L’educazione religiosa nell’infanzia
In questi giorni, in molte famiglie e scuole risuona, anche per il mondo dei bambini, l’eco gioiosa del Natale. Nella nostra cultura le feste cristiane costituiscono le prime e principali occasioni per parlare ai bambini in modo organico e interessante di ciò che la Bibbia dice di Gesù. Ovviamente a loro misura.
Il discorso, a questo punto, si amplifica: pone interrogativi sull’educazione religiosa dei bambini. In queste settimane, nella Repubblica di San Marino, il tema ha innescato un dibattito interessante che, se affrontato correttamente, sarà un bene per tutti. Ad innescarlo è stato un atto dovuto: il Decreto reggenziale sulle “Indicazioni curricolari dell’insegnamento di Religione Cattolica (IRC)” che porta a compimento l’Accordo fra la Repubblica di San Marino e la Santa Sede per l’insegnamento di Religione Cattolica nelle scuole pubbliche. Su tutto questo interessante l’incontro, aperto a tutti e specialmente a genitori e docenti, che si terrà mercoledì 14 dicembre alle ore 18 (Teatro Sociale di Fiorentino, via La Rena – RSM).
Premessa fondamentale ai pensieri che seguono è il riconoscimento della responsabilità prima ed inviolabile dei genitori per quanto riguarda l’educazione dei figli. Le istituzioni educative, scolastiche in particolare, si pongono accanto e a servizio delle famiglie.
Non è consuetudine nell’assetto organizzativo della scuola sammarinese un insegnamento specifico di Religione Cattolica nella scuola d’infanzia. «I grandi temi di natura religiosa confluiscono nell’ambito dell’insegnamento di cultura religiosa che […] viene affidato agli insegnanti titolari di sezione» (Decreto Delegato sull’insegnamento di Religione Cattolica).
Diversa la prassi nella scuola italiana, che prevede un’ora e mezza di educazione religiosa all’infanzia e due ore alle elementari con disponibilità di un “esperto” se l’insegnante di sezione opta per non svolgere questo insegnamento. Da notare che in Italia, come nella Repubblica di San Marino, c’è voluto tempo per raggiungere la consapevolezza che la scuola d’infanzia sia una vera e propria scuola e non “asilo”: un passaggio importante, dalla custodia all’educazione.
Nel recente Accordo tra Repubblica di San Marino e Santa Sede è stato introdotto, accanto all’insegnamento di Religione Cattolica, l’insegnamento di Etica, cultura e società.
L’insegnamento di Religione Cattolica nella scuola d’infanzia ha proprie peculiarità nei contenuti, nel metodo e nell’organizzazione. Il bambino è al centro; la comunità scolastica è a servizio del suo sbocciare a tutto l’umano, del suo aprirsi alla relazione, dell’accoglienza della realtà che lo circonda.
Ogni essere umano è “persona”, che porta non solo bisogni primari, ma anche esigenze spirituali che vanno oltre il quotidiano e al di là della semplice apparenza delle cose; esigenze che rispondono alla domanda di senso. A dirla in breve: è una creatura finita aperta all’infinito. L’uomo è un essere relazionale e non può vivere senza gli altri (è stato il grande filosofo Lévinas a dire: «È l’altro che mi fa esistere»), cresce con un programma ben preciso: è programmato per l’amore. È grazie alla dimensione spirituale che è in grado di aprirsi all’altro, all’amore, a qualcosa di più grande di lui. È tutto ciò che costituisce la religiosità comune a tutti gli uomini e precede la religione stessa.
La grande pedagogista infantile, Maria Montessori, ha dimostrato che nel bambino è presente la dimensione religiosa e del sacro. Sofia Cavalletti parla di “potenziale religioso del bambino”; educare a sviluppare questa dimensione è educare all’amore, alla pace, alla realizzazione di sé e ad essere veramente “persona”. In questo senso l’educazione religiosa è fondamentale.
Ritengo necessario, utile e vantaggioso tenere il dibattito lontano da ogni preoccupazione ideologica. Occorre essere decisamente dalla parte dei bambini e delle bambine. Unica preoccupazione per tutti: aprire orizzonti, essere disponibili ai grandi interrogativi, pronti alla relazione.
+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro