“I fatti e i giorni” dal 30 novembre al 6 dicembre 2014

Settimana dal 30 novembre al 6 dicembre 2014

“Vedremo, Ameremo, Canteremo”.
Così è intitolata la serata di contemplazione musicale che ha inaugurato il tempo liturgico dell’Avvento nella Basilica di San Marino. Un concerto che non ha proposto “ninne nanne” natalizie ma testi impegnativi che testimoniano le grandi domande esistenziali e perfino le proteste dell’uomo di fronte all’enigma del suo destino. Le musiche erano del grande compositore spagnolo Tomàs Luis De Victoria, ma interpretano i turbamenti, le inquietudini, lo spaesamento e le preoccupazioni di tutti: guai personali e guai collettivi… In effetti quella che si conclude è una settimana inquietante: uccisione del piccolo Andrea Loris, scoperchiamento della cupola mafiosa, ancora situazioni di dissesto ambientale con vittime. Su questo scenario può aprirsi una prospettiva di senso con una promessa: “Vedremo”.
L’intreccio delle voci della ensemble musicale persuadono mentre pronunciano le parole della fede e annunciano la certezza che viene dalla speranza teologale. E che questa non è mera consolazione lo si evince dalle opere che si compiono per la fede. Qualche esempio. Il centro missionario, mercoledì scorso, ha accompagnato un pullman di pellegrini a Parma per incontrare la Comunità delle Suore Missionarie Saveriane. Sono state colpite di recente da un grave lutto: tre di loro sono state assassinate nella missione di Bujumbura in Congo. Nonostante questo, nella loro casa, la vita riprende subito, il sorriso è la loro “divisa”, fioriscono parole di pace e di perdono. “La vita era già stata offerta –  dice la responsabile del gruppo – non hanno tolto niente alle nostre tre sorelle: tutto era già dato”. Qualcuno dei partecipanti chiede ragione del coraggio e dei sacrifici di chi parte per la missione. La risposta: “E’ lo stesso amore che rende possibile e persino bello il dono di voi stessi nel vostro quotidiano: l’assistenza premurosa agli anziani, la cura dei bimbi con sveglie impossibili, la fedeltà alla vita con le sue pretese …”.
E’ vero: fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.
“Ameremo”.
Altri esempi. La settimana si è chiusa con due eventi di cui RTV ha dato notizia; eventi che ci rinviano ad altri costruttori di pace e di bene, neppur troppo lontani nel tempo: Paolo VI, testimone e protagonista della “civiltà dell’amore” a cui è stato dedicato un Convegno di studi ed Alberto Marvelli che ritorna sul Titano con una mostra a lui dedicata. Di queste testimonianze e di questi messaggi ha tanto bisogno la nostra Repubblica (ma anche il resto della Diocesi) segnata questi mesi dalla crisi morale. Amiamo pensare tale crisi come un incidente di percorso; un percorso che nel suo insieme è caratterizzato dall’impegno civico, dalla custodia della libertà, dall’accoglienza dei valori e dal riferimento al cristianesimo portato qui dalla vicina Rimini dal Santo Marino. C’è da augurarsi che sia fatta giustizia al più presto per ritrovare serenità nel nostro piccolo Stato dove ci si conosce tutti, ma non del tutto. Abbiamo bisogno di tornare a guardarci negli occhi con fiducia, riprendere il cammino ed essere capaci di “rigenerazione”. Durante l’ultima guerra il beato Marvelli saliva  sul Titano con la sua bici per portare viveri agli sfollati, ora vi torna con la bellezza. La bellezza è necessaria come il pane e la santità è nostalgia e possibilità per tutti. “Vedremo, Ameremo, Canteremo”.

“I fatti e i giorni” dal 23 al 29 novembre 2014

Settimana dal 23 al 29 novembre 2014

Prepariamo il presepio… ma che sia vivente!

 

Care amiche, cari amici,
a tutti l’augurio di un fruttuoso cammino verso il Natale. Con questa domenica inizia l’Avvento. Forse non tutti lo sanno, la vita nei borghi e nella città non cambia, semmai ci pensano le insegne luminose e le promozioni commerciali a ricordarlo. Non mi dispiace che compaiano i segni della festa, anche se, di questi tempi, preferirei semplicità e sobrietà.
Se l’Avvento è il tempo dell’attesa, la prima cosa da fare è chiederci quali sono le nostre attese. Per qualcuno sarà una chiamata al lavoro, la nascita di un bebè (la più dolce delle attese!), l’uscita di un concorso, una promozione in carriera; per qualcun altro sarà l’uscita dei numeri del lotto… Tutte le attese ci forniscono un parametro di come vivere “l’attesa del ritorno di Cristo”, giacché il Natale non è solo memoria della sua prima venuta: il Cristo viene e verrà! Ma c’è anche chi vive le sue giornate con monotonia, perché non si aspetta più niente dalla vita. Altri, più catastrofici, si aspettano solo disastri (più di quelli del recente autunno), epidemie (invasione di Ebola), corruzione e criminalità (peggio di così!).
La liturgia cristiana è scandita dal martellante invito di Cristo: “Vegliate”!
“Vegliate”, perché è facile farsi addormentare. Nella leggenda di Dracula, questi si attacca alle persone che dormono e, mentre succhia loro un po’ di sangue, inietta un liquido soporifero che fa sperimentare ancor più dolce il dormire, sicché il malcapitato sprofonda ancor più nel sonno e il vampiro può succhiare sangue finché vuole. Non succede forse così anche sul piano morale? Qualunque sia il “vampiro”, addormenta la coscienza, per cui non senti più neppure il rimorso, credi di star benone e non ti accorgi che stai spiritualmente morendo.
“Vegliate” perché è facile lasciarsi cullare dai sogni. Il sogno ha due caratteristiche. La prima è la brevità: nel sogno le cose non durano come nella realtà; situazioni che richiederebbero giorni e settimane – come la scalata di una montagna – nel sogno avvengono in un attimo. La seconda è l’irrealtà: uno può sognare di essere felice, al sole, su un’isoletta, in un paradiso naturale e svegliarsi nel più nebbioso dei giorni.
È terribile quando uno non arriva più a distinguere il sogno dalla realtà, il virtuale dal reale. Perché sarà portato a pensare di poter ottenere tutto e subito, senza sacrificio né sforzo.
E allora il risveglio sarà brusco e amaro.
Auguro che l’attesa dell’Avvento si traduca per tutti in un attento e rigoroso discernimento su tutta la nostra attività, su cosa guardiamo, quali spese facciamo, come impieghiamo il nostro tempo libero…
Un suggerimento per la preparazione del presepio: lo raccolgo dal ripetuto invito di papa Francesco di “andare alle periferie esistenziali”. Esemplifico: affiancarsi alla carovana dei Magi. Sono i cercatori di verità che scrutano il cielo, le antiche Scritture e le parole dei saggi. Una ricerca a volte drammatica e inquieta. Si mettono in cammino. Cercatori di verità, in fondo cercatori di Dio.
Sostare nel campo dei pastori. Sono i poveri del tempo di Gesù, figura dei “marginali” e degli emarginati di tutti i tempi, alle prese con la fatica di sbarcare il lunario.
Scendere al fiume Giordano. Sulle rive del Giordano si è raccolta la folla dei peccatori, di chi ha sbagliato, di chi è inseguito dai rimorsi, di chi è oggetto delle critiche e persino del disprezzo della gente.
Entrare nel silenzio della “casetta di Nazaret”. A Nazaret, un piccolo villaggio in un territorio di confine, annidato fra i monti, vive una fanciulla nella forma di vita più semplice e comune, trepidante di fronte ad un compito smisurato.
A ciascuno consegno questa affettuosa idea per la preparazione di un presepio che sia “vivente”. Chi l’accoglierà?
Auguri!

+ Vescovo Andrea

 

“I fatti e i giorni” dal 16 al 22 novembre 2014

L’ARCOBALENO SU SCAVOLINO

Le foglie s’ammucchiano per terra, i rami degli alberi paiono scheletri, la nebbia avvolge tutto… stiamo entrando nell’inverno. Chissà, per molti può essere un tempo favorevole al raccoglimento e alla vita in famiglia. In vari centri della diocesi si è celebrata “la festa del ringraziamento” per i frutti della terra, tutto sommato abbondanti e di qualità. In verità alla terra abbiamo voltato le spalle. C’è perfino chi ha pensato che il lavoro agricolo fosse da considerare di «serie B». Opinioni del genere sono francamente sbagliate e superate. C’è un significativo e promettente ritorno alla terra; ci sono giovani che riprendono il lavoro dei nonni, tornano ad assaporare il contatto con la natura ed a muoversi al ritmo delle stagioni. I vantaggi ci sono: in Europa siamo tra i primi nel comparto dell’agroalimentare. Ben piazzati nella zootecnia. I nostri prodotti ricevono il riconoscimento di qualità. Su Scavolino, uno dei centri agricoli in cui s’è celebrata con particolare convinzione la festa, è apparso all’orizzonte, durante il suono delle campane all’ora di messa, un grande arcobaleno. Qualcuno dice che così non l’ha visto mai. Era un arco intero che abbracciava da un capo all’altro la Valmarecchia. Davvero un buon auspicio!

Non appartiene alla grande cronaca, ma l’ingresso dei preti della diocesi per il corso di esercizi spirituali è sicuramente significativo. Sono andati per una conversione personale e comunitaria. Si sono messi davanti alla parola di Dio e si sono lasciati mettere in questione. E questo sotto gli occhi della loro gente. Si è parlato di rinnovamento; qualcuno è più radicale e preferisce dire riforma. Una parola usata anche dai vescovi italiani che, dal loro recente incontro (CEI), hanno voluto raggiungere i preti con un insolito messaggio. Insolito per il tono: più affettuoso che canonico, più gratificante che esortativo, più di considerazione che di lamentazione. E poi c’è più il «noi» che il «voi». Resta vero che i preti sono portatori del mistero di Dio attraverso la loro umanità. Ma di questa umanità neppure Dio ha orrore. Nel messaggio invitano al «rinnovamento da fare insieme» nella linea di quella conversione in uscita missionaria tanto cara a papa Francesco. «Insieme» i preti con la loro gente e le famiglie, in particolare nello svolgimento del ministero; «insieme» i preti tra loro e col vescovo condividendo esperienze di fede come un’unica famiglia, con l’assunzione di uno stile condiviso.

Mentre scriviamo questi appunti, la stampa riporta, con caratteri vistosi, il severo richiamo del Papa a chi fa mercato delle cose di Dio. Richiamo opportuno: il Papa ha uno sguardo su tutta la Chiesa e non sarà che qualche ceffone fa bene anche in famiglia? Ma, grazie al cielo, da noi le cose stanno diversamente. Vorremmo rassicurare papa Francesco!

La settimana ha il suo culmine con la solennità di Cristo Re. Una solennità non immediatamente facile da capire: Gesù stesso si è sottratto a chi lo voleva fare re! Al manto regale ha preferito il grembiule per lavare i piedi ai discepoli. La sua regalità sta in questo: unire ciascuno dei membri del suo popolo per creare fra tutti un’armonia nella quale ognuno trova il suo senso. «Innalzato da terra – dirà un giorno Gesù, alludendo alla sua morte – attirerò tutti a me» (cfr. Gv 12, 32). Sulla croce diventerà centro di gravitazione universale. In questo clima e in questa ottica l’amico Massimo Cervellini, sposo e papà, è stato accolto in Cattedrale a Pennabilli nel cammino verso l’ordine del diaconato permanente. Diventerà diacono, cioè servo! Gli è stato ricordato – parafrasando il vangelo – che Gesù non dice: «Guarda, hanno fame. Guarda, hanno sete…», ma: «Io ho avuto fame, io ho avuto sete…» (cfr. Mt 25,35). La fame, la sete, la nudità, l’emarginazione di cui patiscono i poveri, lo toccano personalmente; anzi sono lui!

“I fatti e i giorni” dal 9 al 15 novembre

Settimana dal 9 al 15 novembre 2014

Bagnasco e… il Cavallo di Troia

Si è appena conclusa ad Assisi l’assemblea straordinaria dei vescovi italiani: in agenda temi importanti; il più rilevante la formazione permanente del clero.
Nel suo saluto papa Francesco ha ricordato, a questo proposito, che alla Chiesa “non servono preti clericali il cui comportamento rischia di allontanare la gente dal Signore, né preti funzionari che, mentre svolgono il loro ruolo, cercano lontano da lui consolazioni”.
Come di consueto il presidente dell’Assemblea, il Cardinale Bagnasco, ha toccato nella prolusione temi dell’attualità ecclesiale e italiana, dal lavoro che non c’è alla necessità di rifondare la politica, dalla questione giovanile alla scuola. E in questo contesto ha dedicato particolare attenzione alle problematiche che sono state al centro del Sinodo svoltosi di recente a Roma.
Ha fatto grande scalpore un inciso del suo discorso. Titoli cubitali sulla stampa, reazioni e commenti a catena sul web. Il Cardinale Bagnasco richiama semplicemente la centralità del messaggio sinodale spesso dirottato su aspetti e preoccupazioni fuorvianti, come l’insistenza a considerare i casi particolari, trascurando l’essenziale. Oppure dando considerazione a unioni che non possono pretendere di essere equiparate alla famiglia. Operazione astuta; ed è questo a cui allude Bagnasco. Dalle reazioni, tuttavia, si vede che ha colpito nel segno. Ecco le sue parole: si indebolisce la famiglia “creando nuove figure, seppure con distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di Troia di classica memoria”. Come si sa il Cavallo di Troia è l’invenzione di Ulisse per espugnare la città: far credere che il “cavallo” è un segno di pace o un ex-voto mentre il suo ventre è gravido di guerrieri armati fino ai denti. Tra l’altro, nel discorso di Bagnasco, la metafora è un inciso, bene si farebbe a meditare quel che segue: “La famiglia, come definita e garantita dalla costituzione, continua ad essere il presidio del nostro paese, la rete benefica morale e materiale, che permette alla gente di non sentirsi abbandonata e sola davanti alle tribolazioni e alle ansie del presente e del futuro (…). L’amore non è solo sentimento: è decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio del desiderio degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto ad un papà e ad una mamma. Il nichilismo, annunciato più di un secolo fa, si aggira in Occidente, fa clima e sottomette le menti”.
Dopo aver espresso soddisfazione per i passi avanti negli aiuti alle famiglie, il Cardinale le ha elogiate: “Il forte senso della famiglia deve renderci fieri in Italia e all’estero”.

La famiglia, dunque, continuerà ad essere impegno primario anche per la comunità diocesana sammarinese-feretrana. Impegno che è stato ribadito e condiviso dai partecipanti alla consulta delle aggregazioni ecclesiali tenutasi a Pennabilli giovedì scorso. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di dieci tra movimenti, gruppi e associazioni. Ogni aggregazione, per bocca del suo rappresentante, ha condiviso la propria idea-forza, gli obiettivi che persegue, la consistenza organizzativa, ecc. Al di là del numero degli aderenti che ne fanno parte, ognuna ha un vasto campo di influenza. Se la consulta di per sé nasce debole, in quanto organismo di coordinamento (mentre obiettivi e metodi sono propri e specifici), in realtà è una grande risorsa per la presenza militante di così tanti laici motivati e organicamente inseriti nella Chiesa locale.

 

“I fatti e i giorni” dal 2 all’8 novembre 2014

Settimana dal 2 all’8 novembre 2014

La settimana s’è aperta nel clima mesto della commemorazione dei defunti: visite al campo santo, famiglie che si ricompongono nel ricordo dei propri cari, momenti di intensa preghiera anche se minacciata – come spesso accade – dall’esteriorità e dal chiacchiericcio. C’è da augurarsi che la consuetudine e la memoria non affoghino la riflessione. Davanti alle tombe infiorate, ma pur sempre testimoni di quanto è breve la nostra vita e fragile la nostra umana condizione, ritorna la domanda severa: “Su che cosa fondo la mia vita? Ho trovato un solido ancoraggio per la barchetta della mia esistenza?”. E poi la domanda totale: “Per chi vivo?”. Molto forte l’intervista rilasciata in questi giorni da mons. Negri, intervista che – come sempre – fa notizia. “La svalutazione della vita – dice l’Arcivescovo – ha portato all’annientamento della morte: di essa o non se ne parlala si eclissa – o si tentano vie artificiose per darne un’immagine che sconfina in qualche convinzione millenarista, reincarnazionista, pseudorazionalista, tutte soluzioni che sono assolutamente inadeguate e affermano – conclude mons. Negri – un fallimento sulla vita prima che sulla morte”.

Prima notizia su tutti telegiornali gli eventi climatici di questi giorni. Il bel paese alle corde: nubi gravide di bombe d’acqua, veri e propri tornadi, frane, alluvioni, crolli di argini e di ponti, città inagibili… Si dà la colpa alla cattiva gestione del territorio, si cercano i responsabili del dissesto idrogeologico; c’è chi denuncia la generale disattenzione verso la natura. Effettivamente c’è poco da stare allegri. Quale futuro per chi abiterà il pianeta se non si trovano rimedi, se non si mette un freno all’uso indiscriminato delle risorse?

La settimana si chiude in casa nostra (precisamente nel territorio del comune di Pennabilli) con un evento che dà speranza. Al grande Parco del Simone e del Simoncello vengono restituite, completamente restaurate, la torre medioevale di Bascio e l’antica chiesa dedicata a san Lorenzo. Si tratta del recupero di due monumenti importanti ridati a nuova bellezza. Il recupero favorirà l’utilizzo dell’uno e dell’altro. La torre è corredata da un importante cantiere archeologico nell’intento di riportare alla luce le strutture interrate della fortificazione permettendo così di fruire nuovamente dell’intera pianta del castello. La chiesa, aperta al culto, offre al pellegrino e al visitatore la possibilità di contemplare l’affresco ritrovato raffigurante una splendida deposizione ed il santo martire Lorenzo. A metà settimana si è riunita la commissione diocesana per i Beni culturali; riunione importante nella quale sono stati approvati altri progetti di restauro. La domanda sottesa è stata la seguente: “Che cosa vogliamo fare di tanta bellezza?”. La bellezza è come un raggio camminando sul quale si arriva a Dio, perché raggio che scende da lui, la bellezza più bella! Ma la bellezza è fragile, chiede custodia e difesa. Parola d’ordine: diligenza!
I beni culturali di cui è dotata la diocesi hanno a che fare con la liturgia e l’evangelizzazione. Si tratta di beni che insieme al valore in sé, da tutti fruibile, hanno una destinazione vitale, carica di significati per il presente. Appartengono ad enti ben precisi ma si può dire che sono – in certo modo – proprietà di un popolo che vede in queste le proprie radici e l’espressione di una viva tradizione. Lo Stato chiede di vigilare: giusto. Non si deve interpretare questa come “pretesa”: la bellezza è un dono per tutti, come la verità e la bontà!

“I fatti e i giorni” dal 26 ottobre al 1 novembre 2014

Settimana dal 26 ottobre al 1 novembre 2014

Renzi si fa sentire in Europa, mentre in casa nostra si alzano le urla degli operai di Terni e la polizia è costretta ad arginare energicamente la rabbia dei manifestanti. A dir il vero di rabbia ne hanno tanta tutti gli italiani per il lavoro che non c’è. Come uscire dalla crisi? Come restituire speranza ai giovani? E che dire dei cinquantenni che perdono il posto? È lo sfondo della nostra preghiera di questi giorni. Nonostante la preoccupazione, tutto scorre in una apparente normalità: ci si adatta. “Altrove è peggio”, qualcuno sussurra. Ma è una magra consolazione. È necessario reagire, fare il possibile.

Nel quotidiano della vita ecclesiale intanto si moltiplicano iniziative culturali (riflessioni post-sinodo, interessante due giorni di studio organizzata dall’associazione degli storici romagnoli, presentazione del nuovo libro su papa Francesco); iniziative caritative (ma su queste è bene tenere il riserbo); iniziative di formazione (sono ripartiti alla grande gli Uffici pastorali: pastorale giovanile, pastorale vocazionale, pastorale sanitaria, pastorale famigliare, pastorale liturgica, pastorale missionaria, ecc.).
I movimenti, i gruppi e l’Azione Cattolica sono in splendida forma.

A metà settimana il Vescovo, insieme ad una delegazione diocesana, a Cracovia ha ritirato dalle mani del Cardinale Stanilaw Dziwisz una reliquia con il sangue di San Giovanni Paolo II; reliquia che verrà conservata dalla diocesi fino alla prossima Giornata diocesana della gioventù, quando sarà consegnata ai giovani che parteciperanno all’evento. La delegazione diocesana ha visitato il Museo dedicato al santo pontefice nella quale si può ammirare una serie di immagini raffiguranti il suo viaggio sul Titano nel 1982. L’iniziativa sottolinea il legame che unisce la nostra diocesi a San Giovanni Paolo II. La “reliquia” più vera sono le sue tredici encicliche, il suo magistero e la sua straordinaria testimonianza.

La comunità diocesana ha ricordato all’inizio della settimana la partenza di un’altra monaca: suor Maria Caterina, clarissa di Sant’Agata. Quanti angeli abbiamo nel Cielo!

 

 

 

 

 

 

Visita del vescovo Andrea all’arcivescovo di Cracovia

    Diocesi di San Marino – Montefeltro
    Ufficio Stampa e Comunicazioni Sociali
    Via Seminario, 5
    47864 Pennabilli (RN)

     

    Sua Eccellenza Mons. Andrea Turazzi, Vescovo di San Marino-Montefeltro, insieme ad una delegazione diocesana accompagnata da don Cristoforo Bialowas, postulatore romano, ha incontrato mercoledì 29 ottobre l’arcivescovo di Cracovia Card. Dziwisz per accogliere il dono di una reliquia insigne del Papa San Giovanni Paolo II:

    una piccola ampolla contenente il suo sangue. Il dono della reliquia sigilla il profondo legame spirituale che la Diocesi ha con Giovanni Paolo II. La reliquia verrà solennemente

    consegnata ai giovani della Diocesi nella Giornata a loro dedicata nella prossima primavera. Tra i giovani e Giovanni Paolo II si è stabilita una incredibile sintonia che ha trovato

    un’espressione particolare nelle Giornate mondiali. A questo proposito, in vista della prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Cracovia nel 2016 il Vescovo

    ha avuto un primo contatto con alcune personalità della Chiesa di Cracovia per l’ospitalità dei partecipanti.

    La delegazione diocesana ha avuto la sorpresa e la gioia di vedere, tra le slide che documentano i viaggi internazionali del Santo pontefice nel Museo a lui dedicato, una serie di immagini raffiguranti il suo viaggio a San Marino (29 agosto 1982).

    Pennabilli, 30 Ottobre 2014

    “I fatti e i giorni” dal 19 al 25 ottobre 2014

    Settimana dal 19 al 25 ottobre 2014

    La parola chiave della lettera aperta del Vescovo ai sammarinesi è “rigenerazione”. Il momento che la Repubblica sta attraversando ha bisogno di un clima di chiarezza, ma anche di fiducia. Non mancano ideali e risorse, ci sono in tutte le formazioni persone di valore e rette. Il messaggio del Vescovo è stato accolto positivamente; se ne è accennato anche in Consiglio Grande e Generale. La questione morale è da affrontare in modo costruttivo, qualcuno sussurra: “rigenerazione e restituzione”. Può essere una chance ulteriore per favorire l’interesse e aggregare giovani per il bene comune.

    L’evento della settimana è stato senza dubbio la visita della Romagna a papa Francesco: oltre 2500 i pellegrini saliti a San Pietro in Roma mercoledì 22 ottobre (oltre 300 della nostra diocesi). Le “sette sorelle” insieme in questa occasione come in tante altre: Ravenna-Cervia, Imola, Faenza-Modigliana, Cesena-Sarsina, Forlì-Bertinoro, Rimini, San Marino-Montefeltro. Il Papa sviluppa il tema della Chiesa come “corpo di Cristo”: un prodigio di unità che si compie per opera dello Spirito Santo. Come le ossa aride si ricompongono nella visione del profeta Ezechiele (cfr. Ez 37), così lo Spirito tiene unite le membra della Chiesa al loro capo che è Cristo. Guai “smembrare” il corpo. Fuori di metafora sono le invidie, le gelosie, le maldicenze che creano disunità e conflitti. Un cuore geloso – ha ammonito papa Francesco – è un cuore acido, un cuore che invece del sangue sembra avere l’aceto; è un cuore che non è mai felice, è un cuore che smembra la comunità”. Ma il Papa ha una parola “personale” per le diocesi della Romagna: “Saluto i fedeli delle diocesi della Romagna, con i loro vescovi, e li esorto a saper ricavare dal Vangelo i criteri ispiratori per la vita personale e comunitaria”. Emozione, gratitudine, gioia e voglia di attuare subito questo programma altissimo e semplice… Si è cominciato, già sui pullman che riportavano i pellegrini alle loro case: condivisione, fraternità e… pazienza.

    Un altro fatto caratterizza la settimana: straordinario anche se non “buca” la grande cronaca. A Pennabilli, nel monastero agostiniano sulla rupe, si spegne suor Michelina Calisti a cento anni e sei mesi di cui 77 di vita religiosa. Così la ricordano le sue Sorelle: “Michela, originaria di Maciano (frazione di Pennabilli) è stata un vero dono per tutte noi. La sua presenza, che negli ultimi due anni è stata silenziosa e sorridente, ci ha fatto sperimentare da vicino il senso e la preziosità dell’affidamento, della docilità, dell’amore grato che sorride ad ogni gesto di affetto e di cura. È stata per ciascuna uno spazio di accoglienza mai ritirato, nemmeno in quest’ultimo tratto di strada ove, negli istanti di coscienza, non ha cessato di sorridere, accarezzare, baciare ognuna. È spirata serena, naturalmente, come una lampada che ha dato tutto, fino all’ultima goccia di olio. Eravamo tutte con lei”.

     

     

     

    “I fatti e i giorni” dal 12 al 18 ottobre 2014

    Rigenerazione

    Un pensiero mi ha attraversato la mente. É stato come un lampo, ma l’ho subito scacciato. Questo il dubbio: ce la farà la piccola e nobile Repubblica di San Marino a superare questa crisi, la crisi morale di cui tutti sussurrano, di cui ci informa la stampa?
    Una parola ha preso il posto di quel pensiero importuno, la parola rigenerazione.
    Talvolta, in passato, s’è tenuto nascosto il male, oggi viene messo in luce. E questo non è, di per sé, un segno positivo? Non dall’esterno, ma dall’interno può avvenire il cambiamento.

    E chi ha sbagliato? Ammettiamolo, non sono pochi quelli che ne hanno goduto vantaggi. C’è invece chi si è sentito tradito nella fiducia accordata ad un sistema di cui era all’oscuro. Un’altra cosa è incontrovertibile: in tanti ci siamo disinteressati. “Chi crede di stare in piedi – direi con San Paolo – badi di non cadere”.
     
    Rigenerazione vuol dire anzitutto saper trarre profitto dai propri sbagli e ripartire.
    È giusto che chi ha sbagliato finalmente si riscatti, riconoscendo l’errore, e dando prova della nobiltà dell’animo che probabilmente non è venuta meno e restituisca.
     
    Rigenerazione è mostrare ai giovani la politica come servizio al bene comune, far ritrovare la fiducia nella gente che teme per il futuro ed educare a nuovi stili di vita necessariamente più sobri, ma forse più felici.
     
    Rigenerazione significa anche disponibilità al perdono; e perdono non è far finta di niente, al contrario! Comporta da una parte umiltà e dall’altra premura per la verità. Detto meglio: “caritas in veritate”.
    In una grande scuola media della nostra Repubblica è stato messo un cartello con una scritta a grossi caratteri: “Meglio una sconfitta pulita, che una vittoria sporca”.
     
    Rigenerazione è un appello alla responsabilità per tutti e a ciascuno per la sua parte. Insieme per il bene comune, diversi per le convinzioni, collaborativi nella convivenza delle ragioni. In tutti gli schieramenti ci sono tante persone che vogliono il bene della comunità.
    Non dimentichiamo i padri storici della Repubblica, gli ideali comuni, i germi di vita nuova che sono stati messi dentro di noi e le prospettive aperteci dai due grandi papi che ci hanno fatto visita. I cattolici ci stanno, mentre ribadiscono i valori a cui non sono disposti a rinunciare. Non vale dire: viveteli liberamente, ma teneteli per voi! I cattolici amano troppo la loro città per rinchiudersi nelle sagrestie: desiderano, senza arroganza, proporre ciò che, secondo ragione, ritengono il meglio per la società. È un atto di amicizia!
    Si può ripartire: non è troppo tardi per restituire alla comunità quanto è stato tolto, per restituire la speranza.

    + Andrea Turazzi, vescovo

    “I fatti e i giorni” dal 5 all’11 ottobre 2014

     

    Appena qualche riga, per favorire la comunione, per aprire piste di riflessione sul vissuto, per alimentare la preghiera…

    È iniziato a Roma il Sinodo straordinario dedicato alla famiglia; non c’è dubbio si tratti di un evento di grande interesse per tutti. Ci sono anche preoccupazioni su come potrà evolversi il dibattito. Papa Francesco, aprendo l’Assemblea straordinaria, ricorda ai Padri come si esercita la sinodalità: “Con chiarezza e umiltà”. È un invito ad un sereno e schietto confronto. La stampa – secondo un copione prevedibile – insinua ed esaspera antagonismi e persino duelli. Niente di tutto questo. Tutti hanno chiara la dottrina e la piena consapevolezza dei principi fondamentali riguardanti il matrimonio, ma insieme, si cercano linguaggi, forme, espressioni, comportamenti che siano il più possibile segno di vicinanza della Chiesa a chi è in difficoltà e non di esclusione da essa. E intanto la nostra comunità cristiana che fa? Segue, per quanto possibile, i lavori del Sinodo, ma soprattutto prega.

    Sabato scorso, 4 ottobre, sulle finestre dell’episcopio, del seminario e di qualche casa attorno brillavano delle luci: lumini accesi nella notte a significare la nostra partecipazione e il nostro accompagnamento orante a quanto sta accadendo a Roma. “Veni Creator Spiritus”. Lo scenario nazionale e internazionale continua ad essere inquietante. Si dirà: come sempre!

    Eppure è impossibile farci l’abitudine: l’efferatezza dell’Isis, l’avanzata preoccupante dell’epidemia di Ebola e, in casa nostra, il dibattito violento sul Jobs Act e la questione morale con nuovi arresti eccellenti a San Marino. Su questo sfondo già oltre modo pesante irrompe l’alluvione in Liguria. Può accadere che nell’anima scenda un velo di rassegnato scetticismo: che cosa ci possiamo fare? Si reagisce solo facendo la propria parte. Come il maestro indiano e la ragazzina diciassettenne pachistana che vincono il premio Nobel per la pace!

    Intanto ci si prova tessendo contatti e praticando la “comunione vissuta”; due importanti appuntamenti hanno caratterizzato la settimana: la riunione degli Uffici pastorali diocesani, esecutivo del Vescovo, che ha segnato il via al nuovo anno e l’incontro dei sacerdoti di recente ordinazione (dal 2004): una risorsa straordinaria per la nostra Chiesa.