9 maggio – Nazaret: Preghiera e silenzio

Maria e Giuseppe prendono poco a poco coscienza che il loro figlio ha una paternità misteriosa ed una missione da compiere. Lo accompagnano con discrezione verso la piena autonomia. È proprio dell’amore vero fare spazio ai figli perché possano realizzarsi pienamente trafficando i loro talenti.

Nella casa di Nazaret si prega. Maria ha la visione di un angelo, ma sarà per una volta sola. Luca, che ci riferisce l’episodio, annota che dopo l’annunciazione «l’angelo partì da lei» (Lc 1,38). Non ci saranno su quella casa svolazzi di angeli, ma tutto trascorrerà nella più grande normalità.

La famiglia di Nazaret ci parla delle piccole e grandi cose della vita, con le sue complessità, le sue gioie e i suoi dolori, che costituiscono la trama del vivere quotidiano. Nazaret ci dà una lezione su Dio: Dio è colui che appare nella semplicità, che si fa vicino alle nostre vite che non hanno nulla di sensazionale e non fanno storia.

Talvolta Nazaret viene dipinta come ideale di vita umile e nascosta, e, per Gesù, come tempo di preparazione alla missione. In realtà, a Nazaret risplende in tutta la sua meraviglia la verità dell’incarnazione. Il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, vive le nostre giornate. Nazaret, dove Gesù sta con Maria e Giuseppe, è già missione redentrice in atto. Nazaret proclama, con un silenzio assordante, che il Regno di Dio è già presente. Se si togliesse Nazaret dai Vangeli l’enfasi della rivelazione sarebbe tutta sui gesti miracolosi e sui grandi discorsi. Perderemmo parole di Gesù su famiglia, lavoro e relazioni.

«Gesù intanto cresceva in sapienza, età e grazia, presso Dio e presso gli uomini» (Lc 2,52).

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Quella che stiamo vivendo in questo momento è una circostanza in cui la famiglia prega riunita insieme. Momento significativo, preziosissimo, educativo…
Così avveniva ai primi tempi del cristianesimo: osservate i racconti del libro degli Atti degli Apostoli.
Proviamo a valorizzare qualche altro momento di preghiera in famiglia, anche quando finirà il mese di maggio, ad esempio la sera, prima dei pasti, mentre andiamo al lavoro, ecc. Potrebbero essere i più piccoli a intonare la preghiera, proprio come nella casa di Nazaret in cui il più piccolo è il più importante.

8 maggio – Maria-Giuseppe-Gesù: i rapporti

Entriamo ora nella casa della Santa Famiglia. Osserviamo anzitutto i rapporti fra le persone che vi abitano: Giuseppe, Maria, Gesù. Il più grande – Gesù – è obbediente al più piccolo – Giuseppe. Maria, la mamma, osserva e custodisce ogni avvenimento nel cuore. Giuseppe è premuroso custode di tutti. Maria e Giuseppe sono sposi a tutti gli effetti. Vivono nel rispetto reciproco, ma nella più piena unità. I loro giorni e i loro destini si intrecciano. Matteo racconta l’annunciazione a Giuseppe, Luca a Maria. Non c’è contraddizione: Dio parla alla coppia.

L’indirizzo che Maria e Giuseppe danno alla loro famiglia la rende aperta, ricca di relazioni. Partecipano ai pellegrinaggi e alle feste di paese. Salgono al tempio di Gerusalemme. Condividono le vicende di famiglia con i parenti e i conoscenti: si fidano, pensano Gesù dodicenne al sicuro tra loro. Nel rimprovero che Maria rivolge a Gesù c’è tanta considerazione per il ruolo di Giuseppe: «Tuo padre ed io ti cercavamo…» (Lc 2,48). Maria e Giuseppe – come abbiamo già visto – sanno affrontare le prove con coraggio e determinazione nell’amore e nella stima reciproca: dalla imbarazzante maternità al parto in condizioni difficili, dall’inseguimento della gendarmeria di Erode alla fuga in Egitto, dal rientro nella povertà di Nazaret al lavoro che procura sudore e calli alle mani.

Dagli accenni dei Vangeli possiamo, dunque, ricostruire anche il profilo umano di Maria. La sua impronta è ben visibile nell’umanità stessa del figlio Gesù. Quanta premura e quanta finezza educativa! Significative le sfumature che si intravvedono nei rapporti che si vivono in quella casa. Quel ragazzo dodicenne, a differenza del giovane Samuele, non resta al tempio. Deve occuparsi delle «cose del Padre suo», ma va a Nazaret, sottomesso a Giuseppe e a Maria. Per Gesù neppure un giorno di Seminario; il suo Seminario è la casa di Nazaret!

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Per rendere sempre più belle le relazioni in famiglia ci riproponiamo le tre parole che papa Francesco ci ha ricordato più volte: «Permesso, grazie, scusa».

7 maggio – Maria accanto a Gesù

Negli anni della vita pubblica di Gesù, Maria compare fugacemente, silenziosa come una discepola discreta. «Chi è mia madre?» (Mc 3,33), dirà un giorno Gesù allorché gli riferiscono la sua presenza tra la folla. La risposta è il più bell’elogio fatto a Maria: è sua madre perché ascolta la Parola e la vive.

La troveremo, poi, ai piedi della croce, momento straziante della sua esperienza di madre. Ce ne dà notizia l’evangelista Giovanni. Non fu facile credere che il bimbo uscito da lei era Figlio di Dio. Che pensare, poi, davanti al Figlio inchiodato sulla croce? Dalla croce Gesù affida Maria al discepolo e il discepolo alla Madre. Quel discepolo – quello che Gesù amava – ci rappresenta tutti. Dice il Vangelo: «La prese nella sua casa» (Gv 20,27). Maria sarà con Giovanni e poi con gli altri discepoli e con le donne nel Cenacolo dopo la risurrezione di Gesù.

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Vi invito a scrivere su un foglio la parola più bella, quella a noi più cara, pronunciata da Gesù. Mettiamola in evidenza nelle nostre case. Potrebbe essere una frase presa dalla liturgia del nostro matrimonio o una frase proclamata nella Messa di domenica scorsa… I bambini potrebbero disegnarla e anche ornarla. Ma quello che è più importante è credere che è vera e accettare la sfida: viverla. Ecco, l’impegno per la giornata di domani: essere “mariani”, come Maria vivere le parole di Gesù. Allora ci sentiremo dire dal Maestro: «Mi sei madre, mi sei fratello, mi sei sorella» (Mc 3,35).

6 maggio – Le parole di Maria

Dopo i racconti dell’infanzia c’è un grande silenzio negli anni della vita quotidiana di Nazaret di Maria, Giuseppe e Gesù. Eppure, sono anni che parlano al nostro quotidiano che, come quello della famiglia di Nazaret, è fatto di lavoro, di relazioni, di affetti.

Ritroviamo Maria, per esempio, ad una festa di nozze; ce lo racconta l’evangelista Giovanni: una festa di paese, con tanti invitati. A Cana viene proclamato il Vangelo dell’amore sponsale: Maria è sposa! È attenta a quello che accade attorno a lei. Spicca il suo senso pratico: previene l’imbarazzo degli sposi novelli. Anche qui c’è ancora una parola della madre verso il figlio Gesù: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Sa che nella vita di ognuno, al di là del fatto di cronaca di quel matrimonio, l’amore può venir meno come il vino delle nozze. L’amore sulla terra è a rischio. La diminuzione, il venir meno, il tramontare sembrano quasi una costante per le esperienze umane. Maria, a Cana, non si rassegna e sente che le cose possono andare diversamente: dal meno al più, dal poco al tanto, dall’acqua al vino. Gesù, infine, interviene. Sarà il suo primo segno. Ma c’è una parola della Madre anche per i servi indaffarati tra i tavoli degli invitati al ricevimento: «Fate tutto quello che lui vi dirà» (Gv 2,5). Nel racconto è prefigurata la vocazione di Maria ad una maternità universale: parlerà al suo figlio Gesù di noi e parlerà al nostro cuore di Lui.

I Vangeli non registrano altre parole di Maria. Se facciamo eccezione per il cantico del Magnificat, le parole registrate nei Vangeli pronunciate da Maria sono in tutto trentanove, articoli compresi!

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C’è un Salmo che contiene un’immagine molto bella e originale: «Metti, Signore, una sentinella sulla mia bocca (pone, Domine, custodiam ori meo)» (Sal 141,3). Proponiamoci nella giornata di domani di fare attenzione alle parole che escono dalla nostra bocca!

5 maggio – Nazaret

All’inizio l’attenzione del narratore evangelico è tutta sul bambino: Gesù; della mamma appena una pennellata, ma sufficiente a tracciarne il profilo interiore: «Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Del resto, la maturità di questa ragazza traspare dal colloquio che intrattiene con l’Angelo, secondo quanto Luca ci riferisce. Maria ascolta, risponde, fa domande, si mostra edotta su ciò che accade ad una donna, ragiona, e poi crede. È forte, intraprendente, agile: raggiunge in fretta, per una strada di montagna, la cugina Elisabetta, anche lei in gravidanza. Rimane in quella casa per circa tre mesi. A servizio!

La vita è piuttosto dura nella casa di Giuseppe, Maria e Gesù: povertà, lavoro, nascondimento. Matteo riferisce di un periodo da sfollati, profughi in terra lontana, dove ci sono lingua, usi e costumi diversi. È la terra d’Egitto, diventata in quegli anni provincia romana.

La mamma del piccolo Gesù pratica la fede e le tradizioni del suo popolo. Fa circoncidere il bambino, che versa le prime gocce di sangue. Lo porta al tempio per offrirlo al Signore, secondo le prescrizioni mosaiche. Qui Maria sente parole inattese che la riempiono di stupore; riguardano il futuro del bambino, ma anche il suo di mamma: una spada le trafiggerà l’anima.

Al tempio di Gerusalemme Maria tornerà insieme a Giuseppe quando Gesù ha dodici anni. Questa volta è l’evangelista Luca a registrare uno scambio di parole, piuttosto serrate, tra madre e figlio. Maria protesta il suo dolore per l’allontanamento di Gesù che, per tutta risposta, dichiara di doversi occupare «delle cose del Padre suo» (Lc 2,49). Parole che rendono Maria pensosa.

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Come possiamo fare per ricordarci che la nostra casa è una “Nazaret”? Lascio alla vostra immaginazione come creare questa continuità. Può essere un’immagine, una piccola luce che si accende… ma la cosa principale è che si vivano le virtù di Nazaret.

 

4 maggio – Chi è la Madonna?

Chi è la Madonna? Che posto occupa nella nostra esperienza? Iniziamo col considerare il suo nome. I genitori l’hanno chiamata Miriam. Il Cielo, attraverso l’angelo la chiama la piena di grazia. Il nome che lei si dà è: ancella del Signore. Noi, generalmente, la chiamiamo Madonna (Mia Signora). Non si conosce quasi nulla della sua infanzia e della sua adolescenza. Difficile tracciarne la biografia. I dati che ci forniscono i Vangeli sono abbastanza scarni.

Nel Nuovo Testamento la Madonna spunta improvvisamente, ultimo anello della genealogia di Gesù secondo il Vangelo di    Matteo. In essa Giuseppe viene qualificato come «lo sposo di Maria», e a lui, destinato ad essere padre senza essere genitore, sono dedicate le prime pagine del Vangelo. Matteo racconta del suo turbamento dinanzi alla gravidanza di Maria, delle sue perplessità, del sogno che lo incoraggia a prenderla come sposa e, infine, del suo arrendersi al disegno di Dio. L’evangelista Luca è più ricco di informazioni su Maria. Le ha attinte probabilmente da lei stessa o dai primi testimoni delle vicende riguardanti l’infanzia di Gesù. Tutto viene narrato con estrema semplicità, con un linguaggio carico di risonanze bibliche.

Vorremmo saperne di più; vorremmo sapere dell’angelo che reca l’annuncio, dei mesi della gravidanza, dei commenti della gente, del rocambolesco viaggio a Betlemme e poi della nascita del bambino, della visita dei pastori e dei magi.

Vorremmo sapere di più sulla vita di Maria a Nazaret, con lo sposo e con il bambino che cresce e diventa uomo. E poi della manifestazione pubblica del suo Gesù, della sua missione, della partecipazione della Madonna agli eventi pasquali (morte e risurrezione).

Noi moderni abbiamo difficoltà a situarci di fronte a racconti come questi. Gli eventi non sono di quelli verificabili con gli strumenti della storiografia scientifica: evocano, infatti, il processo di nascita del Verbo di Dio nella condizione umana e ciò implica la fede. Qui non interessano tanto le modalità, ma la sostanza del messaggio. La conversazione dell’Angelo con Maria, ad esempio, è più un rammendo di citazioni bibliche che un reportage. Ed è ciò che fa prendere coscienza a Maria del suo destino eccezionale e, a noi, dell’identità del nascituro. Colui che la fanciulla di Nazaret sta per concepire è il Messia. Non sapremo mai com’è avvenuto il concepimento, ma questo non è essenziale: si deve rispettare l’intimità di una donna.

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Una proposta: nei momenti di stanchezza e di difficoltà guardiamo alla Madonna e chiamiamola per nome… Quale? Tocca a voi decidere! Nella storia della Chiesa sono infiniti i nomi attribuiti alla Madonna. Possiamo chiamarla con il nome che la lega di più alle situazioni che stiamo vivendo…

3 maggio – Immersi nell’atmosfera della Pasqua

Siamo immersi nell’atmosfera della Pasqua, a dispetto del virus che ci fa arrabbiare… Inizia la IV settimana del Tempo pasquale. La liturgia ci fa gustare la presenza di Gesù Risorto come “Buon Pastore”. Il Tempo pasquale ha, nel ciclo dell’Anno liturgico, un posto centrale: la Pasqua del Signore, infatti, è il centro della nostra fede.

È necessaria una precisazione. Secondo un’idea assai diffusa, la risurrezione è un epilogo. Il Mistero si svolgerebbe tutto sul Calvario all’Ora nona del Venerdì Santo. La Pasqua ci informerebbe sulle vicende di Gesù dopo la sua grande avventura: consumato il suo sacrificio, era necessario che tornasse in vita. Ma la Parola di Dio non concepisce così la risurrezione di Gesù. La risurrezione di Gesù non è solo la dimostrazione che Dio Padre ha gradito il suo sacrificio, che le sue parole hanno avuto riscontro, mentre gli avversari sono stati smentiti. C’è molto di più. Nella risurrezione Gesù è diventato il vivente dal quale promana la vita nuova per tutto il creato, per tutta l’umanità redenta. La risurrezione lavora dentro ciascuno di noi e ci prepara ad una eternità di gioia, di luce, di vita senza fine. Ogni sera la Madonna – mamma di Gesù e mamma di ognuno di noi – ci dà appuntamento. Ci incoraggia per il cammino non facile che dobbiamo percorrere. Molti dimenticano la meta che ci attende. Qualcuno persino pensa: «Troppo bello per essere vero». Qualcun altro teme che, guardando incantati il traguardo, si diventi sognatori e si dimentichi l’impegno concreto: «Bisogna tenere i piedi ben piantati per terra». Ma è pensando alla pienezza di vita, che è la risurrezione, che è il paradiso, che possiamo essere più coraggiosi, più entusiasti, più disposti al sacrificio, più capaci di smaltire i fallimenti.

Maria di Nazaret, la mamma di Gesù, è la donna più completa che ci sia: «Sede della Sapienza e donna di casa»!

Per ricordare il legame di amicizia che ci lega tra noi e con la Madonna, procuriamoci la corona del Rosario e, se possibile, portiamola con noi: ci unisce a Maria e ci unisce tra noi.

2 maggio – Una rete di famiglie

Iniziamo questa “staffetta” affettuosa e semplice che abbraccia le famiglie e le mette idealmente in cammino le une verso le altre. La famiglia è la realtà che più ha subito i contraccolpi di questa pandemia, nei suoi membri più fragili, nelle relazioni più intime, nelle restrizioni sofferte specialmente dai nostri bambini e ragazzi e, in tanti casi, con i lutti. Ma la famiglia, nello stesso tempo, si è dimostrata una grande risorsa sociale, una riserva di valori, di coraggio e di speranza, di reciproco aiuto fra i suoi membri e, attraverso i social o il telefono, con parenti e amici.

Davanti a noi brilla una bellissima pagina di Vangelo: la Visitazione. Maria, gravida di Gesù, va dalla cugina Elisabetta, anche lei in attesa di un bimbo. Le due mamme si incontrano e vanno a gara nel raccontarsi quello che il Signore ha fatto nella loro vita. C’è tanta luce in questa scena. Posso immaginare vi siano coinvolti tutti quelli di casa e misteriosamente partecipi i bimbi dal grembo materno. Dice il Vangelo che, all’arrivo di Gesù, Giovanni Battista “danza” nel grembo di sua mamma. Ma sbaglieremmo a considerare la scena semplicemente come un acquerello famigliare e paesano. Dai verbi e dalle parole adoperate dall’evangelista Luca è evidente il richiamo ad una grande pagina dell’Antico Testamento: l’ingresso dell’Arca dell’Alleanza a Gerusalemme. Il racconto – riportato nel Libro di Samuele (cfr. Sam 6,9-12) – preannuncia e offre immagini e parole all’evangelista Luca per cantare Maria, nuova Arca dell’Alleanza e il venire tra noi del Verbo incarnato. Ma la Visitazione parla a ciascuna delle nostre famiglie: «La famiglia è grembo che nutre e fa crescere». Le nostre famiglie insieme sono grembo che custodisce la presenza di Gesù.

Iniziamo il mese di maggio con questo impegno: sentirci uniti in questa rete di cuori e pregare per tutte le famiglie, quelle unite con noi e quelle che non possono o non vogliono unirsi.