A differenza di quanto si era inizialmente preventivato, quest’anno il momento diocesano di celebrazione della “Domenica della Parola” non si farà nel pomeriggio del 22, bensì nella serata di venerdì 20 gennaio alle ore 20.45 presso la chiesa parrocchiale di Novafeltria. Questo per dar modo, a quanti volessero, di partecipare all’inaugurazione del ministero apostolico di mons. Nicolò Anselmi quale 111° pastore della Chiesa sorella di Rimini e successore di mons. Francesco Lambiasi, di cui abbiamo imparato a conoscere la profondità teologica e l’amore per la Scrittura.
Ma questo cambio di data, in realtà, è stato provvidenziale, da un certo punto di vista, perché ci ha fatti interrogare sulla modalità attraverso la quale poteva apparire più consono celebrare la Parola di Dio. Infatti, quest’anno abbiamo deciso di dare più spazio alle Parrocchie: l’Ufficio liturgico si occuperà di preparare un Sussidio pastorale con alcuni suggerimenti, anche rituali, da attuare nelle S. Messe di quel week-end, affinché ogni fedele possa meglio rendersi conto di che cosa significa che la Parola di Dio è motore propulsore della vita della Chiesa.
Accanto a ciò, vivremo insieme, però, a livello diocesano un momento di preghiera, nella forma della veglia sinodale. Dopo un momento di preghiera, con l’invocazione dello Spirito Santo, il nostro Vescovo ha piacere di interrogare la sua Chiesa – cioè noi tutti, nessuno si senta escluso! – su una domanda molto semplice e concreta: “Che posto occupa la Parola di Dio nelle nostre Comunità? Cosa suggeriamo in proposito?”. Sì, perché se è vero che la Parola è motore propulsore della vita della Chiesa, dobbiamo chiederci in che considerazione noi la teniamo e soprattutto come essa sta agendo nella nostra vita. Sia che la Parola già stia occupando un posto importante nell’orizzonte della nostra fede, sia che essa sia ancora “sconosciuta”, desideriamo aprire un confronto su di essa perché le “buone pratiche” si diffondano e ciascuno possa tornare a casa con qualche idea o proposta in più. Il profeta Isaia ci ha detto che «come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is 55,10-11).
La Parola, dunque, che è il Signore Gesù in persona, agisce, è efficace, non viene meno a se stessa. Essa è la buona notizia, la nostra liberazione, il punto di novità che può cambiare il nostro modo di vivere. Per questo un uomo o una donna che non si lascino cambiare, direi proprio “scavare” dalla Parola, non possono dirsi cristiani. La Parola necessariamente ci modifica, ci fa muovere, ci sposta dalle nostre posizioni granitiche nelle quali normalmente ci arrocchiamo, perché zone di confort. Anche perché la Scrittura continuamente ci comunica cose nuove e diverse, in un approfondimento sempre maggiore, al punto tale che chi anche legga una volta tutta la Bibbia non potrà mai dire di averla finita: bisogna ricominciarla di nuovo e poi ancora, dal momento che essa non smetterà mai di parlarci e dirci cose nuove. E per fortuna che è così!
La questione, credo che sia evidente per tutti, non consiste nel moltiplicare momenti di ascolto, quanto imparare a vivere più in profondità gli istanti in cui la Parola già ci viene donata. Molte delle nostre Comunità vivono da tempo, oltre alla Liturgia della Parola, momenti di Lectio divina o catechesi bibliche; sempre più fedeli partecipano ai corsi presso l’Istituto di Scienze Religiose “Marvelli” o proposti dalla Scuola base di Vita cristiana. La questione capitale è, allora, la qualità del nostro ascolto: quanto ci lasciamo modellare da Dio che ci ha donato la sua Parola non come un bel testo da tenere nelle nostre librerie, bensì come persona vivente, della quale è possibile innamorarsi in una costante sequela? Ogni fedele si senta interpellato da questo interrogativo.