Sfogliando l’agenda del 2015

Sfoglio l’agenda del 2015 e vedo pagine straripanti di appuntamenti e di incontri.
Ogni mese è come un piccolo mosaico costituito da tasselli colorati, nel tentativo di evidenziare i singoli eventi.
Ricordo una frase contenuta in una clip che presentava le “cinque vie” per un nuovo umanesimo in Gesù Cristo, al Convegno ecclesiale di Firenze. Suona pressapoco così: “Attenzione: si può scrivere un trattato su una tessera senza aver mai guardato il mosaico”.
Mi tuffo nei singoli mesi per poi riprendere le distanze. Qual è il mosaico che risulta dall’unione delle tessere del 2015?
Vedo scorrere momenti di preghiera, di studio, di solidarietà e di comunione, incantevoli liturgie, convegni, pellegrinaggi, campi invernali ed estivi, campi missionari, feste patronali, giornate unitarie, momenti di semplice fraternità…
Due gli appuntamenti diocesani unitari indicati dal Vescovo per il 2015: la Giornata per la vita, in febbraio (con le iniziative annesse) e la Camminata del risveglio, all’Eremo della Madonna del Faggio, in agosto (ogni anno si mettono in cammino sempre più persone da molti paesi della diocesi). In questi due momenti, ogni altra iniziativa locale è stata sospesa per ricordare che la Chiesa di San Marino-Montefeltro è una sola, riunita attorno al suo Pastore.
I dieci Centri pastorali della diocesi – alcuni dei quali hanno ripreso il cammino proprio quest’anno – sono stati agili bussole per orientare il cammino delle comunità, comprese le più piccole. Sempre più feconda la collaborazione e la sinergia tra gli Uffici, specialmente nella realizzazione di momenti formativi, di ritiri, di dibattiti e di progetti di solidarietà.
Importante è stata la presenza della diocesi nei settori più laici della società. Quest’anno la Giornata di preghiera per i politici, in concomitanza con la memoria del loro patrono, San Tommaso Moro, è stata addirittura un triduo di preghiera e di studio. Poi, con la Giornata per la Scuola, in ottobre (in questo caso il Santo che accompagnava era nientemeno che San Francesco di Assisi), si è potuta dimostrare la vicinanza, l’interesse e la disponibilità per l’accompagnamento di ragazzi e giovani, pur nel rispetto dei ruoli. Infine, quest’anno si è dato vita anche ad una Giornata per i medici e gli operatori sanitari, nel giorno della festa di San Luca, con alcuni momenti di approfondimento dedicati e, per chi non fosse di altra convinzione, con la celebrazione di una Santa Messa.
Il 2015 sarà ricordato sicuramente per i grandi eventi ecclesiali, di cui anche la nostra diocesi ha tratto beneficio.
Siamo nell’Anno dedicato alla Vita consacrata (iniziato il 30 novembre 2014) e la diocesi ha potuto veramente gustare la gioia della presenza e dell’accompagnamento spirituale dei suoi consacrati, anche dei più giovani, che sono stati convocati per la Giornata diocesana dei giovani a Novafeltria. Una trentina di giovani consacrati che vivono in diocesi o che, originari della diocesi, sono stati inviati a svolgere fuori il loro servizio si sono incontrati ed hanno incontrato la cittadina di Novafeltria e i coetanei dei gruppi giovanili della diocesi, dando testimonianza di una fede viva e ben inserita nel mondo.
Siamo grati al Signore per aver avuto la gioia di vedere realizzate, proprio quest’anno, diverse professioni religiose ed anche una ordinazione presbiterale.

I primi mesi dell’anno sono stati caratterizzati anche dalla preparazione al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. L’Ufficio Famiglia ha tirato le fila di una serie di incontri con i sacerdoti, con il consiglio pastorale diocesano e con la consulta delle aggregazioni laicali al fine di elaborare una bozza di risposte al questionario fornito dall’Assemblea Straordinaria del Sinodo nell’ottobre 2014. Il contributo inviato alla Segreteria del Sinodo è stato realizzato con stile di vera sinodalità e ha ricevuto l’apprezzamento del Sottosegretario alla CEI e del vescovo delegato per la Pastorale familiare regionale, Mons. Enrico Solmi.
A questi due importanti orizzonti tracciati dalla Chiesa universale si è aggiunta la preparazione al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze a cui hanno partecipato, a nome della diocesi, sei delegati insieme al Vescovo Andrea. Momenti di unità molto forti sono stati i convegni vicariali prima del Convegno di Firenze, allo scopo di raccogliere le esperienze e progetti da portare nell’assemblea nazionale e, dopo il Convegno, per far circolare le idee e le testimonianze provenienti da tutte le diocesi italiane.
Il 13 dicembre con l’apertura della Porta Santa nella Cattedrale di Pennabilli è iniziato l’Anno Santo della Misericordia. È stato molto bello ritrovarsi vicini, quasi schiacciati e trascinati dai fratelli, nel varcare la Porta della Misericordia; uniti fisicamente, ma soprattutto nel cuore, verso l’abbraccio del Signore.
Questo il bilancio di fine anno: creatività e fatiche, gioie e delusioni, nuovi progetti e incertezze sul cammino da compiere… ma quanta ricchezza! Fiumi di acqua viva che scorrono abbondanti nel nostro territorio.
Per questo ringraziamo il Signore con il solenne inno del “Te deum” di fine anno, riconoscenti delle perle di vita buona da Lui depositate nei nostri campi, per cui vale la pena vendere tutto e spendere la vita.

Paola Galvani

Messaggio ai Capitani Reggenti partecipanti alla Conferenza sul clima Cop21

Pennabilli, 28 novembre 2015

Eccellenze carissime,
mentre siete in viaggio verso Parigi per partecipare alla conferenza sui cambiamenti climatici, vi accompagno con la mia considerazione e la mia preghiera.
Credo di interpretare i sentimenti dei tanti sammarinesi che incontro quotidianamente: portate a Parigi anzitutto la nostra solidarietà; la prova subita da quella città amica ci ha profondamente toccato. La pace è l’unica via di futuro per tutti. Personalmente ho pregato così: «Signore, disarmali. Signore, disarmaci. Troppo difficile per noi la pace!».

Nello svolgere il vostro compito istituzionale, avete in cuore la nostra Repubblica: il monte Titano, sorprendente terrazzo sull’Adriatico, le rocce a picco sormontate dalle torri-sentinelle, le valli attorno verdissime coi borghi che scendono come le case di un presepe, i lembi di terra contesi fra impianti industriali e coltivazioni, contesa che testimonia la laboriosità della nostra gente… In verità andate alla Conferenza di Parigi perché sentite la responsabilità verso la “casa comune”, come papa Francesco chiama il pianeta, al di sopra dei nostri interessi. La cura dell’ambiente è molto più che piantare alberi, riciclare gli scarti, ridurre l’uso di condizionatori o le emissioni di idrocarburi: essa prevede l’impegno di preservare l’armonia globale con il creato e coi suoi abitanti e, soprattutto, ribadire quell’antropologia adeguata tema fondamentale dell’Enciclica di papa Francesco, Laudato si’.

È la prima volta nella storia che la distruzione ad opera dell’uomo assume i connotati di un “bio-cidio” (consentitemi il neologismo). Coi grandi della terra prendete decisioni concrete a favore di tutta la creazione e accogliete l’urgenza di giustizia tra generazioni (Come lasceremo il pianeta ai nostri figli?). La scomparsa della biodiversità, il riscaldamento globale e la povertà persistente sono questioni che si collocano ben al di là delle sovranità nazionali (sono i poveri a pagare il prezzo più alto del debito ecologico). L’Enciclica di papa Francesco, Laudato si’, e il discorso tenuto a Nairobi la scorsa settimana, possano essere per tutti un apporto robusto per la Conferenza di Parigi.
Assicuro da parte mia tutto l’impegno per sensibilizzare la comunità cristiana alla cura del creato, per promuovere stili di vita più sostenibili e per incoraggiare le persone ad adeguare le loro abitudini al bene dell’umanità e dell’ambiente.

Col più cordiale augurio di buon lavoro,
+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Messaggio per il 60° dell’Istituto di Sicurezza Sociale

Partecipo con cordiale considerazione al 60° compleanno dell’Istituto di Sicurezza Sociale. Saluto e ringrazio quanti prestano servizio con professionalità e dedizione alla “cultura della salus”. Come diceva qualche giorno fa papa Francesco, questi sono gli elementi costitutivi della stessa: accoglienza, compassione, comprensione, perdono. Una cultura intesa dunque in senso integrale, che si propone di arginare la “cultura dello scarto”.
La salute di cui si occupa l’ISS, è parte integrante ed integrale del bene comune. La sua promozione e difesa è un servizio irrinunciabile che ha dato molti frutti in San Marino. Tra le tante problematiche affrontate dall’ISS non posso dimenticare l’attenzione agli anziani, in questo contesto di crescita dell’individualismo, col pericolo della loro solitudine e abbandono. L’attenzione al “fine vita” chiede una seria e appassionata corresponsabilità senza accettare scorciatoie inumane.
Attenzione anche ai giovani: qui si apre il grave problema della loro educazione, per cui la “sicurezza sociale” si può e deve esprimere come vigilanza, custodia e responsabilità.
La famiglia poi richiede politiche di sostegno, di sostegno alla vita, a tutti i suoi livelli, evitando scelte le cui conseguenze possono avere lunga durata.
Il principio regolativo di una società democratica, oltre alla solidarietà, si chiama “sussidiarietà”. Impegno dell’ISS, auspichiamo, sia il valorizzare e sostenere tutte le risorse presenti sul territorio. A San Marino la gratuità, l’impegno di sostegno al bisogno, qui e in molte parti del mondo, costituisce la nostra gloria, da mantenere sempre viva.
Concludo facendo risuonare, in questo momento e in questa sede a cui fanno riferimento tante componenti della nostra società sammarinese, le speranze suscitate dall’imminente apertura dell’Anno Santo della Misericordia. Ci sono cittadini che fanno del volontariato una scelta personale di vita e di prossimità alle persone in difficoltà. Lo fanno da credenti e, nello stesso tempo, da cittadini, incontrando tanti altri volontari in spirito di collaborazione e di rispettose attenzioni alle leggi della Repubblica.
Grazie.

+ Andrea Turazzi

Messaggio per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Ringrazio del cortese invito, rivoltomi dall’Eccellentissima Reggenza, a questa manifestazione contro la violenza sulle donne. Mi faccio presente attraverso il responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, il Dott. Gian Luigi Giorgetti, e attraverso un breve messaggio di saluto e di adesione.
Nella Giornata Internazionale che richiama l’attenzione sulla violenza subita dalle donne, papa Francesco ha voluto aprire le porte della sua residenza “Santa Marta” ad alcune vittime di abusi. Lo ha fatto poco prima di partire per l’Africa, alle ore 7,15 del 25 novembre scorso, ricevendo undici donne con sei bambini, provenienti da una Casa Rifugio delle vittime della violenza domestica e della tratta della prostituzione.
Viviamo in una società che tende a destrutturare la specificità dei ruoli maschili e femminili a partire dalla famiglia e a ridurre la sessualità ad una concezione consumistica. I rapporti uomo-donna vengono allora facilmente impostati come rapporti di potere.
Che fare?
Condannare la violenza sempre; contrastare i fenomeni delittuosi con nuova professionalità; e, soprattutto, educazione e prevenzione. L’educazione comporta il recupero, in tutto il suo valore, della dimensione relazionale tra uomo e donna, per non lasciare sole le donne, dimensione che deve essere costruita sulla specificità dell’essere uomo e donna. Spesso la donna, nella sua femminilità, vive in una condizione di “periferia dell’esistenza”, come ama dire papa Francesco. Allora comprendere e rispettare la donna è un problema di giustizia.
È vero una giornata non basta, ma intanto serve come momento di alleanza e indicazione per una direzione da prendere tutti insieme.
Possiamo fare nostro questo aforisma attribuito a William Shakespeare: “Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tarpato, per tutto questo: in piedi, Signori, davanti a una Donna!”.
Grazie.

+ Andrea Turazzi

Convegno ecclesiale nazionale Firenze 2015

Logo Firenze 2015

Lunedì 9 novembre si apre a Firenze il V Convegno ecclesiale nazionale, appuntamento che si ripete ogni dieci anni e che riveste grande importanza per la Chiesa e per la società italiana.
Dopo le incresciose vicende che hanno travagliato la Curia romana, sarà occasione per le comunità cristiane di San Marino e del Montefeltro, insieme a tutte le comunità italiane, di far sentire la loro unità a papa Francesco e la loro dichiarazione d’impegno per il suo programma di rinnovamento; rinnovamento che, paradossalmente proprio dopo queste vicende, ripartirà con nuovo slancio e credibilità.
Dalla diocesi di San Marino-Montefeltro partecipano alla grande assemblea nazionale – previsti 2500 partecipanti – sei delegati: Paola Galvani, Federico Nanni (vicariato Val Marecchia), Graziano Bartolini, Cristiano Paci (vicariato San Marino), Luca Foscoli, don Gabriele Mangiarotti (vicariato Val Foglia/Val Conca). I delegati saranno accompagnati dal vescovo, S.E. Mons. Andrea Turazzi.
Sarà possibile seguire i lavori del Convegno sui media nazionali e direttamente sul sito www.firenze2015.it. Nella giornata di martedì 10 novembre sarà presente papa Francesco; attesissimo il suo intervento. I delegati, nei gruppi di studio e in assemblea, porteranno esperienze di “nuovo umanesimo”, seguendo le linee guida dell’antropologia cristiana, con riflessioni di tipo fondativo e attraverso l’articolazione suggerita da cinque verbi: “Uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare”.
Obiettivo del Convegno è ripensare in Gesù Cristo l’identità dell’uomo e le caratteristiche dell’autentica vita umana in un’epoca di idee confuse e di anti-umanesimo. Il Vangelo è “lieta notizia” sull’uomo, annuncio della sua incomparabile dignità. Da qui lo slogan del Convegno: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Sarà come riscrivere una grammatica dell’umano: unicità irripetibile di ogni singolo uomo fatto di intelligenza, di volontà libera, di costitutiva relazione all’altro e capacità di amare. 

Excusatio non petita, accusatio manifesta

«Excusatio non petita accusatio manifesta»: letteralmente scusa non richiesta, accusa manifesta. Si dice quando qualcuno anticipa le proprie giustificazioni, senza che sia stato previamente accusato dall’interlocutore, tradendo così un senso di colpevolezza.
Ho letto il comunicato (come sempre poco rispettoso degli interlocutori) con cui Rete prende le distanze dalla discussione nella Prima Commissione Consiliare sulla «proposta di legge per parificare il trattamento retributivo dei professori di religione con quelli delle altre materie».
Si preoccupano di affermare che «Non ne facciamo una questione ideologica: qua la religione non conta nulla. Si potrebbe a lungo disquisire sul fatto che si insegni “religione cattolica”, ma non è questo il punto». Bene, possiamo pensare, si tratta allora di un problema di giustizia o di qualcosa d’altro. Vediamo che dicono, allora. Dopo un ragionamento fazioso sullo stato degli altri lavoratori trattati, a loro modo di vedere, ingiustamente, invece che chiedere un allargamento delle condizioni per tutti, si fa il classico ragionamento di biblica memoria: «Muoia Sansone e tutti i filistei».
Ma poi emerge la vera natura dell’opposizione al provvedimento. Sentiamo: «Quando l’insegnamento non sarà più la religione cattolica ma la storia delle religioni, e i professori verranno selezionati in base agli stessi meccanismi e parametri cui devono assoggettarsi tutti gli altri insegnanti (compresa l’obbligatorietà dell’insegnamento), allora sarà benvenuta e doverosa una parificazione della loro retribuzione.»
Appunto: «Excusatio non petita accusatio manifesta». Una volta questa si chiamava ideologia, cioè affermazione o ragionamento che nasconde gli interessi reali. Anche se qui il diavolo, che notoriamente fa le pentole ma non i coperchi, si è lasciato sfuggire la vera motivazione. Nella scuola che si vuole «laica» (ma noi pensiamo «laicista») non ci deve essere spazio per la religione cattolica. Non interessa affatto che la Repubblica abbia una sua storia, le sue tradizioni, i suoi valori. Siamo arrivati noi di Rete e cambiamo a nostro gusto le regole, vi piaccia o no. Siete voi di Rete i veri «aguzzini»!

P.S.: Quello che gli insegnanti di religione cattolica hanno desiderato e ottenuto non è una qualche sorta di privilegio. Né un indebito aumento di stipendio. Hanno chiesto giustizia. E se la loro condizione implica un intervento della Curia (la cosiddetta «idoneità») credo la si possa equiparare alla certificazione della competenza. Del resto ci sono materie che, per essere insegnate, esigono la certificazione che ne attesti adeguata qualificazione, senza che questo implichi pregiudizio ad altre situazioni. Quanto approvato in sede politica richiede con chiarezza che gli stessi docenti si conformino, nel loro insegnamento, a quanto è richiesto a tutti per didattica e rispetto delle norme stabilite dalla legge.

P.S.: Credo che un serio dibattito sull’argomento – e non la solita tiritera dei luoghi comuni – sia un bene per tutta la nostra Repubblica. I docenti di religione non si sono mai sottratti a rendere ragione del loro operato.

Don Gabriele Mangiarotti

Messaggio ai fedeli sull’immigrazione

Messaggio per i miei fratelli e le mie sorelle della diocesi di San Marino-Montefeltro
Non buonismo, ma buona politica.
Siamo di fronte ad una sofferenza che non lascia nessuno indifferente. Un’onda umana dal continente africano arriva sulle nostre strade, non solo dall’Africa, ma anche dai Paesi tormentati dell’Asia Minore: tutto il bacino del Mediterraneo vive una tragica instabilità. Un avvenimento epocale, inarrestabile almeno nell’immediato; un fenomeno collegato con la crisi di sistemi politici e con squilibri dell’economia mondiale.
Ho ascoltato le considerazioni di quanti si dichiarano contrari alle iniziative di accoglienza dei profughi. Temono per la sicurezza dei cittadini; pensano che un’accoglienza imprudente lasci irrisolti – o aggravi – problemi di casa nostra; denunciano le speculazioni di chi vuol trarre profitto dalla situazione; suppongono che la nostra gente non sia capace di affrontare la sfida anche culturale che da alcuni viene avvertita come un’invasione; propongono la rimozione delle cause di questi esodi con un impegno pianificato di aiuti sul posto.
Tutte difficoltà reali. È indubbio che l’immigrazione va ordinata. Non ho trovato nello sguardo degli amici che hanno queste posizioni né razzismo, né intolleranza e tuttavia mi rivolgo a loro e a tutti i miei fratelli di fede con l’invito a prendere in considerazione progetti e programmi di accoglienza.
Non è buonismo, ma desiderio di buona politica. La Dottrina Sociale della Chiesa e l’insegnamento quotidiano di Papa Francesco orientano i cristiani verso il miglioramento delle relazioni internazionali, la cultura dell’inclusione e dell’incontro, secondo una chiara prospettiva di fratellanza universale. Sono nodi del nostro tempo che ci chiamano ad una responsabilità più grande perché si realizzi un mondo più unito.
La “compassione” insegnata da Gesù, a cui faccio riferimento, non è un vago sentimento, ma la partecipazione al dramma che vivono i fratelli (ogni uomo è mio fratello!), quel dramma che stanno subendo tante persone che per vivere hanno lasciato la propria terra, sfidando il deserto, il rischio del mare… e lo hanno fatto con grappoli di bambini in seno.
In concreto. Mi rivolgo ai fedeli adulti e soprattutto ai giovani della mia Chiesa diocesana, invitandoli a fare un passo dal profondo del cuore verso l’altro.
I fedeli conoscono la condizione pellegrinante dell’essere cristiano, la spiritualità dell’esodo e dell’esilio e, soprattutto, quella Parola che ogni volta fa trasalire: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. L’accoglienza si deve tradurre, innanzitutto, nel sostegno al lavoro delle istituzioni e dei mediatori culturali per favorire l’incontro, in un clima di benevolenza e di coinvolgimento degli ospiti ai momenti significativi delle nostre comunità, con l’organizzazione di momenti di studio e di lavoro socialmente utile, affinché il loro soggiorno diventi una vera opportunità anche per la nostra Comunità.
Mi rivolgo alle autorità civili delle nostre valli per assicurare tutto il mio appoggio alle loro iniziative, auspicando una sistemazione oculata delle persone sul territorio insieme alla garanzia di sicurezza e di rispetto.
A tutti dico: facciamo memoria della nostra tradizione di ospitalità e di equilibrio, attitudini vissute in circostanze altrettanto drammatiche. Non dimentichiamo che anche il nostro popolo ha conosciuto il fenomeno della emigrazione in terre lontane per cercare lavoro e libertà.
In qualcuno dei nostri Comuni, dopo iniziali timori, si è potuta constatare la positività dell’esperienza di accoglienza e la ricchezza umana degli ospiti (per lo più giovani). Se avessimo la possibilità di conoscere qualcuna di quelle persone, la paura, comprensibile per ciò che è nuovo e inatteso, si tradurrebbe in curiosità e la curiosità in amicizia.
Nella Repubblica di San Marino le Autorità stanno affrontando il problema conformemente alla legislazione e alla particolare collocazione dell’antica repubblica tra le nazioni.
È noto quanto la Caritas della nostra Chiesa diocesana sta facendo e continuerà a fare.
L’esperienza ci dice che quello che accade può diventare un’occasione positiva, basta solo aprire il cuore e la ragione e le soluzioni si trovano.
Tutti uniti nella vicendevole stima
+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Solennità del Corpus Domini a San Marino

C’è un popolo che esce festante per le vie della città. Porta con solennità un Pane. Per la fede in Colui che in quel pane è presente canta la sua gioia al “Dio con noi”, come Davide davanti all’Arca dice: “Davanti a Jahvè io danzo”!
Ma qualcuno potrebbe paragonare la processione al cammino delle tribù di Israele attorno alle mura di Gerico: fu per conquistare quella città.
In verità, questo popolo che esce con il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è mosso da una sincera e profonda “cortesia”: vuole col suo passaggio benedire la città, le sue istituzioni, le sue attività. Portare il Corpo di Cristo tra le case è un “dire bene” della vita, della famiglia, del lavoro, della scuola, della relazione, ecc.
Non è di questo popolo la strategia della fuga dalla città e tanto meno la strategia dell’aggressione. Semmai, la sua strategia è quella della presenza per collaborare, costruire, migliorare, ricominciare, se è necessario.
È festa della Visitazione: Dio visita il suo popolo.
Sì, percorriamo la città per aiutarci a cogliere tutta la dimensione pubblica e sociale della nostra fede e per aiutarci a stabilire rapporti tra la nostra fede ed i problemi dei fratelli e del mondo. Ciò esige per noi di rivedere il nostro rapporto col mondo, rapporto che oggi non può che essere un rapporto missionario: di una missionarietà soave e forte insieme, soave nella bontà del dialogo, rispettosa e amante delle persone; forte nella consapevolezza dell’identità del dono a noi fatto e della coerenza necessaria per custodirlo, difenderlo e diffonderlo.
Dio ci benedica.

Proiezione video del musical The Divine Nativity

THE DIVINE NATIVITY è ispirato all’omonimo musical interamente ideato e composto da padre Elia Joseph Cirigliano, monaco benedettino, nonché raffinato compositore formatosi alla prestigiosa scuola di Broadway, che lo scorso ottobre ha lasciato la parrocchia sammarinese di Serravalle, di cui è stato viceparroco per due anni, per iniziare una fondazione monastica nella Pieve romanica di San Giovanni Battista, a Carpegna.
Un moderno concerto di Natale unico nel suo genere che coniuga la prosa alle inconfondibili suggestioni della tradizione lirica e al dinamismo prorompente di Broadway. In Pieve si sono esibiti l’orchestra del Distretto della Musica Valmarecchia, la Corale di San Marino – diretta dal Maestro Fausto Giacomini – e quattro solisti di caratura internazionale. Direttore Anacleto Gambarara.
Una possibilità di rivedere il bellissimo concerto del 5 gennaio svolto nella Basilica del Santo di San Marino per chi era presente e un’opportunità di vederlo per chi non era riuscito ad esserci.
Nella serata sarà possibile ordinare copia del video.

Comunicato stampa GMG diocesana

Sabato 16 maggio si terrà il Convegno dei giovani delle parrocchie, dei movimenti, degli scout, dell’Azione Cattolica della diocesi di San Marino-Montefeltro.
Sono previsti 500 partecipanti che porteranno, insieme all’entusiasmo, esperienze, voci e pensieri sul loro cammino in questo anno. Invaderanno Novafeltria a partire dalle ore 16 con la loro vivacità, ma anche con la loro capacità di riflessione e di preghiera (la Messa sarà celebrata dal Vescovo sulla piazza alle ore 18.45). Il tema è quello indicato da papa Francesco in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù del prossimo anno a Cracovia (Polonia): “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”.
La novità che caratterizza il Convegno quest’anno è la presenza di una trentina di giovani che porteranno la testimonianza della loro ricerca vocazionale o della loro scelta di vita religiosa, sacerdotale, missionaria.
Si tratta di giovani di San Marino-Montefeltro e di giovani che in questa terra vivono l’esperienza della “consacrazione”. Prima di confluire nella manifestazione si incontreranno tra loro per conoscersi, vivere qualche ora insieme e per incontrare a Novafeltria gruppi di studenti dell’Istituto “Tonino Guerra”, gli ammalati dell’ospedale “Sacra Famiglia” e gli ospiti della casa per gli anziani. I cittadini di Novafeltria li vedranno per le vie e le piazze ed avranno modo di salutarli e di intrattenersi con loro. Una opportunità davvero unica!
Per l’occasione verrà consegnata ai giovani una insigne reliquia di San Giovanni Paolo II, donata dall’Arcivescovo di Cracovia, già suo segretario personale, il Cardinale Stanislaw Dziwisz.

Ufficio comunicazioni sociali
Diocesi di San Marino-Montefeltro