono bloccati ad una stazione. Finalmente il gruppo arriva, ma chi lo vede? Ormai è buio. Una festa: e tale dev’essere. Ma non mancano messaggi importanti: l’accorato appello di don Luigi Ciotti sulla responsabilità, la testimonianza sulla fede di Giusy Buscemi, ex miss Italia e attrice, il messaggio di don Michele Falabretti, responsabile nazionale della pastorale giovanile, ad ottant’anni dalla pubblicazione del “Piccolo Principe”: «Non si vede bene che col cuore». E si accendono tante stelle nel cielo. Buona notte!

+ Andrea Turazzi

Lisbona: capitale dei giovani

1° agosto 2023

A detta di qualche osservatore, la liturgia d’inizio della GMG non ha avuto mai così tanta partecipazione come questa volta. Non mi è possibile raggiungere i ragazzi: troppa folla. Ci si perde. Il punto di accesso al luogo della celebrazione eucaristica d’inizio GMG si trova all’ingresso di un grande giardino botanico. Un addetto mi assicura che vi sono tutte le piante importate dai territori delle colonie portoghesi. Attraversiamo gran parte del giardino: è favoloso!
Lisbona sta diventando, in questi giorni, una capitale mondiale; lo è stata nel passato come impero coloniale, oggi lo è nell’accoglienza di tanti giovani e nel far credito ai loro sogni. Il cardinale Manuel Clemente (patriarca di Lisbona) ha rivolto un caloroso saluto e, facendo riferimento a quell’avverbio che andiamo ripetendo, ha raccomandato ai giovani l’urgenza dell’annuncio del Vangelo. Dai porti della Lusitania (Portogallo) sono salpate schiere di missionari e missionarie per mezzo mondo; oggi sono questi giovani che possono portare il messaggio di Gesù: portarlo con le forme nuove della comunicazione e con il loro stile.
Da oggi sono in albergo a disposizione della Segreteria della pastorale giovanile CEI per gli incontri di approfondimento con i giovani. GMG non è soltanto marce forzate lungo le vie di Lisbona, non è soltanto festa e abbracci internazionali, non è soltanto Bans e canzoni. Nella GMG si vivono momenti prolungati di silenzio, di ascolto e di condivisione. Come Maria si alzò “in fretta” per andare verso Elisabetta, così i giovani sono invitati a mettersi in gioco attorno alle grandi sfide di oggi, come la fraternità, la cura del creato e la pace. I giovani hanno anche molto da dire su questi temi. Ci mettiamo in ascolto dei loro pensieri. La fede è una grande risorsa e i ragazzi ce lo stanno dimostrando: sento che dobbiamo osare di più nelle proposte e non arrestarci alle apparenze contrarie.
In un momento di sosta, dalla mia stanza d’albergo – 7° piano – sento cantare “Romagna mia”. Balzo in piedi, mi affaccio alla grande finestra, ma non sono “i nostri”. D’altra parte, la Romagna è grande e siamo tutti amici, anzi fratelli.

+ Andrea Turazzi

“La voglio rivedere in te”

31 luglio 2023

Giallo nella stanza al terzo piano: un grosso insetto fa la sua comparsa, ospite indesiderato. Inseguito e non raggiunto, colpito ma non neutralizzato, scomparso e poi ricomparso, attirato con zucchero (stratagemma rudimentale). Coinvolti tre e poi cinque ragazzi e poi altri ancora… Schiamazzo notturno che mette in allerta tutto il gruppo. A neutralizzare il grosso insetto saranno tre ragazze… Piccole avventure che contribuiscono a fare sempre più gruppo, soprattutto quando vengono raccontate da Paolo, già telecronista sportivo e ora teologo.
Lunedì è per noi giornata mariana; a dire il vero, tutta la GMG ha questa tonalità. Siamo incamminati verso Fatima. È parso bene richiamare ai ragazzi l’evento, il contesto e il messaggio: la Vergine accanto all’umanità, tre pastorelli ancora bambini, la Prima guerra mondiale (1917), preghiera e penitenza. Pregare la Madonna, andare a Dio attraverso di lei, visitare i luoghi a lei dedicati, recitare il Rosario, sono pratiche che i ragazzi conoscono (per fortuna che ci sono i nonni!). Ma si vorrebbe fare un passo in più in quella che, con termine un po’ tradizionale, viene chiamata devozione mariana. A chi aveva chiesto: «Gesù, tu ci hai lasciato l’Eucaristia come tua presenza. E di Maria?». La risposta di Gesù è stata: «La voglio rivedere in te!» (Chiara Lubich). “Essere Maria”, un programma per tutti, uomini e donne, giovani e adulti: imitarla in quel che è più suo, che va al di là delle rappresentazioni devozionali, culturali, simboliche, artistiche… Maria è “sì” a Dio, è “dono totale di sé”, è “andare verso” e… “in fretta”!
Il viaggio verso Fatima – circa tre ore di pullman – scorre sereno e allegro come sempre. Il conto alla rovescia scandisce l’attimo del passaggio di frontiera Spagna-Portogallo. Don Jean-Florent, nostro amico sacerdote congolese, colleziona sul cellulare le emozioni delle frontiere: sono già quattro! È occasione per fare un pensiero sull’Europa. L’Europa come l’hanno sognata i fondatori, l’Europa a diverse velocità, l’Europa con le sue fatiche identitarie, l’Europa come tappa verso l’unità… In questo viaggio tocchiamo con mano che non è solo un’idea o una bandiera.
Ad un certo punto troviamo l’autostrada chiusa. Bisogna ripiegare su strade normali, impegnative per i nostri autisti, ma che danno l’opportunità di una conoscenza ravvicinata del territorio; sembra di essere in Sardegna: ambiente collinare, arbusti e alberi di sughero, greggi libere al pascolo, abitazioni bianchissime… E tanto sole, ma la temperatura è mite e ventilata (l’Atlantico è vicinissimo). Nessuno dei ragazzi è stato mai a Fatima. La grande spianata, leggermente in discesa, che si apre davanti a noi è già piena di giovani. Siamo coinvolti dalla gioia che contagia i tantissimi gruppi provenienti da ogni parte del mondo. Foto a non finire e sempre con bandiera sammarinese dispiegata. Man mano che si scende verso la chiesetta delle apparizioni si fanno più frequenti le testimonianze di fede. Un gruppo di giovani prega il Rosario con raccoglimento, incurante dei passanti. Alcuni ragazzi a metà della spianata pregano in ginocchio a mani giunte. Quel che stupisce di più sono i giovani che scendono in ginocchio. I nostri ragazzi si chiedono il perché… Arriviamo anche noi alla “chiesetta” (non possiamo salire alla grande Basilica: si sta preparando una celebrazione eucaristica con migliaia di persone già posizionate). Più ci avviciniamo e più siamo mescolati in mezzo alla folla. Superato il primo impatto, la prima curiosità, la prima meraviglia riusciamo a creare una bolla di intenso raccoglimento: miracolo che i ragazzi sanno fare. Preghiamo per tutti, soprattutto per le nostre famiglie. Don Mirco ci porta al luogo dove è conservato un pezzo imponente del muro di Berlino. Per i più giovani è necessario contestualizzare. Scegliamo questo luogo per la preghiera del Rosario. Ci sediamo per terra, in cerchio. Adesso siamo noi ad essere oggetto di stupore, uno stupore che fa bene a chi passa ed edifica. Intenzione principale di preghiera: la pace in Europa e nel mondo. Più precisamente, umile richiesta alla Madonna di farci “artigiani della pace”.
Lasciamo Fatima per raggiungere il luogo della nostra permanenza in Portogallo: la cittadina di Óbidos (70 km da Lisbona). Anche i bambini scendono in strada per accoglierci. Siamo alloggiati in un impianto sportivo. Unico motivo di tristezza per chi scrive: in serata vengo trasferito a Lisbona nell’albergo che ospita i vescovi italiani (siamo più di cento). La malinconia viene temperata dall’abbraccio di tanti colleghi. I giovani ci costringono a fare un’esperienza di collegialità più forte e più libera dagli schemi episcopali. Domani solenne inizio della GMG (oggi per chi legge, ndr).

+ Andrea Turazzi

 

Mostra in collegamento con la GMG

I ragazzi della parrocchia di Ponte Cappuccini stanno preparando una mostra su Andrea Mandelli, un ragazzo in cammino per la santità, che è stato scelto come testimone della GMG, la Giornata Mondiale della Gioventù.

Si tratta di un modo per vivere la GMG in comunione con i ragazzi di tutto il mondo che incontrano il Papa a Lisbona. La mostra sarà allestita nel portico della chiesa di Ponte Cappuccini e sarà visitabile per tutta la durata della GMG, dall’1 al 6 agosto.

Giovedì 3 agosto alle 17 ci sarà la presentazione preparata da alcuni ragazzi. E’ prevista anche qualche sorpresa canora e artistica… Dopo la presentazione ci sarà un breve momento di preghiera e un buffet preparato con il contributo delle monache e delle mamme.

Siamo tutti invitati a partecipare giovedì alle ore 17 presso la Chiesa di Ponte Cappuccini