Giornata dei politici

La Commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro, nel suo lavoro di sensibilizzazione e creazione di occasioni di confronto, ha scelto di proseguire la riflessione iniziata in occasione della Giornata internazionale della donna l’8 marzo. In quella serata Paola Bignardi ci aveva portato a comprendere meglio il ruolo della donna nella Chiesa, quali gli aspetti critici e quali le possibilità di crescita insieme. Ora vogliamo allargare la nostra riflessione: vogliamo che in questa Giornata dei politici la donna sia messa al centro del dibattito, vogliamo portare il nostro contributo in una discussione che non riguarda solo le donne ma la società intera.

Siamo consapevoli che, come scrisse san Giovanni Paolo II, “molto resta da fare perché l’essere donna e madre non comporti una discriminazione. È urgente ottenere dappertutto l’effettiva uguaglianza dei diritti della persona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tutela della lavoratrice-madre, giuste progressioni nella carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia”; queste parole scritte nel 1995 sono purtroppo ancora attuali, anzi la pandemia ha reso il quadro globale ancora più complesso e fragile.

In occasione di questa Giornata di riflessione rivolta ai politici e alle persone impegnate politicamente vogliamo instaurare un dialogo che permetta di aprire degli scenari di possibilità e che sappia dare voce ad una serie di esperienze portatrici di semi di speranza. Abbiamo, per questo, invitato ad offrire la propria esperienza alcune donne che possono aiutarci a fare luce sui problemi del mondo femminile e trovare alcune interessanti chiavi di lettura.

Ascolteremo la testimonianza di imprenditrici, sindacaliste, donne impegnate in politica e lavoratrici che ci racconteranno quali sono le difficoltà che hanno riscontrato e quali possono essere dal loro punto di vista le possibili soluzioni di un problema che ci riguarda tutti: perché la società in cui viviamo e che lasceremo ai nostri figli possa essere un luogo in cui viene accolto e valorizzato il contributo di tutti, nel quale tutti possano avere le medesime opportunità di rappresentazione e partecipazione, facendo sì che non esistano più discriminazioni di genere.

Invitiamo quindi tutti, in particolare coloro che hanno la responsabilità di guidare la società civile e amministrare le nostre comunità, il 24 giugno alle ore 21 presso Casa San Giuseppe a Valdragone (RSM) per cercare insieme di capire come costruire la società che vogliamo, per un futuro più equo e dignitoso, per tutti.

Commissione Pastorale Sociale e del Lavoro

 

Incontro Mondiale delle Famiglie

Assemblea diocesana di fine anno

Incontro di solidarietà di Carità senza confini

Presentiamo una realtà diocesana che lavora instancabilmente da quarantaquattro anni a favore dei più bisognosi ed è presente in alcuni paesi dell’Est fino a quelli africani. Ha risposto alle nostre domande Loredana Mazza, vice presidente dell’Associazione Carità senza Confini, insieme al Consiglio del Direttivo.

Ci raccontate com’è nata Carità senza Confini?
La storia di Carità senza Confini comincia nel lontano 1978 con un piccolo “Mercatino della speranza” nella Parrocchia di Borgo Maggiore, a San Marino, con l’intento di mettere in pratica quella indicazione di Gesù stesso: «Perché avevo fame e mi avete dato da mangiare […]» (Mt 25,35), devolvendo il ricavato per la realizzazione di micro-progetti in Zambia. Desideravamo rendere operosa la Carità. Da qui siamo partiti, come un fiume dalla sua sorgente e negli anni, proprio come un fiume che s’ingrossa scorrendo verso il mare, siamo cresciuti diventando un Gruppo, chiamato “Noi per…”, che ha cominciato ad allargare la sua presenza e la sua attività nelle parrocchie di San Marino.
Da questo Gruppo, nel 2003, nasce e si costituisce ufficialmente Carità senza Confini, quale Associazione di volontariato giuridicamente riconosciuta, che opera con mandato diocesano, che partecipa attivamente alla vita della Chiesa locale e che è guidata spiritualmente da un’Assistente ecclesiastico nominato dal Vescovo.
Crescono i sostenitori e aumentano le iniziative ma la motivazione e la spinta iniziale sono sempre le stesse: la condivisione fraterna e senza confini in favore di persone che non si vedono riconosciuti e garantiti i più elementari diritti come il cibo, l’istruzione e la salute.
Carità senza Confini, oggi Onlus, collabora frequentemente con le Suore Missionarie Francescane di Assisi e con le Suore Francescane Missionarie di Cristo. L’associazione ha iniziato ad operare in Zambia ed ora ha progetti anche in Romania, Federazione Russa, Brasile, Indonesia, Filippine, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Etiopia.

Come ha inciso la pandemia sulla vostra attività?
Come per tutte le attività, anche per noi le restrizioni imposte dalla pandemia hanno avute conseguenze. In questi due anni non abbiamo potuto realizzare l’Incontro e Cena di Solidarietà, che è un momento fondamentale per fare formazione e informazione e per raccogliere i fondi necessari per la realizzazione dei progetti, così come la gita associativa; sono stati sospesi gli incontri di formazione dei nostri membri e tutte le iniziative in presenza. Come Associazione abbiamo voluto collaborare con l’ISS, attraverso un contributo, per affrontare l’oneroso impegno dettato dalla pandemia.
Ma la situazione difficile e preoccupante della pandemia non ci ha impedito di fare il possibile per non trascurare i poveri. In questi due anni abbiamo inviato tre container: nel febbraio 2020 per il Centro ospedaliero che stiamo costruendo nella Rep. Dem. del Congo, nell’aprile 2021 e nel marzo 2022 per lo Zambia, entrambi carichi di materiale per sostenere i molti progetti dell’Associazione in quel paese; sempre nel 2021 alcuni nostri volontari hanno compiuto un viaggio di missione in Zambia. Sono nati nuovi progetti come il progetto agricoltura e microcredito; abbiamo installato i pannelli solari al nostro forno di Lusaka; abbiamo costruito 8 nuove aule per la Scuola Primaria di Mitengo necessarie per le disposizioni anti Covid; infine, grazie alla sensibilità di tanti concittadini, abbiamo potuto garantire gli impegni dei progetti continuativi come il “Sostegno a distanza”, il “Pasto al giorno”, il “Progetto legna” e “Michi per lo studio”.

Ci parlate del Convegno che è ritornato dopo due anni di sospensione a causa della pandemia?
Ogni anno l’Associazione organizza un “Incontro di Solidarietà”, che è costituito da vari momenti, tutti importanti e utili, di formazione, fraternità e solidarietà.
Il primo Incontro è stato nel 1998 ed oggi siamo arrivati alla XXIII edizione. Molti i temi trattati in questi anni. I primi incontri hanno messo in evidenza la consapevolezza di una associazione che si affaccia ad un panorama sammarinese ed ecclesiale ricco di espressioni caritative con cui dialogare nell’unica testimonianza della carità e nella condivisione delle diverse povertà del mondo.
Con un’altra serie di incontri ci siamo concentrati sulle tante “povertà” che colpiscono specifiche componenti della nostra società: l’immigrato, il bambino, la donna, l’anziano, i giovani, nonché la struttura portante della società umana che è la famiglia.
Non abbiamo neppure trascurato il fatto che le povertà nella società dipendono anche dal modo di vivere di ciascuno di noi e di rapportarsi con le risorse umane e naturali, tenendo anche conto che alla base della povertà c’è anche un problema di cultura e di vuoto interiore.
Altrettanti i nomi dei relatori che si sono succeduti in tutti questi anni a cominciare, per citarne solo alcuni, da don Oreste Benzi, Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti, Mons. Lambiasi, p. Silvio Turazzi, Eugenio Melandri, la Dott.ssa Guerrieri, Vice Direttore Generale della FAO e il comboniano Padre Tacchella.
Quest’anno ci ritroveremo il 29 maggio al Santuario Cuore Immacolato di Maria a Valdragone e il tema sarà “PER EDUCARE UN BAMBINO SERVE UN INTERO VILLAGGIO” (Proverbio africano) – Sfida per un’educazione globale. Il relatore sarà il Prof. Domenico Simeone, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Sappiamo che siete attivi anche sul fronte degli aiuti alla popolazione dell’Ucraina. Che riferimenti avete sul territorio di guerra dove inviate i vostri aiuti?
Abbiamo diversi contatti a cui facciamo riferimento per l’invio degli aiuti umanitari: le Suore Francescane Missionarie di Assisi della comunità di Husi in Romania, che ospitano un centinaio di mamme ucraine con i loro bambini, e della Moldavia, in una zona di confine, che accolgono profughi e preparano ogni sera i pasti per i soldati ucraini che terminano il loro turno; l’Associazione Fight for Freedom di Veresti in Romania, che distribuisce gli aiuti attraversi i corridoi umanitari; l’Università di Chisinau in Moldavia, i cui studenti operano come volontari sempre per la distribuzione degli aiuti; ed infine alcune badanti ucraine che lavorano a San Marino e si sono organizzate per inviare aiuti attraverso quei pulmini che facevano abitualmente i viaggi in Ucraina.

Siete impegnati anche nell’assistenza dei profughi ospitati a San Marino?
Il nostro impegno verso i profughi presenti a San Marino si realizza attraverso la Caritas alla quale forniamo il cibo o altro materiale che necessita, come passeggini o lenzuola, in linea con l’abituale collaborazione che ci lega alla Caritas per aiutare anche le nostre famiglie, gli anziani o chiunque si trovi in situazioni di difficoltà.

Mostra “Il rumore dei passi”

Il rumore dei passi è quello di uomini e donne, adulti, anziani e bambini che si avvicinano ai nostri confini. Sono i passi di coloro che partono dai propri Paesi di origine con la volontà e la speranza di arrivare in luoghi disposti ad accoglierli e a dar loro qualche possibilità: la possibilità di un lavoro, di cure mediche, di mantenere unita la propria famiglia, di vivere senza le minacce di guerre e violenze.
Il rumore dei passi è anche il titolo di una mostra che propone informazioni e riflessioni sul fenomeno migratorio contemporaneo, evitando frettolosi e superficiali giudizi e ponendo invece l’attenzione sulle motivazioni che spingono migliaia di persone ad iniziare un difficile viaggio verso una meta talvolta sconosciuta.
Nato dalle riflessioni su fraternità e amicizia sociale espresse da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, il progetto Il rumore dei passi è stato realizzato dalla Fondazione Migrantes, organismo
pastorale della conferenza Episcopale italiana, e ha principalmente lo scopo di guidare il visitatore attraverso un percorso di conoscenza che si mantiene ugualmente distante dai pregiudizi che originano il razzismo e da un buonismo inutile se non produce un reale cambiamento di mentalità.
Le installazioni uniscono testi, disegni, fotografie e sono dedicate ad un’analisi della situazione geografica, sociale e politica dell’africa. il linguaggio e le immagini consentono una diretta comprensione e la visita permette di acquisire qualche informazione in più, con riferimenti concreti ed una maggior conoscenza delle conseguenze di fattori che influenzano l’esistenza di interi popoli: povertà, sfruttamento del suolo e delle risorse, cambiamenti climatici, conflitti armati e persecuzioni in atto.
L’Africa è un continente molto vasto e diversificato, al centro di complesse dinamiche economiche, ma spesso associamo i Paesi africani solamente alle immagini degli sbarchi. Il rumore dei passi ci accompagna a vedere cosa accade prima delle partenze e quali fenomeni determinano le migrazioni, che sono migrazioni di persone appartenenti alla nostra stessa umanità.
L’esposizione non chiede offerte, ma un po’ del nostro tempo e della nostra attenzione; ci propone di avvicinarci alla vita dei migranti e di approfondire alcuni aspetti delle loro esperienze.
Papa Francesco ha espresso il proprio sostegno personale al progetto Il rumore dei passi, sottolineando l’importanza di tale iniziativa nel diffondere la fraternità tra i popoli e una cultura di pace.
L’inaugurazione della mostra era stata programmata per il 20 dicembre 2021 ma a causa del covid-19 fu rimandata, perciò avverrà venerdì 20 maggio presso il centro di ricerca sull’Emigrazione –
Museo dell’Emigrante (antico Monastero di Santa chiara – contrada Omerelli, 24 – San Marino città).
La mostra sarà esposta presso il Museo dell’Emigrante fino al 15 giugno 2022 ed è organizzata dalla Segreteria di Stato per l’istruzione e cultura, Segreteria di Stato per gli affari Esteri, Segreteria
di Stato per il Turismo e Segreteria di Stato al Territorio, in collaborazione con la Diocesi di San Marino-Montefeltro, l’associazione Solidarietà-Muungano e il centro di ricerca sull’Emigrazione – Museo dell’Emigrante (Università degli Studi della Repubblica di San Marino).

Per informazioni e prenotazioni:
tel. 0549 885159 e informazioni.prenotazioni@unirsm.sm

Rassegna di Cori parrocchiali

Adorazione per la Vita

Serata con i giovani

Convegno diocesano Caritas

Dopo due anni di assenza dovuti alla pandemia, SABATO 14 MAGGIO 2022 dalle ore 15.30 alle ore 18.30 si terrà presso il Castello di Piandimeleto (PU) – Sala dei Conti Oliva, il XV CONVEGNO DIOCESANO CARITAS.
Sarà un momento di incontro e di confronto sul tema “MISSIONE E GIUSTIZIA: STRUMENTI DI CARITA’ “.

La missione della Chiesa è frutto della Carità. Ci confronteremo con questo tema con Don Giorgio Savarino, parroco di Piandimeleto e con il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Piandimeleto Maresciallo Fabio Mariottini.
Saranno presenti i sindaci della vallata e sono state invitate le autorità della regione Marche.
Verranno snocciolati i dati della povertà nella nostra diocesi e faremo il punto della situazione sull’emergenza guerra in Ucraina e cosa la nostra Chiesa Diocesana sta facendo insieme alla Fondazione San Paolo, “braccio operativo” della Caritas Diocesana.
Ci sarà un piccolo momento che guarderà alla “mondialità” della nostra diocesi con i progetti che abbiamo in essere in zone di missione.

Previsto per le 18.30 un buffet per tutti.
L’evento si svolgerà nel Castello dei Conti Oliva grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale di Piandimeleto ed alla Pro Loco.

L’evento è aperto a tutti, si chiede di divulgare la locandina allegata affiggendola nelle chiese e inviandola a tutti gli operatori pastorali presenti in ciascuna parrocchia. Consigli pastorali, affari economici e uomini e donne di buona volontà sono tutti invitati a partecipare.

Nel ringraziare e nell’auspicare la vostra preziosa presenza invio a tutti un cordiale e caro saluto di pace.

Luca Foscoli, direttore

Lettera a tutti i fedeli della Diocesi per la Giornata Mondiale per le Vocazioni

«Tu, o Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci chi hai designato per il ministero» (cfr. At 1,24). Con queste parole torniamo a chiedere il dono di pastori per le nostre comunità; e chiediamolo con insistenza e con perseveranza. Questa è una richiesta dettata da Gesù stesso insieme alle domande contenute nel Padre Nostro: «Pregate il padrone della messe che mandi operai per la sua messe» (cfr. Mt 9,38).

Venerdì 6 maggio alle ore 20:30 il Centro Diocesano Vocazioni ci invita a Valdragone (RSM) presso il Santuario del Cuore Immacolato di Maria per una preghiera corale, una veglia per tutte le vocazioni; noi siamo solitamente più sensibili per le vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata, ma il discorso è più ampio. Ogni esistenza cristiana va interpretata come vocazione, risposta ad una chiamata, che fa trovare il proprio posto.

Alla preghiera per le vocazioni è specialmente dedicata la IV domenica di Pasqua, detta “del buon pastore”, quest’anno domenica 8 maggio. Raccomando che si facciano preghiere in ogni parrocchia, chiesa e comunità della Diocesi. Tema della Giornata è: “Fare la storia” (FT 116). «La vocazione – come la storia – si fa; è un’opera artigianale che non può compiersi che alla scuola del Maestro e insieme alla Chiesa».

La scarsità di vocazioni è motivo di preoccupazione per la costruzione di comunità cristiane e per il servizio al Vangelo. In realtà il Signore non smette di chiamare. Non si dimentica della sua Chiesa e lo Spirito Santo suscita nuovi apostoli per il nostro tempo. Il problema è un altro: come stanno le nostre comunità, le famiglie e i giovani quanto a fede? Sappiamo accogliere le vocazioni? Sappiamo coltivarle? Ci accorgiamo delle nuove vocazioni come il diaconato o altre forme vocazionali di frontiera? Le nostre comunità, mai come oggi, sono chiamate a dar prova di coraggiosa fantasia.

Gli Atti degli Apostoli ci raccontano di Paolo e Barnaba che, rifiutati dai connazionali, si sono rivolti ai pagani, aprendo così nuove frontiere di evangelizzazione: una situazione di crisi si trasforma in una nuova chance. Le vocazioni sono un “affare” di tutti. È sbagliato pensare sia un problema degli altri, un impegno dei vescovi o degli operatori pastorali. Non è evangelico pregare così: «Signore, manda operai nella tua messe; manda altri, non me, manda qualcuno della famiglia vicina…». Una comunità senza vocazioni è come una casa senza figli.

Un desiderio: che la nostra Diocesi dia vocazioni alla Chiesa; che sia una comunità che prega (la preghiera è ascolto e accoglienza della volontà di Dio); che sia una comunità che chiama (non solo in paziente attesa, ma capace di proposte coraggiose); che sia una comunità missionaria, dove la domanda non è dove andare, ma come posso servire il Signore dove sono.

+ Andrea Turazzi